VOGLIO RIMANERE INCINTA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

    A quest'ora del pomeriggio la Caffetteria Verdi, situata all'angolo fra Via Doberdò e Via Cavour, dove io e Rossana ci siamo dati appuntamento, è desolatamente privo di clienti. Occupiamo un tavolo in un angolo appartato della caffetteria, lontano dagli sguardi della gente, in modo da passare inosservati. 
   Rossana stringe nella mano una tazza colma di caffè d'orzo, mentre con l'altra mano insiste a tamburellare nervosamente le dita sopra i quadretti bianchi e blu della tovaglia. Mi delizio a osservare le molteplici espressioni che assume il suo viso tutte le volte che avvicina e allontana dalle labbra l'infuso caldo di caffè, e ne assapora l'aroma a piccoli sorsi. 
   A distanza di diciotto mesi, tanto è il tempo trascorso da quando ci siamo separati, Rossana ha mantenuto intatta la sua seducente bellezza. Gli occhi mi cadono sulla scollatura della camicetta. Le punte dei capezzoli, sporgenti come la capocchia di un chiodo, sembrano trapassare il tessuto traforato del reggiseno ed eccitano la mia fantasia. 
   Rispetto all'ultima volta che ci siamo incontrati il suo volto tradisce una intensa tristezza, e potrebbe essere la risposta alla sua apparente inquietudine. Fra le mura di questa caffetteria, prima di lasciarmi, senza che potessi presagire alcunché, si era rivolta a me dicendomi: 
   "Alla fine di questo mese smetterò di prendere la pillola. Io e mio marito vorremmo avere un figlio e non metteremo in atto alcuna precauzione nel fare l'amore. E' questa ragione per cui da oggi non voglio più avere rapporti con te. Sarebbe troppo rischioso se seguitassi a fare l'amore con entrambi, poiché se rimanessi incinta non sarei mai sicura dell'identità del padre del nascituro. E non potrei mai vivere con questo dubbio. Lo capisci vero?". 
   La nostra relazione è iniziata tre anni fa. Lei sposata e insoddisfatta dell'uomo con cui conviveva sotto lo stesso tetto da dieci anni, mentre io ero single. Dopo un po' che scopavamo sembrava che non potessimo fare a meno uno dell'altra, e ogni occasione era buona per fare l'amore.
   "Mi chiedo se ci vorrà molto tempo perché rimanga incinta, oppure se incontrerò delle difficoltà come del resto succede a molte coppie. In buona salute la sono, almeno questo è quello che mi ha assicurato il ginecologo, infatti dopo avermi sottoposta a diversi esami clinici e umorali mi ha detto che a cominciare dalla fine del mese posso smettere di prendere la pillola, dopodiché potrò intrattenere rapporti sessuali con mio marito senza mettere in atto alcuna protezione se voglio rimanere incinta. Tu che ne pensi?"
   Preso alla sprovvista da quelle parole feci di tutto per mascherare la mia amarezza, forse non ci riuscii del tutto ma Rossana, eccitata com'era, nemmeno si rese conto del mio disagio. Ricordo che la rassicurai dicendole che, essendo sposata oramai da dieci anni, era giusto che lei e il marito provassero ad avere un figlio. Anch'io custodivo il desiderio di diventare prima o poi padre, ma non le rivelai che mi sarebbe piaciuto averlo da lei un figlio. 
   "Dovremo assolutamente smettere di vederci, altrimenti mi risulterebbe difficile non cadere nella tentazione di fare di nuovo l'amore con te. Lo capisci, vero?".
   Del marito me ne aveva sempre parlato come di un frustrato, sostenendo, forse per rassicurarmi, che fra loro due esistesse soltanto un legame di amicizia e niente altro. Mi aveva raccontato che scopare con lui era come cercare di rianimare un cavallo morto, e le rare volte che lo facevano era lei a prendeer l'iniziativa, costringendolo a farlo, perché se fosse dipeso da lui sarebbero trascorsi mesi senza toccarsi. 
   Io e Rossana c'eravamo conosciuti alla festa di laurea di una comune amica. In quell'occasione avevo conversato con lei per tutta la serata, cogliendo diverse affinità con il mio modo di intendere la vita. Soltanto prima di allontanarsi dal locale per fare ritorno a casa, sollecitata da una mia richiesta, aveva acconsentito a dirmi qual era il numero del suo cellulare. Un paio di giorni dopo le avevo telefonato e c'eravamo dati appuntamento in questa caffetteria.
   Si era data a me al primo incontro come se non vedesse l'ora di ricevere da un uomo quel tipo di attenzioni che il marito da troppo tempo le rifiutava. All'inizio, fra noi, era stato solo sesso, poi avevo imparato ad amarla accettandola per quello che era, per niente geloso della presenza del marito nella sua vita pur sapendo che andavano a letto insieme. 
   Nessuno di noi due aveva fatto cenno a un eventuale progetto di vita in comune, pensavamo soltanto a godere del piacere che sapevamo trasmetterci reciprocamente nei momenti in cui stavamo insieme. Il giorno in cui mi aveva rivelato il progetto di concepire un figlio con il marito d'improvviso mi era crollato il mondo addosso, ciononostante ero sopravvissuto al dolore che mi aveva inferto.
.
   Rossana scosta le labbra dalla tazza di caffè e rivolge lo sguardo nella mia direzione. Gli occhi lucidi paiono increspati da un profondo velo di tristezza. Resto in attesa che pronunci una parola, anche una sola, invece se ne sta zitta e non dice niente. Decido di assecondare la voglia taciuta che ha di rivelarsi cercando di metterla a proprio agio. 
   Con le dita giocherella intorno all'impugnatura della tazza posta sul tavolo davanti a lei. Stendo la mano e stringo le dite attorno alle sue. Lei contraccambia il gesto e le dita delle nostre mani s'intrecciano come eravamo soliti fare un tempo non troppo lontano. 
   Tutt'a un tratto mi ritrovo con il respiro in affanno. Vorrei alzarmi, stringere Rossana forte a me, certo che anche lei sta considerando di fare la stessa cosa. Seguitiamo a incrociare i nostri sguardi fintanto che è lei a rompere il silenzio.
   - Mi sei mancato moltissimo.
   - Anche tu.
   - Quanti mesi sono trascorsi da quando ci siamo lasciati? Sedici? Diciotto? Oppure sono molti di più?
   - A me sembra un'eternità.
   - Che sciocco, sei. - dice mettendo in mostra un delicato sorriso che genera una fossetta, sulla guancia di destra, che non ho mai dimenticato.
   - Allora cosa mi racconti di bello? - dico curioso di sapere qual è il motivo che l'ha spinta a volermi incontrare.
   - Di bello non ho proprio niente da raccontarti. Seguito a condurre la vita grama di tutti i giorni occupando il tempo fra casa e posto di lavoro.
   - E con tuo marito come va?
   - Il solito.
   - Cioè?
   - Niente di diverso dal giorno che tu e io ci siamo lasciati.
   - Ci siamo lasciati? Veramente sei stata tu a prendere la decisione di mollarmi come una brace.
   - Sì, è vero, e non sai quanto mi è costato fare quella scelta.
   - E come è andata a finire?
   - Ti riferisci al mio desiderio di maternità?
   - Sì.
   - Per un anno intero mio marito ed io abbiamo fatto tutto quanto era umanamente possibile per avere un figlio, ma non è successo niente. 
   - Mi spiace.
   - Magari non ci crederai, ma a un certo punto ho persino acquistato una guida alla maternità dal titolo "Gravidanza Miracolosa". E' un manuale dove l'autrice indica alle coppie qual è il modo migliore per arrivare al concepimento di un figlio.
   - Il modo giusto?
   - L'autrice indica quali sono le posizioni del Kamasutra più idonee per riuscire a fecondare l'ovulo. In poche parole quelle in cui lo sperma scivola più facilmente sul fondo dell'utero.
   - E allora quali sono queste posizioni? Mi hai incuriosito.
   - Scusami, ma sono in imbarazzo a parlare con te di queste cose, e poi tutto quello che c'era scritto nel libro, a mio parere, sono delle stronzate.
   - Ma non esistono dei metodi scientifici che aiutano la coppia a fare rimanere gravida la donna?
   - Non lo so.
   - Magari potresti anche esserci andata vicino a rimanere incinta e nemmeno lo sai. Chissà!
   - Se devo essere sincera non so quantificare il numero di test di gravidanza a cui mi sono sottoposta durante questi mesi. Erano sufficienti quattro giorni di ritardo delle mestruazioni per andare in farmacia e ritirare il test di gravidanza. E ogni volta il risultato era un'amara delusione.
   - Mi spiace.
   - Ho fatto più di un esame di sangue, ripetendo più volte i dosaggi ormonali. Mi sono persino sottoposta al tampone vaginale per escludere la presenza di infezioni che potessero compromettere la fecondazione, per non parlare del monitoraggio delle ovaie, attraverso l'ecografia intravaginale, che ho effettuato in certi periodi del mese per verificare se l'ovulazione era okay. Purtroppo la cicogna non ha voluto saperne di fare visita al mio tetto. Dietro suggerimento di una amica ostetrica ho insistito con il ginecologo per effettuare l'esame dell'isterosalpingografia, e ho spalancato per l'ennesima volta le cosce davanti a degli estranei. 
   - Istero che?
   - E' un esame radiologico che serve a verificare se le tube uterine sono pervie o meno.
   - E come sono le tue?
   - Entrambe sono aperte e quindi perfettamente funzionanti.
   - Ah, bene, sono contento per te.
   - Per molti mesi ho seguitato ad avere un pensiero fisso: rimanere incinta.
   - Ah.
   - Ho vissuto quasi un anno conducendo una vita da zombi, mettendo in pratica poco o niente delle cose che ero abituata a fare in precedenza dentro casa. Anche sul posto di lavoro tutto mi risultava complicato, e poi di notte non riuscivo a dormire, ero agitata, spesso avevo il mal di stomaco, ero tesissima e facilmente irritabile. Nella mia mente c'eri sempre tu. Non sono stata capace di dimenticarti, eri sempre presente nella mia vita; anche negli attimi in cui facevo l'amore con mio marito perché avrei voluto che ci fossi tu al suo posto fra le mie cosce. 
   - Scherzi?
   - No affatto, credimi.
   - E poi?
   - Il ginecologo ha seguitato a dirmi di avere pazienza che prima o poi sarei rimasta incinta, ma poco per volta ho smesso di crederci.
   - Se il ginecologo ti ha rassicurata penso che dovresti fidarti delle sue parole. Prima o poi succederà anche a te di rimanere incinta come è accaduto a molte altre coppie che inizialmente hanno incontrato delle difficoltà a fecondare l'ovulo. Dopotutto sei ancora giovane, hai soltanto trentadue anni! Sono certo che rimarrai incinta quando meno te lo aspetti. Fidati, e quando accadrà proverai l'emozione più bella della tua vita.
   - Tra qualche giorno ho un altro appuntamento con il ginecologo. Magari potrebbe decidere di sottopormi a una cura di ormoni. Una mia amica l'ha fatta e i risultati sono stati positivi, infatti, dopo un paio di mesi, con sua grande sorpresa, è risultata gravida. Spero che il medico escogiti qualcosa di simile anche per me, in modo che anch'io rimanga incinta. 
   - Ma sì, dai, penso che prima o poi succederà.
   - Purtroppo non sono più serena, piango continuamente, e sono infelice. C'è stato un periodo, qualche mese fa, in cui mi ero data una calmata e non ci pensavo più ad avere un figlio, invece mi è tornata di nuovo la fissa e non ci dormo più la notte.
   - Non so cosa dirti. - la interrompo.
   - Ho persino iniziato a leggere i messaggi che, nei forum di internet, trattano i problemi delle donne che vogliono rimanere gravide, ma quando vado a leggerli è come se mi sottoponessi a una autentica tortura.
   - Torno a ripeterti che prima o poi toccherà anche a te di rimanere incinta, vedrai. Ti auguro di riuscire a realizzare al più presto il tuo sogno.
   - Scusami se mi sono lasciata andare nel raccontarti le mie sventure.
   - Sfogarti, parlandone con me, ti ha fatto bene, vero?
   - Sì.
   - Cosa vogliamo fare adesso?
   - Eh?
   - Lo sai che mi hai fatto venire di nuovo voglia di fare l'amore con te? E' successo appena hai messo piede nella caffetteria. In quel momento mi è venuto subito il cazzo duro. Capisci che effetto fai ancora su di me?
   - Che sciocco, sei.
   - E' la verità quella che ti sto dicendo.
   - Chissà a quante donne hai detto la stessa cosa dopo che ci siamo lasciati.
   - A nessuna l'ho mai detto. Tu invece perché hai voluto vedermi?
   - Io...
   Le sue parole rimangono sospese nell'aria. Ci guardiamo fissi negli occhi per un tempo che a me pare interminabile. Mi alzo in piedi, le afferro un polso, e mi azzardo a trascinarla via dal tavolo. Lei asseconda la mia volontà senza opporre alcuna resistenza. Non andiamo verso la porta di uscita della caffetteria, viceversa prendiamo la direzione dei bagni, in fondo all'esercizio pubblico. C'infiliamo dentro il gabinetto delle donne come l'abbiamo fatto una infinità d'altre volte. 
  Il locale è abbastanza stretto, ma lo spazio a nostra disposizione è più che sufficiente per quello che desideriamo fare. Sospingo Rossana contro una parete e mi ci butto addosso. Annusare il profumo della sua pelle mi eccita da morire. Le nostre mani, distese lungo fianchi, si cercano. Congiungiamo i polpastrelli e subito dopo intrecciamo le dita. Toccarci con le mani in questo modo particolare ci attizza a dismisura, e a me ha tolto persino il respiro. 
   Un tempo, quando facevamo l'amore, intrecciavamo le dita già dai preliminari e seguitavamo a tenerle unite mentre scopavamo, soprattutto se assumevamo la posizione del missionario, una delle poche posizioni erotiche che ci permetteva di mantenere costantemente le mani intrecciate fino al momento di raggiungere l'orgasmo.
   Mi sembra di volare dritto verso il cielo tanto sono eccitato dal contatto con il suo corpo. Strofino le guance contro le sue e le mordo più volte il collo da entrambi i lati, facendola gemere di piacere, infischiandomene delle tracce che potrei lasciarle con i denti sulla pelle. 
   Sul petto avverto la pressione delle tette, gonfie all'inverosimile, come spesso le succedeva nel periodo che le precedeva il mestruo, e la cosa accresce ancora di più il mio piacere. 
   Le nostre labbra si cercano, giocano, si sfiorano, infine ci abbandoniamo a un bacio vorticoso che sembra non finire mai, e mi lascia senza fiato, tramortendomi. Sono combattuto fra il parlarle, rivelandole quanto mi è mancata, oppure andare avanti a baciarla. Seguito a intrecciare la lingua contro la sua vellicandole le labbra morbide e umide di saliva. Tutt'a un tratto Rossana libera le dita dall'intreccio che le mantengono legate alle mie e le depone sul mio capo. 
   Mi sento spingere verso il basso. Assecondo le sue intenzioni e mi inginocchio davanti a lei. Col viso mi ritrovo all'altezza del suo pube. Stendo le mani sulle sue ginocchia e poco per volta sollevo la gonna facendola scorrere verso l'alto. Il tessuto si arriccia su se stesso e sale verso il bacino. Mi ritrovo a sfiorare con le labbra la figa calva, priva di mutandine, e mi inebrio dell'odore di cui è pregna. 
   Rossana allarga le cosce e mi preme il capo in avanti sollecitandomi a leccarla. Mi tuffo con la punta del naso fra le ali di farfalla delle grandi labbra e passo più volte la lingua fra le piccole labbra. 
   La mia compagna ha più di un sussulto. Sono certo che gode! Oramai la conosco bene, io. 
   Le abbranco le natiche, circuendole con entrambe le mani, e le attiro il pube verso di me. Seguito a leccarla fra le cosce ubriaco dall'umore che secerne in grande quantità la fessura della vagina. 
   Rossana trema da capo a piedi e geme di piacere. Vado avanti a adularla con la lingua consapevole che da un momento all'altro potrebbe pisciarmi addosso, ma oggi sembra restia farlo e a me sta bene così. 
   - Succhiamelo, dai, che aspetti? - si lascia sfuggire dalla bocca fra un gemito e l'altro di piacere.
   Allago con le dita le grandi labbra e inglobo nella bocca la piccola escrescenza erettile che sta all'apice delle piccole labbra. Inizio a succhiare il clitoride, grande come un cece, e vado avanti a succhiarlo certo di darle il piacere che poco per volta la condurrà all'agognato orgasmo.
   - Sì, sì, mi fai godere. Solo tu sai farmi godere. Non smettere! Ancora, ancora...
   Vado avanti a succhiare conscio che oramai è prossima all'orgasmo. Il suo ansimare si è fatto più ravvicinato. Mi urla addosso il suo piacere e viene lasciandosi cadere con le ginocchia sul pavimento. Eccitato abbasso pantaloni e mutande, mi metto con la schiena contro la parete che sta alle mie spalle, dopodiché attiro Rossana verso di me. Lei mi stringe le braccia attorno al collo e io sono lesto a passarle le mani dietro le natiche. Non ho difficoltà a ficcarle il cazzo nella figa, bagna fradicia com'è, mentre intreccia le gambe intorno ai mie fianchi. 
   Incomincio a scoparla, guardandola negli occhi. Lei fa lo stesso con me. Scopiamo e nel contempo ci baciamo, avidi uno dell'altra, come se il tempo si fosse fermato dall'ultima volta che abbiamo fatto l'amore. E' lei che mi conduce all'orgasmo altalenando il bacino sul cazzo. 
   - Voglio farti godere! - mi biascica addosso a più riprese fra un lamento e l'altro di piacere.
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   Scopiamo da una decina di minuti in questa dannata postura e sono prossimo all'orgasmo. Sono sudato pesto e le forze che mi permettono di tenere il corpo di Rossana sollevato da terra mi stanno venendo a mancare.
   - Vengo... Vengo... - le urlo addosso, prima di scostarmi da lei, consapevole che potrebbe non avere ripreso a fare uso di anticoncezionali. Sto per sfilare il cazzo, ma Rossana mi trattiene a sé stringendo ancora più violentemente le cosce attorno al mio corpo.
   - Vieni dentro di me. - mi urla addosso - Non avere paura. Vieni... Vieni...
   Accelero i movimenti del bacino e nel momento in cui raggiungo l'acme del godimento lascio che lo sperma schizzi dentro di lei, conscio delle conseguenze che potrebbe avere questa mia azione. 
   Non m'importa alcunché di quello che potrebbe succedere dopo che ho fatto l'amore con Rossana oggi, forse perché non penso che ci sia un mondo migliore rispetto a quello in cui sono costretto a vivere, ma quello a cui ambisco è soltanto un mondo meno peggiore.

 

 

 

 
 

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