LA VEDOVA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

            La villa di campagna dove Mario e Simonetta erano diretti distava una decina di chilometri dalla città. Sul muro di cinta che faceva da sostegno alla cancellata di ferro, posta all'ingresso del parco, c’era appiccicata una targa in ottone con su scritto: Villa Minerva.
   Il funerale di Ermes sarebbe iniziato da lì a poco, alle 15.00. Un folto gruppo di persone sostavano nel prato dinanzi alla villa dove a piano terra era stata sistemata la camera ardente. 
   Nella stanza della biblioteca, invasa da corone e cuscini di fiori, trovava posto il feretro. Quello che fino a pochi giorni prima era il migliore amico di Mario giaceva nella bara circondato da amici e parenti, e poi c'era lei, Anna, la vedova.
   Vestita a lutto indossava un tailleur nero con una maglia girocollo dello stesso colore. Nonostante il difficile momento manteneva immutata una sobria eleganza. I capelli biondi erano coperti da un velo di tulle nero che le conferiva un aspetto dimesso, seppure da gentildonna.
   Mario, unitamente a Simonetta, si soffermò alcuni istanti dinanzi alla bara in raccoglimento. Di fronte al viso cereo dell'amico pensò al modo tragico in cui era sopravvenuto il decesso. Difficile a dirsi, ma era morto scopando, accasciandosi sopra il corpo della moglie, spegnendosi in un ultimo respiro.
   Lasciò che Simonetta si avvicinasse ad Anna senza esserle d'ostacolo. Le due amiche scambiarono poche parole, subito dopo si accostò pure lui all'amica. Le porse le condoglianze e scambiò un doppio bacio sulle guance come è abitudine fare in simili circostanze. Colta da una crisi di sconforto, Anna si mise a piangere. Mario la strinse a sé e si sorprese nel constatare che i capezzoli dell'amica erano turgidi e premevano contro di lui.
   Ritrovarsi stretta fra le braccia la migliore amica della moglie lo mise in imbarazzo. Non sapeva come comportarsi. Anna avvicinò il fazzoletto al viso per asciugare le lacrime. Mario si scostò lasciando che le donne che aveva d’intorno si prendessero cura dell'amica.
   La funzione religiosa durò poco più di mezz'ora. I necrofori coprirono la salma con un coperchio di zinco e saldarono i lembi metallici della bara con dello stagno. Terminata la cerimonia funebre parenti e amici si dispersero lasciando che Anna e pochi intimi seguissero il feretro sino al camposanto.

   Di ritorno dal cimitero Mario e Simonetta si trovarono a percorrere in automobile la strada che conduceva in città. Simonetta alzò il volume alla musica che proveniva dagli altoparlanti dell'autoradio e reclinò il capo sul sedile.
   - Strana la vita eh? Oggi siamo materia viva e domani solo cenere. - disse Simonetta.
   - Meglio non affliggersi con pensieri tristi, altrimenti dovremmo spararci un colpo di rivoltella alla tempia.
   - C'è da chiedersi come sia potuto accadere una simile tragedia.
   - Un attacco di cuore era inimmaginabile, specie alla sua età.
   - Qualche avvisaglia però c'era stata. Ricordo che in passato aveva già avuto dei malori. Colpa dello stress e delle troppe ore dedicate al lavoro, ne sono certa. E poi non è un mistero che Anna è un tipo incontentabile quando si tratta di fare sesso, lo sai no?
   - Ma... veramente Ermes con me non parlava mai dei rapporti di sesso che intratteneva con la moglie.
   - Beh, di sicuro non scopavano al nostro ritmo. Loro due lo facevano di continuo, come conigli.
   - E allora?
   - Perché tu e io non siamo più quelli di un tempo?
   - E' normale che dopo dieci anni di convivenza ci sia un calo della libido.
   - A loro non succedeva, però.
   - Non siamo tutti uguali, si vede che gli tirava così.
   - A proposito di tiro...
   - Eh?
   - Chissà se Ermes avrà avuto una vasocostrizione dei corpi cavernosi al pene nel momento dell'infarto? Gli sarà rimasto duro a lungo dopo il decesso?
   - Ma sei scema? Ma cosa vai a pensare?
   - Niente... mi passava per la mente questa strana cosa.
   - Ma davvero Anna è così assatanata di sesso?
   - Altroché! E' una gran troia.
   - Non me lo hai mai detto.
   - Mica me lo hai chiesto.
   - Perché dici che è una troia?
   - Da ragazza pochi uomini riuscivano ad accontentarla sessualmente. Ermes deve essersi spremuto non poco in tutti questi anni.
   - Ma va...
   - Per quale ragione dovrei raccontarti bugie?
   - Gelosia, invidia, forse.
   - Anna è una amica.
   - Ciò non toglie che stai sparlando di lei.
   - Con te non si può mai parlare. Sei il solito stronzo! Ecco ciò che sei.
 
   Smisero di conversare e proseguirono il viaggio senza scambiare una sola parola. Mario non riusciva a togliersi dalla mente Anna. Il contatto con le tette dell'amica l'aveva turbato in maniera profonda quando si era trovato ad abbracciarla.
   Dopo la cerimonia funebre non ebbe occasione di rivedere Anna per molto tempo. Una mattina, mentre stava camminando per le vie del centro, la vide dinanzi alla vetrina di un negozio di calzature. Si avvicinò all'amica e rimase immobile alle sue spalle. Si mise a osservare la propria immagine riflessa nel vetro insieme a quella di Anna che sembrò non accorgersi della sua presenza, impegnata com'era nel guardare le scarpe in mostra. Quando se ne accorse si volse indietro esibendo un ampio sorriso.
   - Ciao! - disse scambiando con Mario un doppio bacio sulle guance.
   - Mi fa piacere vederti.
   - Anche a me.
   - Tutto bene?
   - La casa è vuota senza Ermes. Non viene più nessuno a farmi visita, soltanto mamma e assai sporadicamente.
   - Non deve essere facile superare un trauma come quello che hai subito.
   - Mi domando se sarò ancora capace di fare l'amore con un uomo dopo quanto mi è accaduto. Tu che ne dici?
   - Eh?
   - Pensi che potrò tornare a fare di nuovo l'amore?
   - Sì, penso di sì. - rispose Mario con un certo imbarazzo.
   Le parole di Anna turbarono Mario come gli era già accaduto il giorno del funerale quando, abbracciandola, gli aveva fatto assaporare la consistenza dei capezzoli.
   - Beh, è meglio che me ne torni al lavoro. Mi ha fatto piacere vederti.
   - Anche a me.
   - Sì, certo, ci vediamo allora.
   Prima di allontanarsi Anna lo investì con una insolita offerta.
   - Negli armadi di casa ho conservato degli abiti di Ermes di cui vorrei disfarmi. Si tratta di giacche, cravatte, camicie, tutta roba nuova. E' un peccato gettarla via. Tu e lui avevate suppergiù la stessa taglia, mi farebbe piacere se la prendessi tu quella roba. Ma non vorrei offenderti con questa offerta.
   - No, no.
   - Sì invece!
   - Ma no, ti assicuro di no.
   - Allora restiamo d'accordo che verrai a ritirarla a casa mia, okay?
   - Va bene, dirò a Simonetta di venirla a prendere.
   - Cosa?
   - Ho detto che...
   - Ho capito bene quello che hai detto. - lo interruppe. - Penso che sia più corretto se venissi tu a ritirarla, non credi?
   - Se lo desideri.
   - Lo desidero! - affermò con decisione la donna.
   - Allora uno di questi giorni mi presenterò alla villa per ritirare il vestiario. - disse prima di allontanarsi.
   Nonostante la promessa Mario non andò a farle visita. Trascorse qualche settimana e Anna tornò a farsi viva con una telefonata in cui lo sollecitò a farle visita in villa.

* * * 

   Il cancello d'ingresso del viale sterrato che conduceva a Villa Minerva era spalancato quando Mario fece visita ad Anna. Andando lì si era ben guardato dal rivelare a Simonetta la telefonata dell'amica, glielo avrebbe detto successivamente, tornando a casa col vestiario di Ermes.
   Trovò Anna che nuotava nella piscina. Rimase a guardarla, trattenendosi sul bordo della vasca, mentre l'amica si muoveva a pelo d'acqua seminuda. Quando Anna lo vide smise di nuotare e si rivolse a lui.
   - Vieni in acqua anche tu?
   - No, grazie.
   - Ma dai, non fare lo schifiltoso, vieni... si sta bene qui.
   - Non posso, non ho il costume.
   - Non ce n'è bisogno, non ti vede nessuno se fai il bagno nudo.
   - Preferisco di no.
   - Va be'... allora vengo io da te.
   Anna si avvicinò al bordo della vasca dove era sistemata una scaletta. Risalì i gradini e si mostrò al cospetto di Mario a figura intera. Sulla pelle aveva un minuscolo tanga che le copriva a malapena il triangolo del pube. Le tette di piccole dimensioni erano sode con i capezzoli turgidi per effetto dell'acqua sulla pelle.
   - Mi allunghi l'accappatoio. - disse.
   Mario prese da una sedia il tessuto di spugna e glielo porse. Il colore blu oltremare dell'accappatoio donava alla pelle dell'amica un aspetto lucente mettendo in risalto il colore dei biondi capelli.
   - Tutti i pomeriggi eseguo una breve nuotata. Serve a mantenermi in forma ed evitare che si formino grumi di cellulite sulla pelle. A te non piace nuotare?
   - Si, però non ho il costume
   - Se non vuoi farti vedere nudo posso prestarti un costume di Ermes. Aspettami qua che torno subito.
   - Ma... veramente, io..
   Anna sparì dentro la villa. Tornò poco dopo stringendo nella mano due paia di slip.
   - Quali preferisci?
   - Ti ho detto che non voglio fare il bagno.
   - Vuoi indossare questo modello. - disse Anna mostrandogli uno slip di colore rosso. - Oppure preferisci quest'altro nero? Scegli tu.
   - Non voglio!
   - Dai non fare lo sciocchino, svestiti.
   Anna si avvicinò a Mario e cominciò a sciogliergli i bottoni della camicia. Solo allora Mario si decise a togliere i pantaloni. Rimasto con indosso le sole mutande si girò di schiena e indossò lo slip da bagno.
   - Vieni, andiamo. - disse Anna.
   Prese per mano Mario e lo accompagnò fino al bordo della vasca. Lo spinse in acqua e lo seguì dappresso con un tuffo. Si attaccò a lui fissandogli le braccia intorno alla vita trascinandolo sul fondale. Seguitarono a giocare rincorrendosi da una parte all'altra della piscina arrotolando i corpi nell'acqua.
   Mario non stava nella pelle per l'eccitazione. Il ripetuto contatto col corpo di Anna lo aveva turbato più di quando poteva immaginare. Si ritrovarono ancora una volta col capo sott'acqua e risalirono spediti verso l'alto in cerca d'aria. Il bordo della piscina era vicino, lo raggiunsero compiendo poche bracciate.
   Quando furono fermi, e con i piedi che toccavano il fondo della piscina, Anna gli cinse le braccia attorno al collo senza mollarlo un solo istante. Mario contraccambiò la stretta inseguendo con le labbra il movimento della lingua di Anna che lo blandiva.
   La mano della donna gli attraversò l'elastico degli slip e afferrò il cazzo fra le dita. Mario si trovò con la schiena appoggiata al muro della vasca della piscina con le labbra di Anna appiccicate alla bocca.
   Seguitarono a toccarsi e baciarsi per lungo tempo, poi Anna gli circondò il collo con le braccia, sollevò le gambe, e le portò all'altezza dei fianchi di Mario. Appoggiò la pianta dei piedi contro la parete della vasca mantenendo il sedere sollevato a fior d'acqua e la figa pronta per essere penetrata. Mario accompagnò il cazzo nella fessura con la mano. Anna cominciò a scoparlo facendo leva con la pianta dei piedi contro il muretto. Restarono a lungo in quella posizione, senza mai venire, guardandosi fissi negli occhi mentre scopavano, accrescendo il piacere che li divorava. Lei cominciò a morderlo sulla giuntura del collo, ripetutamente, mandandolo in estasi.
   Mario sborrò nella vagina senza adottare alcuna precauzione, stringendo il corpo di Anna a sé senza che lei cessasse per un solo istante di muovere il bacino anche quando lui era già venuto.

   Coricati sul materassino, a lato della piscina, seguitarono a scopare per il resto del pomeriggio. A lei piaceva farsi leccare la passera e Mario aveva continuato a farlo conducendola più di una volta all'orgasmo. Esausto si lasciò cadere sulla schiena e rimase a guardare fisso il cielo mentre Anna gli carezzava il torace.
   - Ti è piaciuto? - gli chiese. 
   - Sì, molto.
   - Anche a me.

    Uscendo dal parco Mario posò lo sguardo sulla targa in ottone posta su uno dei due colonnotti che reggevano il cancello. Villa Minerva, era il nome di una divinità greca. Dea della speranza e dell'ingegno, la stessa che guidava gli eroi nella battaglia. Ermes aveva conferito alla villa quel nome in onore della moglie, glielo aveva confidato lui stesso anni addietro.
   Le ore trascorse a fare sesso durante tutto il pomeriggio si erano rivelate niente più che una scaramuccia, ciò che l'attendeva nelle settimane successive sarebbe stata una lotta armata e lui era pronto a dare battaglia. Avrebbe dato la vita per lei, come già aveva fatto Ermes morendo fra le sue cosce, ma ne era valsa la pena e di questo ne era convinto.

 

 
 

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