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UNO,
DUE, TRE...
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
-Mio
marito è speciale. Per fartelo capire
ti racconto cosa mi è capitato ieri
sera. Ebbene, poco prima di cena, dopo
essersi assicurato che i nostri figli
fossero nella loro camera, impegnati a
giocare con la playstation, sai che ha
fatto? Mi ha montato da dietro, il
porco. Lo ha fatto in cucina, correndo
il rischio di farci sorprendere dai
ragazzi. Benedico i giorni in cui ho
il mestruo, perlomeno in quelle
occasioni mi lascia in pace. Anche se ci
prova a sodomizzarmi, eh! Cerca di
mettermelo a tutti i costi nel culo, ma
io non glielo permetto, mi rifiuto!
Ehm... perlomeno glielo lascio fare non
troppo spesso, diversamente da come
vorrebbe lui. Mi brucia troppo il
culo, dopo.
Appena Pina ebbe terminato
di raccontare all'amica ciò che le era
accaduto la sera precedente, avvicinò
le labbra alla tazzina di caffè e
assaporò a piccoli sorsi l'espresso.
Lei e Rita erano solite
trattenersi al bar-latteria, situato
all'angolo di Via Osacca, a consumare la
colazione subito dopo avere accompagnato
i figli a scuola. Nell'intimità della
latteria si confidavano pene, affanni e delusioni, ma anche le
piccole gioie della loro vita
famigliare.
Gli argomenti di
conversazione erano sempre gli stessi.
L'educazione dei figli, innanzi tutto,
con accuse ai reciproci mariti di non
occuparsi a sufficienza dell'educazione
e soprattutto della formazione
scolastica dei ragazzi, dopodiché
procedevano a parlare d'abbigliamento,
bigiotteria e di quant'altro avevano
visto esposto nelle vetrine dei negozi o
sulle riviste di moda.
Ritrovarsi a fare colazione
nella caffetteria era un rito che
consumavano ogni giorno da quando i
figli frequentavano la medesima sezione
dell'asilo comunale.
Pina aveva di nuovo voglia di
raccontarsi e si abbandonò a parlare di
sesso più di quanto era solita fare.
- Ma... tu e Gino fate
spesso l'amore? - chiese all'amica.
- Quando capita, sai com'è.
Con i ragazzi in giro per casa diventa
difficile trovare i momenti giusti per
farlo. Andrea, il più piccolo dei miei
figli, viene spesso a dormire nel nostro
letto, specialmente nelle notti di
pioggia quando ha paura e gli coglie la
malinconia, cosa che gli capita fin
troppo spesso, così ci arrangiamo.
- Ti ha mai chiesto di
farlo in qualche modo strano? Magari
facendoti assumere pose insolite come
nelle fotografia che compaiono su molte
riviste pornografiche, oppure aiutandosi
con oggetti particolari? Che ne so... ti
ha mai ricoperto la vagina di Nutella,
miele o marmellata?
- Nooo... ma sei matta? Io
e mio marito, siamo una coppia normale,
non abbiamo bisogno di ricorrere a certi
espedienti per ravvivare il nostro
rapporto di coppia. Scopiamo in maniera
tradizionale e ti assicuro che ci basta
e avanza.
Rita aveva posto l'accento
sullo stato di normalità dei suoi
rapporti col marito. Infatti, per quanto
fosse legata da stretta amicizia con
Pina, non aveva alcuna intenzione di
rendere pubbliche le sue abitudini
sessuali, anche se l'interlocutrice era
la più cara delle amiche.
- Ti sbagli! - la
interruppe Pina. - Servono a tenere vivo
il matrimonio, guai se non ci fossero
quei momenti. Mio marito e io siamo
complici in questo. Mi eccito tantissimo
quando Marco mi prende di sorpresa,
anche da dietro, ficcandomelo nel culo,
come è accaduto ieri sera. E' vero!
Abbiamo corso il rischio che i figli ci
sorprendessero, ma questo ha reso il sesso
ancora più
eccitante, non credi?
- Probabilmente hai
ragione, ma io e Gino e preferiamo non
correre rischi. E poi cosa c'è di così
eccitante nel farsi frustare o
sodomizzare? Non riuscirei a stare seria
se mio marito m'ingiungesse di
frustarlo, non ci riuscirei. Mi verrebbe
da ridere.
- Scusa se sono indiscreta,
ma tu succhi?
- Eh?
- Sì... insomma. Fai
pompini a tuo marito?
- Certo!
- E... ingoi?
- Tutto quanto, fino
all'ultima goccia.
- Ma non ti fa schifo tutta
quella roba lattiginosa.
- Ci ho fatto l'abitudine.
Non ne vado ingorda, ma il matrimonio è
fatto anche di queste cose.
- Io invece. - proseguì
Pina. - Non sono mai riuscita a farci
l'abitudine, provo una certa ripugnanza
per lo sperma. Quando si tratta di
succhiargli il cazzo lo faccio
volentieri, ma nel momento in cui devo
ingoiare quella roba lattiginosa provo
disgusto e la mando giù a fatica. Mi fa
senso. Se posso evito d'inghiottirla
scostandomi di lato con la bocca al
momento dell'eiaculazione.
Ogni volta che la
conversazione cadeva sull'argomento
sperma Rita cominciava a sentirsi a
disagio. Si girò nella direzione del
barista, ordinò alcuni bignè e dei
cannoli. Poco dopo il barista si avvicinò
al tavolo e le porse un piattino con
delle paste. Rita ne ingoiò tre, in
breve successione, gustando la preziosa
crema di zabaione di cui erano farcite.
Il viso si imperlò di
sudore. Sulla camicetta di seta che
aveva sulla pelle si fecero largo ampie
macchie di sudore in prossimità delle
ascelle. Anche le mutandine di cotone
che indossava erano umide, ma non di
sudore.
- Ma cosa hai Rita? Non ti
senti bene? Sei tutta sudata.
- Non è niente. Ho solo
bisogno di un po’ d’aria fresca,
scusami.
Rita si alzò e andò verso
la cassa del bar con le cosce umide del
fluido che le colava dalla vagina. Pagò
le consumazioni, compresa quella di
Pina, poi si avvicinò all'uscita.
La giornata era
primaverile. Una leggera brezza muoveva
le foglie degli alberi e le rinfrescò
il viso. Tornò a essere padrona di se
stessa e si rivolse all'amica.
- Ciao, ci vediamo domani.
- disse prima di allontanarsi.
- Sì, ciao! Mi raccomando,
non esagerare col sesso!
- Non credo proprio.
Rita volse le spalle a Pina
e s'incamminò verso la propria
abitazione, distante pochi isolati dalla
latteria loro punto d'incontro quotidiano.
La parola sperma e ogni
cosa affine, come la crema pasticcera,
le provocavano un forte stato di euforia
sessuale. A volte raggiungeva persino
l'orgasmo. Passando dinanzi alla
barberia, situata qualche decina di
metri oltre la latteria, si soffermò a
guardare dentro la vetrina del negozio.
Un cliente stava seduto
sulla sedia col capo reclinato
all'indietro. Il viso era coperto di
crema da barba. Sergio, il coiffeur, era
impegnato a spennellare il mento del
cliente distribuendo con cura la crema,
ripetendo la manovra più volte per
ammorbidire i pori della pelle.
Rita rimase a guardare con
compiacimento lo spessore di crema da
barba distribuito sulla pelle e godette
di quella erotica visione.
Il bizzarro piacere che
provava verso ogni genere di crema si
era manifestato anni addietro allorché
aveva conosciuto il marito. Prima di
fare sesso con lui aveva succhiato il
cazzo ad altri uomini, non molti in
verità. Con tutti ne aveva tratto
soddisfazione, ma con Gino, suo marito,
era stato diverso, molto diverso.
Quando scoprì che Gino,
sotto le mutande, nascondeva tre
testicoli, uno più bello dell'altro ne
era rimasta sconcertata. Il cazzo era simile
a quello degli altri uomini con cui
aveva scopato, ma ciò che lo rendeva
speciale era il tipo di sperma che gli
usciva dall'uretra a ogni eiaculazione.
E non solo per la quantità, già di per
sé enorme, ma soprattutto per il
sapore.
Lo scroto, diversamente da
quello degli altri uomini, non aveva
forma rotondeggiante, ma ovale come i
testicoli. La prima volta che si era
trovata fra le mani quel gioiello della
natura non si era stupita per
l'anomalia. Ma ne era rimasta scioccata,
soprattutto quando aveva assaporato i
fiotti di sperma che uscivano
dall'uretra in quantità tale da farla
trasalire.
Fece ritorno a casa verso
le dieci. Portò a termine il riordino
delle camere iniziando da quella dei
figli. A mezzogiorno, prima di
apparecchiare la tavola, si mise a
controllare gli indumenti messi ad
asciugare sullo stenditoio sistemato sul
balcone della camera da letto. Esaminò
il tessuto di una maglia di lana e un
paio di mutande di cotone del marito.
Turbata dal contatto col tessuto degli
slip si affrettò a stringerle fra le
dita, infine lasciò cadere il culo sul
pavimento e le avvicinò alle narici.
Seduta, con la schiena
appoggiata al parapetto del balcone,
sollevò la gonna, si liberò delle
mutandine e divaricò le cosce. Le
grandi labbra si aprirono come ali di
farfalla. Iniziò a strofinare le dita
nella vagina che si sciolse di piacere al
contatto con le dita.
Nessuno dalle finestre
circostanti avrebbe potuto vederla
mentre si masturbava, abitava all'ultimo
piano del condominio e poteva toccarsi
senza timore di essere vista da occhi
indiscreti. Il contatto con il clitoride
la fece trasalire. Lo sfiorò
ripetutamente crogiolandosi nel piacere
che le conferiva lo sfregamento. Deterse
le labbra di saliva e riprese a
toccarsi.
Il clitoride era turgido,
eretto, gonfio. Deterse la superficie di
saliva e riprese a sfregarlo mentre
nell'altra mano stringeva un lembo di
tessuto delle mutande di Gino, che si
premurò di avvicinare alla bocca e lo
morse quando raggiunse l'orgasmo tanto
desiderato. All'apice del godimento
accartocciò le cosce e si lasciò
cadere sulle mattonelle del balcone.
*
* *
Come ogni mattina, dopo che i figli
erano andati a scuola, Pina e Rita si
ritrovarono al bar-latteria per fare
colazione. La conversazione andò avanti
nella solita direzione. I figli, il
marito, le bollette da pagare, il mutuo
della casa.
- Tutto bene?
- Sì, direi di sì. -
rispose Rita all'amica.
- Tuo marito è tornato a
casa?
- Sì, ieri sera, verso
tarda ora.
- Novità?
- Nessuna, la solita vita.
- Datti una mossa. E' un
consiglio da amica. - suggerì Pina.
Rita si rivolse al barista impegnato
dietro il bancone.
- Portami due bignè alla
crema di zabaione
e due cannoli alla cioccolata - dopodiché
si rivolse all'amica.
- Eh, sì. La vita è
sempre uguale, mai nessuna novità.
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