Sono
una ragazza piacente, credo, tanto è
vero che seguito a riscuotere molte
attenzioni da parte dei maschi che mi
girano d’intorno come calabroni, ma
vengo anche corteggiata dalle femmine e di ciò
ne vado fiera. Sto portando a termine
l'ultimo anno di liceo dopodiché, superato l'esame di maturità, mi
iscriverò all'università.
La carnagione olivastra l'ho ereditato da mamma al pari del culo sporgente
e alla quarta di seno. Nonostante alcune
piccole affezioni cutanee del viso,
ascrivibili all'acne giovanile, mi
considero appetibile agli occhi di chi
mi sta d'intorno. A ogni buon conto, pur
ritenendomi discretamente seducente,
soprattutto per l'abbondanza delle
tette, non mi reputo intelligente;
d'altronde la media dei voti scolastici
con cui mi presenterò all'esame di
maturità ne sono la conferma. E' pur
vero che non si può eccellere in tutto
nella vita.
La forma delle tette e quelle del culo confondono spesso lo sguardo di
chi si sofferma a guardarmi facendomi
apparire come una ragazza esuberante, ma
chi mi giudica in questo modo sbaglia di
grosso. Mi piace prendermi cura
dell'aspetto, è vero, e vestire in modo
appariscente, indossando magliette e
camicette con scollatura a cuore, ma se
lo faccio è perché adoro essere al
centro dell'attenzione, questo e basta.
Grazie a Dio delle opinioni che la gente
esprime sulla mia persona me ne frego,
anche se in più di una occasione mi
sono sentita ferita dai loro giudizi,
però faccio di tutto per non rimanerne
influenzata.
L'estate
scorsa, dopo averlo tanto desiderato,
finalmente ho perduto la verginità ed
è stato un disastro. Prima che
accadesse avevo soddisfatto il piacere
del sesso praticandolo in modo
solitario, toccandomi il clito,
carezzandomi le tette, strizzandomi i
capezzoli con le mollette da bucato,
oppure sparandomi fra le cosce un getto
d'acqua servendomi del doccino,
raggiungendo quasi sempre l'orgasmo,
evitando di deflorarmi con qualsiasi
oggetto per paura del dolore che avrei
potuto accusare penetrandomi.
Ho
perso la verginità in maniera
rocambolesca, anzi acrobatica,
nell'abitacolo di una Volvo
station-wagon. E' accaduto con Roberto
una sera in cui ero sbronza. Tutto
quello che ricordo di quella serata,
abbastanza strampalata, è il sottofondo
musicale che Roberto si era premurato di
farmi ascoltare mentre mi scopava. La
musica era dell'album "Passione
maledetta" dei Modà, il complesso
musicale che preferisco.
Mi
sono data a Roberto dopo un paio di mesi
che ci frequentavamo. Nel periodo di
tempo che aveva preceduto quella
fatidica notte, a infastidirmi non era
stata la sua insistenza nel volermi
scopare, d'altronde abbastanza
plausibile, ma di essere l'unica ragazza
fra il gruppo di amiche a essere ancora
vergine. Ero stufa di sentirmi dire
dalle altre ragazze: "Cosa aspetti?
Vuoi che ti crescano le ragnatele nella
vagina? Datti una mossa se non vuoi che
ti crescano le ragnatele fra le cosce!".
Quello
della verginità era un problema che
stavo vivendo al pari di una vergogna,
anzi una colpa che mi portavo appresso
da troppo tempo e la cosa mi intristiva.
Desideravo perderla ad ogni costo anche
perché le mie amiche si erano tutte
fidanzate, sfidanzate, e rifidanzate più
volte scopando con i maschi che le
capitavano a tiro mentre io, nonostante
i diciassette anni, correvo il rischio
di essere considerata una sfigata da
evitare.
Nonostante
l'apparenza sono sempre stata una
ragazza timida. E questo modo d'essere
rispecchia il mio carattere, specie per
ciò che riguarda il lembo
affettivo-sentimentale. Come tutte le
ragazze romantiche, rincoglionite a
forza di leggere libri Harmony oppure
guardando commedie brillanti con
protagonista Bridget Jones, prima di
concedere la verginità volevo essere
certa di avere incontrato l'amore vero,
rifiutando qualsiasi altra imitazione,
anche se persisteva nella mia mente una
grande paura verso il dolore fisico
della penetrazione. Sino a quella
fatidica sera avevo sempre rifiutato i
discorsi di alcune amiche che
insistevano a dirmi che non dovevo dare
troppo importanza alla prima volta:
"Dalla al primo stronzo che ti
mette il cazzo fra le cosce, e lascia
che te lo spinga dentro tutto, che tanto
ti farà schifo comunque."
A
Roberto, il mio ragazzo, temevo di non
piacere abbastanza, perlomeno questa è
la sensazione che ne ricevevo, sennonché
dentro l'abitacolo della automobile,
ubriaca tronca, mi ero fatta coraggio liberandomi degli
slip e divaricando le cosce. Prima di
quella sera, per tenerlo buono, mi ero
limitata a masturbarlo e fargli qualche
pompino rifiutandomi, nonostante le sue
insistenze, di dare ospitalità al suo
cazzo fra le pareti morbide della
vagina. Lo stronzo mi aveva persino
proposto di ficcarmelo nel culo, il
cazzo, pensando che i miei continui
rifiuti fossero riconducibili al non
volere perdere la verginità, senza
capire che il mio problema era la paura
del dolore fisico. Quella sera resa
disinibita dalla assunzione di alcol,
ero riuscita a mettere da parte molte
delle mie paure e acconsentito che mi
penetrasse.
Nel
sedile posteriore della station-wagon mi
aveva scopato un paio di volte nel
volgere di mezzora, credo, anzi nemmeno
lo ricordo bene. Lo abbiamo fatto senza
adottare nessuna precauzione, se non
quella del coito interrotto, perché da
ragazza imprudente quale sono non mi ero
nemmeno premurata di portarmi appresso
dei preservativi.
Perdere la
verginità era stata una liberazione, ma
diversamente da quello che accadeva le volte
in cui mi masturbavo, nella
solitudine della mia cameretta, con
Roberto non ero riuscita a raggiungere
l'orgasmo. Tutta colpa delle mie paure
verso il dolore fisico, probabilmente,
sennonché le stesse paure si erano
riproposte le volte successive. Lui
invece era venuto abbastanza facilmente,
fin troppo, riversandomi sull’addome
tutto il suo piacere, appagato
nell'essere stato il primo uomo a
scoparmi.
In
quella occasione l'alcol mi era tornato
comodo, anzi indispensabile per
disconnettere il cervello dal resto del
corpo e trovare sufficiente coraggio per
farmi penetrare, altrimenti da sobria
non sarei mai riuscita a trovare la
forza per lasciarmi sverginare. Il
mattino seguente mi ero svegliata nella
mia cameretta non più vergine, ma per
niente diversa da com'ero il giorno
prima.
Con
Roberto abbiamo seguitato a fare l'amore
ancora per qualche mese, fintanto che si
è eclissato definitivamente dalla mia
vita. Ogni volta che scopavamo quello
che percepivo era un sesso violento,
scioccante e lacerante, tant'è che mi
cautelavo premurandomi di assumere
alcolici, finendo per ubriacarmi ogni
volta che facevamo del sesso.
Sbronzarmi lo
consideravo un elemento indispensabile
per sopportare l'ansia che mi portavo
appresso prima e dopo avere fatto
l’amore, d'altronde la parte che
recitavo era quella che qualsiasi uomo
si aspetta da una donna, e io lo facevo
molto bene dandogli a intendere che
mugolavo di piacere perché sapeva farmi
godere, anche se non accadeva mai.
Credevo
di essere soddisfatta dal modo in cui mi
rapportavo con lui, anche perché le mie
amiche mi avevano fatto credere che
quando si scopa il piacere femminile è
un fatto secondario, quello che conta è
che l'uomo sia appagato: quello e basta
era importante! Perlomeno secondo loro.
Confondermi
la testa, ricorrendo all'abuso di alcol,
ogni volta che facevo del sesso con
Roberto, mi serviva per vincere le paure
e a evitare di dovere pensare che non
riuscivo a godere. Ho seguitato a fare
sesso da ubriaca fino a quando, un paio
di mesi fa, sono stata avvicinata da
Fabrizio, un pezzo di marcantonio mio
compagno di scuola, e ho fatto sesso con
lui.
In quella
occasione ho scopato da sobria e non più
con la testa stordita dall'alcol. E'
accaduto in uno dei cessi della scuola
dove ho lasciato che mi rimorchiasse.
Abbiamo fatto sesso in piedi, con il
fracasso delle voci dei nostri compagni
di scuola che accompagnavano il rumore
dei nostri baci, mentre tutto sudato,
tenendomi appoggiata la schiena a una
parete e le gambe attorcigliate attorni
ai suoi fianchi, spingeva il cazzo
avanti e indietro e le sue parole
rimbombavano nelle mie orecchie al pari
del cazzo che dalla vagina risaliva
nella pancia.
Fare
sesso da sobria si è rivelata una
esperienza fantastica, anche se il cesso
in cui lo avevamo fatto faceva schifo,
imbrattato com'era di scritte e tracce
di escrementi alle pareti. Se prima di
fare sesso con Fabrizio l'assunzione di
alcol mi aveva aiutata a sconfiggere
l'ansia e a superare la paura di non
essere all'altezza di Roberto, dopo ho
cominciato a sentirmi spregiudicata e ho
dato sfogo alle fantasie più
inconfessabili.
Ancora
oggi non ho ben chiaro se esiste un
collegamento fra il bere e il sesso. E'
il sesso che invoglia a bere o
viceversa? L'effetto che l'alcol aveva
su di me, allorché ne facevo abuso, era
davvero prodigioso poiché assumendolo
mi eccitavo tantissimo, infatti, ne è
la prova che finivo per ritrovarmi ogni
volta con una accresciuta lubrificazione
vaginale. E più bevevo più aumentava
l'impressione di essere eccitata, ma in
realtà con Roberto non ero mai riuscita
a raggiungere l'orgasmo anche se ogni
volta che facevamo l'amore avevo la
sensazione di poterlo raggiungere.
L'alcol
mi era stato indispensabile per essere
disinibita, aveva aumentato la mia
autostima, ridotto l'ansia, e
amplificato il mio desiderio sessuale,
elemento indispensabile per affrontare
il contatto fisico con l'altro sesso.
Dopo
che ho abbandonato l'alcol e con Roberto
ci siamo lasciati, ho cominciato ad
avere una intensa attività sessuale
cambiando partner di frequente
investendo me stessa in incontri
occasionali, raggiungendo ogni volta
l'orgasmo, abbandonando l'idea
dell'amore romantico, convincendomi che
il sesso è soltanto piacere fisico e
nulla più, perlomeno finché ho
scoperto che il piacere assoluto lo
raggiungo con chi è femmina come me.
La mia storia
con Sonia è nata per caso. All'inizio
era una amicizia come tante altre
intavolate in video-chat, ma da subito
mi è stato chiaro che era una amicizia
tinta di forti affinità. Nulla lasciava
presagire che questa conoscenza sarebbe
diventata un amore capace di farmi
perdere la ragione. Abbiamo proseguito
nella nostra conoscenza disposte ad
approfondirla, andando sempre più a
fondo, e dopo alcune settimane di
chiacchiere e risate in video-chat
abbiamo deciso di conoscerci di persona.
Ricordo come
fosse ieri il giorno del nostro primo
incontro. E' avvenuto al bar della
stazione ferroviaria della mia città.
Sonia è spuntata dalla porta a vetri
che si affaccia sulla banchina dei
binari, da cui si accede all'ingresso
del bar, ed è venuta dritta verso il
tavolo dove ero in attesa del suo
arrivo. Ci siamo scambiate un doppio
bacio sulle guance, poi ci siamo sedute
una di fronte all'altra.
La
spiccata intelligenza, la voce calda, le
risate accattivanti, al pari del suo
corpo perfetto, mi hanno incantata. Già
da nostro primo incontro è stato chiaro
a entrambi che percepivamo lo stesso
piacere, la medesima chimica
emozionante, nel volere stare insieme.
Prima
di fare la conoscenza di Sonia non avevo
mai pianificato né previsto una
relazione saffica, ma il desiderio di
fare l'amore con lei è stato
inarrestabile. Uscendo dalla stazione
ferroviaria ci siamo dirette verso il
vicino Parco Ducale ed è lì, all'ombra
di una grossa quercia che ci siamo
baciate per la prima volta. E’ stato
il momento in cui la mia vita è
cambiata per sempre. Dopo quel primo
incontro siamo diventate amanti.
Seguitiamo a
vederci anche se in modo irregolare
abitando io a Parma e Sonia a Milano.
Tutt'e due ci rendiamo conto di quanto
stiamo bene insieme, anche se per ora
possiamo contare sulle dita delle nostre
mani il numero delle notti che abbiamo
trascorso insieme, mentre le ore
trascorse in video chat a parlare,
ridere, e masturbarci una di fronte
all'altra non le contiamo più.
La
nostra non è soltanto una storia di
sesso, anche se grazie a lei sono
finalmente riuscita a raggiungere a
pieno l'orgasmo, ma c'è soprattutto del
sentimento. Ci sono momenti durante la
giornata in cui il desiderio e la
tristezza di non potere essere insieme
mi travolgono. Penso di avere trovato
l'amore della mia vita. Lei dice che mi
ama e che non può fare a meno di me,
mentre io sto male al solo pensiero di
doverla perdere. Intanto vivo, amo, e
non ho più bisogno di fare ricorso
all'alcol per essere eccitata. Vorrei
solo riuscire ad amarla senza
condizionamenti, quello e basta.
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