Il
tipico suono che accompagna il
sopraggiungere di
una mail mi avvertì della presenza di
un nuovo messaggio nella cartella della
posta. Non mi occupai di andare a leggere la
missiva riservandomi di farlo in un
secondo tempo, dopo avere visionato i
messaggi raggiungibili sul newsgroup di
racconti erotici che sono solito
frequentare.
Il server mi mostrò un
lungo elenco di messaggi. Iniziai a
leggerli ponendo attenzione ai titoli
dell'oggetto, concentrandomi soprattutto
sul nickname dei mittenti. Terminata la
lettura diedi un'occhiata ai messaggi
nella cartella della posta in arrivo.
Dei tre messaggi presenti due erano di
pubblicità, il terzo era questo:
Da:
................******
A: ................. Papillon
Oggetto: ........
|
SEI M O F ?
|
Il significato dell'abbreviazione MOF mi
era del tutto sconosciuta. Da poco tempo
avevo iniziato a navigare in internet,
pertanto ero all'oscuro del linguaggio
in uso fra i naviganti. Presi dallo
scaffale della libreria il dizionario di
Internet, gentile omaggio di una casa
farmaceutica, e iniziai a sfogliarlo. La
ricerca si rivelò infruttuosa. Della
strana abbreviazione non c'era traccia.
Il giorno seguente, durante
una pausa di lavoro, domandai a qualcuno
dei miei colleghi se erano a conoscenza del
significato della parola MOF. Ma nessuno
fu in grado di interpretare quella
sigla. Soltanto verso l'ora di pranzo,
parlandone con un impiegato dell'ufficio
personale, ne giunsi a capo. Il senso
dell'abbreviazione era semplice, fin
troppo. L'interlocutore o
l’interlocutrice mi chiedeva se ero
maschio o femmina.
Di solito sono restio a
rispondere ai messaggi di persone
estranea al mio giro di conoscenze, ma
poiché mi ero impegnato nel decifrare
la frase digitai poche righe di risposta
alla missiva e inoltrai un messaggio di
risposta.
Da:
............. Papillon
A:..................******
Oggetto:........
|
Se vuoi sapere se sono maschio o femmina
posso assicurarti che sono maschio.
ciao! ciao!
Farfallina
|
Qualche sera dopo la spedizione del messaggio fui raggiunto da un'altra missiva firmata dallo stesso mittente
con sei asterischi.
Da:
................ ******
A: ..................
Papillon
Oggetto: .........
|
Perché ti fai chiamare
Farfallina?
|
Cazzo! ci risiamo, pensai.
Ne avevo le palle piene di dovere
spiegare a chicchessia la ragione di
questa mia scelta, ma non volevo essere
scortese, così glielo spiegai in poche
righe.
Da:
............... Papillon
A: ..................******
Oggetto: ........
|
La
scelta non è stata casuale. Ho sempre
associato la farfalla a degli ideali di libertà
e candore. Questa è l'unica ragione
che mi ha spinto a scegliere il mio
nickname.
ciao! ciao!
Farfallina
|
|
Condensate
in poche righe le ragioni della scelta
del nickname inoltrai il messaggio
propenso a non dare seguito alla
corrispondenza con il mio interlocutore.
Trascorse poco più di una settimana
senza ricevere risposte alla mia
missiva. Una sera, aprendo la cartella
della posta in arrivo, trovai un
messaggio contrassegnato dai soliti sei
asterischi.
Da:................******
A: ................. Papillon
Oggetto: ........
|
Mi
piacciono i tuoi racconti. Mi eccito tantissimo quando li leggo. Ti
farei volentieri un pompino. |
|
Il mittente della e-mail continuava a
firmarsi in maniera anonima. La cosa mi
infastidì non poco. Decisi di lasciare
perdere e non risposi al messaggio,
anche se leggere quelle parole mi provocò
un certo turbamento. Non è cosa di
tutti i giorni ricevere una simile
proposta. C'era la remota possibilità
che il misterioso interlocutore fosse
una donna, forse avrei fatto meglio a
rispondere alla e-mail e chiedere
anch'io se avevo a che fare con un
maschio o una femmina, perlomeno questo
fu ciò che pensai.
Nei giorni seguenti tornai
a riflettere sui contenuti dell'ultima
lettera e la parola pompino incominciò
a ossessionarmi. Cercai di rimuoverla
dalla mente senza riuscirci. Prima di
ricevere quelle e-mail ero solito
collegarmi a Internet una sola volta al
giorno, dopo iniziai a connettermi già
dal primo mattino con la speranza di
trovare nella casella
della posta
in arrivo un messaggio
contrassegnato da sei asterischi.
Per un mese intero non
arrivarono messaggi con quel nickname.
Una sera, mentre stavo navigando in
Internet, fui raggiunto da una e-mail.
Da:
............... ******
A: ................. Papillon
Oggetto: ........Allega:
io.zip (18 KB)
|
Come
è facile intuire dalla foto che ti allego sono attratta
dai cazzi e desidero succhiare il tuo al più presto.
Giovedì mio io marito andrà a Roma per lavoro e ci
rimarrà fino a sabato. Che ne pensi se fissiamo un
appuntamento a Rubiera, nel pub dove hai ambientato il
racconto "La cartomante del cuore". .
Giovedì sarò lì ad aspettarti, alle 21.00
precise . Vieni,
io ci sarò comunque.
Eva
|
|
L'immagine che prese forma sullo schermo era
il ritratto di una giovane donna intenta
a succhiare un cazzo. Rimasi a fissare la
fotografia sul monitor per lungo tempo.
L'immagine sembrava svelare il volto della
mia ammiratrice. Rimasi comunque
dubbioso sulla identità della
persona ritratta. Chiunque, infatti,
avrebbe potuto spedirmi una qualsiasi
foto porno. Gli sarebbe bastato fare una
copia di una delle tante che compaiono
nei siti erotici e farsi passare per la
donna del ritratto. Soltanto
presentandomi all'appuntamento avrei
saputo la verità.
Il modo in cui si era
sviluppata la storia lasciava presagire
uno scherzo da parte di qualche
buontempone o lurker del newsgroup che
ero solito frequentare. In entrambi i
casi non avrei trovato nessuna donna ad
attendermi, ma qualcosa dovevo pur fare,
pensai.
I giorni che precedettero
l'appuntamento furono molto impegtnativi.
Oberato com'ero da un'enorme mole di
lavoro non riuscii a dedicarmi, come
avrei voluto, all'imminente rendez-vous.
Il giovedì, giorno
dell'appuntamento, tornai a casa poco
prima delle sette di sera. Dopo una
doccia tonificante mi cambiai d'abito e
alle otto uscii di casa. Alla guida del
Bmw attraversai la città e imboccai la
Via Emilia in direzione Reggio Emilia.
Giunsi a Rubiera alle otto e quaranta.
Parcheggiai l'auto dinanzi all'ingresso
del pub dove avevamo concordato
l'appuntamento ed entrai nel locale. Dentro
erano presenti solo pochi avventori. Due
ragazzi sostavano davanti a una slot
machine e pigiavano senza sosta i
bottoni dei comandi. Mi accomodai a un
tavolo, dietro un séparé, dopodiché
ordinai una Corona.
Ero in anticipo di venti
minuti sull'ora dell'appuntamento. Mi
premeva essere lì prima di lei in modo
da poterla osservare nel caso fosse
comparsa per davvero. Alle nove e cinque
minuti, mentre stavo considerando l'idea
che non si sarebbe fatta viva, comparve
sulla soglia del locale una donna. Era
vestita in modo elegante e perfettamente
abbronzata. Indossava un abito di raso
nero che le giungeva abbondantemente
sotto le ginocchia. Un ampio spacco
laterale della stoffa metteva in
bell'evidenza la coscia lunga e la gamba
ben tornita. L'abito, ampiamente
scollato sul davanti, le conferiva un
aspetto indecente. I seni, per niente
ingabbiati dal reggiseno, seguivano i
movimenti ancheggianti del bacino
sobbalzando per la loro pienezza.
Indossava scarpe nere, lucenti, con
tacchi a spillo. Mi resi conto che era
proprio la donna ritratta nella
fotografia. Con un cenno della mano
richiamai la sua attenzione e mi alzai
in piedi. Lei si avvicinò e sorrise.
- Ciao! Sono Eva. - disse,
mentre ci scambiavamo un paio di
convenevoli baci sulle guance.
- Non mi sono ancora
presentato. Mi conosci come
"Farfallina", ma il mio nome è
Lorenzo.
Naturalmente me l'ero
inventato sul momento, mica potevo dirle
il mio vero nome.
- Prendi qualcosa da bere?
- Si, grazie. Un limoncino.
Ordinai il liquore e
iniziammo a chiacchierare.
- Delusa o soddisfatta?
- In che senso scusa?
- Si, insomma dal momento
che non mi conoscevi volevo sapere se in
qualche modo appago i tuoi gusti.
- Sapevo già come sei
fatto. Tempo fa ho visto la tua foto nel
sito web che gestisci, anzi se devo
essere sincera dal vivo sei anche
meglio. Certo non sei più giovane, ma
adoro le persone mature, hanno qualcosa
di speciale, e sanno di vissuto.
Il suo accento era
tipicamente reggiano, e le maniere
semplici e piuttosto spicce erano
tipiche delle donne di quelle terre. Non
sono abituato a frequentare donne così
energiche e mi sentivo a disagio nel mio
ruolo. Fu lei a togliermi dall'imbarazzo
quando mi snocciolò una proposta.
- Purtroppo c'è stato un
inconveniente. Mio marito mi ha
informata che ha sbrigato in anticipo
gli affari a Roma. Farà ritorno a casa
questa notte a tarda ora o domani
mattina al più tardi. Se vogliamo fare
ciò per cui ci siamo dati appuntamento
dobbiamo sbrigarci, non credi?. Ho una
casa non molto distante da qui, sulle
prime colline. Seguimi d'appresso con la
tua auto e andiamo lì.
- Va bene, ti seguo.
Andiamo!
Appena usciti dal locale si
mise alla guida di un Mercedes
metallizzato e prese la direzione delle
colline. Misi in moto il Bmw e la seguii
dappresso. Mi sentivo attratto dai suoi
modi licenziosi e sensuali. Ero eccitato
come poche altre volte mi è capito
stando in compagnia di una donna.
Il cazzo incominciò a
inturgidirsi. Mai e poi mai avrei
immaginato di essere protagonista di
un'avventura di quel genere. Vicende
come questa ero convinto che accadessero
soltanto nei fumetti oppure nei film,
mica potevo immaginare che succedessero
anche nella vita reale. E poi di natura
sono un tipo mite e riservato. Non amo
flirtare con donne al di fuori dalla mia
cerchia di amicizie, ma la situazione in
cui mi ero venuto a trovare era troppo eccitante
per abbandonarla.
Mi ritrovai a percorrere le
strade sulle prime colline reggiane
rincorrendo il Mercedes che mi precedeva
Tutt'a un tratto l'autovettura arrestò
la corsa dinanzi alla cancellata di una
villa. Eva aprì il cancello metallico
con il telecomando e proseguì oltre la
barriera. La seguii dappresso nel
viottolo che conduceva all'edificio di
recente costruzione.
La casa era circondata da
un parco alberato con un vasto prato
all'inglese. Alcuni lampioni, disposti
lungo il perimetro del terreno erboso,
conferivano alla tenuta un aspetto
signorile. Sulla porta d'ingresso la
donna si fermò e io la imitai.
- Ti piace?
- Sì, è molto carina.
- E' frutto del duro lavoro
di mio marito. Un marito troppo occupato
a guadagnare denaro da dimenticarsi che
esisto anch'io, con le mie esigenze di
donna.
Pronunciò queste parole
avvicinando le labbra alle mie in un
tenero bacio, poi si scostò e aprì la
porta d'ingresso.
- Accomodati. - disse.
Accese la luce dell'atrio e
mi accompagnò in un ampio salone. Tre
divani in stoffa bianca disposti a ferro
di cavallo facevano mostra di sé al
centro della stanza. Sulle pareti, di
colore bianco, erano affissi numerosi
quadri a tinte forti che ritraevano
donne nude. Una di queste era lei.
- Vuoi qualcosa da bere?
- Una Coca-Cola, grazie!
Quando fece ritorno nella stanza
stringeva nelle mani due bicchieri
ovoidali ripieni della bevanda.
- Ti spiace se metto un po'
di musica. Sono abituata a tenere un
sottofondo musicale quando sono dentro
casa, mi tiene compagnia.
- No, anzi! Anch'io ho la
stessa abitudine.
Una musica soffusa si
sparse nella stanza conferendo
all'ambiente un tono di maggiore intimità.
Eva si mise seduta sul divano al mio
fianco e iniziò a sorseggiare la
bevanda. Con finta noncuranza appoggiò
la mano sulla mia coscia e con movimenti
lenti prese a strofinare la stoffa dei
pantaloni. Risalì con le dita fino
all'inguine, poi mi accarezzò il viso
sfiorandomi delicatamente le sopraciglia
con le dita.
Ero intimorito dai suoi
modi, ma il bacio che ne seguì sciolse
i residui timori. Le sue labbra
erano morbide come i petali di una rosa.
Le afferrai il capo con entrambe le mani
e l'attirai a me facendo scivolare la
lingua dentro la sua bocca. Iniziai ad
ansimare come mi succede ogni volta che
bacio una donna. Lei prese a succhiarmi
la lingua leccandomela tutta. La sua
mano s'infilò dentro la cerniera dei
miei pantaloni e afferrò il cazzo.
- Mi piace il tuo cazzo. -
sussurrò al mio orecchio. - Non vedo
l'ora di succhiartelo.
Incoraggiato dal suo
comportamento lasciai scivolare la mano
sotto la veste: era senza mutande!
Teneva la figa bagnata e l'umore le
fluiva copioso addensandosi sulle cosce
prive di calze. Tutt'a un tratto si
scostò e iniziò a carezzarmi le
guance.
- Voglio tenere fede alla
mia promessa. Ma non qui, preferirei
farlo nella stanza da letto, ti va?
- Sì, certo, ti seguo.
Mi alzai dal divano e la
seguii dappresso sulla scala che
conduceva al piano superiore, dove
presumibilmente si trovava la stanza da
letto.
L'arredamento della camera
era molto particolare. Un letto in
metallo occupava il centro
dell'ambiente. Le pareti erano
tappezzate con strani disegni orientali
a sfondo erotico. Uno specchio tondo, di
enormi dimensioni, era attaccato al
soffitto e rifletteva le lenzuola di
seta nera che ricoprivano il letto.
L'unico mobile presente nel locale era
una spalliera di legno, del tutto simile
a quelle che si trovavano nelle
palestra, utile per eseguire le
estensioni del corpo.
Varcata la soglia Eva si
avvicinò al letto. Si girò verso di me
e liberò le spalline del vestito che
cadde sul pavimento lasciandola
completamente nuda. Il corpo era
perfettamente abbronzato. I seni, pieni
e sufficientemente sodi, le conferivano
un aspetto da attrice di film porno. Il
bacino, non troppo largo, si stringeva
in vita. Il ventre piatto era solcato da
una lunga cicatrice longitudinale. I
capelli neri, fluenti fino sotto le
spalle, racchiudevano i lineamenti di un
viso acerbo, seppure non molto giovane.
Gli occhi, di colore scuro, calamitarono
la mia attenzione. Restai incantato
dalla bellezza delle sue forme. Eva
allungò un braccio nella mia direzione
propensa ad avvicinarmi a sé. Iniziò a
spogliarmi e mi costrinse a stendermi
sul letto.
- Ho una piccola sorpresa
per te. Se vuoi fare l'amore con me
dovrai sottostare al mio volere e
adeguarti a ogni mio desiderio. Sei
d'accordo?
- Sì. - risposi stupito da
quella pretesa.
- Per prima cosa afferra la
ringhiera del letto con le mani e non
toccarmi per nessuna ragione.
Rimasi sorpreso dalla
proposta. - Cazzo! In che avventura mi
sono imbarcato. -, pensai.
- Non avere paura. Mi
eccito soltanto se faccio l'amore in
questo modo.
L'assecondai con una certa
riluttanza. Stesi le braccia sopra il
capo e con le mani afferrai la ringhiera
metallica del letto. I suoi seni erano
gonfi e i capezzoli appuntiti. Si vedeva
che era eccitata. Si mise cavallo delle
mie cosce e iniziò a strusciare la figa
sul cazzo che da quando avevo messo
piede dentro casa pulsava irrequieto.
Lei giocava a provocarmi e
io non riuscivo a fare altro che
assecondarla. Da quella posizione
cercavo in ogni modo d'infilarglielo
nella fessura della figa, ma lei si
divincolava impedendomi ogni manovra.
Dallo specchio posto sul soffitto godevo
della vista del suoi splendidi glutei
che si strofinavano sul cazzo. Ero
eccitato e innervosito dalla strana
situazione in cui ero andato a
cacciarmi. La donna appoggiò le mani
sul mio petto affondandovi le unghie,
trascinandole verso l'addome. Cazzo! se
mi eccitava. Ci sapeva fare, eccome!
Pensai mentre la tenevo sopra di me.
Ostinata seguitò a
strusciare la figa sul mio cazzo. Era
bagna fradicia. Stese le mani sui seni e
iniziò a frizionare i capezzoli
impastandoli di saliva. Si vedeva che
godeva mentre se li massaggiava.
Mugolava di piacere e l'espressione del
viso rivelava un evidente stato di
euforia. Dopo poco tempo smise di
toccarsi e scese giù dal letto.
- Ora scendi dal letto e
mettiti in piedi davanti alla spalliera.
- ordinò.
Afferrò con la mano il
cazzo e mi trascinò fino alla
spalliera. Ero inebetito. Le pareti
della stanza mi giravano d'intorno.
Ancora una volta acconsentii che fosse
lei a condurre il gioco incapace di una
qualsiasi reazione.
- Alza le braccia e afferra
il righello. - comandò.
Dopo avermi divaricato le
gambe mi incatenò i polsi e i piedi
alle estremità della spalliera. Avvicinò
le sue labbra alle mie e mi diede un
lungo bacio. Si avvicinò al letto e da
sotto il cuscino tirò fuori una benda
nera.
- Prima di farti il pompino
ti benderò gli occhi. E' solo un gioco,
vedrai che ti farò godere.
- No. Non voglio. - dissi
con tono deciso.
- Dai, non fare lo
stupidino. Guardami sono qui tutta per
te.
Stordito accondiscesi
permettendole di bendarmi. Subito dopo
la sentii allontanarsi dalla stanza per
fare ritorno dopo poco. S'inginocchiò
fra le mie gambe senza proferire parola.
Le sue labbra accolsero il cazzo dentro
la bocca e iniziarono a succhiarlo. La
sensazione che provai fu davvero strana.
Le labbra sembravano differenti da
quelle che avevo assaporato poc'anzi.
Davano l'impressione di essere
screpolate e simili a carta vetrata.
Probabilmente le aveva deterse con
qualche speciale pomata, pensai, oppure
la mia percezione era diversa perché
s'intestardiva nel leccarmi la cappella.
Stranamente non afferrò il cazzo nella
mano, si servì esclusivamente della
bocca.
Succhiava con accanimento,
soffermandosi con la punta della lingua
a solleticarmi la cappella. Scese con la
lingua a leccarmi le palle, ingoiandole
una dopo l'altra. Ci sapeva fare la
ragazza! Pensai.
Desideravo più di ogni
altra cosa infilarle il cazzo fino in
gola e glielo dissi.
- Sì, dai! Prendilo tutto
in bocca. - la implorai inchiodato alle
sbarre.
Non se lo fece ripetere una
seconda volta. Le sue labbra si posarono
sul cazzo e lo ingurgitarono per intero
nella gola. Iniziai a spingere il bacino
sincronizzandomi col movimento delle sue
labbra. Sentivo le palle gonfiarsi e
diventare sempre più dure. Accelerai i
movimenti spingendo la punta del cazzo
in profondità come mi era permesso fare
in quella posizione.
- Vengo! Vengo! - Urlai
mentre le sborravo nella bocca. Accolse
il seme dentro di sé leccando ogni
goccia che le scendeva dalla bocca. Si
allontanò dal cazzo e la sentii
sgusciare fuori dalla stanza. Dopo un
po' fece ritorno.
- Ti è piaciuto? - mi
sussurrò all'orecchio mentre mi
liberava della benda.
- Sì... Certo è stato il
più bel pompino della mia vita.
- Beh, forse è meglio che
te ne ritorni a casa. Fra non molto sarà
di ritorno mio marito e non voglio che
ti trovi qui.
Mi liberò dalle catene e
mi fece rivestire. Ero stordito e
sentivo il bisogno di rinfrescarmi il
viso. Prima di scendere dalle scale
cercai, fra le tante porte che si
affacciavano nel corridoio, un bagno.
Vidi della luce filtrare da sotto una
porta. Aprii l'uscio e con mia grande
sorpresa mi trovai di fronte a un uomo
dalla figura esile. Stava chinato sul
lavandino ed era intento a lavarsi i
denti. Rinchiusi in fretta la porta
senza che si accorgesse della mia
presenza, poi scesi da basso.
- E' giunto il momento di
lasciarci. - dissi.
La baciai su una guancia e
a passo incerto uscii dalla villa. Poco
dopo ero sulla Via Emilia diretto a
Parma.
L'aria fresca della notte
mi svegliò dal torpore in cui ero
sprofondato. Più di un dubbio si fece
largo nella mia mente. Sicuramente il
nome della mia compagna di avventure non
era Eva, così come il nome con cui mi
ero presentato, Lorenzo, non era il mio.
Anche la casa, nonostante le apparenze,
non era la sua. La bibita che si era
premurata di farmi bere doveva contenere
qualche droga, ne ero certo, ma il
dubbio più atroce fu che quel maledetto
pompino non me lo avesse fatto lei, bensì
l'uomo che avevo intravisto nel bagno.
Alzai le spalle e pigiai il
pedale dell'acceleratore. In fondo un
pompino è pur sempre un pompino,
chiunque te lo fa...