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UN
SACCHETTO DI CELLOPHANE
TRASPARENTE
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
L a
notte si mostrava nera, fitta e sorda, con
sprazzi di luce provenienti dai lampioni
che illuminavano le strade. Dalla tasca della giacca
stavo estraendo il
mazzo delle chiavi, intenzionato ad
aprire la serratura del portone di casa,
quando avvertii alle mie spalle un
rumore di tacchi.
Mi girai e la vidi.
Una ragazza alta e bionda,
dai lineamenti tipici delle donne che
provengono dall'Europa dell'Est,
perlomeno questa fu l'impressione che ne
ricevetti, insisteva a farmi dei segni
con la mano. Lì per lì non considerai
la possibilità che si trattasse di una
prostituta intenzionata ad adescarmi,
questo perché la mia abitazione è
ubicata in un quartiere signorile, in
pieno centro cittadino, e da sempre immune
dalla presenza di spacciatori,
tossicodipendenti, e puttane.
La ragazza si avvicinò a
piccoli passi, dinoccolando le anche, e
quando mi fu vicina mi spiaccicò una
domanda.
- Hai una sigaretta? -
disse pronunciando la richiesta con un
tono di voce dall'accento smaccatamente
straniero.
Tirai fuori da una tasca
della giacca un pacchetto di Camel e
diedi una spinta verso l'alto ad alcune
sigarette. La ragazza fu lesta ad
afferrarne una. L'avvicinò alle labbra
e rimase in attesa.
- Hai del fuoco? - disse.
Impugnai l'accendino e le
offrii la fiamma. Un alone di luce
illuminò il suo volto, smunto e
glaciale, appena avvicinò la sigaretta
al fuoco.
Il suo era un viso d'angelo
somigliante in tutto e per tutto a una
splendida Lolita tutta acqua e sapone.
La cosa non mi meravigliò perché le
ragazze dell'Est che calcavano i marciapiedi alla
periferia della città, prostituendosi,
sono in gran parte bionde, bellissime, e
disponibili a soddisfare qualsiasi
richiesta dei clienti, a differenza
delle prostitute italiane che cercano
soltanto di fare soldi e concludere il
rapporto sessuale piuttosto alla svelta.
Una volta accesa la
sigaretta diede alcuni tiri di tabacco e mi gettò
il fumo negli occhi, dopodiché si
rivolse ancora a me.
- Non hai nient'altro da
offrirmi?
- Tu cosa vorresti?
- Venire a letto con te.
- Dipende da quanto mi verrà
a costare.
Si avvicinò fino a
sfiorarmi il petto con le tette.
Spiattellò un sorriso ammiccante senza
dare risposta alla mia domanda. Era alta
poco più di me, con tacchi da 12, e un
fisico da modella. Mi fissò dritto
negli occhi e io inseguii il suo
sguardo. Tutt'a un tratto mi abbassò la
cerniera dei pantaloni e infilò la mano
nella patta.
- Non ti verrò a costare
molto, solo 100 euro. - disse mentre
l'uccello mi era diventato duro nella
sua mano.
- Se vuoi continuo a
menartelo qui sulla strada, ma non mi
sembra il caso. Penso che dovrei
seguitare a farlo in casa tua, non
credi?
La mano che scorreva avanti
e indietro, strusciandomi la cappella,
mi fece venire una gran voglia di
ficcarglielo nel culo, l'uccello.
- Mi hai messo addosso una
voglia di mettertelo nel culo. - dissi.
- Solo quello?
- Che altro hai da
offrirmi?
Per un lungo istante rimasi
a subire il suo sguardo gelido fintanto
che mi diede risposta.
- Tutto.
- Andiamo su da me?
- Okay, fammi strada.
Aprii il portone di casa e
la precedetti verso l'ascensore
offrendole il mio sorriso migliore.
Prendemmo posto nella cabina mobile con
l'uccello che mi pulsava irrequieto fra
le cosce. Fra il primo e secondo piano
la ragazza si inginocchiò dinanzi a me,
avvicinò le labbra alla patta dei
pantaloni, liberò l'uccello e lo prese
in bocca.
Quando raggiungemmo il
settimo e ultimo piano del condomino
l'ascensore interruppe la corsa. Mentre
la ragazza si affaccendava a farmi il
pompino un solo pensiero mi girava per
la testa: metterglielo nel culo!
Ci trattenemmo nella cabina
per un paio di minuti fintanto che le
staccai la bocca dalla cappella, salda
come una ventosa, per non venire troppo
alla svelta.
Abbandonammo l'ascensore e
ci ritrovammo nel pianerottolo al
settimo piano del condominio. La
precedetti sino alla porta della mia
abitazione, dopodiché la feci
accomodare nel vestibolo e chiusi la
porta alle nostre spalle.
- Spogliati, dai, non ho
voglia di aspettare oltre. - dissi
spingendola contro una parete
dell'anticamera.
L'aiutai a togliersi gli
abiti fintanto che rimase con le sole
mutandine e il reggiseno sulla pelle.
Subito dopo le sussurrai qualcosa di
carino all'orecchio.
- Sei bellissima! Ma adesso
togliti gli slip, dai.
Assecondò il mio invito e
fece scendere le mutandine lungo le
cosce, sfilandole da sotto le caviglie.
Il pube era completamente calvo,
contrariamente al colore del granoturco
che mi ero immaginato di portare alla
luce.
Senza che la costringessi
abbandonò l'anticamera e si mise alla
ricerca della stanza da letto tirandosi
appresso la borsetta. La rincorsi mentre
si liberava del reggiseno, ultimo
indumento aderente la pelle, che lasciò
cadere sul parquet dinanzi al letto.
Quando anch'io misi piede
nella camera trovai la ragazza,
completamente nuda, carponi sul letto,
nella mia posizione preferita.
- Eccoti i soldi. - dissi
depositando 100 euro sopra un
cassettone. - E' la cifra che abbiamo
concordato. Ti sta bene?
- Sì, grazie, ma adesso
vieni qua da me, dai.
Osservandola sul letto, in
quella postura alquanto indecente, con
le tette penzoloni e il culo sollevato,
mi venne addosso una gran voglia di
possederla al più presto.
Contrariamente a quanto
sono solito fare con le donne che scopo
non feci ricorso a bende, lacci, e
manette. Mi liberai degli abiti e salii
sopra al letto posizionandomi dietro il
suo bel culetto.
- Tieni. - disse offrendomi
una confezione sigillata di un
preservativo che si premurò di togliere
dalla borsetta.
- Non lo voglio indossare!
Non mi piace fare del sesso con quel
coso addosso. Piuttosto preferisco
spararmi una sega.
- Allora non se ne fa
niente. - disse la ragazza adagiandosi
sul fianco nel letto.
- Te ne do il doppio di
euro. Vanno bene 200 euro?
- Uhm... Ne voglio
perlomeno il triplo.
- Va bene, dai, te li darò.
- Li voglio ora, subito.
- Non ti fidi?
- Mi fido, mi fido. Ma
preferisco averli subito gli euro.
Scesi dal letto, presi il
portafoglio dalla tasca dei pantaloni, e
tirai fuori 200 euro che appoggiai sul
cassettone vicino ai 100 che erano
ancora lì dove li avevo lasciati.
- Adesso scopami. - disse.
- Ho solo voglia di
mettertelo nel culo. - dissi cercando di
sorprenderla con la scurrilità del mio
linguaggio.
- E io ho una dannata
voglia di stare ad ascoltare i tuoi
gemiti di piacere, mentre il tuo coso
cresce dentro di me, e tu lo spingi in
profondità fino a quando mi vieni
dentro.
Sputai più di un grumo di
saliva sull'ano della ragazza e sulla
cappella prima di penetrarla. Lei piegò
il capo all'indietro, porgendomi il
collo da addentare, che rifiutai perché
troppo impegnato a detergerle l'ano di
saliva con la punta della lingua.
La obbligai a inarcare la
schiena spingendo il culo verso di me
stupito dalle seducenti forme delle
natiche. La penetrai in modo violento
facendola urlare per il dolore. Seguitai
a scoparla in maniera forte, bestiale,
mantenendola ancorata a me con le mani
appoggiate ai suoi fianchi.
Quando le incappucciai il
capo con un sacchetto di cellophane
trasparente si ribellò. Soltanto quando
si avvide che anch'io mi ero
incappucciato allo stesso modo sembrò
tranquillizzarsi.
Prigionieri entrambi del
cappuccio di cellophane respiravamo in
affanno, accrescendo il nostro piacere.
Seguitai a muovere l'uccello dentro e
fuori il culo della ragazza sempre più
in fretta nonostante la mancanza di
ossigeno mi rendesse affannosa la cosa.
Quando avvertii montare l'orgasmo
sollevai le mani, che per tutto il tempo
avevo mantenuto premute sui fianchi
della ragazza, e gliele sistemai alla
base del collo, pressando la parte
inferiore del sacchetto di cellophane,
soffocandola, mentre il mio orgasmo
sopraggiungeva violento trasformando i
fremiti di piacere e la sofferenza
fisica della ragazza in un'unica grande
esplosione.
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