UN MANIACO PER AMICO
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

   
  
La telefonata di un ipotetico maniaco sessuale mi giunse del tutto inaspettata. Io e Anna eravamo comodamente seduti sul divano, impegnati a guardare un film alla tivù, con protagonisti Sean Connery e Gena Rowlands, quando il telefono si mise a trillare.
   - Rispondo io. - dissi, ipotizzando una telefonata di un cliente di cui ero in attesa di una
risposta in merito a un preventivo di lavoro che avevo sottoposto alla sua attenzione.
   Mi avvicinai all'apparecchio telefonico, poco distante dal divano dove ero seduto in compagnia di mia moglie, e alzai la cornetta.
   - Pronto? Pronto? - ripetei un paio di volte.
   In sottofondo avvertii qualcosa di molto simile a un respiro sommesso, ma nessuno diede risposta alla mia domanda.
   - Pronto! - provai a insistere prima che la comunicazione si interrompesse in modo definitivo.
   Andai a sedermi sul divano e ripresi a guardare il film.
   - Chi era? - chiese Anna in modo distratto.
   - Non lo so, mi è parso di udire un respiro affannoso, ma potrei sbagliarmi, poi la comunicazione si è interrotta.
   - Se era qualcuno che aveva necessità di parlarti vedrai che telefonerà di nuovo.
   - Mi è parso un respiro ansimante. Hai compreso?
   - Strano.
   - Magari era qualcuno che cercava te. - dissi. - E quando ha udito una voce maschile si è spaventato e ha interrotto la comunicazione. Forse è un tuo allievo, chissà!
   - Scherzi, vero? 
   Se per gelosia s'intende lo stato d'animo di chi, a torto o ragione, dubita della fedeltà o dell'amore della persona amata, allora posso sostenere senza ombra di dubbio di non essere tormentato dal sospetto di essere tradito. Anche se c'è stato un periodo della mia vita in cui sono stato geloso di mia moglie. Ma da quando ho scoperto che essere partecipe ai suoi tradimenti virtuali è molto eccitante, provo piacere nel saperla desiderata e ammirata dagli altri uomini, e perché no anche dalle donne.

   Erano trascorsi soltanto una manciata di minuti, dopo che avevo risposto a quella strana telefonata, quando l'apparecchio riprese a trillare distraendomi ancora una volta dalla visione del film.
   - Vado io. - dissi anticipando Anna che stava per sollevarsi dal divano.
   Ancora una volta, mio malgrado, mi ritrovai ad ascoltare lo strano ansimare della persona all'altro capo del telefono e la cosa mi irritò non poco.
   - Pronto! - ripetei più volte, ma la comunicazione s'interruppe senza che l'interlocutore pronunciasse una sola parola.
   Tornai a sedermi sul divano, ma stavolta non nascosi l'irritazione che mi aveva colto.
   - Se il telefono riprende a squillare stavolta vai tu a rispondere, eh! Sono certo che è qualcuno che cerca te.
   - Ma dai, non fare il cretino, chi può cercarmi a quest'ora della notte?
   - Non lo so, prova a dirmelo tu.
   - Mica sarai geloso, eh?
   - Io?
   - Sì, tu!
   - Ma va.
   In quel preciso istante il telefono trillò sorprendendoci non poco.
   - Stavolta vai tu a rispondere, eh! - dissi indicando l'apparecchio telefonico alle nostre spalle.
   - Mi hai incuriosito, sai. Mi piacerebbe sapere chi c'è al telefono.
   Sollevò la cornetta e rimase in attesa che l'interlocutore si decidesse a rivelare la sua presenza. Dalla mia postazione, seduto sul divano, stavo col capo girato nella sua direzione e la udii pronunciare una frase di cortesia.
   - Casa Giordani, con chi parlo?
   Dalla espressione corrucciata del viso di Anna compresi che qualcuno le stava parlando. Mi girò le spalle e non fui in grado di osservare l'espressione del suo viso mentre prestava attenzione all'interlocutore. Tutt'a un tratto la sentii gridare: "Stronzo!", dopodiché mise giù la cornetta.
   - Beh? Posso sapere che è successo? - domandai mentre Anna prendeva posto accanto a me sul divano.
   - Quando ho accostato la cornetta all'orecchio ho avuto la chiara percezione di qualcuno che respirava a fatica. Quando ho detto: "Casa Giordani, con chi parlo?" allora ho udito una voce maschile insolentirmi "Sei una gran puttana. Ti guardo e mi fai godere un casino, troia!", poi ha ripreso ad ansimare.
   - Allora era un uomo!
   - Sì, certo.
   - Mi è sorto un dubbio. Secondo te cosa stava facendo mentre ansimava?
   - Non lo so.
   - E allora perché gli hai urlato dello stronzo?
   - Beh.
   - Stava masturbandosi, vero?
   - Penso di sì.
   - Perché non me lo hai detto subito?
   - Non lo so, uffa!
   - Ti è piaciuto stare ad ascoltare il suo ansimare mentre se lo menava?
   - Diciamo che mi ha incuriosito.
   - E basta?
   - E che altro?
   - Ti sei eccitata?
   - Scherzi?
   L'attenzione morbosa di un maniaco, impegnato a masturbarsi mentre mia moglie ascoltava la sua voce ansimante, anziché irritarmi mi aveva messo addosso una forte eccitazione. Mi scoprii con il cazzo duro e una grande voglia di scopare.
   Quella notte Anna e io ci rotolammo nel letto come non ci succedeva da tempo memorabile. Effetto dell'eccitazione trasmessaci dall'ignoto maniaco, probabilmente.
   La mattina seguente, a tavola, mentre ero impegnato a consumare la colazione il telefono si mise a trillare. Rimasi deluso quando Anna salutò Elsa, una collega di scuola. Avrei voluto fosse di nuovo il maniaco a parlare al posto dell'amica, perché mi sarei gettato ai piedi di mia moglie e le avrei leccato la figa mentre ascoltava le parole dello sconosciuto, poi mi sarei fatto succhiare il cazzo.
   Mezz'ora più tardi, quando uscii di casa, un pensiero mi frullava per la testa. Camminavo sul marciapiede e non riuscivo a togliermi dalla testa il maniaco che aveva interloquito con mia moglie la sera precedente. Non riuscivo a capacitarmi che uno sconosciuto si prendesse la briga di apostrofarla con parole insolenti.
   Era davvero un caso? O cos'altro?
   Considerai che doveva trattarsi di una persona che conosceva mia moglie. E di questo ne ero certo. 
   Quella sera stessa, a tavola, mentre consumavo la cena, ne parlai a lungo con Anna, ancora scossa dalla telefonata del maniaco, ma nemmeno lei fu in grado di dare un volto al fantomatico spasimante.
   Restammo con i nostri dubbi e per qualche giorno evitammo di tornare a parlare dell'argomento, fintanto che una sera il maniaco tornò a farsi sentire con il suo caratteristico ansimare.
   Il telefono trillò mentre io e Anna eravamo in salotto. Lei a scrivere sulla tastiera del computer e io a guardare una partita di calcio alla televisione.
   Scambiammo un’occhiata, ma nessuno dei due osò alzarsi per andare a rispondere alla telefonata. Lasciammo che l'apparecchio seguitasse a trillare fintanto che Anna si mosse e andò all'apparecchio.
   - Pronto. - disse esitante.
   Rimasi a fissarla mentre dava ascolto alle parole di chi si trovava all'altro capo del filo. Tutt'a un tratto guardò nella mia direzione e mi fece un cenno d'assenso con il capo. Mi disinteressai del match di calcio e mi portai alle spalle di mia moglie. Mi appiccicai alla sua schiena, col capo a lato del suo, prestando attenzione al rumore che usciva dalla cornetta, eccitato dalla strana situazione in cui c'eravamo venuti a trovare.
   Le cinsi le braccia intorno al petto e con sorpresa mi accorsi che il cuore le palpitava più forte del solito a causa dell'emozione che le procurava la telefonata.
   - Sì... Sì... - la intesi ripetere più volte.
   Stavo attaccato al corpo di Anna, ma non udivo nessuna delle parole che il maniaco le sussurrava. Avevo il cazzo duro e una grande voglia di scopare. Appoggiai il palmo della mano sull'addome di mia moglie e attraversai con l'estremità delle dita la cinghia dei suoi jeans.
   Raggiunsi il pube e cominciai a carezzarle i peli intorno alla figa, poi scivolai con le dita più in basso. Aveva la passera impregnata dei suoi umori per effetto della telefonata, oppure era merito del cazzo che le tenevo puntato contro il fondoschiena.
   - Sì... Sì... - disse conducendo la mano che aveva libera sopra le mie dita che la stavano masturbando.
   Cominciai a baciarla sul collo eccitato dalla strana situazione in cui c'eravamo venuti a trovare. Anche lei iniziò a respirare a fatica imitando in questo il suo interlocutore. Lasciò che le calassi i jeans e le mutandine senza osteggiarmi. La obbligai a chinarsi in avanti con il petto accostato al bordo del divano e il sedere in bella mostra. Infilai la cappella nella fessura della vagina e cominciai a scoparla da quella posizione.
   Anna rimase ad ascoltare le parole del maniaco e prese ad ansimare anche lei di piacere mentre entravo e uscivo con la cappella. Non ricordo se venimmo entrambi o tutt'e tre. Quello che è certo che provai una montata di piacere e venni riempiendola di sperma nella vagina.

   La mansarda dove abitiamo occupa il sottotetto di un antico palazzo di tre piani in pieno centro storico. Il fabbricato è circondato da edifici simili al nostro e da un Hotel. Metà delle camere dell'albergo, alto cinque piani, hanno le finestre che si affacciano verso la nostra abitazione. E' da una delle stanze dell'albergo che il maniaco controllava i movimenti miei e di mia moglie dentro casa. Giunsi a questa conclusione quando il maniaco rivelò a Anna di essere a conoscenza dell'abitudine che ha di girare per l'appartamento con indosso le sole mutandine, specie nei mesi estivi quando nella mansarda fa molto caldo.
   Ci convincemmo che il maniaco fosse un cliente abituale dell'albergo, anche se non ne avevamo le prove, ma non scartammo l'eventualità che potesse trattarsi di un dipendente dell'Hotel.
   Stare a guardare mia moglie, mezza nuda, muoversi per casa doveva averlo incuriosito ed eccitato invogliandolo a effettuare quel genere di telefonate.
   Nello spazio di tutta l'estate e dell'autunno il maniaco seguitò a digitare il nostro numero di telefono. L'apparecchio iniziava a trillare quando le luci della cucina e del soggiorno erano accese e chiunque dalle camere dell'albergo era in grado di guardare attraverso le finestre di casa nostra. Avremmo potuto chiudere gli scuri ed evitare che il maniaco fissasse lo sguardo dentro l'appartamento, ma non mettemmo in atto nessun tipo di difesa.
   Ogni sera aspettavamo con ansia la sua telefonata. Trovavamo eccitante scopare mentre al telefono il nostro voyeur ansimava pronunciando parole oscene a mia moglie masturbandosi nel contempo. A sua insaputa avevamo messo in piedi un triangolo amoroso virtuale di cui Anna e io non riuscivamo a fare a meno della sua presenza.
   Per rendermi più partecipe all'amplesso che consumavamo a ogni telefonata mi premurai di acquistare un cordless provvisto di vivavoce per ascoltare i gemiti e le parole che il maniaco sussurrava a mia moglie mentre si masturbava.

   Il maniaco, Anna, e io abbiamo trascorso una intera estate di sesso e passione. Ma con l'inizio dell'inverno l'albergo è stato chiuso per lavori di restauro. L'edificio è fasciato tutt'attorno con dei ponteggi. Visto da fuori appare come una mummia senza vita. Nell'attesa che l'albergo riapra i battenti, e il nostro maniaco torni a farsi sentire con le sue telefonate, qualcuno fra i muratori e manovali, perlopiù extracomunitari, che lavorano sulle impalcature ha cominciato a mostrare il cazzo a mia moglie quando ha l'ardire di affacciarsi alla finestra. Magari potrebbe essere l'inizio di una nuova esperienza, chissà.

 

 

 
 

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