VILLAGGIO VACANZE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

              Quando mi svegliai, poco dopo l'alba, Angelica non giaceva nel letto accanto a me. Il velo di cotone della zanzariera, agganciata al soffitto, non stava rimboccato sotto il materasso, ma scostato di lato verso la spalliera del letto. Rimasi in ascolto del rumore delle onde che si rifrangevano a intervalli regolari sulla battigia, distante qualche decina di metri dal bungalow che ci ospitava, dopodiché mi alzai da letto.
   Il panorama tutt'intorno faceva presagire che sarebbe stata una giornata stupenda, come tutte le altre che l'avevano preceduta. 
   Angelica nuotava a qualche decina di metri dalla riva. Quando mi vide sollevò il braccio nella mia direzione, poi s'immerse sott'acqua nell'oceano corallino. Tornai a letto e mi riaddormentai.
 
   L'aereo che dall'Italia ci aveva condotti alle Maldive era atterrato puntuale, senza difficoltà, nell'unico aeroporto dell'arcipelago. Da lì c’eravamo trasferiti in motoscafo nel villaggio turistico pubblicizzato nell'opuscolo che l'impiegata dell'agenzia di viaggi, cui c'eravamo rivolti per la vacanza, ci aveva sottoposto.
   Il complesso alberghiero, munito di attrezzature sportive per il tempo libero e ogni altro genere di conforto, si componeva di cinquanta bungalow, tutti uguali, costruiti con travi di legno e con i tetti di foglie di palma. Ogni villino, ammobiliato in modo semplice, ma con gusto, comprendeva un bagno, un lavabo, la doccia e un ventilatore a pale applicato al soffitto.
   L'impressione che ne traemmo fu quella di vivere in un luogo da fiaba, tanto era incantevole il paesaggio che avevamo d'intorno. Sino allora avevamo trascorso la maggior parte del tempo sulla spiaggia, nudi, ad abbronzarci, nuotando nel mare dal fondale corallino distraendoci nell'eseguire immersioni subacquee. La sera, a letto, scopavamo fino all'esaurimento delle forze assopendoci solo a notte fonda.
   Angelica era insaziabile nel fare l'amore, pareva non essere mai paga degli orgasmi che raggiungeva con molta facilità, più di una volta, nella stessa serata.
 
   Mi svegliai a metà mattina con Angelica accanto che mi stringeva il cazzo nella mano. Dopo averlo scappellato, rivoltando la corona del prepuzio, cominciò a sfiorarmi con le dita la superficie della cappella. Sembrava provarci gusto nel menarmelo in quel modo e la lasciai fare.
   - Ho voglia... - mi sussurrò all'orecchio.
   Si mise sopra di me, nella posizione a smorzacandela, con le gambe divaricate a cavallo del mio bacino. Prese il cazzo nella mano e lo mise a contatto della fica, poi lo infilò dentro di sé serrando le pareti della mucosa addosso al mio sesso.
   Angelica non aveva la fica stretta, ma piuttosto comoda, se in questo modo posso definirla, ciò mi permetteva di prolungare il coito senza venire troppo in fretta, come invece succedeva quando la scopavo nel culo e trovavo più resistenza rispetto alla vagina.
   Inarcò la schiena e il capo all'indietro facendo scivolare con un gesto della mano i capelli alle proprie spalle. Stese le braccia sul mio petto fino a toccarmi i capezzoli, poi cominciò a scoparmi. Manteneva gli occhi socchiusi mentre muoveva nervosamente il bacino roteandolo sul cazzo. Rinserrò la bocca e, con il labbro inferiore bloccato fra i denti, si lasciò sfuggire dei lunghi sospiri di piacere che giungevano tenui alle mie orecchie. Pareva trovarci gusto nello strizzarmi i capezzoli mentre mi scopava, consapevole che questo contatto avrebbe accresciuto il mio godimento. La lasciai fare abbandonandomi alle carezze, artigliando le mani attorno alle natiche, sollevandole di peso per agevolare i miei colpi.
   L'orgasmo, contrariamente alle mie abitudini, giunse abbastanza presto. Fu lungo e mi squassò da capo a piedi. Non mi tirai indietro e venni fra le sue cosce, poi Angelica si scostò ritraendosi da un lato del letto col bacino. Avevo il cazzo ancora duro quando accostò la bocca alla cappella e prese a passarmi la lingua sullo sperma che la copriva.
   L'ondata arrivò all'improvviso cogliendoci di sorpresa. Mi ritrovai sott'acqua col corpo ingarbugliato nella rete della zanzariera del letto. Sorretto dall'istinto cercai di saltare fuori dal reticolo che avvolgeva il mio corpo, badando solo a salvarmi, non pensando ad altro che a me stesso, dimenticandomi persino di Angelica. L'ultima cosa che ricordo di quegli attimi è un paio di braccia che mi trascinavano via.
   Quando mi svegliai Angelica stava accarezzandomi la fronte. Subito dopo persi conoscenza, mi ripresi più tardi e mi ritrovai di nuovo fra le sue braccia, le stesse che mi avevano sottratto alla morte quando ero finito sott'acqua.
   Angelica mi informò che stavo ricoverato in ospedale; erano trascorse 48 ore dalle 10.24 di domenica 26 dicembre. Il giorno dello Tsunami.

 

 
 

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