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TOUPET
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Alla
promessa di una nuova capigliatura:
bella, naturale, e sicura, Silvio non
aveva saputo resistere. Lo spot
pubblicitario di un famoso centro
tricologico, in onda a ogni ora del
giorno e della notte su una moltitudine
di emittenti televisive locali,
regionali e nazionali, associato alla
martellante campagna pubblicitaria su
riviste, quotidiani, manifesti, e
persino sulle fiancate degli autobus, lo
avevano indotto a recarsi all'indirizzo
dell'ambulatorio tricologico, citato
nella pubblicità, per chiedere
chiarimenti in merito al trattamento di
rinfoltimento dei capelli.
Silvio era
tormentato dall'incipiente calvizie. Una
condizione di sofferenza che lo aveva
reso insicuro e impacciato nei rapporti
con le persone, ma soprattutto con le
donne. Aveva sperimentato più di un
farmaco fra quelli propagandati dalle
riviste di divulgazione scientifica come
efficaci nel rallentare la caduta,
oppure attivi nell'invertire il processo
di miniaturizzazione dei capelli, senza
ottenere concreti risultati. I capelli
avevano continuato a cadergli, specie
nella parte centrale della volta cranica
dove erano diventati radi, anzi, quasi
inesistenti.
Una valida
alternativa alla terapia medica, secondo
quanto gli era stato prospettato dallo
specialista dermatologo dell'AUSL che lo
aveva visitato, era quella chirurgica.
Ricorrere
all'autotrapianto, come aveva fatto il
Cavaliere Berlusconi, utilizzando i
capelli della regione parietale e
occipitale, era la soluzione migliore,
ma i costi dell'intervento, se
effettuato da chirurghi veramente
capaci, erano troppo onerosi per le sue
scarse finanze.
Le operatrici del
Centro Tricologico Cesaroni, cui si
era rivolto dopo tante esitazioni, lo
avevano informato dell'irreversibilità
della calvizie androgenetica. Per questa
ragione gli avevano prospettato una
soluzione all'apparenza molto semplice:
il rinfoltimento dei capelli. Il
trattamento consisteva nell'incollare
una capigliatura posticcia alla volta
cranica.
Recandosi al Centro
Tricologico Cesaroni non aveva preso in
considerazione questa soluzione,
convinto che il tipo di rinfoltimento,
tanto reclamizzato, consistesse in una
metodica destinata a favorire la
ricrescita dei capelli e rimase deluso
dalle parole delle operatrici. Ma quando
una delle ragazze gli sistemò sul capo
un parrucchino di prova, e si guardò
allo specchio, allora si rincuorò.
Si convinse che la
soluzione prospettatagli dalle
operatrici avrebbe risolto molti dei
suoi problemi estetici, ma soprattutto
gli avrebbe conferito maggiore sicurezza
nei rapporti con il sesso femminile. Di
questo ne era certo, specie dopo che le
operatrici del Centro Tricologico
Cesaroni gli confidarono che molti
personaggi famosi: Zenga, Schillaci,
Lucio Dalla e perfino Pippo Franco
avevano adottato il medesimo sistema di
rinfoltimento.
- Vorrei una
capigliatura come quella di Renato Zero.
- aveva confessato all'operatrice che
gli aveva consigliato di effettuare,
come misura di prevenzione, un ciclo di
sedute con terapia laser al cuoio
capelluto. A detta della operatrice il
trattamento era indispensabile per
ridurre la seborrea e riportare i
capelli, perlomeno quelli rimasti, in
buona condizione prima d'indossare il
parrucchino.
- Ne rimarrà
contento, vedrà. - lo aveva
rassicurato.
Il trattamento di
pulizia del cuoio capelluto, effettuato
con sedute settimanali, si era protratto
per sei mesi per un totale di dieci
sedute alla modica cifra di
milleduecento euro. Il parrucchino gli
sarebbe venuto a costare
tremilacinquecento euro. Un secondo
parrucchino, giustappunto per avere il
ricambio in caso di necessità, aveva
fatto lievitare i costi dell'operazione
di rinfoltimento a ottomilacinquecento
euro.
Il responsabile
amministrativo del centro tricologico,
all'atto della stipula del contatto,
aveva preteso che Silvio pagasse
almeno la metà della cifra pattuita in
anticipo. Il resto della somma avrebbe
dovuto liquidarla alla consegna delle
due parrucche realizzate su misura per
lui.
Le operatrici del
Centro Tricologico Cesaroni gli
spiegarono che la capigliatura posticcia
sarebbe stata fissata al cuoio capelluto
tramite delle sostanze collanti. Il supporto
sul quale sarebbero stati infilati i
capelli, una guaina di plastica
trasparente, avrebbe ricalcato la
struttura cranica consentendo un
adattamento pressoché perfetto del
parrucchino durante il periodo di
utilizzo.
I capelli impiantati
nella guaina erano veri. Silvio aveva
avuto questa assicurazione dalle
operatrici del centro che però non
avevano saputo specificargli l'esatta
provenienza dei capelli. Cinesi, forse.
Inoltre si erano premurate
d'informarlo che il supporto su cui
erano impiantati i capelli avrebbe avuto
bisogno di una manutenzione periodica.
In questo modo il risultato estetico
sarebbe stato ottimale in ragione di una
corretta igiene della pelle che sarebbe
rimasta per lungo tempo a contatto con
la parrucca.
Le operatrici del
centro tricologico gli avevano
assicurato che avrebbe potuto condurre
una vita di relazione pressoché
normale, tuffandosi persino in acqua se
ne avesse avuto l'opportunità, senza
patire nessun genere di conseguenze,
poiché era pressoché impossibile per
chiunque accorgersi che la capigliatura
era posticcia.
Marcello era convinto
che i capelli fossero una cornice
essenziale per la sua immagine di uomo
poco più che trentacinquenne. Una folta
chioma gli avrebbe valorizzato il viso
rendendolo appetibile a molte donne,
specie a Monica Giuffredi, una trentenne
impiegata dell'ufficio vendite,
divorziata e senza figli, a cui stava
facendo il filo da parecchio tempo con
scarsi risultati.
Il giorno che le
operatrici del centro tricologico gli
incollarono il parrucchino sul capo gli
sembrò di essere ringiovanito di almeno
dieci anni. In quel preciso istante si
persuase che sarebbe iniziata una nuova
vita.
Quando si presentò
sul luogo di lavoro con la nuova
capigliatura si trovò addosso gli
sguardi sorpresi dei colleghi di
ufficio, ma soprattutto quelli curiosi
delle donne, e di questo se ne
compiacque.
Nessuno osò fare
cenno al nuovo look, nemmeno Monica con
cui si era intrattenuto a scambiare
qualche parola prima di entrare nel box
del proprio ufficio. L'atteggiamento
tenuto dai colleghi maschi non lo
sorprese, ma con il parrucchino a
coprirgli il capo si era sentito
rinascere. Stava bene con se stesso e
solo questo gli importava.
Se l'acconciatura
posticcia nelle sue intenzioni doveva
servirgli per fare colpo sulle donne, e
soprattutto su Monica, ne rimase deluso
quando nessuna femmina di sua conoscenza
mostrò particolare interesse verso il
nuovo look, anzi tutt'altro, le poche
donne con cui aveva scopato sembrarono
evitarlo.
Le scarse attenzioni
delle donne non furono le sue uniche
preoccupazioni, infatti, quando
incominciò a lavarsi i capelli si
accorse che l'acqua con cui li
risciacquava si colorava di blu.
Uno schifo!
Gli venne da pensare
che i capelli non fossero veri come lo
avevano rassicurato le operatrici del
centro, ma sintetici. Si premurò di
fare analizzare da un biologo suo amico
un campione della capigliatura al
microscopio. La risposta fu che non
doveva preoccupasi: i capelli erano
veri, ma tinti.
Il colore blu che
aveva visto macchiare il lavandino nelle
occasioni in cui si era lavato i capelli
era provocato dal processo di
ossidazione della tinta, probabilmente
di pessima qualità, che in breve tempo
aveva perso le proprietà organolettiche
a causa dei continui risciacqui con
acqua calda. Fu preso da sconforto e lo
assalirono i primi dubbi.
Il prurito
provocatogli dal sudore accumulato sotto
la guaina di plastica, incollata al
cuoio capelluto, lo faceva innervosire.
Non poteva grattarsi la testa, avrebbe
avuto bisogno di una trivella per
passare da parte a parte la guaina della
parrucca incollata sopra la volta
cranica.
Quando si presentò
all'ambulatorio del centro tricologico
per una visita di controllo l'operatrice
si premurò di togliergli, servendosi di
un solvente, la guaina sulla quale erano
stati fissati i capelli al capo.
Fissando lo sguardo alla propria
immagine riflessa nello specchio si
avvide che la pelle sotto la
capigliatura posticcia era arrossata ed
edematosa.
- Non si preoccupi è
solo un piccolo eritema. Passerà, è
normale in questi casi. - disse
l'operatrice rassicurandolo.
Ogni volta che gli
succedeva di levare la guaina dal cuoio
capelluto per un trattamento di pulizia,
e capitava ogni due, tre settimane,
l'odore che spandeva la pelle era
nauseabondo. Le operatrici del centro
tricologico provvedevano a lucidargli la
volta cranica con del solvente e lavarla
con uno shampoo, poi si occupavano di
rimettergli la guaina opportunamente
ripulita e disinfettata.
Ogni manutenzione gli
veniva a costare cento euro, ma il
sacrificio economico era bene ripagato
dall'aspetto da uomo macho che gli
assicurava la parrucca, anche se gel,
lacche e balsami vendutegli dalle
operatrici gli venivano a costare più
di cento euro a ogni fornitura, mentre
al supermercato della Coop che aveva
sotto casa gli sarebbero venuti a
costare trenta volte di meno.
I problemi di
eccessiva timidezza che aveva avuto con
le donne, originati dalla calvizie, non
li aveva più. In compenso ne aveva
altri.
Ogni volta che
entrava in intimità con una qualsiasi
donna temeva che gli accarezzassero
la fronte e scoprissero la guaina di
plastica su cui erano fissati i capelli.
Stressato aveva cominciato a frequentare
solo puttane. Loro non l'avrebbero mai
accarezzato sulla fronte.
Il sopraggiungere
della stagione estiva lo mise in crisi.
La testa gli fumava per il troppo calore
provocatogli dalla guaina di capelli.
Innervosito dalla sua condizione decise
di effettuare una visita specialistica
da un medico dermatologo, lo stesso che
gli aveva consigliato di ricorrere
all'autotrapianto.
Quando informò il
medico del prurito al cuoio capelluto lo
specialista lo convinse a togliere per
sempre la parrucca. Gli spiegò che il
sistema di fissaggio della guaina, oltre
a procurargli l'eritema, avrebbe potuto
provocargli danni più gravi, anche una
infezione al cuoio capelluto con
formazione di edemi, pus, e ferite che
necessitavano di un lungo processo di
riparazione.
Lo specialista lo
informò della possibilità che le
conseguenti cicatrici gli avrebbero
deturpato in maniera definitiva il cuoio
capelluto, e in futuro non sarebbe
riuscito nemmeno a reggere con
disinvoltura la propria calvizie a causa
delle cicatrici.
Spaventato dalle
parole del dermatologo tolse la guaina
di capelli posticci che gli avevano
ricoperto il cuoio capelluto negli
ultimi tre mesi, lasciò che la volta
cranica ritornasse a traspirare e si
presentò in ufficio con i capelli
rasati a zero.
Il radicale
cambiamento gli mise addosso molta
paura. Non sapeva come sarebbe stato
accettato dalle persone che gli
gravitavano d'intorno. Ma quando si
presentò in ufficio tutti i collegi e
colleghe, a differenza di quanto era
accaduto il giorno che si era presentato
con il parrucchino, si complimentarono
con lui. Monica fu la prima a
felicitarsi.
- Dovremmo
festeggiare il tuo nuovo look, non
credi?
- Sì? - disse
stupito.
- Potresti invitarmi
a cena una delle prossime sere.
- Eh?
- Ti ho solo chiesto
di portarmi a cena. Che c'è di strano.
- Niente... niente.
Quella stessa sera
uscirono insieme. Silvio condusse
Monica al Cavallino Bianco, il migliore
fra i ristoranti della città. A tavola
parlarono molto. Lei continuò per tutto
il tempo a fissargli la volta cranica
attratta dalla testa rapata a zero. A
letto scoparono sino allo sfinimento e
lo stesso accadde la sera successiva e
per molte sere ancora.
- Hai una gran bella
testa di cazzo. - gli disse più di una
volta Monica mentre gli accarezzava il
capo.
A Silvio gli
accadde di piacersi con la crapa rasata
a zero. Si lasciò alle spalle il
problema della calvizie, conscio che
nella peggiore delle ipotesi sarebbe
tornato a essere com'era in precedenza.
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