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MODEL
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
L'Eurostar
arrestò la corsa alla stazione di Roma
Termini poco prima di
mezzogiorno. Marilena scese dalla
carrozza, dove aveva preso posto
salendovi a Parma, e s'incamminò verso
l'uscita della stazione ferroviaria. Con
sé non aveva bagagli, ma soltanto la
borsetta e un paio di rotocalchi che si
premurò di gettare in un cestino
dei rifiuti prima di salire sul taxi che
l'avrebbe condotta al luogo
dell'appuntamento.
Si sarebbe trattenuta a
Roma il tempo necessario per
espletare il colloquio con il dottor
Carloni, l'uomo con cui aveva preso
contatto giorni addietro, dopodiché
sarebbe ripartita nel tardo pomeriggio
senza trattenersi nella capitale.
Bella presenza, poco più
che ventenne, Marilena era fornita di un
fisico statuario: cosce lunghe, gambe
affusolate, bacino largo, tette come
pere e un viso angelico. Al liceo si era
distinta per una naturale inclinazione
verso l'arte e la sua storia, motivo che
l'aveva spinta, una volta conseguito il
diploma liceale, a iscriversi alla
facoltà di lettere.
Come molte ragazze della
sua età serbava progetti e speranze di
successo nella vita, ma soprattutto
aveva un grande
sogno: diventare un personaggio famoso
nel mondo dello spettacolo.
Spronata dalla madre aveva
calcato le passerelle di numerosi
concorsi di bellezza aggiudicandosi più
di una fascia di merito. Miss Sorriso,
Miss Bassa Padana, Miss Belle Gambe
erano soltanto alcune delle fasce che
aveva conquistato partecipando a diversi
concorsi di bellezza.
Per raggiungere l'obiettivo
che si era prefissata aveva contattato
più di una agenzia per aspiranti
modelle e attrici, specie della
capitale. Tutte le avevano risposto
facendole delle richieste di denaro,
l'unica agenzia che l'aveva convocata
per un colloquio di lavoro era la Zooom Film
Srl.
Il direttore dell'agenzia,
un certo dottor Carloni, le aveva
chiesto di fargli avere una collezione
di fotografie in cui compariva nuda. Se non se la sentiva di mostrarsi senza
veli, doveva perlomeno apparire vestita
con capi di lingeria molto succinti,
dopodiché si sarebbe riservato di farle
sapere qualcosa in merito.
Marilena aveva realizzato
le fotografie in uno dei migliori studi
fotografici di Parma, poi ne aveva
spedite una decina, quelle che riteneva
più sexy, all'indirizzo dell'agenzia.
Le era sembrato di toccare
il cielo con un dito quando il dottor
Carloni l'aveva invitata nella capitale
per sostenere un provino.
Roberto, il suo ragazzo,
non vedeva di buon occhio queste sue
aspirazioni,
per questo motivo si era ben guardata
dall'informarlo del viaggio a Roma
tenendogli nascosta la trasferta.
Consigli ne aveva ricevuti
una infinità dalla madre che, nei
giorni precedenti il viaggio, aveva
insistito a lungo per accompagnarla
nella capitale, ma alla fine aveva
desistito stante il rifiuto di Marilena
di presentarsi all’agenzia scortata.
- Non fidarti di nessuno,
eh! E non farti mettere le mani addosso.
Il mondo del cinema è pieno di
farabutti! - erano le parole che mamma
le aveva detto poco prima di salire
sul treno che l'avrebbe condotta a Roma.
Durante il viaggio aveva
fantasticato sulle opportunità che le
avrebbe riservato il direttore della casa di
produzione con cui aveva appuntamento.
Era consapevole d'essere una bella
ragazza, glielo dicevano un po' tutti,
uomini e donne, ma aveva il cruccio
delle tette, troppo piccole per un mondo
come quello dello spettacolo in cui
sembravano primeggiare le maggiorate. A
darle conforto c'era Cristina Chiabotto,
vincitrice del concorso di Miss Italia,
che prima di aumentare il volume delle
tette in modo artificiale, con una
operazione chirurgica, era dotata di una
seconda misura.
A Roberto, il suo ragazzo,
le tette piacevano con i capezzoli
appuntiti e non troppo grosse come le
aveva lei e questo la rendeva felice
solo in parte.
Stava pensando a Roberto,
alle bugie che gli avrebbe dovuto
raccontare per giustificare l'assenza
dai banchi dell'università, mentre il
taxi si spostava per le strade della
capitale.
Non era mai stata a Roma e
ne rimase affascinata, nonostante il
conducente dell'auto pubblica, su cui
aveva preso posto, si adoperasse a
offuscare il prestigio della città con
critiche al Vaticano e ai politici
tutti.
Quando la vettura si fermò
all'indirizzo dell'agenzia Marilena pagò
al taxista il costo della corsa e scese
dalla vettura, infastidita dai modi
ciarlieri che l'uomo aveva intrattenuto
per tutto il tempo della corsa in auto.
Le scarpe con tacchi da
dodici centimetri male si assortivano
con i marciapiedi dissestati della
capitale, ma le sarebbero state utili
per mettere in rilievo caviglie e gambe
affusolandole quando si sarebbe trovata
di fronte al direttore della Zooom Film.
Gli uffici della casa di
produzione si trovavano al pianterreno
di una austera palazzina a due piani in
stile rococò. Una porta in legno con
vetri smerigliati, su cui compariva la
scritta Cine Produzioni Zooom Film, le
sbarrò il passo. Girò la maniglia, ma
la porta non si aprì. Era chiusa a
chiave. Tornò sui propri passi e pigiò
il pulsante che azionava il campanello.
Il trillo di una suoneria fece eco oltre
la porta.
Aveva il batticuore e le
gambe le tremavano per l'emozione. Non
le era mai accaduto di trovarsi in
quello stato emotivo, nemmeno quando
aveva affrontato il primo degli esami
all'università. Le mani le sudavano, il
respiro le usciva a fatica dalla gola, e
aveva una grande voglia di fare la pipì
nonostante si fosse premurata di
svuotare la vescica poco prima che il
treno giungesse in stazione. Tutt'a un
tratto l'ombra di una persona comparve
oltre il vetro smerigliato e la porta si
aprì.
Una donna sulla sessantina,
incipriata come una diva del film muto,
labbra tinte di un rossetto rosso
estintore, l'accolse sulla porta.
- Desidera?
- Sono Marilena Simonetti,
ho un appuntamento con il dottor Carloni.
Sono un po' in anticipo, lo so, ma non
ho fretta, aspetterò. - si scusò.
- Non si preoccupi, il
dottore l'aspetta. Venga, si accomodi.
L'anziana donna condusse
Marilena attraverso un corridoio sulle
cui pareti erano incorniciate locandine
di film famosi. La donna si fermò
dinanzi a una porta e bussò. Rimase in
attesa qualche secondo, poi l'aprì e si
fermò sullo stipite.
- Dottore è arrivata la
signorina Simonetti. La faccio
accomodare? - disse rivolgendosi a un
uomo di mezza età, calvo, con occhiali
da presbite che Marilena intravide
dietro una scrivania.
- Sì, certo. - lo sentì
rispondere.
Quando l'anziana donna tornò
nel corridoio invitò Marilena ad
accomodarsi nella stanza.
- Venga avanti, si accomodi
pure. - disse l'uomo seduto dietro la
scrivania. - Sono il dottor Carloni, ci
siamo sentiti al telefono. - disse
alzandosi in piedi.
- Sì.
L'uomo stese la mano verso
Marilena che contraccambiò il gesto
stringendogliela.
- Ha fatto buon viaggio?
- Sì, il treno è arrivato
in perfetto orario. Strano a dirsi, ma
è così. Alla faccia di chi parla male
delle ferrovie italiane.
- E' partita di prima
mattina da Parma?
- Alle 8.30
- Non rimanga in piedi, si
accomodi. - disse indicandole una delle
due poltroncine poste dinanzi alla
scrivania.
L'ufficio non aveva alcunché
di moderno. I mobili che componevano
l'arredo risalivano agli anni sessanta,
come le locandine dei film affisse alle
pareti. L'unico oggetto non datato era
un monitor lcd collegato a una tastiera
da computer sistemato sulla scrivania.
- Be', allora? E' contenta
di essere qui?
- Sì, certo, moltissimo.
- Ho guardato con
attenzione le fotografia che mi ha
spedito nei giorni scorsi. Lei ha un
bellissimo corpo e il viso è molto
fotogenico, lo sa? Sono poche le ragazze
che possono esibire uno charme come il
suo. Al telefono mi ha confermato di
avere partecipato a numerosi concorsi di
bellezza e vinto dei premi. Adesso che
la vedo di persona la cosa non mi lascia
sorpreso.
A Marilena tornarono alla
mente gli avvertimenti della madre
mentre stava per salire sul treno che
l'avrebbe condotta a Roma. I modi
garbati del suo interlocutore la
rassicurarono e vide dissolversi le
paure che l'avevano accompagnata durante
tutto il viaggio e nei giorni
precedenti.
- Allora, mi racconta cosa
le piacerebbe fare nel mondo dello
spettacolo? Ha qualche preferenza?
- Mi piacerebbe fare della
televisione. - rispose con entusiasmo. -
Sbaglio?
- No, anzi, oggigiorno è
la via più breve per raggiungere il
successo. La mia agenzia ha sotto
contratto parecchie ragazze che lavorano
per diverse emittenti televisive. Molte
fanno parte di cast di programmi di
successo.
- Ah, bene! - disse
Marilena soddisfatta.
- Ma non sarà facile
ottenere una qualsiasi scrittura. Oltre
alle doti naturali, come quelle che
possiedi. - disse dandole del tu. -
Occorre anche dell'altro.
- Ad esempio? Soldi?
- Beh, se una ragazza
desidera fare carriera nel mondo del
cinema e della televisione deve essere
carina con le persone giuste. Non credi?
Quelle parole le fecero
tornare alla mente un servizio filmato
trasmesso qualche mese addietro dal
programma "Striscia la
Notizia" con protagoniste alcune
ragazze e un agente teatrale. Allora le
fu chiaro cos'era quello che l'uomo
voleva da lei e si spaventò.
- Non lo so. - disse
insicura.
- Sei davvero fortunata!
Nei giorni scorsi ho ricevuto l'incarico
da una importante emittente televisiva
di individuare un paio di ragazze di
bella presenza da inserire nel cast di
una importante trasmissione televisiva.
Tu hai le doti giuste per occupare
uno dei due posti. Naturalmente dovrai
trasferirti a Roma per il tempo
necessario alla registrazione delle
sette puntate del programma televisivo.
Sei disposta a farlo?
- Sì, certo. - disse
incredula.
L'insperata proposta la
mise di buon umore. Non riusciva a
capacitarsi che fosse tutto vero ciò
che le stava accadendo. Per lungo tempo
aveva sperato che il sogno di diventare
un personaggio televisivo si
avverasse e ora le si offriva, su un
piatto d'argento, l'occasione che stava
aspettando.
- Prima di mettere la firma
sul contratto che ti legherà alla
nostra agenzia vorrei verificare di
persona che tu non abbia dei difetti
fisici. Nelle foto che mi hai spedito
non ne ho notati, ma vorrei verificarlo
di persona per non ritrovarmi con delle
sorprese. Ti spiace spogliarti?
Marilena si trovò in
imbarazzo. Era abituata a mostrarsi in
passerella sulle pedane dei concorsi di
bellezza, con addosso il costume da
bagno intero, ma denudarsi davanti a uno
sconosciuto, in una stanza d'ufficio, la
infastidiva non poco.
- Bè, allora, che fai non
ti spogli?
Marilena ebbe un attimo
d'incertezza, dopodiché si alzò dalla
sedia e cominciò a denudarsi mantenendo
la testa china per l'imbarazzo. Si liberò
della camicetta, abbassò la lampo della
gonna e la sfece scivolare sino alle
caviglie, poi sul pavimento. Rimase con
addosso il perizoma e un reggiseno a
triangolo, in tulle nero, da cui
trasparivano i capezzoli. L'uomo,
abbandonata la postazione dietro la
scrivania, le si avvicinò e cominciò a
girarle d'intorno come se stesse
annusando l'odore di cui era pregno il
suo corpo.
- Hai un bel corpo, non c'è
che dire, altrimenti non avresti vinto
tutte quelle fasce ai concorsi di
bellezza a cui hai partecipato. Sei il
tipo di ragazza adatta a occupare uno
dei due posti di cui ti ho parlato
poc'anzi. Sceglierò proprio te. Sei
contenta? - disse afferrandole una mano
quando si trovò di fronte a lei.
- Contenta? Sì, certo. -
rispose Marilena impacciata.
- Beh, ormai non sei più
una ragazzina e avrai capito che nella
vita nessuno fa niente per niente. Se
davvero vuoi fare parte del cast della
trasmissione dovrai fare qualcosa per
me. E' poca cosa, non ti devi
preoccupare.
- Ad esempio?
- Magari potresti
succhiarmelo. - disse indicandole con
gli occhi la patta dei pantaloni da cui
c'era in rilievo una protuberanza.
Quando si era spogliata,
senza fare troppe storie, sicura di sé,
determinata a raggiungere l'obbiettivo
che si era posta, non immaginava di
ricevere quel genere di richiesta.
D'improvviso tutta la sua baldanza le
venne meno dopo che ebbe ascoltato la
proposta dell'uomo. Doveva prendere una
decisione. Una difficile decisione e
doveva prenderla in fretta.
Guardò l'uomo che le stava
davanti. Il suo aspetto era
stomachevole. Le aveva chiesto di
succhiargli l'uccello ed era in attesa
che lei appagasse il suo desiderio.
Marilena era consapevole che
rifiutandosi avrebbe posto fine alle sue
velleità artistiche e condizionato il
proprio futuro. Lasciò trascorrere
alcuni secondi prima di rispondergli
affermativamente, secondi che le
sembrarono eterni. Tutt'a un tratto
l'uomo abbassò la lampo dei pantaloni e
tirò fuori l'uccello in piena erezione.
La cappella era rossa, del
tutto simile a quella del cazzo di
Roberto, il suo moroso. Non c'era
nessuna differenza fra un cazzo e
l'altro e questo la convinse a non darsi
alla fuga. L'uomo accortosi
dell'imbarazzo di Marilena le appoggiò
le mani sul capo e lo spinse verso il
basso senza trovare opposizione da parte
della ragazza.
La cappella odorava di
piscio. Marilena la fece passare fra le
labbra e la ingoiò trascinandola fino
in gola. Inginocchiata ai piedi
dell'uomo strinse nella mano l'uccello e
cominciò a manipolarlo, stimolando con
la bocca e la lingua la cappella senza
trattenersi. Non era la prima volta che
succhiava il cazzo a un uomo e nemmeno
sarebbe stata l'ultima. Adoperarsi nel
fare quel pompino le sarebbe servito a
procurarsi una importante occasione di
lavoro e questo le bastava.
L'uomo incominciò a fare
oscillare il bacino muovendo il cazzo
nella bocca di Marilena che seguitò ad
aiutarsi con la mano per farlo venire in
fretta. Andò avanti a succhiare
fintanto che lo sentì prossimo a
eiaculare, allora scostò la bocca per
non ingoiare lo sperma. Racchiuse la
cappella nella mano mentre dall'uretra
usciva il liquido lattiginoso che le
imbrattò le dita mettendo fine alla sua
opera.
L'Eurostar lasciò la
stazione Roma Termini alle 19.30. Poco
dopo le 23.25 Marilena scese dal treno
che l'aveva ricondotta a Parma. Nella
borsetta non aveva nessun contratto con
la Zooom Film, ma al dottor Carloni
aveva strappato la promessa che sarebbe
stata inserita nel cast della importante
trasmissione televisiva di cui le aveva
fatto cenno.
Nei giorni seguenti rimase
in attesa di una chiamata che invece
tardò ad arrivare. Quando Marilena si
decise a telefonare all'agenzia il
manager le fece sapere che erano
sopraggiunte delle difficoltà del tutto
impreviste. Ma la rassicurò dicendole
che c'era un modo per superarle. Avrebbe
dovuto essere gentile con alcune persone
della produzione come lo era stata con
lui quando era andata a fargli visita
nell'ufficio di Roma. Ci avrebbe
guadagnato molto denaro se lo avesse
fatto. Marilena non lo lasciò finire di
parlare, interruppe la comunicazione e
si mise a piangere.
Lo stesso giorno gettò il
cellulare nelle acque del torrente che
passava sotto casa. Il dottor Carloni
non sarebbe più riuscito a
rintracciarla e lei non sarebbe caduta
nella tentazione di richiamarlo.
Era stata stupida nel
cedere alle lusinghe di quell'uomo. Per
molti mesi seguitò a guardare con
rimpianto le fasce vinte ai concorsi di
bellezza che custodiva come reliquie
nell'armadio della stanza da letto. Il
giorno che si laureò gettò le fasce in
uno dei cassonetti delle immondizie che
occupavano gli spazi nel piazzale sotto
casa e cominciò a vivere.
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