TOCCATA E FUGA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

      Stirare, lavare, spolverare, approntare cena e pranzo, addormentarmi. Le mie giornate trascorrono tutte uguali, una dopo l'altra, settimana dopo settimana. Ah, sì, dimenticavo i figli: ne ho due, Paolo e Giovanni. Il primo ha dieci anni, il secondo undici. Due discoli di ragazzi che non hanno più bisogno di una madre che li accompagni a scuola perché si arrangiano da soli, sostengono loro. Ho anche un marito, Fabrizio, una pasta d'uomo che occupa le giornate fra le quattro mura di un ufficio, per guadagnare lo stipendio necessario per mantenere la famiglia. E la sera, subito dopo avere cenato, si stende sul divano e si addormenta davanti allo schermo della televisione.
   Quando debbo stirare il bucato colloco l'asse da stiro dinanzi alla finestra della cucina. Infatti, specie d'estate, funziona da presa d'aria naturale e mi toglie dalla pelle la calura generata dal vapore che si sprigiona dagli indumenti umidi mentre stiro. Ma la finestra è anche uno strumento di distrazione poiché mi permette di gettare lo sguardo fuori dall’appartamento, e godere del panorama che ho d’intorno.

   L'uomo che scorgevo dalla finestra, un tipo sui trent'anni, piuttosto belloccio, era intento a innaffiare le piante di gerani sistemati sul terrazzo della propria abitazione. Nei giorni precedenti l'avevo scorto altre volte compiere la medesima operazione, soprattutto la mattina presto, ma non ci avevo fatto troppo caso. Occupava la mansarda soltanto da poche settimane, prima del suo arrivo l'appartamento era occupato da una ragazza che aveva l'abitudine di trattenersi sul terrazzo per studiare.
   Una volta innaffiati i gerani fece ritorno dentro l'appartamento, ma ne uscì subito dopo completamente nudo, sorprendendomi non poco. Distese sul pavimento del terrazzo un telo da mare e ci si coricò sopra.
   Erano le dieci di mattina e per fortuna i miei figli erano già usciti di casa per recarsi a scuola. Fabrizio era al lavoro e io sola dentro le mura di casa.
   Non so cosa mi prese, colpa degli ormoni in subbuglio, forse, ma vedere il corpo di un uomo nudo così ben fatto mi suscitò una forte eccitazione. Una pulsione erotica capace di dare calore alla preziosa gemma che custodisco fra le cosce.
   L'uomo se ne stava supino sul telo da mare e mostrava per intero gli attributi maschili. Nelle mani stringeva le pagine rosa di un giornale che sfogliava con poco interesse. Di tanto in tanto modificava la posizione del corpo sul telo da mare per ricevere i raggi del sole sulla pelle. Le curve delle natiche, sporgenti quanto basta, erano di una straordinaria bellezza, così pure cosce e gambe. Mostrava una schiena a V con spalle larghe e muscolose da renderlo appetitoso ai miei occhi
   Ovviamente indugiai nel contemplargli il cazzo. E mi prese la voglia di succhiarglielo fino allo sfinimento se ne avessi avuto l'opportunità. Sì, in effetti, questo pensai. 
   Smisi di stirare la camicia di mio marito e cominciai a sfiorare con la mano l'esile tessuto della vestaglia che mi proteggeva la vagina. Addosso non avevo le mutandine, come spesso succede quando sono dentro casa, e nel toccarmi percepii in modo chiaro le grandi labbra. Sollevai la vestaglia e accostai la mano sul clitoride. Incominciai a toccarmi il bocciolo fra le cosce, focalizzando l'interesse sul cazzo che troneggiava a poca distanza da mio punto di osservazione.
   L'uomo, accortosi della mia presenza, ruotò più volte lo sguardo nella mia direzione senza mostrarsi stupito dalla vista del mio corpo seminudo. Il davanzale della finestra copriva il lavoro della mia mano, ma doveva essergli sufficientemente chiaro quello che stavo mettendo in atto. Affaccendata com'ero nel masturbarmi non mi preoccupai di serrare i lembi della vestaglia, né di coprire le tette di cui avevo lasciato il profilo in bella mostra.
   Si era accorto che mi toccavo, ne ero certa, anche se non lo dava a intendere, e poi eravamo troppo vicini perché non se ne accorgesse. Forse stava provando piacere nel sentirsi al centro dell'attenzione, pensai, anche se il cazzo gli era rimasto avvizzito per tutto il tempo da quando avevo iniziato a masturbarmi e questo mi stupì non poco.
   Quando fui prossima all'orgasmo mi ritirai dal davanzale. Con la schiena appoggiata alla parete della cucina, le gambe divaricate, la pianta dei piedi appoggiata sul pavimento, seguitai a carezzarmi il clitoride ed esplosi in un grido assordante, godendo di un piacere per me inconsueto.

   Nei giorni seguenti, in più di una occasione, gettai lo sguardo sul terrazzo con la speranza di scorgere il corpo nudo del mio vicino coricato sulla copertura del terrazzo, ma inutilmente.
   Ogni mattina aspettavo con ansia il momento in cui mio marito e i ragazzi sarebbero usciti di casa per precipitarmi alla finestra. Per una intera settimana il mio vicino non si fece vivo. Una mattina, verso mezzogiorno, intravidi il corpo nudo confuso tra le piante di gerani che tracimavano dalla ringhiera del terrazzo insieme ai petali di margherite.
   Ero sola dentro casa, per mia fortuna. Mi affacciai alla finestra e in maniera sfacciata cominciai ancora una volta a masturbarmi. Lo feci mettendo in movimento le dita delicatamente, spoglia del furore che avevo mostrato la volta precedente, accrescendo in questo modo il sottile piacere che permeava il mio corpo.
   Mi sarebbe piaciuto che anche lui si toccasse, contraccambiando il mio gesto, mostrandomi cos'era capace di fare con il gioiello di carne che si ergeva fra le cosce, invece anche stavolta non si masturbò.
   Per una intera settimana occupò il terrazzo con la sua nudità. Ogni volta se ne stava sdraiato sul telo da mare per un paio d'ore, non di più, poi tornava a rinchiudersi nella mansarda. Nel vedere il suo corpo nudo mi sparivano tutte le ansie, le preoccupazioni, e le paure. Mi prendeva il batticuore ed ero travolta da una eccitazione che non conosceva limiti. 
   Essere motivo d'attenzione per una sconosciuta, seppure non più giovane come me, doveva averlo reso curioso, ne ero certa, anche se non lo dava a vedere. Sembrava non curarsi della mia presenza, e io non potevo fare a meno di masturbarmi di fronte a lui.
   Quell'uomo e le sue nudità erano come una droga, o meglio una ossessione. Una mattina mi presentai anch'io completamente nuda al davanzale della finestra. Ormai avevo perso ogni pudore e senso della misura. Cominciai a toccarmi le tette e proseguii a lungo nel pizzicarmi i capezzoli, avvicinandoli più volte alla bocca, impastandoli di saliva fino allo sfinimento.
   Ancora una volta sembrò non accorgersi della mia presenza. Accese una sigaretta, mi diede una occhiata, apparentemente svagata, dopodiché aspirò alcune boccate di fumo e riprese a leggere il giornale, come se nulla d'importante fosse accaduto. Io invece portai a termine la mattinata ficcandomi due dita nella vagina e andai avanti a masturbarmi finché raggiunsi l'orgasmo.

   Seguitai una intera settimana a toccarmi. Una mattina, verso mezzogiorno, mentre ero in fremente attesa della sua comparsa, prese di nuovo posto sul terrazzo. Per rendermi più interessante ai suoi occhi avevo modificato il taglio dei capelli accorciandoli e colorandoli di blu. Così infiocchettata mi sentivo una affascinate bambola rock. L'avevo fatto per lui, soltanto per lui, sorprendendo non poco mio marito e i miei figli che, vedendomi combinata in quello stato, avevano strabuzzato gli occhi per la sorpresa, chiedendomi se ero impazzita. Ma non la ero, volevo essere me stessa e basta.
   Davanti al davanzale, con l'uomo sdraiato sul telo da mare, cominciai ancora una volta a toccarmi. Era un rito di cui non riuscivo a fare a meno, anche se non sapevo dove avrebbe potuto condurmi. Con niente addosso seguitai a masturbarmi, desiderando che mi rivolgesse uno degli sguardi di cui mi aveva fatto dono nei giorni precedenti. 
   Tutt'a un tratto la porta della terrazza si aprì e comparve un altro uomo. Era più giovane dell'altro coricato sul pavimento. I loro occhi s'incrociarono, poi il nuovo venuto rivolse uno sguardo eloquente nella mia direzione e scosse il capo. Fu sufficiente quel gesto per farmi comprendere chi fosse. Mi scostai dalla finestra appena in tempo per vedere i due che si scambiavano un lungo bacio sulle labbra, solo allora intravidi il cazzo del mio ospite diventare duro, ma ormai era troppo tardi.

 

 

 
 

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