Alle
20.08 il bimotore della JetAirvais
arrestò la corsa al limite della pista
di atterraggio dell'aeroporto Giuseppe
Verdi. L'aereo effettuava la tratta
Parma-Roma-Parma tre volte al giorno, e
sarebbe ripartito l'indomani mattina con
i passeggeri diretti a Roma.
Sprofondato su una poltrona
della sala d'aspetto mantenevo le mani
intrecciate, muovendo le dita di
continuo per scaricare l'ansia che mi
portavo addosso, in attesa che
comparissero i passeggeri provenienti
dalla capitale.
Ero andato all'aeroporto per
incontrare una donna di cui conoscevo
soltanto il nome: Margherita. Avevamo
stretto amicizia navigando in internet
dove tutt'e due eravamo soliti
pubblicare racconti erotici nel medesimo
gruppo di discussione. Una sera,
replicando a un commento di un lurker,
avevo espresso pubblicamente il
desiderio di fare sesso con una lesbica
stupendo non poco gli habitué del
gruppo.
Questa fantasia erotica era
stata fatta sua da Margherita, musa
ispiratrice di molti miei racconti
saffici che, senza molti preamboli,
aveva esternato l'intenzione di volermi
conoscere di persona.
Le uniche donne
dichiaratamente lesbiche che mi era
capitato di conoscere, prima
d'incontrare Margherita, erano creature
orribili e tutt'e due infermiere.
Avevano gambe foderate con lunghi peli e
provviste di una sottile peluria al
viso, mentre nel mio immaginario, come
in quello di molti maschi abituati a
consumare film porno su YouPorn, una lesbica
riproduceva, e riproduce tutt'ora,
l'essenza della pulsione erotica; ed è
questa la ragione che mi aveva spinto a
intraprendere la conoscenza con
Margherita.
Nella sala d’attesa
dell'aerostazione c’ero soltanto io ad
attendere l'arrivo dei passeggeri.
Margherita non avrebbe avuto difficoltà
a identificarmi. Stirai le gambe e mi
alzai dalla poltrona, dopodiché mi
avvicinai al cancello d'uscita dei
viaggiatori provenienti dalla capitale.
Le sembianze di Margherita
mi erano sconosciute. Lei però
conosceva la mia identità poiché era entrata in possesso di una fotografia
che mi ritraeva durante un pranzo di
autori di racconti erotici organizzato
tempo addietro in un ristorante di
Bologna.
Il gruppo di viaggiatori
portati a terra dall'aereo era composto
in massima parte da uomini d'affari.
Identificai fra il gruppo di passeggeri
tre giovani donne: una di loro era
sicuramente Margherita.
Fu lei a notarmi e venirmi
incontro. Me l'ero immaginata così e
fisicamente non era per niente male, anzi.
- Ciao, Lorenzo! - disse
dopo avermi gettato le braccia attorno
al collo e schioccato un doppio bacio
sulle guance.
- Ciao. - risposi
intimidito dal suo slancio.
Peluria alle gambe non ne
aveva, e nemmeno fili di barba sul
mento. Indossava una minigonna
elasticizzata che ne metteva in risalto
le gambe ben tornite e le caviglie
strette. Una camicetta bianca,
sbottonata sul davanti, dava lustro al
solco fra le tette, non troppo grosse,
ma sode all'apparenza. Tracolla portava
una borsa da viaggio.
- Hai altri bagagli? -
dissi.
- No, ho tutto nella borsa.
Ripartirò domani pomeriggio. Con me ho
portato lo stretto necessario.
- Conoscendo la
predilezione che hai per i congegni
erotici sono curioso di sapere cosa
nascondi dentro la sacca. - dissi in
tono scherzoso.
- Eheheh... è una
sorpresa.
- Dai a me, te la porto io
la borsa.
- Ah, sì, grazie.
Sistemai la fascia della
borsa tracolla e proseguimmo a piedi
verso l'uscita dell'aerostazione.
- Sei soddisfatto di
vedermi qui? Oppure pensavi che ti avrei
bidonato?
- Non avevo dubbi. Ero
certo che saresti comparsa. - dissi
aprendomi in un eloquente sorriso.
Margherita bella la era per
davvero. E mentre ci dirigevamo verso
l'automobile mi domandai se effettivamente
era
lesbica.
Bisessuale! Ecco cos'era!
Ma non potevo chiederle conferma,
perlomeno non subito, magari più tardi,
pensai.
- Dove mi conduci? - chiese
mentre percorrevamo la tangenziale a est
della città.
- Pensavo che ti avrebbe
fatto piacere cenare in un locale
tipico.
- Sì, certo, dove mi
porti? Vicino al Po?
- No, in collina, ma se
insisti cambio direzione e ti accompagno
in un ristorante della Bassa.
- No, va bene anche così,
mi fido di te.
Usciti dalla tangenziale
imboccammo la strada che da Parma
conduce verso le colline.
- Ti spiace mettere un poco
di musica?
- No, anzi.
Accesi l'autoradio e la
sintonizzai su Radio Lattemiele, la
stazione che sono solito ascoltare
mentre guido.
- Ascolti sempre questa
musica degli anni 60 mentre viaggi?
- Sì, perché?
- Beh, si sente che sei un
tipo romantico.
- Adesso mi fai arrossire.
- E' l'impressione che ho
ricevuto leggendo i tuoi racconti e la
scelta di questa musica ne è la
conferma. Ci scommetto che uno dei tuoi
cantanti preferiti è... Biagio
Antonacci, vero?
- Sì, lo ammetto. -
risposi con un certo imbarazzo.
- Ma dai, scherzavo. E poi
Biagio piace anche a me.
Dalla terrazza del
ristorante dove prendemmo posto potevamo
godere di una vista panoramica sulla
pianura illuminata dai fari delle
automobili e da uno sciame di luci. La
differenza d'età non si mostrò un
handicap per la nostra amicizia.
Margherita sembrava soddisfatta della
mia compagnia. Estranei non li eravamo
del tutto, la lettura dei suoi racconti
e le accese discussioni che avevano
caratterizzato il nostro rapporto sul
newsgroup mi avevano permesso di
conoscerla più di quanto lei potesse
immaginare. In comune avevamo lo stesso
modo d'intendere la vita, poiché tutt'e
due eravamo disposti ad accettare
qualsiasi tipo d'esperienza sessuale ci
fosse stata proposta.
I preliminari, giocati a
consumare la cena attorno a un tavolo,
accrebbero in entrambi la voglia di
conoscerci nell'intimità di una stanza
da letto.
- Sei contenta di essere
qui stasera?
- Sì, certo.
- Oppure avresti preferito
non essere mai venuta?
- Perché dici questo?
- Non lo so.
- E' una risposta del cazzo,
lo sai?
- Sì, certo, scusami.
- Ho intrapreso questo
viaggio conscia di ciò che avrei
trovato. Leggendo i tuoi racconti ho
imparato a conoscerti, e mi piaci per
come sei dentro.
- E come sono?
- Ingenuo. O forse no, è
questo che vorrei scoprire di te e ciò
m'incuriosisce.
- Perché dici questo?
- Sei candido. Ecco la
parola giusta che serve a definire
quello che sei. Sì, questa è
l'espressione più appropriata.
- E' un demerito forse?
- No, ma al giorno d'oggi
è premiato chi è furbo e ipocrita, non
credi?
- E allora?
- Mi piaci così come sei,
altrimenti non sarei mai venuta qua.
Spesso ho a che fare con
persone che fanno di tutto per apparire
per ciò che vorrebbe essere e non per
quello che sono. Di me ti sei fatta una
idea che è solo tua, magari potrei
essere molto diverso da quello che
immagini che io sia, non credi?
- Sono qui per scoprirlo.
- Parlami di te, piuttosto.
- dissi.
- Di me?
- Sì, di te.
- Non ho molte cose da dirti.
Che vuoi sapere?
- Tutto.
Incominciò a scandire una
parola dietro l'altra come sono solite
fare le donne quando iniziano a parlare
di sé. Rimasi ad ascoltarla mentre
parlava del suo lavoro, delle amicizie e
di come aveva cominciato a scrivere
racconti erotici. La voce tradiva un
chiaro accento romanesco. Rimasi stupito
nel sentire che mozzava le doppie erre
in una sola. Io invece le arrotavo con
la mia inflessione parmigiana.
A tavola mi diede
l'impressione di gradire il piatto di
tortelli d'erbetta che il cameriere ci
servì dopo l'antipasto di salumi. Lo
stesso accadde con la punta di vitello
ripiena di pane, formaggio e uova. Dopo
avere assaggiato quest'ultimo piatto si
limitò a gustare un sorbetto alla menta
servitoci a fine pasto.
*
* *
- Carino il tuo appartamento.
- Ti piace?
- Lascia che lo visiti,
dopo saprò di te molto più di quanto
già so.
- Non dovrai affaticarti
troppo a camminare perché è di soli
85mq.
- E cosa vorresti a
disposizione? Un'astronave?
- No, ma vorrei un
bell'attico.
- Carino... lui, eh.
La seguii dappresso
strusciandomi contro il suo corpo mentre
si muoveva da una stanza all'altra fino
a quando ci ritrovammo nella stanza da
letto. Ci fissammo a lungo negli occhi,
senza dire una sola parola, aspettando
che l'altro prendesse l'iniziativa.
Posai una mano sulla sua guancia e
l'accarezzai. Lei accompagnò il mio
movimento adagiandosi con la guancia
contro con il mio viso.
Ero conquistato dal profumo
della sua pelle, ma non sapevo quale
iniziativa prendere. Margherita era
lesbica, su questo non avevo dubbi, me
lo aveva confermato lei stessa, ma non
sapevo bene cosa desiderasse da me. Fece
passare le dita fra i miei capelli e
cominciò a carezzarli. I suoi movimenti
erano delicati come quelli di una piuma.
Solleticava la mia pelle provocandomi
dei brividi lungo tutto il corpo.
Avvicinammo le labbra, sfiorandoci
fuggevolmente, senza mai entrare
definitivamente a contatto, fintanto che
le nostre bocche divennero un tutt'uno.
Margherita era calda,
appassionata, molto più femminile di
quanto potessi immaginare. Seguitammo a
baciarci a lungo. L'idea che mi ero
fatto della sua persona, leggendo i
racconti che aveva scritto, era diversa
da quello che appariva nella realtà. Ma
cos'era Margherita allora? Ripetei a me
stesso più volte questa domanda senza
trovare una adeguata risposta.
Posai le mani sopra i suoi
seni e li accarezzai. L'imbottitura del
reggiseno non mi consentì d'entrare a
contatto con la pelle, ma anticipò il
momento in cui le avrei carpito i
capezzoli fra le labbra per succhiarli
avidamente. Accadde poco dopo quando ci
ritrovammo nudi sopra le lenzuola.
Nel fare l'amore Margherita
si mostrò insaziabile. Andò in brodo
quando incominciai a succhiarle il
clitoride e in poco tempo raggiunse con
estrema facilità più di un orgasmo.
Tutto sembrava procedere per il verso
giusto. Non avevo percepito nessuna
differenza fra lei, lesbica, e una
qualsiasi altra donna che era giaciuta
nel mio letto, perlomeno fintanto che
provai a scoparla.
- No... non è giunto
ancora il momento. - disse serrando le
cosce.
- Perché?
- Ho una sorpresa per te.
- Dici davvero?
- Sì, ma non è ancora
tempo.
Avevo le palle dure, retratte, con una gran voglia di
scopare. Desideravo penetrarla, ma lei
tergiversava accrescendo il desiderio di
possederla.
- Cosa ti piacerebbe fare
con me?
- Tutto.
- Tutto cosa?
- Scoparti?
- E poi?
- Desidero che me lo
succhi?
- E poi?
- Venirti in bocca?
- E poi?
- Mettertelo nel culo?
- E poi?
- Beh, cosa altro potrei
desiderare?
- Non hai altri desideri?
- Non so, dovrei pensarci.
- dissi carezzandole i capezzoli
turgidi.
- Se ti mettessi un dito
nel culo come reagiresti?
- Lo accoglierei
volentieri.
- C'é qualche donna che te
lo ha già messo dentro?
Esitai prima di
risponderle, poi glielo dissi.
- Sì, parecchie volte.
Avevo un'amica a cui piaceva farlo senza
che glielo chiedessi.
- Ti sentivi imbarazzato?
- Quando lo faceva
spontaneamente no, ma sono un po' restio
a chiedere a una donna di infilarmi un
dito nel culo. Lo capisci, vero?
- E se ti chiedessi di
provare un'esperienza di questo genere
con me?
- Con te sono disposto a
tutto. - dissi adagiandomi con tutto il
corpo sopra di lei.
- Sono contenta che tu dica
questo. Ho portato con me una sorpresa.
Aspetta qua, l'ho nella borsa da
viaggio, vado in bagno e torno da te.
Margherita si liberò del
mio abbraccio e scese dal letto.
Attraversò la stanza e uscì dalla
porta. Quando tornò aveva indosso una
cintura fallica.
- Ti piace? - disse
mostrandosi nuda con indosso un cinto
nero da cui s'innalzava un fallo in
lattice colore della carne.
- Carino. - dissi sorpreso.
- Ti piaccio così?
Nuda, col fallo in lattice
fra le cosce, sembrava un altro tipo di
donna, ma non sapevo come dirglielo.
- Uhm... sì, ti sta bene.
- mentii.
- Quando una donna indossa
una cintura fallica come questa lo fa
perché desidera penetrare il suo
partner maschile, ma anche l'uomo trova
godimento nell'essere penetrato. Eri al
corrente di questo?
- No, non lo sapevo. -
dissi allarmato.
Rimasi sconcertato da
quella che consideravo una goffa
messinscena. Non avevo mai visto una
donna con indosso un gingillo del
genere, anche se mi era capitato di
giocare con falli in lattice e penetrare
le mie occasionali partner con uno di
quegli aggeggi.
- Le coppie che usano lo
strap-on hanno l'opportunità di
scambiarsi i ruoli e saggiare un lato
diverso della loro sessualità.
- Ah! - dissi, mentre il
cazzo mi si afflosciava.
- Occorre che ognuno dei
partner liberi le fantasie
dell'ambivalenza sessuale e le esprima
liberamente.
- E tu credi davvero a
quello che stai dicendo?
- Certamente! Quando assumo
il ruolo di chi penetra vado a mutare il
rapporto di coppia e questo cambiamento
può diventare molto eccitante per
entrambi i partner, concordi?
- Sì... certo.
- Se la pratica è
condivisa si ha l'opportunità di
raggiungere la piena fusione dei corpi e
della mente, oltre che incrementare la
sessualità di ciascuno.
- Dici?
- Sì, sei pronto a farlo?
Preparato a quello che
Margherita mi stava offrendo non lo ero,
affatto, ma non potevo tirarmi indietro
dopo che mi ero detto disposto a tutto.
- Come ti sembro? - disse
avvicinandosi al letto dove stavo
supino.
- Non ero preparato a
questo genere di sorpresa. Che dovrei
dire di più?
- Come credevi che fossi?
- Non lo so più.
- Un'idea te la sarai fatta
di me leggendo i racconti che ho
scritto.
- Sì, certo, o forse no.
- Beh, che vogliamo fare?
- Scusa se ti faccio una
domanda, ma non ti senti ridicola con
quell'aggeggio fra le cosce?
- No, affatto.
- Allora cosa vuoi da me?
- Te l'ho detto, voglio
penetrarti.
- E io cosa dovrei fare?
- Niente, devi lasciare
fare tutto a me. - disse.
Margherita si avvicinò al
letto e si mise davanti a me con il
fallo in lattice bene in mostra.
Percepivo a pelle che era molto eccitata
e desiderava assumere il ruolo di
puntatore. Ero perplesso, e poi non ero
sicuro di prendermi in carico il suo
ruolo di donna facendomi inculare, ma
nello stesso tempo non volevo perdere
l'occasione di mettermi alla prova
sperimentando questo modo diverso di
intendere il piacere sessuale.
Margherita salì sulle
coperte e si accucciò al mio fianco.
Incominciò ad accarezzarmi le cosce
risalendo con le dita fino all'inguine
prendendo nella mano il cazzo. Cominciò
a masturbarmi, poi discese con le dita
fino a toccarmi l'orifizio anale.
- Ti piace quando te lo
tocco in questo modo eh?
- Sì. - dissi in tono
dimesso.
Intinse le dita nella
bocca, inumidendole di saliva che si
premurò di depositare sull'anello
dell'ano, poi m'infilò un dito nel culo.
Roteò a lungo l'estremità della mano
provocandomi un gradevole prurito,
intestardendo a masturbarmi con l'altra
mano. Ero turbato e preoccupato per ciò
che Margherita era intenzionata a fare.
Ero in affanno perché soggetto di
piacere nelle mani della mia partner.
- Sei pronto ? - disse.
Non le risposi mi sistemai
carponi sul letto col culo esposto verso
l'alto e il capo calcato verso il basso
a toccare col muso il cuscino. Le dita
delle sue mani aspersero, ancora una
volta, della saliva nel mio buco del culo e
subito dopo l'estremità del fallo
artificiale si posò sull'orifizio.
Margherita spinse delicatamente la sonda
di lattice nel mio intestino dilatandomi
l'ano.
Il cuore sembrava uscirmi
dalla gola. Le tempie mi martellavano e
il respiro mi mancò all'improvviso. Ero
impaurito e non volevo ammettere che
stavo traendo piacere dallo sfregamento
del cazzo di gomma nel mio intestino.
Margherita stava dietro di me e
seguitava a penetrarmi compiaciuta del
suo ruolo maschile. Tenevo il cazzo duro
e mi prese la voglia di toccarmelo, ma
non glielo dissi e lasciai che
continuasse a scoparmi dilatandomi il
buco del culo.
L'indolenzimento e il
bruciore che provavo quando affondava il
fallo nelle mie viscere era attenuato
dall'appagamento sessuale che mi offriva
questo tipo di penetrazione. Ero madido
di sudore, ansimavo e gemevo alla stessa
maniera delle mie compagne di letto
quando le scopavo. Chissà se Margherita
stava traendo uguale piacere puntandomi
il membro di lattice in quel modo.
Desideravo sborrare e
raggiungere l'apice del piacere.
Cominciai a sfregare la cappella con le
dita muovendomi in sincronia col fallo
che mi penetrava didietro. Non ci misi
molto a venire.
- Vengo!... Vengoo!...
Vengooo! - urlai .
- Sì... sì... sì... -
urlò Margherita proseguendo a scoparmi.
Nel momento in cui estrasse
il fallo dal mio culo provai un forte
bruciore all'ano. Mi ammosciai sulle
coperte del letto e Margherita mi fu
sopra, poi ci scambiammo un lungo bacio.
E'
trascorso un mese da quella sera. Con
Margherita seguitiamo a vederci
regolarmente nei fine
settimana, a volte a Roma e altre volte
a Parma. Lo scambio di ruoli ha
accresciuto il mio desiderio sessuale.
Ho stabilmente pensieri impudichi e lei
è l'unica donna capace di appagarli
sodomizzandomi col suo strap-on.
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