STATI DI CONFUSIONE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

       

      Da adolescente avevo una idea fissa per la testa: il sesso. A quell'età ero solito spararmi due o più seghe al giorno. Lo facevo nel cesso, lontano da sguardi indiscreti, oppure coricato sul letto, con lo sguardo fisso sui manifesti di donne nude appiccicati alle pareti della camera. Più mi toccavo più mi tornava la voglia di masturbarmi da capo. Non ero mai sazio del piacere che sapevo darmi insudiciandomi le mani di sperma.
   Da adulto non ho mai tralasciato di masturbarmi. Anche da sposato ho seguitato a farlo, appagando comunque le voglie di mia moglie che nei primi anni di matrimonio reclamava d'essere scopata un paio di volte al giorno. Mi piaceva toccarmi davanti alla tivù, con mia moglie presente, mentre sullo schermo scorrevano le immagini di una pellicola pornografica. Lei non si è mai crucciata della mia condotta sessuale, anzi, a letto, si è sempre sentita appagata per i modi diversi con cui la scopavo, perché cercavo in ogni modo di emulare le gesta dei protagonisti di quei filmati.
   Col passare degli anni la voglia di sesso si è fatta sempre più impellente. Né la figa di mia moglie né le sempre più frequenti seghe, che mi sparavo davanti ai corpi nudi delle donne protagoniste di film porno, hanno saputo soddisfare lo scompiglio ormonale che è imprigionato dentro me. Ho iniziato a frequentare i postriboli della città accoppiandomi soprattutto con prostitute di giovane età. E' in quei luoghi di tolleranza e di perdizione che ho gettato le basi per godere di altri piaceri. Ho cominciato a spiare le nudità e le scopate di chi frequentava i postriboli stimolato da una curiosa morbosità. Stare nascosto dietro alla parete di una stanza, provvista di specchi unidirezionali, guardando gli altri scopare, soddisfaceva a pieno le mie curiosità eccitandomi a dismisura. Non mi sono mai considerato un pervertito, tutt'al più un malato di sesso, ma giorno dopo giorno, sega dopo sega, si è fatto largo nella mia mente il desiderio di stuprare una donna.
   Animato dalla voglia di realizzare questa fantasia ho cominciato ad appostarmi all'uscita dei locali notturni mettendomi alla ricerca di una facile preda. Dopo tanti appostamenti finiti malamente ero sul punto di abdicare al mio progetto quando, una sera in cui avevo bevuto più del solito, ho messo in atto uno stupro.

* * * 

   Il parcheggio della discoteca "Gatto Morto" era stipato di autovetture sportive e fuoristrada. Mezzanotte era passata da pochi minuti quando giunsi sul posto. Mi sistemai a ridosso di una siepe, vicino a un albero d'alto fusto, dove rimasi nascosto, bevendo lattine di birra e fumando una sigaretta dopo l'altra, auspicando che comparisse una facile preda da stuprare.
   La serata sembrava promettere male. Verso le tre di notte mi ero già sparato tre seghe e non avevo adocchiato nessuna ragazza adatta al mio scopo, poi sulla porta d'uscita del locale comparve lei: Marielle.
   Non era il tipo da passare inosservata. Un abito lungo fino alle caviglie, con una profonda scollatura a V, lasciava scoperti i seni. Procedeva ancheggiando a passo lento verso l'area di parcheggio facendo ballonzolare le tette prive di reggiseno. Di carnagione scura, aveva i capelli lunghi e mossi a cadere sulle spalle. Formosa quanto basta era provvista di un fondo schiena molto pronunciato da sembrare perfino ingombrante. Vedendola provai subito il desiderio d'incularla, così le andai dietro concentrato nel non farmi scorgere.
   Camminava caracollando, sbattendo le natiche da un fianco all'altro, mettendo in dovuto risalto le forme del culo. Tutt'a un tratto arrestò il passo dinanzi a una Mercedes metallizzata di colore grigio fumo. Dalla borsetta raccattò il telecomando di cui si servì per aprire la portiera. Prima che salisse nella vettura le fui addosso. Le puntai la rivoltella scacciacani contro il volto e la minacciai di morte se non avesse obbedito ai miei ordini.
   L'obbligai a mettersi seduta, al posto di guida dell'autovettura, e andai a sedermi al suo fianco, dopodiché ci allontanammo dal parcheggio. In pochi minuti raggiungemmo una carraia a ridosso dell'argine del fiume Taro distante soltanto qualche chilometro dalla discoteca. Le ordinai di arrestare il Mercedes in una piazzola, accanto a dei cumuli di ghiaia, in prossimità di un frantoio.
   Ero eccitato e non vedevo l’ora di scoparla. Lei doveva essere conscia di ciò che l’aspettava. Rimase zitta per tutto il tempo, probabilmente allarmata dalla presenza della rivoltella con cui la stavo minacciando.
   Avevo il cazzo in tiro e il cuore che mi pulsava nel petto come una vaporiera. Non esitai a rivelarle ciò che volevo da lei prima di incularla
   - Succhiamelo! - dissi risoluto.
   Sembrò esitare prima di decidersi a farlo. Tornai a minacciarla e le puntai la rivoltella alla tempia, strillandole addosso che l'avrei ammazzata se non avesse obbedito ai miei ordini. Mi lasciai cadere in avanti col culo sul sedile, dopodiché misi in mostra il cazzo, turgido quanto basta, in attesa che lo stringesse nelle mani.
   - Succhiamelo! - dissi per l'ennesima volta.
   Lei abbassò il capo e fece scivolare le labbra sulla cappella che rimorchiò in gola.
   - Succhia! Succhia! - la comandai.
   La bocca aderì come una ventosa alla cappella producendomi un naturale piacere.
   - Sì, così... così. Brava... continua!
   China su di me afferrò con la mano il cazzo alla radice e con le labbra seguitò a succhiare. Un pompino fatto coi fiocchi, il suo. Sembrava averci preso gusto nel leccarmi la cappella. Muoveva la lingua producendo un suono gradevole alle mie orecchie per l'abbondante presenza di saliva nella bocca.
   Godevo, cazzo, se godevo!
   Seguitò a succhiare senza farmi venire, anche se avrei desiderato sborrarle in bocca al più presto. Essere scopato in quel modo mi diede un sommo piacere, ma quella sera ero uscito di casa con l'intenzione di inculare una donna e non avevo intenzione di desistere dal proposito.
   - Scendi dall'auto! - le ordinai scostandole il capo dal cazzo.
   Lei aprì la portiera e scese dalla vettura. La luna nel suo ultimo quarto illuminava il terreno circostante. Presi posto sul sedile che lei aveva occupato, posai i piedi a terra, e rimasi seduto per traverso al posto di guida.
   - Togli le mutandine. - dissi puntandole ancora una volta contro il muso la rivoltella.
   Stavolta rimase immobile senza dare seguito al mio ordine.
   - Te lo ripeto ancora una volta. Togliti le mutande!
   - Non le indosso. - disse dopo qualche secondo.
   - Ah! Bene.
   Avevo il cazzo duro e una gran voglia di sfondarle il buco del culo.
   - Dai, vieni qua. - dissi cingendole i fianchi.
   Lei girò le spalle verso di me. E mi ritrovai con il suo fondoschiena all'altezza degli occhi. Le masse muscolari che le addobbavano le natiche conferivano al culo un aspetto seducente. Aspersi di saliva le dita di una mano e con l'altra che impugnava il revolver le sollevai la gonna.
   - Chinati in avanti - comandai.
   Avvicinai le dita ricoperte di sputo all'orifizio dell'ano per inumidirlo di saliva prima di penetrarla. D'improvviso le mie dita si trovarono a contatto con un corpo estraneo. Tirai indietro la mano sbalordito dalla singolare scoperta. Ripresomi dallo stupore raggiunsi con la mano di nuovo l'ano e mi avventurai verso il pube della mia ospite. Allora incocciai di nuovo nelle tonde forme di un paio di testicoli.
   Quello che la mia mano incominciò a tastare era un cazzo, ed era duro, ma non era il mio. Il fiato mi rimase bloccato in gola. Fu lei a prendere l'iniziativa avvicinandosi con le natiche al mio cazzo sempre più in tensione. Dalla posizione in cui si trovava mi afferrò il cazzo e lo avvicinò al culo. A differenza dell'ano di mia moglie il suo orifizio era più elastico e si dilatò con estrema facilità. Non mi rimase che premere la cappella in avanti e scoparla nel culo.
   Abbandonai il revolver sull'altro sedile e accompagnai i movimenti delle sue natiche con quelli delle mie mani con cui le stringevo i fianchi. La cappella incominciò a scivolare nell'ano senza difficoltà. Prima di quella sera non avevo mai scopato un transessuale, anzi era la prima volta che mi succedeva d'inculare un uomo. A dire il vero non notai alcuna differenza col buco del culo di una donna. Ma scopare un transessuale era eccitante perché c'era il gusto del proibito.
   L'oscurità della notte occultava i nostri gesti. Non m'importava di sapere chi fosse la mia partner, godevo nel fare scorrere il cazzo nella cavità del suo culo e questo mi bastava, ma non a lei. Mi prese una mano e la trascinò sul suo cazzo. Mi ritrovai a stringere un cazzo che non era il mio e la cosa mi piacque. Cominciai a menarglielo con un certo imbarazzo. A dire il vero mi sentivo strano nel fare una sega a qualcuno che stavo scopando. Era un piacere insolito quello che stavo provando, menavo con rabbia il cazzo di un altro e non vedevo l'ora di sborrargli nel culo.
   Raggiunsi l'orgasmo scuotendomi di brividi da capo a piedi, ma seguitai a masturbare la mia partner fintanto che venne anche lei impiastricciandomi le dita di sperma, poi mi staccai.

   Dopo quanto mi è accaduto quella sera non ho mai cessato di scopare mia moglie e nemmeno di spararmi seghe in modo solitario. Ma più di ogni altra cosa adoro prendere fra le mani il culo e il cazzo di Marielle che ho preso a inculare con regolarità.

 

 
 

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