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SOTTOMISURA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
Le
strade tutt'attorno il Teatro Regio
erano popolate, come accade ogni sabato
mattina, dalle bancarelle del mercato
settimanale degli ambulanti. Uomini e
donne sgambettavano da un banco
all'altro come cavallette, alla ricerca
di un capo di abbigliamento griffato di
fine serie, disputandosi gli oggetti dei
loro desideri. A fatica riuscii a farmi
largo fra un gruppo di donne di una
certa età riunite intorno a una
bancarella che liquidava biancheria
intima e abbigliamento estivo, e diedi avvio
alla cernita con la speranza di
raccattare qualche pezzo pregiato.
Andare in giro per i
mercatini, praticando shopping a basso
costo, è una delle distrazioni a cui
non so sottrarmi. Alcuni sociologi hanno
equiparato l'esercizio di questo
passatempo alla stregua di una qualsiasi
droga perché al pari di una sostanza
stupefacente crea dipendenza. Ormai fare
shopping nei mercatini è un fenomeno
generalizzato. Coinvolge un gran numero
di uomini e donne che si accaparrano
oggetti senza averne alcuna necessità, per il
solo piacere di consumare.
Sono
consapevole d'essere una donna
shopping-dipendente, ma fare acquisti mi diverte. Anzi, talvolta
trovo che sia perfino eccitante. Muoversi fra le
persone, annusare i loro odori, entrare a
stretto contatto con i corpi,
contendersi e passarsi gli oggetti fra
le mani non mi produce solo smania e
agitazione, ma un vero turbamento
sessuale.
Nel caos che regna
intorno alle bancarelle c'è sempre
qualcuno che se ne approfitta per toccarmi
il culo. Il più delle volte,
girandomi, ho la sorpresa di trovare
alle mie spalle solo donne e ciò mi
lusinga. Sono portata a credere che il
mio deretano sia appetibile anche a molte di
loro.
Stavo girovagando da una
bancarella all'altra, senza una meta
precisa, quando misi gli occhi su un
articolo che avrei voluto dare in regalo
a Cristina, certa di farle cosa gradita.
Era con lei che avevo appuntamento da lì
a poco. Fatto mio l'oggetto da regalo
abbandonai la zona mercatale e, in
sella alla bicicletta, presi la
direzione di Piazza Garibaldi.
Quando raggiunsi il Bar
Splendor Cristina era seduta sotto un
ombrellone, al riparo dal sole, poco
distante dall'imponente monumento a
Giuseppe Garibaldi. Scorgendomi si alzò dalla
poltroncina di vimini e ci scambiammo un
duplice bacio sulle guance, alla maniera
francese.
- Come stai? - disse.
- Bene. E tu?
- Anch'io.
- Luca?
- E' a Budapest per lavoro.
Torna martedì o mercoledì, spero.
Avrei voluto dirle qualcosa
a proposito di Luca. Esitai prima di
cedere alla tentazione di manifestarle
cosa pensavo a proposito delle continue
assenze da casa del marito, ma preferii
cambiare argomento di conversazione.
- Sono stata al mercatino e
ti ho preso un regalo. - dissi. -
è solo un pensiero, ma spero che ti
piaccia. L'oggetto mi faceva
l'occhiolino su un banco e ho subito
pensato a te.
- Lo sai che mi hai messo
addosso una certa curiosità? Posso
almeno sapere di cosa si tratta?
- Prova a indovinarlo.
- Dai, Erika non fare la
sciocchina. Dimmelo, non tenermi sulle
spine.
Cristina era dotata di una
straordinaria bellezza. Le sporgenze
carnose delle labbra si schiusero e
accennò a mordersi il labbro inferiore.
Era impaziente di sapere
cos'era l'oggetto che le avevo comperato
e non sapeva nasconderlo. Incominciò a
battere nervosamente le dita sul
bracciolo della poltroncina ansiosa che
le consegnassi il regalo.
Indossava una camicetta
bianca, ampiamente scollata, e dei jeans
attillati che le conferivano un aspetto
sbarazzino. I capelli castani, raccolti
dietro alla nuca, a coda di cavallo, la
facevano apparire più giovane di quanto
non era, invece aveva la mia stessa età:
trentadue anni.
- Potrebbe essere un
copricostume, una t-shirt o una
maglietta da vogatore a spalla stretta.
Tu cosa pensi che sia? - le suggerii.
- Dai, non farmi stare
male. Dimmelo.
Cristina strinse nella mano
il bicchiere appoggiato sul tavolino e
sorseggiò la bevanda analcolica.
Osservai il movimento delle labbra che
si dilatarono al passaggio del liquido.
Fui colta da un irrefrenabile desiderio
d'infilarle la lingua nella bocca, ma
era solo una voglia spuria, un capriccio
della mia fantasia.
- Va be', dai, ora te lo
vado a prendere. L'ho nel cestello della
bici.
Tornai poco dopo al tavolo
stringendo nella mano un sacchetto con
dentro il regalo.
- Tieni è qui dentro. -
dissi, porgendole l'involucro di
plastica che lo conteneva.
- Che faccio? L'apro ora?
- Se ti va che gli altri lo
vedano...
- Ah! E' così dunque.
Contiene un oggetto misterioso di cui
debbo vergognarmi?
- Ma no, che dici mai.
- Beh, allora lo apro.
Cristina tolse dal
sacchetto l'involucro che custodiva il
regalo. Lo aprì e ne tirò fuori un
bikini in tinta unita con reggiseno a
forma di triangolo.
- Accidenti! E' un
bellissimo coordinato bianco! Giusto
quello di cui ho bisogno.
- Dici?
- Sì, davvero!
- Ne sono felice. E' una
piccola cosa, lo so. Su una pelle
olivastra come la tua il bianco è il
colore che più d'ogni altro può dare
risalto alle forme del tuo corpo.
Cristina afferrò il
reggiseno, valutò la consistenza del
tessuto e le dimensioni, poi fece la
stessa operazione con lo slip.
- Ma che taglia hai preso?
- La terza di reggiseno e
la quarantadue per gli slip. Sono andata
un po' a naso.
- Per essere una terza
misura mi sembra piccola. Non credo che
il reggiseno contenga le mie tette, per
me si tratta di una seconda.
- Ma no, dai, fammi vedere.
Afferrai i capi di
biancheria e li valutai ancora una
volta.
- Ti sbagli, guarda qui! C'è
scritto nell'etichetta. E proprio una
terza!
- Scusa se insisto, ma il
reggiseno è di una misura più piccola.
Lo saprò bene, non credi?
- Per giudicarlo dovrei
vedertelo addosso.
- Lo indosserò appena sarò
a casa, poi te lo faccio sapere.
- Potresti indossarli ora,
così se non è della misura giusta
faccio in tempo a ritornare al
mercato e cambiarlo.
- Sì, ma come faccio?
Vieni dai, andiamo nel
bagno della caffetteria e lo provi lì.
Ti accompagno... Se vuoi.
- Dici?
- Sì, dai, andiamo, segui
me.
Ci conoscevamo da poco
tempo eppure mi sentivo dannatamente
attratta dal suo corpo. Mentre la
precedevo all'interno della caffetteria,
pur se turbata dall'inconsueta intimità,
cercai di reprimere l'attrazione
che provavo per lei.
Il percorso che conduceva
ai bagni lo conoscevo bene. Oltrepassai
la porta dell'antibagno con Cristina che
mi seguì d'appresso.
Ci ritrovammo imprigionate
in uno spazio esiguo. Una specchiera a
muro e due lavandini occupavano la
parete alla nostra destra, mentre sulla
parete opposta trovavano posto le porte
di due gabinetti.
- Vai dentro. Ti aspetto
qui mentre provi il costume. - dissi.
- Ma no, dai, entriamo
tutt'e due insieme. Mi dai un consiglio,
ti spiace?
- Ma veramente...
Cos'altro avrei dovuto
risponderle? E poi non vedevo l'ora di
rimanere chiusa nell'esiguo spazio del
cesso insieme a lei per godere della sua
intimità.
- Su, dai, non fare storie,
segui me.
Con un certo impaccio
entrai nel gabinetto. Lo spazio era esiguo,
ma sufficiente per permetterci di
muoverci con una certa disinvoltura.
- Ti spiace reggere il
bikini mentre mi spoglio?
- No, fai pure.
Mi consegnò il costume e
appoggiò la borsetta di pelle a una
gruccia della parete, poi si liberò dei
jeans.
- Provi anche gli slip?
- Sì, certo, intanto che
ci sono provo anche quelli.
Una volta sfilati i
pantaloni si liberò della camicetta.
L'intimo di pizzo bianco che indossava
era molto carino. Il reggiseno a
balconcino le sosteneva i seni
spingendoli verso l'alto.
- Ti spiace sganciarmi il
reggiseno?
Si girò con la schiena
nella mia direzione e rimase in attesa
che la liberassi dall'indumento. Tolsi
il gancio lasciando che il reggiseno
scivolasse in avanti. Cristina lo
raccolse, poi si girò verso di me. Il
sorriso malizioso che traspariva dalle
sue labbra era incantevole al pari delle
tette. Osservai le forme tonde e rimasi
stupita nel constatare che i capezzoli
erano turgidi.
- Beh, sei sorpresa?
- Cosa? - risposi,
sbalordita.
- Allora pensi ancora che
la misura sia giusta?
- No... Forse hai ragione
tu, ma...
Contrariamente alle mie
tette, che col passare degli anni
accennavano a diventare pendule, le sue
erano tonde e sufficientemente ritte. Le
consegnai la parte superiore del costume
da me acquistato e lei lo indossò.
- Che ne dici? Ti sembra
una terza, questa?
I lembi a triangolo
coprivano a stento le forme dei seni,
segno evidente che necessitava di una
taglia in più.
- In effetti, ti sta
piuttosto stretto, lo ammetto.
Sfilò le mutandine di
pizzo e si infilò gli slip del bikini.
Uno striminzito ciuffo di peli neri
faceva bella mostra di sé nella parte
superiore della fica.
- Ti sta veramente bene. -
dissi, col poco fiato che riuscii a
buttare fuori, tanto ero eccitata.
- Ti piaccio così?
- Beh, sì... Certo che sì.
- Osserva come il tessuto
stringe i seni. E' di una misura in
meno. Cosa ne pensi?
Mi prese la mano e la mise
a contatto del tessuto. Percepii
l'inturgidimento del capezzolo e il mio
cuore cominciò a pulsare a ritmo
accelerato.
- Che te ne pare?
- Dico che... hai due seni
magnifici.
Pronunciai la frase come
chi ha voglia di liberarsi di un grosso
peso ed era vero.
- Ti piacciono?
- Sì, certo, e tu sei
bellissima.
Non attesi la sua risposta,
mi feci audace e avvicinai la bocca alla
sua. Le sfiorai delicatamente le labbra
senza premerci sopra. Lei non si tirò
indietro, lasciò che la baciassi senza
ricambiare il gesto. Il suo
atteggiamento passivo mi fece pensare
per un attimo di avere guastato la
nostra amicizia. Sollevai le mani
attorno il suo viso e lasciai cadere le labbra sulle sue.
La sentii aprirsi e
contraccambiare il mio gesto. Sospinsi
Cristina contro la parete e proseguimmo
a scambiarci dei baci. Lei, che soltanto
pochi istanti prima pareva non lasciarsi
andare, m'infilò le dita fra i capelli
e mi attirò con forza a sé.
Le sue labbra avevano il
sapore del miele e la morbidezza di un
corso d'acqua. Baciare una donna è più
gradevole di quanto lo sia con un uomo.
I baci hanno un gusto particolare che li
rende più eccitanti. Penetrai la cavità
della sua bocca con la lingua e le
frugai dentro.
Alle mie sollecitazioni la
sentii fremere di piacere. Le lingue
s'intrecciarono l'una sull'altra
provocandoci intensi attimi di piacere.
Avevo la fica fradicia di umori e
sentivo umido fra le cosce.
Proseguii nella mia azione
trascinando le labbra sul suo collo,
riempiendola di succhiotti. Lei provò a
divincolarsi, e io cercai in tutti i
modi di renderle impossibile ogni
movimento. Afferrai la punta di uno dei
suoi capezzoli e incominciai a spremerlo
con le dita, delicatamente, attente a
non farle
male. Le tette che poc'anzi avevo
intravisto floride, nel momento in cui
si era liberata del reggiseno, divennero
prigioniere nelle mie mani.
Chinai il capo e trascinai
le labbra sopra di loro. Infilai la mano
sotto l'elastico delle sue mutandine e
con le dita raggiunsi le labbra della
fica. Cristina ebbe un sussulto di
piacere quando la penetrai con un dito.
La fica era inzuppata di umore come la
mia. Infilai la lingua nella sua bocca e
iniziai a masturbarla con il dito che
tenevo infilato nella fessura fra cosce.
Il suo respiro si fece
affannoso, cominciò ad ansimare e si
lasciò sfuggire dei sibili dalla bocca.
Mentre la baciavo seguitai a mantenere
la mano sul monte di venere e con le
dita mi dedicai a strofinarle la
sporgenza carnosa del clitoride.
Era turgido e generoso di
lunghezza. Me l'ero immaginato così e
non ne rimasi delusa.
Tutt'e due ci abbandonammo
a soddisfare i piaceri della carne.
Cristina era in mia balia e io ne
godevo. Accidenti se godevo!
In quei momenti ero
cosciente che avrei potuto chiederle di
tutto. Di sicuro mi avrebbe ubbidito
senza opporre resistenza. Nell'istante
in cui le diedi un morso sulla nuca
le sue gambe vacillarono e cominciarono
a flettersi. S'inarcò all'indietro con
la schiena e pronunciò le prime parole
da quando avevamo iniziato a fare
l'amore.
- Mi fai morire... Basta ti
prego, smettila. - biascicò, mentre
seguitavo a morderle il collo. - Ti
prego... Ti prego...
La supplica mi eccitò
ancora di più. Incominciai a spremerle
l'estremità del clitoride con le dita
agitando il minuscolo cappuccio che lo
avvolgeva. Proseguii nella mia opera
nonostante i suoi ripetuti tentativi di
allontanarmi la mano dalla tana che
custodiva fra le cosce.
- No... No... Lasciami. Ti
prego.
Cristina mugolò di piacere
e il suo corpo fu percorso da un'infinità
di brividi. Il suo orgasmo era
imminente.
- Godo!... Godoo!... Godooo!
Urlò ad alta voce
accasciandosi col culo sul pavimento del
bagno ponendo fine all'orgasmo.
*
* *
Quando feci ritorno al mercatino degli
ambulanti la folla di persone attorno alle
bancarelle era andata scemando.
Proseguii la mia corsa fra i banchi e
raggiunsi quello dell'ambulante da cui
avevo acquistato il bikini che avevo
regalato a Cristina. Restituii il
reggiseno della seconda misura e ne
presi uno della terza.
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