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ATTI DI SOTTOMISSIONE
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Lorenzo
si mise in ginocchio davanti alla
poltrona dove ero stravaccata e mi
guardò dritto negli occhi. All'esterno
del casolare dove mi aveva accompagnata,
ubicato in aperta campagna, faceva un
freddo pungente e a tratti persino
nevicava. Era una notte speciale. Quella
dell'ultimo dell'anno.
Allupata, completamente
nuda, mi azzardai ad allargare le gambe
impaziente di dargli ospitalità fra le cosce. Al pari di una
qualsiasi ninfomane avevo una grande
voglia di stringere la cappella fra le
morbide pareti della vagina, ma ero priva di sufficiente coraggio
per farglielo sapere in maniera
esplicita.
Avevamo fatto conoscenza
soltanto da poche ore. A presentarmelo
erano stati dei comuni amici a un
veglione ed ero rimasta conquistata dal
fascino che emanava.
D'acchito non mi passò per
la testa che, stante il gran numero di
seducenti ragazze che affollavano la
discoteca, potesse corteggiare proprio
la sottoscritta. Nemmeno quando mi invitò
a ballare, subito dopo avere effettuato
le presentazioni, considerai l'idea che
si sarebbe azzardato a invitarmi a casa
sua, ma soprattutto che avrei
accettato di seguirlo. Invece, qualche
ora più tardi, mi ero ritrovata ospite nella
sua abitazione di campagna impaziente di
soddisfare la sua e mia voglia di fare
sesso.
Nel momento in cui
accondiscesi a liberarmi degli abiti,
mostrandomi completamente nuda, non ero
preparata a ricevere l'abbondanza di
carezze che riversò sul mio corpo, un
espediente finalizzato a eccitarmi e
ottenere particolari favori sessuali.
Difatti, invece di saltarmi
addosso, come avrebbe fatto qualsiasi
altro uomo, dopo avermi denudata stese
le mani attorno alle caviglie dei miei
piedi e si mise a baciarli, uno dopo
l'altro, soffermandosi per lungo
tempo a leccarmi le estremità delle
dita come fosse sua intenzione
convincermi che ero unica e speciale, ma
soprattutto che la mia percezione di
godimento sarebbe stata pari alla sua.
- Sei la mia regina. -
Disse più volte mentre si dannava
l'anima a leccarmi l'estremità dei
piedi. Stare ad ascoltare quelle parole
fu senz'atro esaltante, anzi da
sbrodolarmi la vagina. Tanto è vero che
mi trovai bagna fradicia fra le cosce,
con l'umore che prese a gocciolare
abbondante dalle grandi labbra: avrei
potuto persino raccoglierlo con un
cucchiaio prima che scivolasse giù sino
all'ano.
In quei momenti di
esaltante eccitazione rimpiansi di non
avere a portata di mano una sostanza
psicostimolante come la cocaina. L'avrei
fumata anziché sniffata, sicura che
avrebbe avuto sulla mia persona degli
effetti euforici immediati, tali da
provocarmi una intensa eccitazione,
seppure di breve durata com'è
caratteristica di questo stupefacente
cui sono solita fare ricorso in rare
occasioni.
Tutt'a un tratto,
sorprendendomi non poco, si mise a
leccarmi la pianta dei piedi. Lo fece
attuando dei movimenti lenti con la
punta della lingua, solleticando ogni
tratto di pelle. Questo strano modo di
comportarsi mi provocò dei fremiti di
piacere, forse perché ero impreparata a ricevere quel genere di
attenzioni. Non pago si mise a
succhiarmi le dita, una dopo l'altra,
insinuandosi con la lingua fra gli
interstizi che le tengono separate una
dall'altra.
Strapazzata dall'insistente
solletico incominciai a dimenarmi sulla
poltrona scatenandomi in una lunga serie
di gemiti di piacere. Quando iniziò a
leccarmi l'alluce di un piede, dopo
essersi premurato d'inglobarlo fra le
labbra, si mise a succhiarlo e io saltai
per aria molte volte tenendomi ben salda
ai braccioli della poltrona per non
capitombolare sul pavimento.
Ancora una volta il mio
corpo fu percorso da intensi brividi per
la forte eccitazione che Lorenzo era
abile a procurarmi. La carne mi
ribolliva e non vedevo l'ora di essere
scopata. Lui invece perseverò nella sua
opera di adulazione prendendosi cura
anche delle altre dita, succhiandole una
dopo l'altra, provocandomi un piacere
esagerato, mentre le pareti della vagina,
bagna fradicia, si contraevano
spasmodicamente.
Il panorama della mia
passera, intatta come madre natura
l'aveva plasmata, foderata di peli
lunghi e neri come una pelliccia di
visone, a differenza di oggi che la
tengo calva, a Lorenzo piacque
tantissimo e me lo confermò a più
riprese urlandomi addosso che avevo una
"gran fica".
Eccitata dalle molteplici
attenzioni che volgeva alla mia persona,
ma soprattutto dal modo in cui insisteva
a leccarmi i piedi, lasciai scivolare
una mano fra le cosce e cominciai a
masturbarmi.
Seguitai a lungo a
penetrarmi la passera, fradicia e
gonfia, con un paio di dita. Non paga
del godimento che sapevo darmi mi
dedicai a strofinare il clitoride
fintanto che fui prossima all'orgasmo.
Soltanto allora Lorenzo smise di
interessarsi ai miei piedi, si staccò
dalla mia persona e lasciò che
giungessi all'orgasmo arrangiandomi da
sola.
Quando cominciai a urlare,
irrigidendomi tutta, serrando le gambe
perché prossima a raggiungere un
orgasmo epico, strinse il cazzo nel
palmo della mano e me lo mostrò
compiaciuto come fosse un feticcio, consentendo
che consumassi le ultime saette di
piacere.
Appena
gli spasmi dei muscoli, accompagnati
dalle urla che mi lasciai sfuggire dalla
bocca all'apice del piacere, furono
giunti a termine, Lorenzo, che per tutta
la durata dell'orgasmo era rimasto
inginocchiato a guardarmi col cazzo
stretto nella mano, tornò a prendersi
cura del mio corpo.
Senza doverglielo chiedere
incominciò a fare scorrere i
polpastrelli lungo le mie gambe. Ripeté
questo gesto più volte, sfiorando
delicatamente la pelle, dopodiché mi
allargò le cosce e si catapultò con la
bocca sulla fica inzuppandoci sopra
anche il mento.
Inginocchiato, in una
posizione a lui congeniale, stese
entrambe le mani sui miei seni e ne
diventò padrone. Iniziò a toccarmi le
tette sfiorando a più riprese il bordo
inferiore con l'estremità delle dita,
conscio che agendo in questo modo
sarebbe riuscito a eccitarmi più di
quanto non la fossi già.
Sempre
con i polpastrelli si diede da fare a
sfiorarmi i capezzoli. Seguitò a
toccarli aumentando d'intensità i
movimenti delle dita man mano che
diventavano turgidi. Ancora una volta mi
ritrovai a gemere di piacere senza
riuscire a contenermi.
Mentre mi accarezzava le
tette non smise un solo istante di
leccarmi grandi e piccole labbra,
mordendole più volte, eseguendo delle
brevi incursioni con la punta della
lingua all'interno della vagina.
I movimenti con cui bocca e
lingua si presero cura della fica furono
lenti e ripetuti, anzi oserei dire
sublimi, anche se in taluni momenti
avrei desiderato che diventassero
violenti. Tutt'a un tratto s'impadronì
del clitoride, circuendolo con le
labbra, lo scappucciò, e cominciò a
imprimere dei movimenti rotatori con la
lingua umida di saliva, spostandosi
sempre nello stesso senso, tutt'attorno
all'escrescenza erettile, ripetendo quel
gesto sempre con estrema delicatezza.
Pareva non avesse nessuna
fretta di farmi raggiungere un altro
salutare orgasmo. Ogni movimento delle
sue labbra seguitò a essere lento e
delicato ed ebbi persino la sensazione
che stesse spompinandomi il clito. Tutto
il mio piacere seguitò a essere
condizionato dalle evoluzioni della
lingua sulla fica e il clitoride, ma
anche dalle dita che seguitavano ad
accarezzarmi le tette.
Fu bravo a mantenermi per
lungo tempo all'apice dell'esaltazione
emotiva senza cadere nella tentazione di
farmi raggiungere l'orgasmo
anticipatamente.
D'improvviso,
sorprendendomi non poco, sollevò il
capo, mi guardò fisso negli occhi,
dopodiché risalì con la lingua dalla
fica verso l'addome strisciandola sulla
pelle. Si soffermò a leccarmi
l'ombelico e proseguì nella risalita
sino a raggiungere la mia bocca, poi
finalmente mi baciò.
In quel momento provai un
senso di pienezza che non avvertivo da
tempo memorabile, anzi ero convinta di
averlo perduto per sempre. Quando cercai
di accompagnare il cazzo nella fica,
dopo averlo stretto nella mano, Lorenzo
si scostò da sopra il mio corpo. Si
mise ancora una volta in ginocchio
dinanzi alla poltrona dove stavo
stravaccata e biascicò poche
parole.
-Me ne occupo io.-
disse stringendo il cazzo nel palmo
della mano.
Prese a masturbarsi senza
distogliere lo sguardo dai miei occhi,
mostrandomi nelle pieghe del viso le
contrazioni del suo piacere.
Imitai il suo gesto e
incominciai anch'io a sgrillettarmi la
passera. Raggiungemmo entrambi l'orgasmo
dopo un po' di minuti che ci
masturbavamo. Ci arrivai io per prima,
giusto in tempo per chinarmi su di lui e
raccoglie in bocca i fiotti di sperma
che uscivano dalla cappella.
Odio i festeggiamenti,
specie quelli del capodanno. E poi che
cosa c'è di tanto importante da
festeggiare? E' soltanto un giorno in
meno verso l'oltretomba, forse, però
quella notte trascorsa a fare del sesso
sino all'alba in compagnia di Lorenzo fu
memorabile.
Non aveva faticato nel
convincermi a seguirlo fuori della
discoteca dove, in compagnia di comuni
amici, stavo festeggiando il capodanno.
La stanza dove mi aveva
condotto, al primo piano del casolare di
campagna di sua proprietà, situata
sulle prime colline della città, era
del tutto priva di arredi e la cosa mi
sorprese. Una poltrona di pelle, dai
grandi braccioli, occupava lo spazio di
fronte a un caminetto con la cappa
sporgente sul piano della parete, nel
cui focolare, ricavato nello spessore
del muro, ardevano delle braci.
Appena messo piede nella
stanza si era occupato di riscaldare
l'ambiente ravvivando il fuoco con dei
ceppi di legna. Per niente
imbarazzata avevo lasciato che mi
levasse gli abiti di dosso, sedotta dal
calore dei suoi baci. Una volta nuda mi
fece accomodare sulla poltrona e, tra un
bicchiere e l'altro di champagne,
lasciai che saccheggiasse il mio corpo
facendone tutto ciò che voleva.
Oramai sono trascorsi due
anni da quella lunga notte di sesso
sfrenato. Il giorno seguente il nostro
incontro c'eravamo lasciati senza
stringere nessun impegno.
Successivamente abbiamo seguitato a fare
del sesso di tanto in tanto, senza
impegnarci a dare vita a una coppia
fissa, nemmeno siamo diventati amanti.
Per molti mesi ho seguitato a
telefonargli pressoché tutte le sere a
letto, prima di addormentarmi,
parlandogli ogni volta dei mie piedi,
conscia che a lui facesse piacere
ascoltare le mie parole. Da sempre ho
paura ad addormentarmi da sola nel mio
letto, invece stare ad ascoltare la sua
voce al telefono mi faceva stare bene, e
poi tutte le mattine, appena sveglia,
gli telefonavo e riprendevo a parlargli
dei miei piedi mentre lui dall'altra
parte del telefono il più delle volte
si masturbava.
Per lungo tempo il telefono
è stato un mezzo di comunicazione molto
importante nel mio rapporto con Lorenzo,
questo perché ci permetteva di
intrattenere delle conversazioni più
intime rispetto a tutte le volte in cui
mi permetteva di vederlo di persona.
Nell'intimità del casolare di campagna,
dove abbiamo seguitato per molto tempo a
vederci, ha seguitato a prendersi cura
dei miei piedi, anche se non ha mai
trascurato di scoparmi, ma quest'ultima
opportunità lo ha interessato assai
meno.
L'amicizia con Lorenzo,
poiché è solo in questo modo che posso
definirla, è durata sino a sei mesi fa.
E' stato lui a decidere di porre fine al
nostro rapporto quando si è sposato con
la ragazza con cui era fidanzato già
prima di conoscermi.
Dopo l'esperienza che ho
vissuto con lui non mi va di fare sesso
con un altro uomo. Seguito a prendermi
cura dei miei piedi, concedendomi delle
coccole alle dita in maggiore misura
rispetto al passato, infatti, non
dispero che Lorenzo possa fare ritorno
al più presto. Nel frattempo, per
gratificarmi, seguito a mettere piede
nelle pasticcerie della città infilando
in bocca cannoli e bignè alla crema di
zabaione. E' l'unica cosa che sa
rendermi felice.
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