SOFFIO VITALE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

       Valentina tamburellava la suola della scarpa sul bordo dello zerbino imprecando contro chi, dall'altra parte della porta, pareva non decidersi a darle attenzione.
   Roberto si era accorto della presenza della ragazza, volgendo lo sguardo attraverso lo spioncino a occhio di bue, dopo che un lungo squillo del campanello l'aveva distolto dalla visone di un film alla tivù. 
   Nella mano Valentina sorreggeva una valigia, mentre tracolla indossava uno zainetto. Un'ampia frangia di capelli, calata sugli occhi, del tutto simile a quella di Sam Sheepdog, le occultava gran parte del viso curvo verso il basso.
   Mezzo nudo, con le sole mutande addosso, Roberto si affrettò a recuperare l'accappatoio abbandonato nell'antibagno. Quando si decise ad aprire la porta trovò il muso della ragazza puntato davanti a sé.
   - Ciao! Mi ospiti? - disse Valentina ficcando un piede dentro l'appartamento, per niente intimorita dalla presenza di Roberto, costretto a scostarsi per evitare l'ingombro della valigia che precedette l'ingresso della ragazza dentro casa.
   - Beh, si può sapere cosa ti è preso stavolta?
   - Niente... niente. Al solito ho litigato con i miei genitori. Sono scappata di casa, ecco cosa è successo! Non sapevo dove trovare rifugio e sono capita qui da te perché tu sei il mio migliore amico. L'unico su cui posso fare affidamento in caso di bisogno.
   Valentina sembrò non prestare orecchio al blaterare di Roberto. Sembrava non le importasse granché delle parole che uscivano a cascata dalla bocca dell'uomo. Proseguì per lo stretto corridoio che conduceva nel soggiorno. Lasciò cadere valigia e zainetto sul parquet e andò a sedersi sul divano, là dove fino a qualche istante prima Roberto guardava un film noir alla tivù.
   - Giuro che non ti disturberò. Dormirò qui, sul divano, come ho fatto tutte le altre volte, d'accordo?
   - Ai tuoi genitori non ci pensi? Saranno preoccupati per la tua fuga.
   - Chi, loro? Ma dai, dovresti conoscerli ormai. E poi ho passato da un pezzo l'età della maturità. Dovresti saperlo, oppure te ne sei già dimenticato, eh?
   - E avresti dovuto mettere la testa a giudizio già da un po' di tempo, invece.
   - Senti, non ho nessuna intenzione di prestare orecchio alle prediche e tanto meno alle tue parole. Se non ti va di ospitarmi dimmelo subito e in modo chiaro. Chiudiamo la discussione qui, va bene! - disse sollevando con una mano la valigia che stava appoggiata sul parquet.
   - Non ho nessuna intenzione di farti un sermone e nemmeno voglio convincerti a fare ritorno a casa. Puoi rimanere quanto vuoi, non ho problemi a ospitarti, lo sai.
   - Bene, allora per stanotte resto a dormire sul divano, ti sta bene?
   - Sì, certo, fai come vuoi. Tanto è impossibile farti ragionare. 
   Roberto ci aveva fatto il callo alle continue fughe da casa di Valentina, infatti, quando l'aveva vista davanti l'uscio di casa non si era stupito.
   Lui e Valentina si erano conosciuti un paio di anni addietro quando, appena diplomata ragioniera, aveva preso servizio nell'agenzia della Cassa di Risparmio dove lui era funzionario. Avevano lavorato a stretto contatto di gomito per un anno intero, fintanto che lui aveva cambiato posto di lavoro per andare a dirigere una filiale della medesima banca in una sede periferica.
   A dispetto della differenza d'età, venticinque anni li separavano, erano riusciti a instaurato un forte legame di amicizia, sbocciato in poco tempo in qualcosa di più importante.
   Dopo il distacco provocato dal trasferimento di Roberto avevano mantenuto il legame che aveva caratterizzato la loro vicinanza in ufficio. Valentina era un tipo stravagante. Roberto, dal canto suo, era uno dei pochi uomini in grado di comprenderne la diversità. Se l'era portata a letto in più di una occasione godendo del piacere che quel giovane corpo aveva saputo trasmettergli, senza mai avanzare diritti su di lei.
   Magra, seni piccoli, alta poco più del normale, Valentina possedeva un bel culo e tutti i pregi della sua giovane età. Scapigliata e piena di contraddizioni considerava Roberto qualcosa di molto simile a un fratello maggiore. Un uomo su cui fare affidamento nei momenti di bisogno. A lui, solo a lui, confidava i tradimenti che perpetuava ai danni dei fidanzati che cambiava di frequente anticipando il ritmo delle stagioni.
   Valentina trascorreva gran parte delle serate a chattare con emeriti sconosciuti. Di queste strane amicizie in rete aveva reso partecipe Roberto, narrandogli le avventure notturne di cui era protagonista in webcam. Le succedeva spesso di masturbarsi davanti alla piccola telecamera, posizionata sopra il proprio monitor, imitando nei gesti e nelle parole gli occasionali partner che dallo schermo le mostravano il cazzo.
   Roberto si eccitava nell'ascoltare le confidenze di Valentina, specie quando lo rendeva partecipe delle storie che conduceva lontano dallo schermo del computer. Infatti, non si limitava a chattare. A volte, quando reputava intrigante l'interlocutore, soprattutto dopo avergli visionato il cazzo, concordava un appuntamento. Il più delle volte si trattava di un invito a cena, preludio alle successive scopate che andava a concludere in qualche camera d'albergo o sui sedili di una autovettura.
   Certe notti le prendeva una tale voglia di cazzo che invitava l'occasionale interlocutore a un affrettato rendez-vous dandogli appuntamento all'uscita del casello di una qualsiasi autostrada, purché distante non più di un centinaio di chilometri dal piccolo paese dove risiedeva in riva al Po.
   A Valentina piaceva infognarsi sui sedili dell'auto dell'improvvisato amante, succhiargli il cazzo, scopare di fretta, e subito dopo fare ritorno a casa.
   Roberto prestava attenzione alle parole di Valentina dandole a intendere che ne condivideva il modo di vivere. Invece non gradiva che altri uomini depredassero il giovane corpo con tanta facilità.
   Stare ad ascoltare le rivelazioni di Valentina lo faceva sentire più vecchio dei suoi quarantacinque anni. Non riusciva a capacitarsi degli atteggiamenti dissoluti della ragazza. Eppure non l'aveva mai biasimata, legittimando, di fatto, le confidenze che Valentina gli faceva quando si vantava delle scopate portate a termine anche con più uomini nella stessa nottata.
   Roberto, qualche mese addietro, aveva tentato di sodomizzarla scopandola nel culo, senza peraltro riuscirvi, facendola arrabbiare non poco. Dopo quell'incidente Valentina non aveva più voluto fare sesso con lui, ma lui confidava di riprendere a scoparla quanto prima.
   - Ti spiace se faccio uso del tuo computer per navigare? Ho alcune cosette da controllare nella posta elettronica, dopodiché sono da te.
   Roberto lasciò che si collegasse in rete utilizzando il computer portatile confinato sopra lo scrittoio in un angolo del soggiorno. Si allontanò per non esserle d'impaccio e andò nella stanza da letto, deciso a levarsi di dosso l'accappatoio per indossare jeans e maglietta. Quando fece ritorno nel soggiorno il computer giaceva inutilizzato sul piano dello scrittoio. Valentina era seduta sul divano e guardava in modo distratto la tivù.
   - Fatto?
   - Eh?
   - Ti ho chiesto se hai letto la posta.
   - Sì, certo, ma non c'era niente d'importante. I soliti sfigati e poi tu non hai nemmeno la webcam, possibile?
   - Hai fame? Ti servo qualcosa? Non fare complimenti, eh. Il frigorifero sai dove sta.
   - Uffa!
   - Beh, vuoi farmi partecipe di quello che è successo stavolta? Cosa ti ha spinto a venire a casa mia a quest'ora.
   - Niente, le solite incomprensioni.
   - Perché non sei andata a casa del tuo fidanzato?
   - Non lo vedo e nemmeno sento la sua voce al telefono da una quindicina di giorni. Di sicuro mi avrà scaricata per un'altra. Ma non ho rimpianti, lo sai che non recrimino mai contro nessuno, eh!
   Seduta sopra il divano, le gambe incrociate e i talloni sotto le natiche, si mise ad azionare il telecomando passando da un canale all'altro provocando un rapido susseguirsi di immagini sullo schermo del televisore.
   Valentina si comportava come fosse a casa propria. Disinibita e un po' bambina sembrava non fare caso alla presenza di Roberto, pur non avendo nessuna intenzione d'andare a dormire nel letto insieme a lui preferendo restarsene sul divano.
   - Ti lascio qui da sola a guardare la tivù. Io vado a letto. Se hai bisogno chiamami, oppure vieni a dormire nel mio letto, se ti va. - disse soffermandosi sullo stipite della porta, sperando che la ragazza accettasse l'invito. 
   - Va bene, va bene! Vai pure, vai.
   Roberto non aveva una compagna fissa. Dopo che si era separato dalla moglie aveva intrattenuto storie di poco conto senza imbastire un legame serio e duraturo con nessun'altra donna. Scopando con Valentina aveva sperimentato sulla propria pelle l'impossibilità di mantenere un rapporto di amicizia fra un uomo e una donna. Per lungo tempo l'aveva trattata come una figlia e lo stesso aveva fatto lei, reputandolo un fratello maggiore, poi erano finiti a letto insieme.
   Roberto si ritrovò solo nel letto matrimoniale. Avrebbe voluto approfittare della circostanza per ricucire il rapporto con Valentina e fare di nuovo l'amore con lei. Ma ci sarebbero state altre occasioni per scoparla durante il soggiorno della ragazza dentro casa, di questo ne era sicuro. Si addormentò con il cazzo duro e se lo trovò ancora turgido al risveglio la mattina seguente. 

   Le luci dell'alba lo destarono di buon ora. Quando si trasferì in salotto trovò Valentina addormentata sul divano e non riuscì a fare a meno di guardarla. La lampada dell'abat-jour, posizionata sul tavolino accanto al divano, era rimasta accesa durante tutta la notte. La ragazza stava piegata sul fianco, col viso rivolto contro lo schienale del divano. Il lenzuolo che le aveva consegnato la sera precedente, insieme al guanciale, copriva solo in parte il corpo lasciando scoperto il fondoschiena privo di mutandine. Rimase qualche istante a rimirare le morbide forme, poi il suo sguardo cadde sul parquet dove erano disseminati, senza un ordine preciso, jeans e maglietta.
  Sulla poltrona scorse un paio di mutandine ed il reggiseno. Passò oltre ed andò in cucina. Mise la miscela di caffè nella moka e appoggiò la caffettiera su uno dei fuochi della cucina a gas. Tostato il pancarrè tolse dal frigorifero burro e marmellata, dopodiché andò a svegliare Valentina scuotendola più volte dal torpore senza sortire effetto alcuno. Per niente turbata dall'invito rivoltole si girò sull'altro fianco e riprese a dormire. 
   Non uscirono di casa insieme, se ne andò prima lui lasciando Valentina nell'appartamento intenta a vestirsi. Roberto non sapeva quanto tempo sarebbe rimasta ospite dentro casa, ma averla accanto lo faceva stare bene.
   Quando la sera fece ritorno a casa, dopo una intera giornata di lavoro, non trovò Valentina nella abitazione e nemmeno la valigia. Il soggiorno era tornato di nuovo in ordine, così pure il bagno e il resto dell'appartamento. Roberto era certo che prima o poi sarebbe ritornata e stavolta avrebbe fatto di tutto per incularla.

 

 

 
 

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