Le
spazzole dei tergicristalli del Bmw
asportano le particelle d'acqua depositate sul parabrezza. Alla guida
dell’autoveicolo, abbagliato da una pioggia
insistente, Raffaele manteneva una
distanza di sicurezza dall'autobus che
lo precedeva.
Prima di spostarsi nella
corsia di sorpasso, determinato a
superare il mezzo pubblico, diede uno
sguardo nello specchietto retrovisore,
dopodiché pigiò il piede sul pedale
dell'acceleratore e in pochi secondi
sopravanzò il carico di persone pigiate
nell'autobus.
Mezzora prima, entrando
nell'ambulatorio del medico di famiglia,
si era trovato nella condizione di
esporgli, con un certo disagio, il
motivo della visita. L'imbarazzo era
stato maggiore quando il medico, dopo
averlo ascoltato, lo aveva invitato ad
abbassare pantaloni e mutande.
Indossati i guanti in
lattice il medico gli aveva esaminato
con particolare attenzione la cappella,
dopodiché aveva stretto il cazzo fra le
dita e fatto uscire dall'uretra un
liquido purulento di colore giallo
verdastro.
- Lei si è preso lo scolo!
- aveva sentenziato il medico. - La
blenorragia è fra le malattie sessuali
più diffuse nella nostra società. Ma
non si preoccupi, al giorno d’oggi si
guarisce facilmente. E' una infezione
che non lascia traccia dietro di sé. Le
scrivo una lettera che dovrà consegnare
ai colleghi della Clinica
Dermosifilopatica. Le faranno un tampone
uretrale, ma non sentirà alcun male,
vedrà. Dobbiamo trovare conferma della
presenza del gonococco, il batterio che
ha causato l'infezione, e lo possiamo
fare soltanto attraverso degli esami
microbiologici e colturali, dopodiché
dovrà intraprendere una cura con degli antibiotici. In una decina di giorni sarà
guarito, glielo assicuro.
- Farò come dice lei. Sono
nelle sue mani dottore.
- E’ importante che le
persone con cui ha avuto contatti
sessuali negli ultimi quindici giorni
siano informate del suo stato,
servirà a evitare la diffusione
dell'infezione. In questo modo eluderemo
la possibilità che vi trasmettiate di
nuovo la malattia. Badi bene che la
terapia deve essere eseguita anche dalla
sua partner, anche se non presenta i
segni clinici della malattia. Spero che
lei abbia cognizione della persona o
delle persone con cui è entrato in
contatto, vero?
- Sì, credo di sì.
- Va bene, non le dico
altro.
*
* *
Mentre alla guida del Bmw procedeva sulla
tangenziale una moltitudine di pensieri
si accavallavano nella mente di
Raffaele. Il disturbo ai genitali era
iniziato qualche giorno addietro quando
aveva accusato prurito e bruciore nella
minzione. All'inizio non aveva dato
importanza a quel tipo di
sintomatologia, anzi aveva seguitato a
fare l'amore con Vanessa pensando si
trattasse di una infiammazione alla
prostata, giustificandola con le troppe
ore trascorse in sella alla bicicletta:
il suo sport preferito.
La comparsa di alcune
macchie giallastre sulle mutande lo
avevano allarmato, specie quando aveva
visto della sostanza densa uscire dal
meato uretrale, solo allora aveva preso
la decisione di rivolgersi al medico di
famiglia.
Raffaele non riusciva a
togliersi dalla mente Vanessa, la sua
compagna. Si sentiva in colpa per averla
contagiata e non sapeva in che modo
avrebbe dovuto comunicarglielo, però
glielo avrebbe detto. Non poteva
esimersi dal farlo.
Gli succedeva spesso di
appartarsi con delle prostitute.
Soprattutto gli
piaceva rimorchiare le
africane che battevano la strada lungo
l’argine del torrente Enza. Di solito
si faceva fare un pompino, ma non
gli era mai accaduto di rimanere
contagiato da nessuna di loro. L'ultima
volta che lo aveva fatto era accaduto
dieci giorni prima. In quella occasione
aveva commesso l'imprudenza di non
cautelarsi con il preservativo e di
questo se ne rammaricava, soprattutto
perché in seguito aveva fatto l'amore
con Vanessa un paio di altre volte
infettandola di sicuro.
Mentre guidava pensò che
era suo dovere informala al più presto
del possibile contagio senza
preoccuparsi della eventuale reazione. Lo avrebbe
fatto una volta effettuata la visita in
ospedale e ottenuto l'esito del referto
dell'esame del tampone uretrale.
*
* *
La sala d'attesa della Clinica
Dermosifilopatica era occupata da un
numerose persone in procinto di
essere visitate dagli specialisti.
Raffaele consegnò il foglio con la
prescrizione del medico di famiglia
all’infermiera che sostava dietro il
bancone della reception e rimase in
attesa.
- Quando la chiameranno
dovrà presentarsi all'ambulatorio
numero tre. E' quello laggiù, vicino
alla porta d'uscita. - disse
l'infermiera indicandogli il fondo del
corridoio.
- C'è molto tempo
d'aspettare?
- A occhio e croce ci vorrà
un'ora o forse più. Ci sono già una
decina di persona in attesa.
- Ah!
Raffaele andò a occupare
una delle poche poltrone rimaste libere
nella sala d'aspetto. La lettura delle
pagine di un quotidiano sportivo
servirono a distrarlo dai cattivi
pensieri che gli tenevano compagnia
nella mente.
- Raffaele Ferretti. -
disse a voce alta una infermiera che si
affacciò da una porta degli ambulatori.
- Sono qui.
- Si accomodi
nell'ambulatorio.
Quando Raffaele mise piede
nell'ambulatorio una donna in camice
bianco lo invitò a prendere posto
davanti alla scrivania dietro cui stava
seduta.
- Si accomodi signor
Ferretti. - disse la donna indicandogli
la sedia.
- Grazie.
- Allora mi dica cosa le
succede.
- Penso di essermi preso lo
scolo.
- Come ha fatto ad
accorgersene?
- Ho delle perdite
giallo-verdastre dall'uretra e il glande
mi fa molto male.
- Da quanto tempo?
- Un paio di giorni. Prima
avevo solo bruciore e facevo la pipì
molto spesso.
- Ha intrattenuto rapporti
sessuali negli ultimi dieci giorni.
- Sì.
- Con quale tipo di
partner?
- Con la mia ragazza.
- A mai fatto sesso con
uomini?
- No, mai. - disse
imbarazzato.
- E come lo ha fatto con la
sua ragazza?
- Nel solito modo.
- Cosa intende nel solito
modo?
- Quello che si fa di
solito con la propria ragazza. Abbiamo
fatto l'amore.
- La ragazza glielo ha
succhiato?
- Sì.
- Lei ha fatto la stessa
cosa con la sua compagna?
- Sì.
- E poi?
- Gliel'ho messo nella
vagina, e che altro.
- Di solito ha rapporti
anali con la sua partner?
- Qualche volta.
- E in quest'ultimo
periodo?
- No.
- Ha intrattenuto rapporti
con altre donne?
Raffaele esitò prima di
rispondere a quella domanda. Confessare
a una estranea, seppure medico, che
aveva scopato con una puttana di pelle
nera lo infastidiva, e con riluttanza
ammise di avere avuto rapporti con un
altra donna.
- Un rapporto normale?
- Sì, credo di sì, l'ho
scopata e poi gliel'ho messo in bocca.
- Ah!
- Lo trova strano?
- No, affatto.
- Bene.
- Una conoscenza
occasionale, oppure aveva già avuto
precedenti rapporti con quella donna?
- No, occasionale.
- Ha messo in atto una
qualsiasi protezione?
- Vuole sapere se ho fatto
uso del preservativo?
- Esatto!
- No, non l'ho usato.
- Ma si rende conto del
rischio che ha corso?
- Lo so adesso.
- Ma non ci poteva pensare
prima di farlo?
- Ha ragione. - assentì
Raffaele abbassando gli occhi in segno
di costrizione.
- Si accomodi sul lettino e
abbassi pantaloni e mutande.
La dottoressa, un tipo
giovanile dall'accento meridionale, si
avvicinò al carrello delle medicazioni.
Prese un paio di guanti di lattice e li
indossò, poi si mise vicino al lettino
dove aveva preso posto Raffaele.
Afferrò nella mano il
cazzo e lo scappellò. Rimase a
osservare per alcuni istanti la
cappella, poi strinse fra le dita i
corpi cavernosi e fece uscire
dall'uretra uno scolo di materiale
purulento che si premurò di depositare
sopra un vetrino da laboratorio.
- Adesso andrò a inserire
un tampone nell'uretra per acquisire un
campione del materiale purulento. Non le
farò male, lei però deve restare
immobile.
L'infermiera si diede da
fare a disinfettare il glande, dopodiché
la dottoressa entrò con la guida del
tampone dentro l'uretra e subito dopo
averlo estratto andò a riporlo dentro
un astuccio di vetro sterile da cui in
precedenza lo aveva tolto.
- Ecco fatto! Ha sentito
dolore?
- No, per niente.
La dottoressa si avvicinò
al microscopio, sistemato su di un
tavolo, e si mise a guardare la striscia
di materiale purulento depositato sul
vetrino.
- E' il gonococco di
Neisser. - disse scostando il viso dagli
oculari del microscopio. - Scenda dal
letto e si vesta, intanto le preparo la
ricetta con cui dovrà andare in
farmacia per ritirare l'antibiotico.
Dovrà assumere il farmaco per una
decina di giorni, dopodiché la rivedrò
in ambulatorio e ripeteremo il tampone
per un controllo. Va bene?
- Si, grazie, dottoressa.
- Un'ultima raccomandazione
prima che esca da quella porta. Sarebbe
opportuno informare la sua partner e
indirizzarla al più presto presso il
nostro ambulatorio.
La dottoressa lo congedò
con un sorriso e una stretta di mano.
Allontanatosi dall'ospedale entrò nella
prima farmacia che trovò aperta lungo
il cammino. Si fece consegnare
l'antibiotico prescrittogli dalla
specialista insieme a una confezione di
siringhe monouso.
Per non destare sospetti
fra i colleghi di lavoro sul motivo
dell’assenza in ufficio si era
premurato prendendosi un giorno di
ferie, evitando in questo modo di dovere
giustificare la lontananza con un
certificato medico: quello rilasciato
dalla Clinica Dermosifilopatica avrebbe
fatto sorgere più di un sospetto.
Quando fece ritorno a casa
s'iniettò la prima delle dieci
iniezioni di penicillina. Per il resto
della giornata rimase chiuso fra le mura
domestiche, affaticato da una febbricola
e dal persistere di un bruciore alla
cappella arrossata e gonfia, in grado di
provocargli un profondo malessere.
Poco prima dell'ora di cena
la suoneria del telefono prese a
trillare.
Non vedeva Vanessa dalla
sera in cui avevano fatto l'amore: tre
giorni prima. Temporeggiò prima di
sollevare la cornetta del telefono e
rispondere. Fissò a lungo lo sguardo
sul numero comparso sul display
dell'apparecchio sincerandosi che fosse
quello di Vanessa.
- Pronto. - disse col cuore
che pareva uscirgli dal petto.
- Ciao, come va?
- Non troppo bene. Ho un
po' di febbre.
- Ah.
- Niente di grave, spero. E
tu come stai?
- Anch'io non troppo bene.
Di questo volevo parlarti.
Raffaele si sentì venire
meno. Ancora non aveva ben chiaro come
avrebbe dovuto informarla del contagio che sicuramente
le aveva trasmesso, ma non gli fluivano le parole giuste per farlo.
- Forse è meglio che ti
parli della mia febbre perché riguarda
anche te. - disse Raffaele
- No, ti prego, lascia che
sia io a dirti qualcosa.
- La so già.
- Lo immaginavo.
- Stamani sono andato dal
medico e...
- E ti ha detto che ti sei
preso lo scolo!
- Sì.
- E' tutta colpa mia.
- Eh?
- La scorsa settimana ho
scopato con uno sconosciuto che mi ha
contagiata. Oggi pomeriggio sono stata
dal medico e mi ha confermato che sono
infetta.
- E me lo dici così?
- Me ne vergogno, ma non so
usare altre parole.
- E' davvero uno
sconosciuto, oppure lo conosco?
- E' successo la sera in
cui sono uscita in compagnia delle mie
amiche, ricordi? Dopo cena siamo andate
a ballare e...
- E... ti sei fatta scopare
dal primo pirla che ti ha puntato il
cazzo contro, eh?
- Lo sai come la penso. Ti
giuro che era da molto tempo non scopavo
con un altro uomo.
- E questo è il risultato.
- Sai che sto bene solo con
te, ma quella sera avevo un po' bevuto
e...
- Mi prendi in giro?
- No.
Non era la prima volta che
Vanessa scopava con altri uomini, di
comune accordo lasciavano che ognuno
fosse libero di avere altre avventure, ma con le dovute cautele. La
confessione della compagna lo fece
desistere dal rivelarle quanto gli era
accaduto con la mulatta.
- Mi perdoni? - disse
Vanessa.
Raffaele lasciò
trascorrere qualche secondo prima di
risponderle, infine spostò la
conversazione sugli antibiotici che
tutti e due avrebbero dovuto assumere.
- Non hai risposto alla mia
domanda.
- Ne sei sicura?
- Non più. Grazie!
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