NON RUBARE

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
  
  
I
l medico che da un po’ di tempo mi ha in cura sostiene che la patologia di cui soffro ha un nome: cleptomania. Infatti, sono posseduta da un impulso ossessivo e irrefrenabile di commettere furti. Rubo ogni genere di mercanzia che mi capita sotto il naso, anche la più banale e inutile, e non so trattenermi dal farlo. Rubare mi mette addosso una forte eccitazione. Quando metto piede in un centro commerciale sono colta da un incontenibile desiderio di appropriarmi degli oggetti esposti, ma più di tutto mi piace sottrarre biancheria intima. 

* * *  

   Una calca di persone occupava le corsie del supermercato impedendomi di muovermi liberamente con il carrello della spesa. Prima di uscire da casa mi ero premurata di annotare su un foglio una lista di prodotti da acquistare, questo per non essere allettata dalle promozioni che ogni giorno troneggiano nelle scansie dei supermercati. Avevo esaurito la lista delle cose d'acquistare, il carrello era colmo di roba, quando attraversai il settore delle acque minerali, poco distante da quello dell'abbigliamento.
   Il richiamo dei capi di biancheria intima esposti sui bancali era troppo forte per le mie deboli difese, abbandonai il carrello di rimpetto agli scaffali delle acque minerali e incominciai a esaminare i diversi capi di lingeria. 
   Conquistata da uno splendido capo d'intimo, in raso e pizzo nero, particolarmente adatto al colore della mia pelle olivastra, considerai che fosse giusto sottrarne un esemplare.
   Mi premurai di scegliere una taglia 42 di mutandine e una terza di reggiseno, dopodiché andai a chiudermi in una delle cabine di prova. Liberatami della camicetta e della gonna collocai i due capi di biancheria prelevati dallo scaffale sopra l'intimo che avevo sulla pelle. Uscii dalla cabina e andai a riprendere il carrello della spesa dove l'avevo lasciato, in prossimità delle acque minerali, dopodiché mi avviai verso una delle casse.
   Eccitata per l'indumento che avevo trafugato mi accodai al gruppo di persone che stazionavano in fila a una delle casse, e rimasi in attesa che giungesse il mio turno. Quando mi trovai dinanzi al nastro trasportatore l'immane peso di una mano venne a posarsi sulla mia spalla e mi fece trasalire. Indispettita mi girai nella direzione della mano e scorsi un uomo in divisa da vigilantes.
   - Abbia la compiacenza di seguirmi in direzione. Il responsabile dei rapporti con il pubblico vorrebbe comunicare con lei. Lasci il carrello al punto informazioni e mi segua.
   - Non capisco.
   - Mi segua, è meglio per lei, glielo assicuro.
   Seguii dappresso il vigilantes attraverso una paratia di plastica che metteva in comunicazione il settore delle vendite con il magazzino delle merci dove erano stipati imballaggi d'ogni tipo. La guardia giurata si fermò dinanzi a una porta, bussò, e mi fece cenno di seguirlo.
   Una serie di monitor bianco e nero erano allineati davanti a una scrivania. Le immagini che comparivano sugli schermi ritraevano gli ambienti del supermercato. Mi fu chiaro che da quella postazione un addetto controllava i movimenti dei clienti nell'area mercatale. Ero a conoscenza della presenza di quelle telecamere, ma non riuscivo a capacitarmi come avrebbero potuto scoprirmi mentre sottraevo degli indumenti dentro una cabina di prova.
   Un uomo, dall'apparente età di cinquant'anni, occupava la sedia dietro alla scrivania. Calvo, di bassa statura, indossava una giacca a quadrettoni d'infimo ordine con vistose strisce d'unto sul bavero del colletto. La camicia stropicciata era in sintonia con l'aspetto macilento dell'uomo. La cravatta a strisce trasversali mi sembrò l'unica cosa linda del suo abbigliamento.
   - Come avrà compreso siamo a conoscenza che ci ha sottratto alcuni capi di biancheria intima. Pertanto la invito a depositare la merce sulla scrivania, altrimenti sarò costretto a chiamare la polizia.
   L'uomo rivolse le sue attenzioni alla guardia giurata e lo invitò a uscire dalla stanza, dopodiché mi ritrovai sola con lui. Si alzò dalla sedia e cominciò a girarmi d'intorno, poi cercò di convincermi, con l'uso della sola parola, a consegnargli la merce che avevo sottratto.
   - Lei è giovane e bella, e ha una intera vita davanti a sé. Non vorrà rovinarsela prendendosi una denuncia. Tolga il vestito e mi consegni ciò che ha sottratto. Su, da brava!
   I suoi modi erano quelli di una persona avvezza a gestire quel tipo di situazioni. Ero consapevole che prima o poi avrei dovuto cedere alla sua richiesta. Non mi restava che restituire i capi di biancheria che avevo sottratto e sperare che non mi denunciasse. Mi liberai della camicetta e subito dopo della gonna, dopodiché appoggiai i vestiti sopra una sedia.
   - Ah, vedo che ha buon gusto nel scegliere gli oggetti da sottrarre. L'intimo che ha trafugato le sta a pennello, lo sa? Ma la posizione che occupo nella azienda per cui lavoro mi costringe a procedere comunque alla denuncia all'autorità giudiziaria. Lo capisce, vero? Ma potrei anche desistere dal farlo, dipende da lei. Solo da lei. 
   - Non capisco.
   - Se asseconderà alcuni miei desideri allora potrei anche... 
   La proposta, a dire poco indecente, era stata formulata con tanta schiettezza da lasciarmi incapace di reagire. Si portò alle mie spalle e mi cinse la vita con le braccia. L'alito del suo respiro lambiva le mie orecchie e in uguale misura ne percepivo la puzza di sudore che trasudava dal corpo. Mi sentivo indifesa e succube del suo potere. Non intravedevo nessuna via di scampo, così lo lasciai fare, sperando che si limitasse a qualche palpeggiamento e nulla più. Purtroppo sbagliai.
   Incoraggiato dalla mia desistenza mi sciolse il gancio del reggiseno che avevo rubato e subito dopo anche l'altro di mio che avevo addosso. Lasciai che i due capi cadessero sul pavimento e mi coprii le tette con il palmo delle mani.
   La situazione in cui mi ero venuta a trovare mi pareva inverosimile. Quando lasciò cadere le labbra sul mio collo e incominciò a riempirmi di baci fui percorsa da una serie di brividi in tutto il corpo. L'umido delle bocca, per quanto ripugnante, mi provocò una forte eccitazione. Ne ebbi la prova dall'umidiccio che percepivo nella vagina, sempre sensibile a questo tipo di attenzioni, e dai capezzoli che, stimolati dallo sfregamento delle dita, erano diventati turgidi
   Tutto il mio corpo non era indifferente alle sue attenzioni e me ne vergognai. Mordicchiai le labbra a più riprese come sono solita fare quando un uomo mi accarezza le tette. Lasciai che mi trascinasse contro la scrivania senza ribellarmi, dopodiché si inginocchiò ai miei piedi. Da lì si adoperò a farmi scendere l'elastico delle mutandine fino a terra. Mi divaricò le gambe e le sue labbra si posarono sulla figa. Subito dopo iniziò a leccarmela.
   Se come seduttore non era granché, come amatore lo era anche meno. Muoveva la lingua in maniera disordinata per la troppa eccitazione che si portava addosso. Infilò il clitoride nella bocca e iniziò a succhiarlo in maniera scomposta. 
   Intervallava movimenti sulle piccole labbra con altri sull'apice del clitoride, ciononostante non mi riuscì di rimanere insensibile alle sue attenzioni. Gli afferrai il capo e glielo spinsi con forza contro il pube.
   I continui sfregamenti della lingua sulla figa mi provocarono delle contrazioni alla mucosa della vagina e dei brividi alla schiena. Mugolai di piacere e avvertii i segni premonitori di un imminente orgasmo.
   L'uomo si rese conto del mio stato e, quasi per umiliarmi, allontanò la bocca dalla figa, dopodiché si mise ritto in piedi. Abbassò le brache e scoprì il cazzo. Premendo con le mani sulle mie spalle mi fece inginocchiare ai suoi piedi e puntò la cappella dritta contro la mia bocca.
   L'odore del cazzo era stomachevole. Di sicuro l'acqua e il sapone non dovevano essergli amiche. Iniziai a succhiarglielo con disgusto. La cappella, lercia di smegma, entrava e usciva dalla mia bocca senza un attimo di tregua. Ero schifata e non provavo alcun piacere. Avrei voluto porre termine al più presto a quell'esperienza. Con una mano gli afferrai il cazzo e iniziai a masturbarlo intenzionata a farlo venire di fretta, ma per quanto mi dessi da fare, sembrava non volerne sapere di venire.
   Un fitto e intenso tremore alle gambe fu il segno premonitore dell'imminente eiaculazione. Fui lesta a estrarre il cazzo dalla bocca ed evitai d'ingurgitare lo sperma, ma non riuscii a evitare che mi sborrasse in pieno viso.
   Dopo essermi ripulita raccattai dal pavimento gli indumenti e incominciai a rivestirmi. Non pago dell'umiliazione che mi aveva arrecato mi strappò dalle mani la biancheria rubata che avevo raccolto insieme alle mie cose e tenevo stretta nella mano.
   - Brutta troia! Cosa credevi? Di esserti guadagnata la biancheria che hai rubato con la tua prestazione? Vattene e non farti più vedere in questo centro commerciale. La prossima volta non sarò così benevolo. Di certo non avrò nessuna pietà.
   Aprì la porta e mi spinse fuori dall'ufficio mezza nuda. Terminai di vestirmi nel corridoio che collegava il magazzino all'area commerciale. Senza curarmi dei vigilantes presi il carrello con la spesa che avevo lasciato dinanzi alla reception e mi avviai verso le casse.
   Nel percorso che mi separava dall'uscita dell'ipermercato transitai ancora una volta dinanzi al settore dell'abbigliamento. Un tarlo mi rodeva nella mente. Ero curiosa di sapere com'era riuscito a scoprire che nascondevo la merce sotto gli abiti. Il segreto lo avrei scoperto perlustrando nella cabina di prova. Arrestai il carrello ed entrai in una delle cabine. Guardai attentamente le pareti all'interno senza scoprire nulla di anormale. Ma osservando la lampada che illuminava l'interno del cabinato scoprii che nascondeva una microcamera. L'oggetto doveva essere collegata all'ufficio di quel porco d'uomo che si era approfittato di me. Con la scusa di controllare che nessuno dei clienti si appropriasse della merce ne approfittava per osservare le donne che si spogliavano.
  

* * * 

   Oggi, all'ora di pranzo, ho sintonizzato la tivù sulle frequenze di una emittente televisiva locale, la più seguita in città. Le immagini che aprono il telegiornale fanno riferimento a un incendio che nottetempo ha distrutto un centro commerciale della città. A detta del cronista le cause dell'incendio non sono da attribuirsi ad autocombustione, ma di origine dolosa. Le indagini della polizia sono indirizzate verso gli ambienti malavitosi.
   Mentre sono impegnata a condire l'insalata, mi soffermo a pensare che dovrò affrettarmi a togliere dal portabagagli dell'Opel Tigra le taniche di benzina che nottetempo ho svuotato sotto le porte del supermercato e riporle nel garage.
 

 

 

 
 

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