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6°
NON FORNICARE
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
Il
temporale abbattutosi durante la notte
sulla città aveva abbassato di qualche
grado la temperatura dell'aria. In
piedi, con i gomiti appoggiati sul
parapetto del terrazzo, al settimo piano
del condominio, Roberto era intento a
osservare le finestre dei palazzi
dall'altra parte della strada.
L'alba era spuntata da poco
e le abitazioni erano prive di vita. Sui
balconi, un tempo occupati da alberi
rampicanti e piante di gerani, trovavano
posto delle parabole satellitari e i
compressori degli impianti di
climatizzazione.
Marianna, la sua amante,
aveva trascorso l'intera notte insieme a
lui. Se n'era andata da pochi minuti per
fare ritorno nel suo appartamento, due
piani più sotto, all'approssimarsi del
ritorno marito reduce dal turno di
lavoro notturno in fabbrica.
A piedi scalzi percorse il
breve tratto che lo separava dal letto.
Si sdraiò sulle lenzuola, ancora
tiepide dei loro corpi, e affondò le
labbra sul cuscino occupato da Marianna.
Accarezzò più volte il lenzuolo che
avvolgeva il materasso alla ricerca di
una improbabile traccia del recente
passaggio del corpo della donna, ma
inutilmente. Soltanto quando avvicinò
le dita alle narici si accorse che un
pelo gli era rimasto impigliato fra le
unghie. Era biondo e arricciato come i
peli della fica della donna che era
giaciuta nel letto accanto a lui. Stanco
si riaddormentò stringendo fra le dita
il prezioso cimelio.
Quando si svegliò le
lancette dell'orologio che indossava al
polso avevano superato le 8.00 da
qualche minuto. Si precipitò nel box
della doccia e lasciò che l'acqua
asportasse dalla pelle ogni traccia
dell'amplesso consumato con Marianna,
specie lo sperma raggrumato sui muscoli
addominali scolpiti a tartaruga. Sparse
del sapone vegetale sopra i pettorali,
perfettamente epilati, compiaciuto delle
forme del proprio corpo.
Aveva trascorso la notte
scopando Marianna sino allo sfinimento
dormendo solo un paio d'ore, eppure
quando sotto la doccia incominciò a
insaponare il cazzo subito gli diventò
duro. I testicoli, sotto l'effetto
dell'acqua, si raggrinzirono e assunsero
una forma compatta. Ogni volta che
faceva la doccia gli piaceva mantenere
la mano a contatto con il cazzo e
menarselo. Fu tentato di masturbarsi, ma
ci ripensò. Passò a cospargere di
sapone liquido le altre parti del corpo,
dopodiché si risciacquò con l'acqua
fredda.
Sorseggiò la bevanda calda
della Moka a pressione, accese la tivù,
e si mise all'ascolto del telegiornale
di Canale 5.
La notizia d'apertura
riguardava due giovani assassinati
durante una zuffa in discoteca.
L'informazione precedette quella di un
bambino ucciso da un rapinatore durante
una sparatoria a seguito di un tentativo
di rapina a una gioielleria.
Ma chi se né frega, pensò,
in febbrile attesa delle prime notizie
sull'andamento delle borse asiatiche.
L'indice NIKKEI sulla borsa
di Tokyo era in ribasso di tre punti.
Alla stessa ora l'indice HANG SENG di
Hong Kong lo era di due. Il listino
tecnologico NASDAQ di New York aveva
chiuso la giornata precedente in ribasso
di cinque punti. Impiegò più tempo del
solito a scegliere camicia e cravatta da
abbinare alla giacca e ai pantaloni di
lino.
Elegante come si conviene a
ogni aspirante manager uscì da casa.
Dinanzi alla porta dell'ascensore diede
una occhiata al quadrante del Rolex
Daytona che indossava al polso.
L'orologio segnava le otto e trenta
minuti.
Chissà che starà facendo
Marianna in questo momento, pensò,
mentre l'ascensore transitava al quinto
piano dove abitava l'amante. Forse sta
preparandosi per recarsi al lavoro,
rifletté.
Quando uscì dall'ascensore
s'imbatté in Paolo, uno degli inquilini
del primo piano. Come al solito era in
ritardo e andava di fretta. Nella mano
stringeva le cinghie di uno zainetto.
Nell'altra la mano del figlio di otto
anni che si trascinava appresso.
- Oggi è l'ultimo giorno
di scuola. - strepitò Paolo passando
davanti a Roberto con il bimbo che
sembrava non volerne sapere di seguirlo.
- Sei di nuovo in ritardo,
eh?
- Soltanto di mezz'ora. -
disse infilandosi nella Panda
parcheggiata a ridosso del marciapiede.
Roberto reputava Paolo un
fallito, un uomo che nella vita aveva
scelto di non essere nessuno, un
perdente insomma. E allo stesso modo
giudicava le persone che come Paolo si
accontentavano di guadagnare poco più
di millecinquecento euro al mese. Lui,
invece, aveva una infinità di
progetti da realizzare. Si consumava
dalla voglia di fare carriera,
guadagnare tanti soldi, e frequentare
gli ambienti più prestigiosi della città.
So che ci riuscirò, ripeté
a se stesso mentre guardava Paolo
allontanarsi alla guida della Panda il
cui motore perdeva colpi e procedeva a
singhiozzo.
Al volante del Bmw si trovò
a percorrere il viale di
circonvallazione a nord della città. Il
traffico a quell'ora della mattina era
un inferno. Quando giunse in prossimità
dell'uscita numero cinque della
tangenziale, utile per raggiungere il
centro città, non poté fare a meno di
notare alla sua destra un enorme
cartellone pubblicitario su cui era
affissa l’immagine di Berlusconi.
Il sorriso rassicurante di
Silvio gli giunse bene augurante per la
giornata di lavoro che stava per
intraprendere. Quando varcò la porta
dell'agenzia assicurativa per cui
lavorava erano le nove.
- Buongiorno a tutti. -
disse, appena superata la soglia
d'ingresso.
- Ciao! - gli fece eco
Rita, prima fra le impiegate a
raccogliere il saluto.
- Ci sono novità?
- No, nessuna, ma ricordati
che stasera sei a cena a casa mia, non
te lo scordare, eh! Sai bene come ci
tiene mio padre alla puntualità. E'
pignolo e non tollera le persone poco
puntuali.
- Non potrei dimenticare un
suo invito, non lo farei per nessuna
ragione al mondo. - le sussurrò
all'orecchio.
Le sfiorò la guancia con
le labbra e si incamminò verso il
proprio ufficio. Per prima cosa sfogliò
le pagine del Sole 24 Ore comprato
all'edicola sotto casa. Esaminò le
quotazioni di alcuni titoli azionari,
dopodiché concentrò l'attenzione su
alcune pratiche assicurative.
Lavorava presso quella
agenzia di assicurazioni da circa sei
anni. Assunto come semplice fattorino
aveva scalato i diversi livelli
amministrativi mettendo a segno una
rapida carriera. Da un po' di tempo
occupava il posto di capo liquidatore
sinistri, ma aspirava ad aprire
un'agenzia tutta sua.
Con Rita era fidanzato da
tre anni. La ragazza non era granché
bella e i più la giudicavano
insignificante, ma ciò che ai suoi
occhi la rendeva interessante era il
padre direttore della filiale.
Trascorse la mattinata a
trattare con i clienti ed esaminare i
fascicoli degli incidenti da liquidare.
Verso l'una scese in strada e si recò
alla tavola calda poco distante
dall'ufficio. Transitando davanti all'agenzia della Banca dell'Agricoltura
si soffermò a guardare uno dei monitor
che mostravano l'andamento dei titoli
azionari. Il titolo Mediaset di
Berlusconi guadagnava lo 0,75% così
come le Pagine Gialle che raggiungevano
un guadagno dello 0,55%, purtroppo i
titoli telefonici di cui possedeva
numerose azioni continuavano a scendere
di valore in maniera vertiginosa.
Di umore nero consumò il
pasto in maniera frugale. Il resto del
pomeriggio lo trascorse in ufficio a
consultare delle pratiche e gli sembrò
non dovesse mai arrivare a termine,
tanto era nervoso.
Quando uscì dall'ufficio
erano le sei di sera.
Alla guida del Bmw si recò
a fare visita alla sala corse SNAI in
Viale dei Mille. Districandosi nel
traffico caotico impiegò poco più di
una decina di minuti per raggiungere la
sala giochi. Dopo che in passato aveva
perso una considerevole somma di denaro,
indebitandosi fino al collo con gli
usurai, aveva smesso di scommettere
sulle corse dei cavalli. Rita aveva
provveduto a liquidargli i debiti, ma
aveva preteso che smettesse di giocare
alle corse dei cavalli. Lui aveva
mantenuto la promessa, ma aveva iniziato
a scommettere sugli incontri delle
squadre di calcio.
Su uno dei monitor osservò
i nomi delle squadre che quella sera
avrebbero giocato gli anticipi del
campionato tedesco. Decise di puntare
duecentocinquanta euro sul Borussia
Dortmund vincente contro il Monaco 1860,
pagato dai bookmaker alla quota di 1,50.
Fatta la scommessa uscì dal locale e si
incamminò verso il negozio di fiori
situato all'angolo di Via D'Azeglio,
poco distante dalla sala giochi.
Il commesso stava per
chiudere la serranda. Roberto lo bloccò
e si fece preparare un'elegante
confezione di orchidee. Alle 19.30 fu
davanti al portone dell'abitazione di
Rita. Suonò il campanello e si trovò
di fronte la fidanzata.
- Meno male che sei
puntuale, temevo non arrivassi più.
- Ho portato queste
orchidee per tua madre, spero siano di suo gradimento.
- Hai fatto bene. -
soggiunse Rita.
La serata trascorse noiosa
come accadeva tutte le volte in cui era
ospite in quella casa. A tavola la
conversazione cadde inevitabilmente
sull'agenzia e sui profitti che il padre
di Rita si prefiggeva di aumentare. Alle
undici fece ritorno a casa.
Vento e lampi prefiguravano
l'arrivo di un imminente temporale.
Accese la televisione e premette il
tasto del televideo, poi si portò sulla
pagina 632: quella dei risultati del
campionato di calcio tedesco.
L'incontro fra Borussia
Dortmund e Monaco 1860 si era concluso
con il risultato di 1-1. Imprecò contro
i giocatori del Borussia sino al momento
in cui il cellulare iniziò a trillare.
- Pronto!
- Ciao! Sono io, Marianna.
Ti ho visto mentre facevi ritorno a casa e
vorrei chiederti se posso salire da te.
Mio marito è uscito da un paio d'ore ed
ero in attesa del tuo ritorno.
- Sì, vieni pure. -
rispose con tono distaccato.
La loro storia andava
avanti da circa sei mesi. Era iniziata
pochi giorni dopo che Marianna era
venuta ad abitare nel condominio e non
si era mai interrotta.
Quando Marianna si presentò
alla porta a Roberto gli sembrò più
bella del solito, anche se non aveva
assolutamente nulla di speciale.
Un paio di jeans
elasticizzati e una maglietta nera, bene
attillata, mettevano in dovuto risalto
le curve dei fianchi e le forme tonde
dei seni privi di reggipetto.
- Ciao! - disse Marianna
circondandogli il collo di Roberto con
le braccia. Premette le labbra sopra
quelle dell'amante e si strinse forte a
lui.
Mentre la stringeva a sé
Roberto non poté fare a meno di
sentirsi turbato dalle forme del corpo
della donna. Lo stampo dei seni, duri e
compatti, così diversi da quelli
flaccidi e cadenti di Rita, gli
premevano contro il petto provocandogli
il medesimo turbamento ormonale della
prima volta che li aveva stretti fra le
mani.
- Ho voglia di coccole. -
gli fece lei.
Entrambi erano consapevoli
che il loro legame era vivo grazie alla attrazione sessuale che li
coinvolgeva, per questa ragione avevano
sempre evitato di parlare di progetti.
Una passione, la loro, che con l'andare
del tempo li aveva coinvolti sempre di
più. Roberto sembrava non riuscire a
fare a meno di Marianna. Lei subiva la
medesima attrazione, così quando il
marito era assente per lavoro
trascorrevano le notti insieme.
Roberto infilò le mani
sotto la maglietta di Marianna. Le dita
si ritrovarono a contatto con le forme
dei seni. Sapeva bene quanto lei era
sensibile a quel tipo di carezze.
Assaporò la loro consistenza e sfiorò
con le unghie i capezzoli. Le punte
erano ritte e turgide.
Il petto di Marianna era
gonfio e tendeva a espandersi. Avvertì
l'ansimare del respiro della compagna e
continuò a pizzicarle i capezzoli fino
a provocarle fastidio. Lei si tirò
indietro per proteggersi dall'insistenza
di quel gesto.
Le sfilò la maglietta
facendogliela passare oltre il capo. E
ancora una volta le tette gli apparvero
nella loro straordinaria bellezza, anche
se lievemente asimmetriche. Strinse fra
le mani un seno, posò le labbra sul
capezzolo, e iniziò a succhiarlo come
un lattante.
- Ho bisogno di dirti una
cosa molto importante. - disse Marianna
allontanandolo da sé.
- Più tardi. - rispose
lui, premendo le dita su uno dei
capezzoli, poi con le labbra si tuffò a
succhiarle l'altro seno.
Ancora una volta si
riaccese in lui il desiderio di
possederla. S'inginocchiò ai suoi
piedi, le slacciò i jeans e li trascinò
sino al pavimento. Le mutandine di pizzo
nero che Marianna indossava sbatterono
contro il mento di Roberto. Lui come un
cane da tartufi annusò il bottino che
stava per saccheggiare. Infilò le dita
nella parte posteriore delle mutandine,
fagocitò i glutei sporgenti, e premette
le labbra contro il tessuto bagnato
delle mutandine.
Rimase alcuni secondi in
quella posizione annusando l'aroma di
fica di cui era pregno il tessuto. Lei
continuò ad accarezzargli il capo. Lui
si aggrappò all'elastico delle
mutandine e le trascinò verso le
caviglie coprendola di baci sull'addome
e il pube.
La fica, ben curata, era
sovrastata da riccioli di peli biondi.
Le labbra rosee e lucide erano
invitanti. Roberto si liberò degli
abiti mentre Marianna andò a sdraiarsi
sul letto.
- Ho una cosa molto
importante da dirti. - disse lei.
- Non c'è fretta, abbiamo
la notte davanti a noi.
Le mani si contesero il
sesso dell'altro trastullandosi a
vicenda. A Roberto era sempre piaciuto
il contatto delle mani di Marianna sul
cazzo, anche se a volte doveva guidarla
rallentando i movimenti delle dita che
altrimenti lo avrebbero fatto sborrare
anticipatamente.
Si accarezzarono
reciprocamente procurandosi intensi
brividi di piacere. L'estremità del
clitoride era teso pari al cazzo.
Roberto intinse le dita nella fessura
della fica, poi le avvicinò alla bocca
per assaporarne il delicato nettare di
cui erano intrise.
Si accovacciò fra le gambe
divaricate di Marianna e immerse la
lingua fra le calde labbra della fica,
poi iniziò a leccarle. Gli umori caldi
e saporiti gli si appiccicarono al mento
mescolandosi alla saliva. Marianna
cominciò a mugolare di piacere
dimenandosi e inarcando a più riprese
il bacino. Roberto le divaricò ancora
di più le gambe e infilò la punta
della lingua in profondità, dentro la
fica.
Marianna, sempre più
scatenata, incominciò a dimenarsi come
una indemoniata. Lui le afferrò i
fianchi e fece in modo che non potesse
muoversi da quella posizione. Con la
lingua risalì il clitoride. Infilò
l'escrescenza fra le labbra e iniziò a
succhiarlo muovendo la bocca avanti e
indietro sul piccolo corpo erettile.
A fatica Roberto riuscì a
mantenere ancorato il bacino di Marianna
al letto. Eccitato dallo stato
dell'amante mise ancora più foga nella
sua azione.
- Godo! Godo! Cazzo, come
solo tu sai farmi godere. - urlò più
forte Marianna. - Goooodoo!
Per nulla sazio, Roberto
premette con maggior forza le labbra sul
clitoride succhiandolo senza mai
fermarsi, anche quando la sentì venire
di un orgasmo animalesco. Lei, all'apice
del coito, cercò di allontanare la
bocca di Roberto dalla fica prendendolo
a pugni, ma lui ancora più eccitato non
interruppe la sua azione mantenendo il
bacino di Marianna ancorato sul letto.
- Basta! Basta! Mi fai
male. - disse la donna.
Roberto si mise seduto al
margine del letto con i piedi per terra.
Invitò Marianna a mettersi cavalcioni
su di lui. Quando spinse il cazzo nella
fica, sentì Marianna trasalire. In
quella posizione poteva sentire le
contrazioni della parete vaginale
premere attorno al cazzo mentre lo
affondava nella fica. Non riuscì a
trattenere la voglia che aveva di
sborrare. Rallentò l'azione e lasciò
che fosse Marianna a muoversi, ma era
così eccitato che dopo pochi minuti si
sfilò e le riempì l'addome di sperma.
Esausti si ritrovarono
sdraiati uno di fianco all'altra a
guardare il soffitto della stanza.
Marianna ruppe per prima il
silenzio.
- Sono incinta. Ho un
ritardo di quindici giorni. Stamani ho
fatto il test di gravidanza ed è
risultato positivo. Come sai non ho
rapporti sessuali con mio marito da più
di tre mesi, quindi non c'è alcun
dubbio: il figlio è tuo.
La rivelazione della donna
lasciò Roberto ammutolito. Nella sua
mente si rincorsero una infinità
d'immagini. Rita, il padre, l'ufficio,
la posizione sociale che con tanta
fatica si era creato. Pensò al marito
di Marianna, alle conseguenze che
avrebbe comportato quella rivelazione.
Madido di sudore non riuscì a dire una
sola parola. Si alzò dal letto e a
piedi scalzi si recò sul terrazzo.
Il rumore dei lampi che
avevano accompagnato il loro amplesso
fecero posto alle prime gocce di
pioggia, amaro preludio dell'imminente
temporale.
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