NON FORNICARE

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
  
  I
l temporale abbattutosi durante la notte sulla città aveva abbassato di qualche grado la temperatura dell'aria. In piedi, con i gomiti appoggiati sul parapetto del terrazzo, al settimo piano del condominio, Roberto era intento a osservare le finestre dei palazzi dall'altra parte della strada.
   L'alba era spuntata da poco e le abitazioni erano prive di vita. Sui balconi, un tempo occupati da alberi rampicanti e piante di gerani, trovavano posto delle parabole satellitari e i compressori degli impianti di climatizzazione.
   Marianna, la sua amante, aveva trascorso l'intera notte insieme a lui. Se n'era andata da pochi minuti per fare ritorno nel suo appartamento, due piani più sotto, all'approssimarsi del ritorno marito reduce dal turno di lavoro notturno in fabbrica.
   A piedi scalzi percorse il breve tratto che lo separava dal letto. Si sdraiò sulle lenzuola, ancora tiepide dei loro corpi, e affondò le labbra sul cuscino occupato da Marianna. Accarezzò più volte il lenzuolo che avvolgeva il materasso alla ricerca di una improbabile traccia del recente passaggio del corpo della donna, ma inutilmente. Soltanto quando avvicinò le dita alle narici si accorse che un pelo gli era rimasto impigliato fra le unghie. Era biondo e arricciato come i peli della fica della donna che era giaciuta nel letto accanto a lui. Stanco si riaddormentò stringendo fra le dita il prezioso cimelio.
   Quando si svegliò le lancette dell'orologio che indossava al polso avevano superato le 8.00 da qualche minuto. Si precipitò nel box della doccia e lasciò che l'acqua asportasse dalla pelle ogni traccia dell'amplesso consumato con Marianna, specie lo sperma raggrumato sui muscoli addominali scolpiti a tartaruga. Sparse del sapone vegetale sopra i pettorali, perfettamente epilati, compiaciuto delle forme del proprio corpo.
   Aveva trascorso la notte scopando Marianna sino allo sfinimento dormendo solo un paio d'ore, eppure quando sotto la doccia incominciò a insaponare il cazzo subito gli diventò duro. I testicoli, sotto l'effetto dell'acqua, si raggrinzirono e assunsero una forma compatta. Ogni volta che faceva la doccia gli piaceva mantenere la mano a contatto con il cazzo e menarselo. Fu tentato di masturbarsi, ma ci ripensò. Passò a cospargere di sapone liquido le altre parti del corpo, dopodiché si risciacquò con l'acqua fredda.
   Sorseggiò la bevanda calda della Moka a pressione, accese la tivù, e si mise all'ascolto del telegiornale di Canale 5.
   La notizia d'apertura riguardava due giovani assassinati durante una zuffa in discoteca. L'informazione precedette quella di un bambino ucciso da un rapinatore durante una sparatoria a seguito di un tentativo di rapina a una gioielleria.
   Ma chi se né frega, pensò, in febbrile attesa delle prime notizie sull'andamento delle borse asiatiche.
   L'indice NIKKEI sulla borsa di Tokyo era in ribasso di tre punti. Alla stessa ora l'indice HANG SENG di Hong Kong lo era di due. Il listino tecnologico NASDAQ di New York aveva chiuso la giornata precedente in ribasso di cinque punti. Impiegò più tempo del solito a scegliere camicia e cravatta da abbinare alla giacca e ai pantaloni di lino.
   Elegante come si conviene a ogni aspirante manager uscì da casa. Dinanzi alla porta dell'ascensore diede una occhiata al quadrante del Rolex Daytona che indossava al polso. L'orologio segnava le otto e trenta minuti.
   Chissà che starà facendo Marianna in questo momento, pensò, mentre l'ascensore transitava al quinto piano dove abitava l'amante. Forse sta preparandosi per recarsi al lavoro, rifletté.
   Quando uscì dall'ascensore s'imbatté in Paolo, uno degli inquilini del primo piano. Come al solito era in ritardo e andava di fretta. Nella mano stringeva le cinghie di uno zainetto. Nell'altra la mano del figlio di otto anni che si trascinava appresso.
   - Oggi è l'ultimo giorno di scuola. - strepitò Paolo passando davanti a Roberto con il bimbo che sembrava non volerne sapere di seguirlo.
   - Sei di nuovo in ritardo, eh?
   - Soltanto di mezz'ora. - disse infilandosi nella Panda parcheggiata a ridosso del marciapiede.
   Roberto reputava Paolo un fallito, un uomo che nella vita aveva scelto di non essere nessuno, un perdente insomma. E allo stesso modo giudicava le persone che come Paolo si accontentavano di guadagnare poco più di millecinquecento euro al mese. Lui, invece, aveva una infinità di progetti da realizzare. Si consumava dalla voglia di fare carriera, guadagnare tanti soldi, e frequentare gli ambienti più prestigiosi della città.
   So che ci riuscirò, ripeté a se stesso mentre guardava Paolo allontanarsi alla guida della Panda il cui motore perdeva colpi e procedeva a singhiozzo.
   Al volante del Bmw si trovò a percorrere il viale di circonvallazione a nord della città. Il traffico a quell'ora della mattina era un inferno. Quando giunse in prossimità dell'uscita numero cinque della tangenziale, utile per raggiungere il centro città, non poté fare a meno di notare alla sua destra un enorme cartellone pubblicitario su cui era affissa l’immagine di Berlusconi.
   Il sorriso rassicurante di Silvio gli giunse bene augurante per la giornata di lavoro che stava per intraprendere. Quando varcò la porta dell'agenzia assicurativa per cui lavorava erano le nove.
   - Buongiorno a tutti. - disse, appena superata la soglia d'ingresso.
   - Ciao! - gli fece eco Rita, prima fra le impiegate a raccogliere il saluto.
   - Ci sono novità?
   - No, nessuna, ma ricordati che stasera sei a cena a casa mia, non te lo scordare, eh! Sai bene come ci tiene mio padre alla puntualità. E' pignolo e non tollera le persone poco puntuali.
   - Non potrei dimenticare un suo invito, non lo farei per nessuna ragione al mondo. - le sussurrò all'orecchio.
   Le sfiorò la guancia con le labbra e si incamminò verso il proprio ufficio. Per prima cosa sfogliò le pagine del Sole 24 Ore comprato all'edicola sotto casa. Esaminò le quotazioni di alcuni titoli azionari, dopodiché concentrò l'attenzione su alcune pratiche assicurative.
   Lavorava presso quella agenzia di assicurazioni da circa sei anni. Assunto come semplice fattorino aveva scalato i diversi livelli amministrativi mettendo a segno una rapida carriera. Da un po' di tempo occupava il posto di capo liquidatore sinistri, ma aspirava ad aprire un'agenzia tutta sua. 
   Con Rita era fidanzato da tre anni. La ragazza non era granché bella e i più la giudicavano insignificante, ma ciò che ai suoi occhi la rendeva interessante era il padre direttore della filiale.
   Trascorse la mattinata a trattare con i clienti ed esaminare i fascicoli degli incidenti da liquidare. Verso l'una scese in strada e si recò alla tavola calda poco distante dall'ufficio. Transitando davanti all'agenzia della Banca dell'Agricoltura si soffermò a guardare uno dei monitor che mostravano l'andamento dei titoli azionari. Il titolo Mediaset di Berlusconi guadagnava lo 0,75% così come le Pagine Gialle che raggiungevano un guadagno dello 0,55%, purtroppo i titoli telefonici di cui possedeva numerose azioni continuavano a scendere di valore in maniera vertiginosa.
   Di umore nero consumò il pasto in maniera frugale. Il resto del pomeriggio lo trascorse in ufficio a consultare delle pratiche e gli sembrò non dovesse mai arrivare a termine, tanto era nervoso. 
   Quando uscì dall'ufficio erano le sei di sera.
   Alla guida del Bmw si recò a fare visita alla sala corse SNAI in Viale dei Mille. Districandosi nel traffico caotico impiegò poco più di una decina di minuti per raggiungere la sala giochi. Dopo che in passato aveva perso una considerevole somma di denaro, indebitandosi fino al collo con gli usurai, aveva smesso di scommettere sulle corse dei cavalli. Rita aveva provveduto a liquidargli i debiti, ma aveva preteso che smettesse di giocare alle corse dei cavalli. Lui aveva mantenuto la promessa, ma aveva iniziato a scommettere sugli incontri delle squadre di calcio.
   Su uno dei monitor osservò i nomi delle squadre che quella sera avrebbero giocato gli anticipi del campionato tedesco. Decise di puntare duecentocinquanta euro sul Borussia Dortmund vincente contro il Monaco 1860, pagato dai bookmaker alla quota di 1,50. Fatta la scommessa uscì dal locale e si incamminò verso il negozio di fiori situato all'angolo di Via D'Azeglio, poco distante dalla sala giochi. 
   Il commesso stava per chiudere la serranda. Roberto lo bloccò e si fece preparare un'elegante confezione di orchidee. Alle 19.30 fu davanti al portone dell'abitazione di Rita. Suonò il campanello e si trovò di fronte la fidanzata.
   - Meno male che sei puntuale, temevo non arrivassi più. 
   - Ho portato queste orchidee per tua madre, spero siano di suo gradimento.
   - Hai fatto bene. - soggiunse Rita.
   La serata trascorse noiosa come accadeva tutte le volte in cui era ospite in quella casa. A tavola la conversazione cadde inevitabilmente sull'agenzia e sui profitti che il padre di Rita si prefiggeva di aumentare. Alle undici fece ritorno a casa.

   Vento e lampi prefiguravano l'arrivo di un imminente temporale. Accese la televisione e premette il tasto del televideo, poi si portò sulla pagina 632: quella dei risultati del campionato di calcio tedesco. 
   L'incontro fra Borussia Dortmund e Monaco 1860 si era concluso con il risultato di 1-1. Imprecò contro i giocatori del Borussia sino al momento in cui il cellulare iniziò a trillare.
   - Pronto!
   - Ciao! Sono io, Marianna. Ti ho visto mentre facevi ritorno a casa e vorrei chiederti se posso salire da te. Mio marito è uscito da un paio d'ore ed ero in attesa del tuo ritorno.
   - Sì, vieni pure. - rispose con tono distaccato.
   La loro storia andava avanti da circa sei mesi. Era iniziata pochi giorni dopo che Marianna era venuta ad abitare nel condominio e non si era mai interrotta.

   Quando Marianna si presentò alla porta a Roberto gli sembrò più bella del solito, anche se non aveva assolutamente nulla di speciale. 
   Un paio di jeans elasticizzati e una maglietta nera, bene attillata, mettevano in dovuto risalto le curve dei fianchi e le forme tonde dei seni privi di reggipetto.
   - Ciao! - disse Marianna circondandogli il collo di Roberto con le braccia. Premette le labbra sopra quelle dell'amante e si strinse forte a lui. 
   Mentre la stringeva a sé Roberto non poté fare a meno di sentirsi turbato dalle forme del corpo della donna. Lo stampo dei seni, duri e compatti, così diversi da quelli flaccidi e cadenti di Rita, gli premevano contro il petto provocandogli il medesimo turbamento ormonale della prima volta che li aveva stretti fra le mani.
   - Ho voglia di coccole. - gli fece lei.
   Entrambi erano consapevoli che il loro legame era vivo grazie alla attrazione sessuale che li coinvolgeva, per questa ragione avevano sempre evitato di parlare di progetti. Una passione, la loro, che con l'andare del tempo li aveva coinvolti sempre di più. Roberto sembrava non riuscire a fare a meno di Marianna. Lei subiva la medesima attrazione, così quando il marito era assente per lavoro trascorrevano le notti insieme.
   Roberto infilò le mani sotto la maglietta di Marianna. Le dita si ritrovarono a contatto con le forme dei seni. Sapeva bene quanto lei era sensibile a quel tipo di carezze. Assaporò la loro consistenza e sfiorò con le unghie i capezzoli. Le punte erano ritte e turgide. 
   Il petto di Marianna era gonfio e tendeva a espandersi. Avvertì l'ansimare del respiro della compagna e continuò a pizzicarle i capezzoli fino a provocarle fastidio. Lei si tirò indietro per proteggersi dall'insistenza di quel gesto.
   Le sfilò la maglietta facendogliela passare oltre il capo. E ancora una volta le tette gli apparvero nella loro straordinaria bellezza, anche se lievemente asimmetriche. Strinse fra le mani un seno, posò le labbra sul capezzolo, e iniziò a succhiarlo come un lattante.
   - Ho bisogno di dirti una cosa molto importante. - disse Marianna allontanandolo da sé.
   - Più tardi. - rispose lui, premendo le dita su uno dei capezzoli, poi con le labbra si tuffò a succhiarle l'altro seno.
   Ancora una volta si riaccese in lui il desiderio di possederla. S'inginocchiò ai suoi piedi, le slacciò i jeans e li trascinò sino al pavimento. Le mutandine di pizzo nero che Marianna indossava sbatterono contro il mento di Roberto. Lui come un cane da tartufi annusò il bottino che stava per saccheggiare. Infilò le dita nella parte posteriore delle mutandine, fagocitò i glutei sporgenti, e premette le labbra contro il tessuto bagnato delle mutandine.
   Rimase alcuni secondi in quella posizione annusando l'aroma di fica di cui era pregno il tessuto. Lei continuò ad accarezzargli il capo. Lui si aggrappò all'elastico delle mutandine e le trascinò verso le caviglie coprendola di baci sull'addome e il pube.
   La fica, ben curata, era sovrastata da riccioli di peli biondi. Le labbra rosee e lucide erano invitanti. Roberto si liberò degli abiti mentre Marianna andò a sdraiarsi sul letto.
   - Ho una cosa molto importante da dirti. - disse lei.
   - Non c'è fretta, abbiamo la notte davanti a noi.
   Le mani si contesero il sesso dell'altro trastullandosi a vicenda. A Roberto era sempre piaciuto il contatto delle mani di Marianna sul cazzo, anche se a volte doveva guidarla rallentando i movimenti delle dita che altrimenti lo avrebbero fatto sborrare anticipatamente.
   Si accarezzarono reciprocamente procurandosi intensi brividi di piacere. L'estremità del clitoride era teso pari al cazzo. Roberto intinse le dita nella fessura della fica, poi le avvicinò alla bocca per assaporarne il delicato nettare di cui erano intrise.
   Si accovacciò fra le gambe divaricate di Marianna e immerse la lingua fra le calde labbra della fica, poi iniziò a leccarle. Gli umori caldi e saporiti gli si appiccicarono al mento mescolandosi alla saliva. Marianna cominciò a mugolare di piacere dimenandosi e inarcando a più riprese il bacino. Roberto le divaricò ancora di più le gambe e infilò la punta della lingua in profondità, dentro la fica.
   Marianna, sempre più scatenata, incominciò a dimenarsi come una indemoniata. Lui le afferrò i fianchi e fece in modo che non potesse muoversi da quella posizione. Con la lingua risalì il clitoride. Infilò l'escrescenza fra le labbra e iniziò a succhiarlo muovendo la bocca avanti e indietro sul piccolo corpo erettile.
   A fatica Roberto riuscì a mantenere ancorato il bacino di Marianna al letto. Eccitato dallo stato dell'amante mise ancora più foga nella sua azione.
   - Godo! Godo! Cazzo, come solo tu sai farmi godere. - urlò più forte Marianna. - Goooodoo!
   Per nulla sazio, Roberto premette con maggior forza le labbra sul clitoride succhiandolo senza mai fermarsi, anche quando la sentì venire di un orgasmo animalesco. Lei, all'apice del coito, cercò di allontanare la bocca di Roberto dalla fica prendendolo a pugni, ma lui ancora più eccitato non interruppe la sua azione mantenendo il bacino di Marianna ancorato sul letto.
   - Basta! Basta! Mi fai male. - disse la donna.
   Roberto si mise seduto al margine del letto con i piedi per terra. Invitò Marianna a mettersi cavalcioni su di lui. Quando spinse il cazzo nella fica, sentì Marianna trasalire. In quella posizione poteva sentire le contrazioni della parete vaginale premere attorno al cazzo mentre lo affondava nella fica. Non riuscì a trattenere la voglia che aveva di sborrare. Rallentò l'azione e lasciò che fosse Marianna a muoversi, ma era così eccitato che dopo pochi minuti si sfilò e le riempì l'addome di sperma.
   Esausti si ritrovarono sdraiati uno di fianco all'altra a guardare il soffitto della stanza.
   Marianna ruppe per prima il silenzio.
   - Sono incinta. Ho un ritardo di quindici giorni. Stamani ho fatto il test di gravidanza ed è risultato positivo. Come sai non ho rapporti sessuali con mio marito da più di tre mesi, quindi non c'è alcun dubbio: il figlio è tuo.
   La rivelazione della donna lasciò Roberto ammutolito. Nella sua mente si rincorsero una infinità d'immagini. Rita, il padre, l'ufficio, la posizione sociale che con tanta fatica si era creato. Pensò al marito di Marianna, alle conseguenze che avrebbe comportato quella rivelazione. Madido di sudore non riuscì a dire una sola parola. Si alzò dal letto e a piedi scalzi si recò sul terrazzo.
   Il rumore dei lampi che avevano accompagnato il loro amplesso fecero posto alle prime gocce di pioggia, amaro preludio dell'imminente temporale.

 

 
 

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