SESSO? NO GRAZIE.
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

      Gianfranco e io siamo sposati da vent'anni e da dieci abitiamo sotto lo stesso tetto come fratello e sorella. Fra le lenzuola non condividiamo nulla, talvolta soltanto la “Buonanotte!” prima di addormentarci, stando bene attenti a non toccarci.
     Per molti anni sono rimasta in attesa che qualcuno, uomo o donna non importa, mi portasse via da quella casa certa di avere ancora delle chance per rimediare qualcosa di meglio rispetto a mio marito. Ciò che abbiamo portato avanti in tutti questi anni è una storia d'amore fraterno, ma non è mai stata una storia di sesso, anzi, è una storia di non sesso perché è da parecchi anni che non lo facciamo più.   
    Dieci anni per la precisione.
      Se penso al modo in cui ci siamo conosciuti, ai primi approcci, alle primitive carezze, allora mi riesce più facile raccapezzarmi e capire come si è potuta evolvere la nostra relazione. Difatti quando ci siamo conosciuti aveva tardato parecchie settimane prima di decidersi a dispensarmi il primo bacio, peraltro senza lingua. Così mi sono inventata un personaggio romantico, malata d'amore, assolutamente diversa da quelle sfrontate delle mie amiche che la davano facile, andando a letto con il primo stallone che le metteva una mano fra le cosce mandandole in liquefazione la figa.
     Nel giro di un solo anno, dopo esserci conosciuti, ci siamo sposati. All'epoca del matrimonio avevo solo vent'anni. Gianfranco dieci anni più dei miei.
      Ero una ragazzina che non vedeva l'ora di sganciarsi dall'autorità dei propri genitori, smaniando dalla voglia di mettermi alla ricerca di qualcosa di diverso della mia famiglia. E sposarmi era stata l'occasione giusta per riuscire a farlo.
      Già all'inizio della nostra relazione abbiamo avuto problemi d’ogni tipo. Però, ingenua com’ero, persa d’amore per lui, ero certa che li avremmo superati facilmente col passare del tempo, invece  non è stato così.
     Il primo e più importante problema si è rivelato quello dell'eiaculazione precoce.
      Preliminari con eccitazione a mille, poi due minuti di scopata e tutto era già finito. 
    Accidenti!
      Siamo andati avanti per un bel po' di tempo facendo l’amore quasi ogni giorno, senza che il problema dell'eiaculazione precoce si risolvesse del tutto. Nemmeno col matrimonio era riuscito a prolungare il tempo del coito. E in questo penso di avere un po' di colpe perché temo di avergli messo addosso ansie da prestazione, ampliando a dismisura le sue difficoltà a rapportarsi pienamente con la propria sessualità, anche se difficoltà d’erezione o penetrazione almeno quelle non le ha mai avute.
     Nemmeno con il sesso orale ha saputo compensare le carenze di durata della prestazione sessuale.
      Gli dicevo leccami la vagina in un certo modo perché altrimenti non sarei riuscita a venire, ma lui ogni volta, testardo, faceva orecchie da mercante insistendo a fare di testa propria. E io cretina a dargli nuove possibilità, dicendogli che il clito me lo doveva leccare così e non cosà, perché giovane com'ero avevo una gran voglia di godere dei piaceri del mio e suo corpo.
     Sia da fidanzata che da sposata sono sempre stata io a prendere l’iniziativa, lui non sembrava interessato a fare del sesso e questo è stato il problema che giorno dopo giorno ha mandato in crisi la nostra relazione. L’ho sollecitato più volte a coltivare delle fantasie erotiche, invitandolo a guardare film porno e godere del piacere che avremmo potuto concederci attraverso l'attuazione di giochi erotici, cercando di sorprenderci reciprocamente con distrazioni inaspettate, coccolandoci, andando alla ricerca di una dimensione d’intimità sessuale che purtroppo non è mai nata, mentre avrei desiderato accendergli la fiamma della passione.
     Questa sua mancata propensione al sesso l'ho persino associata a una latente omosessualità. Però non ho mai avuto sufficiente coraggio per chiedergli se è un po’ frocio. E tutt'ora il dubbio permane nella mia mente.

     Oramai sono più di dieci anni che non faccio sesso con Gianfranco. Lui non ha fatto niente per porre rimedio alla mia insoddisfazione sessuale, neanche quando mi ha visto che ero disperata e piangevo. Tutte le volte che lo cercavo aveva una scusa pronta. Diceva di essere stanco per via dello stress accumulato sul posto di lavoro. Era lì che impegnava gran parte delle sue energie. Insomma un’intesa sessuale che non faccio fatica ad ammettere che non c'è mai stata nei dieci anni che hanno preceduto l’ultima volta che abbiamo fatto l’amore.
     Io però non sono il tipo di donna che si arrende tanto facilmente di fronte alle difficoltà. Per un certo periodo di tempo, e in più di un’occasione, ho sollevato il problema, parlandogli della mia insoddisfazione sessuale, sentendomi sempre rispondere che pretendevo troppo da lui. Allora ho insistito dicendogli che se fra noi c’erano dei problemi di coppia avremmo dovuto consultare uno psicoterapeuta. In questo modo avremmo potuto entrare maggiormente in intimità sessuale, aprendoci meglio l’un l’altro nel fare l'amore, arrivando a produrre scintille come mi era capitato in precedenza con gli uomini con cui avevo fatto sesso prima di conoscerlo. Purtroppo quello che mi sono sentita rispondere è che esageravo, sostenendo che il sesso fra due persone sposate non è essenziale. L’importante è che marito e moglie si vogliano bene.
     Io al contrario, sempre a proposito del sesso, avrei desiderato sperimentare cose nuove. Mi sono persino dichiarata disposta, se lo desiderava, a fare del sesso anale, memore del dubbio che avevo sulla sua omosessualità, ma anche del sesso a tre se ne avesse avuto voglia, perché no? Sia che il terzo incomodo fosse uomo o donna.
      A ogni proposta di sesso estremo mi rispondeva asserendo che mi amava, che ero la sua compagna ideale e che certe cose, come le avevo chiamate io, non sarebbe mai riuscito a farle con la donna della sua vita, forse con una puttana. Poco per volta fra noi le cose, perlomeno per quanto riguarda il sesso, hanno cominciato ad andare sempre peggio e così non ci siamo più cercati.

     Da dieci anni a questa parte seguitiamo a vivere sotto lo stesso tetto, dormendo nello stesso letto. Io nuda e lui in pigiama, ma non abbiamo rapporti sessuali. Dentro casa coltiviamo serenamente i nostri hobby. Lui divinizza i bonsai che tiene con cura sul balcone e io coltivo in modo semplice e piacevole la passione per la bigiotteria fai da te. Mentre fuori di casa trascorriamo il tempo facendo visita ai centri commerciali, e la domenica ai mercatini di modernariato sparsi in tutta la provincia e anche fuori di questa. 
        
     Per risvegliarmi dal torpore sessuale in cui ero precipitata, poiché Gianfranco non mi cagava, ho provveduto ad acquistare un paio di vibratori in un sexy-shop dirottando la mia passione sessuale su uno di quegli aggeggi infernali, trasformandoli nei miei partner virtuali. Così ho cominciato a masturbarmi facendo abbuffate di film porno per scaldare le mie serate quando lui era fuori di casa per impegni di lavoro, ma la cosa non mi ha pienamente soddisfatto. Quello di cui avvertivo la mancanza era di un cazzo vero da stringere fra le cosce o succhiare. E col passare del tempo ho anche smesso quasi del tutto di masturbarmi, comportandomi come se aveessi la vagina in ibernazione.

     Quella che porto avanti con mio marito è una relazione amicale e affettiva. Oramai evitiamo persino di parlare di sesso consci che discuterne ci allontanerebbe ancora di più. Sennonché, dopo dieci anni in cui ho vissuto questa alienante situazione famigliare, mi è giunta del tutto inaspettata l’occasione per uscirne fuori e l’ho messa a profitto.
     Sono inciampata in un tradimento. 
    Se è potuto succedere la colpa è tutta sua, di mio marito, che non ha saputo porre rimedio alla mia ventennale insoddisfazione sessuale.
     Così all’età di quarant’anni mi sono fatta l’amante.
     Ricominciare a scopare ed essere apprezzata sessualmente da un uomo ha preso posto alla rassegnazione, e la passione alla malinconia.
     Ho conosciuto un uomo con cui faccio dell’ottimo sesso, e me lo tengo stretto.
     In natura esistono persone come mio marito che non hanno necessità del contatto fisico per essere felici. Io no.
     Quello che voglio adesso è di riprendermi la vita. Ho un dannato bisogno di fare del sesso, ma anche d’amore, passione, e complicità. E tutto questo l'ho riscontrato nell’uomo che è diventato il mio amante.
     Andrea, l’uomo con cui scopo abitualmente, ha  venticinque anni: quindici meno dei miei. Single da sempre mi ha confessato di avere avuto numerose storie, mai durate troppo a lungo, sostenendo che non ha mai incontrato una donna spregiudicata a scopare con me.
     Questa nostra relazione voglio viverla donandomi tutta a lui senza pormi troppi problemi sul domani.
   Non l’ho cercato, è lui che ha trovato me.
     Ci siamo conosciuti in maniera del tutto casuale qualche mese fa al supermercato. Eravamo in fila, spingendo i carrelli della spesa davanti a una delle casse, quando, inavvertitamente, mi è uscito dal portafoglio una banconota da 20 euro ed è caduta sul pavimento. Lui si è premurato di raccoglierla e me l'ha consegnata accompagnando il gesto con una battuta spiritosa.
     Mi è piaciuto da subito. Un vero colpo di fulmine!
     C’è stato uno scambio di sguardi e abbiamo iniziato a parlare.
     Mi ha invitato a bere un caffè in una caffetteria dell’ipermercato e ho accettato l'invito dando seguito alla sua richiesta.
     Seduti attorno a un tavolo abbiamo seguitato a parlare per un paio d’ore ingollando, invece del caffè, un paio di aperitivi. In quella occasione penso di avere mantenuto l’atteggiamento di chi se la sente calda, la figa, e lui deve essersene accorto eccitata com'ero.
     Il giorno dopo era ad attendermi all’uscita del posto di lavoro e ci sono andata a letto quel pomeriggio stesso.
     Per Andrea provo un sentimento forte. E' amore! Lo amo a tal punto da esserne gelosa. Lui non mi ha mai detto d'amarmi. Ha un carattere forte e con me è sempre stato chiaro. Quando scopiamo mi ripete che vuole rendermi felice, ma il solo pensiero che da un giorno all’altro potrei non vederlo più mi distrugge.


     Con Andrea ho appuntamento all'ingresso della Facoltà di Lettere e Filosofia di Via Kennedy. E’ lì che da un paio di mesi ha ottenuto un dottorato di ricerca.
     Trovo da parcheggiare il Mini Cooper in uno degli stalli a pagamento delimitati dalle righe blu. Salto fuori dell’automobile, faccio alcuni passi, e dalla macchinetta del parcometro ritiro lo scontrino del ticket dopo che ho introdotto due monete da 1 Euro.
     In anticipo di una decina di minuti, rispetto all’ora dell’appuntamento, me ne sto col culo appoggiato sul cofano dell'automobile in attesa che Andrea si faccia vivo, mantenendo lo sguardo fisso verso l'uscita della Facoltà di Lettere.
     Ho voglia di stare con lui, di annusare la sua pelle, di assaggiare il sapore della sua bocca, baciarlo, abbracciarlo, portarmelo dentro tutto.
      E so per certo che anche lui desidera quello.
     Siamo uguali, con la stessa voglia di godere del corpo dell'altro.

     Andrea mi viene incontro con passo sicuro, camminando sul marciapiede, confuso nella semioscurità di questo tardo pomeriggio autunnale.
     Mi piace il suo modo di vestire casual. Adoro la sua bocca, il modo con cui mi sorride, la maniera con cui mi guarda.
     Provo un fortissimo desiderio di lui. Il cuore ha preso a battermi forte nel petto. Non vedo l'ora che mi morda, mi sbatta contro un muro e che facciamo del sesso acrobatico vestiti come siamo adesso.
      - Ciao! - dice aprendosi in un largo sorriso quando è a pochi passi da me.
     Il nostro abbraccio sa di qualcosa d’urgente e selvaggio.
     Rimango senza fiato.
     Mi abbandono fra le sue braccia e lo bacio. Mi stringe forte a sé e gli appoggio la testa sul petto. Piego il capo all'indietro e lui mi bacia nell'incavo del collo.
     Le sue mani scivolano come tentacoli sul mio culo e lo abbrancano.
     Sopraffatta dal desiderio di sperimentare qualcosa che sia fuori dell'ordinario, magari nel parco che sta alle nostre spalle, mi divincolo dall'abbraccio e gli parlo.
      - Ho poco tempo. Fra mezz'ora devo essere di ritorno a casa. Andiamo a fare un giro nel parco? - dico smaniosa di eclissarmi in qualche anfratto fra la boscaglia per guastarmelo tutto, il cazzo.
     - Okay! Andiamo…

      C’incamminiamo lungo il marciapiede di Via Kennedy, costeggiando la cerchia muraria del Parco Ducale. In prossimità dell’asilo "Le Nuvole" giriamo alla nostra sinistra ed entriamo attraverso un ingresso secondario nel parco.
     Il Parco Ducale è male illuminato e disordinato come del resto lo è tutta la città.
      Forse non è stata una buona idea quella di infilarci nel parco con questo buio. Qualche malintenzionato, magari strafatto, potrebbe decidere di aggredirci e allora sarebbe un bel pasticcio. Ma appena ci infiliamo in uno dei sentieri sterrati, circondati da querce secolari, lascio alle mie spalle tutte le paure affamata come sono del cazzo del mio compagno.
      Ci troviamo a percorrere un sentiero bagnato e stopposo, alla ricerca di un posto isolato dove infrattarci, fintanto che raggiungiamo una piccola radura situata a poca distanza dalle serre.

      Andrea mi sbatte la schiena contro il fusto di una quercia e mi è addosso. Incominciamo a baciarci e la sua lingua mi rovista la bocca facendomi gemere di piacere, finendo per sbavarci addosso una montagna di saliva.
      Il gusto mielato della sua bocca mi fa girare la testa. Il suolo mi manca sotto i piedi e mi sembra di perdere l'equilibrio.
      Tutt'a un tratto mi infila la mano sotto la gonna, affonda le dita fra le labbra della figa, volutamente priva di mutandine, e l'accarezza.
     - Ce l’hai bagnata fradicia per me? - dice con voce soffocata.
     - Ce l'ho sempre così calda già al pensiero di riuscire a vederti. - gli rispondo.
     Abbasso la mano anch’io e gli frugo nello spazio della patta dopo che ho provveduto ad abbassargli la cerniera. Infilo le dita fra il tessuto dei boxer e glielo libero, il cazzo. E incomincio a menarglielo.
      Andiamo avanti a masturbarci reciprocamente e baciarci sino a quando mi abbranca con tutte due le mani le natiche e mi solleva da terra. Sono lesta ad avvolgergli le gambe intorno ai fianchi e lui mi penetra facendomi strepitare di piacere.
     Muovo il culo attorno alla sua erezione mentre il suo spostarsi avanti e indietro mi riempie e mi allarga.
     Stringo i muscoli della vagina intorno al cazzo soggiogata dal calore e dall’intensità della cappella che affonda decisa dentro me.
      Adoro questa sua forza bruta.
     Improvvisamente si stacca da me. Estrae il cazzo dalla vagina, mi fa inginocchiare ai suoi piedi, e me lo sbatte in gola.
      Andrea emette più di un sibilo gutturale mentre glielo succhio.
      Eccitato com'è spinge con maggiore insistenza la cappella nella bocca.
      Non gli sono da meno e mentre glielo meno e succhio distendo l'altra mano sul clitoride.
    Mi masturbo e seguito a succhiarglielo.
      Sono posseduta da questo bellissimo ragazzo, arrapato all’inverosimile, quando l’ondata dell’orgasmo sta per raggiungerci entrambi.

     Andrea getta la testa all’indietro e dalla bocca gli esce un lungo rantolo. Percepisco il seme caldo che spruzza nella mia gola e lo ingoio tutto.
      Il membro mi resta dentro la bocca, prolungandogli il piacere dell’orgasmo. Accelero il movimento delle dita sul clitoride fintanto che raggiungo il sospirato piacere.
     Ci baciamo delicatamente sulle labbra rassegnati nel dovere fare ritorno alle nostre abitazioni.

 

 
 

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