SERVIZIO AFFISSIONI
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

       
  
Ogni pomeriggio, abbandonato il posto di lavoro, ho l'abitudine di percorrere, in sella alla bicicletta, la pista ciclabile che dalla periferia della città conduce al faro di San Fermo. Una volta raggiunto il promontorio mi intrattengo a guardare il profilo delle navi che solcano il mare. E' nella solitudine di quel posto, fra le piante d'erica, lontano dal chiasso del centro abitato, che ho conosciuto Tommaso.
   Una sera, poco prima dell'imbrunire, mentre ero prossimo a raggiungere la sommità del promontorio, là dove è posizionato il faro, intravidi la figura di un uomo seduto su una delle tre panchine che trovano posto in quel luogo. Manteneva gli occhi fissi su un enorme cartellone pubblicitario e non si avvide della mia presenza. Il manifesto, su cui spiccavano le tonde forme delle natiche di una ragazza, reclamizzava un perizoma griffato "Roberta".
   Il culo della modella era di una straordinaria bellezza. Il perizoma sottile e trasparente naufragava nell'incavo dei glutei nudi, perfetti, disegnando il lato B più bello del mondo. Interruppi la pedalata, scesi dalla bicicletta, e mi soffermai a osservare le parti sporgenti del culo.
   Piazzato quasi a ridosso della panchina rimasi stregato da quell'immagine. Tutt'a un tratto l'uomo abbassò la lampo dei pantaloni e tirò fuori il cazzo, dopodiché, ignaro della mia presenza, cominciò a masturbarsi.
   Imbarazzato dalla strana situazione in cui mi ero venuto a trovare mi allontanai cercando di non fare troppo rumore, sennonché urtai la pedaliera della bicicletta e attirai l'attenzione dell'uomo. Allarmato dal rumore girò il capo nella mia direzione e mi incenerì con lo sguardo. Nascose il cazzo nella patta dei pantaloni e si rivolse a me.
   - E' Michelle.
   - Chi?
   - Michelle Unziker
   - Non la conosco, mi spiace.
   - Non pensa che assomigli un po' a mia moglie?
   - Non lo so.
   - Glielo assicuro, hanno il medesimo tipo di culo. Anzi, quello di Marta è ancora più bello di questo.
   - Beh, è fortunato ad avere una moglie così fatta.
   - Dice?
   - Sì, certo.
   - Glielo metterebbe volentieri nel culo, eh!
   - Non lo so, se lo dice lei. - risposi imbarazzato.
   - Purtroppo qualcun altro ci ha già pensato. Un uomo me l'ha portata via.
   - Mi spiace.
   - Le sembrerà strano ma il profilo di quel culo. - proseguì, indicando con l'indice della mano il manifesto. - E' identico a quello di Marta, per questo vengo qua.
   - L'ama molto, vero?
   - Pensavo di conoscerla a fondo, ma il suo tradimento mi ha stomacato.
   - E' finito tutto fra voi?
   Tommaso non rispose. Accennò una frase, ma le parole evaporarono dalle sue labbra. Tolse dalla giacca un pacchetto di Marboro e mi invitò a sedere accanto a lui
   - Fumi? - mi chiese dandomi del tu.
   - Sì, grazie.
   Fumai la sigaretta offertami prestando attenzione alle sue parole. Mi raccontò di quanto gli piaceva fare l'amore con la sua ex moglie descrivendo certi loro coiti nei minimi particolari. Tutt'a un tratto mi ritrovai con il cazzo duro e schiacciai il mozzicone della sigaretta sotto il piede per l'eccitazione.
   Quando lasciai Tommaso, dopo avere fumato un altro paio di sigarette, il buio era sceso sulla collina. Il cartellone pubblicitario, illuminato a intervalli regolari dai fari delle macchine, che a quell'ora transitavano numerose sulla strada provinciale, metteva in dovuto risalto le natiche della modella. Fissando lo sguardo sull'immagine non mi meravigliai che gli fosse venuta la voglia di masturbarsi.
   La sera seguente ritrovai di nuovo Tommaso seduto sulla panchina. Andai a sedermi accanto a lui e ci intrattenemmo a guardare l'immagine sul cartellone pubblicitario. Fumammo una sigaretta dopo l'altra, senza parlare, fintanto che l'aria umida della sera ci liberò dal nostro torpore e cominciammo a conversare. E come un mare in tempesta ognuno tirò fuori quanto di più confuso aveva dentro di sé. Lo stesso accadde le sere successive.
   Una sera, uscendo dal lavoro, trovai la panchina vuota. Non c'era Tommaso ad aspettarmi. Allora guardai la plancia dove per tante sere avevo visto affisso il manifesto che ritraeva la ragazza del perizoma e un dolore lancinante mi trafisse il costato.
   Sulla plancia, al posto del manifesto che ritraeva il culo della Unziker, c'era un vistoso poster che pubblicizzava una vettura con le caratteristiche di una monovolume.
   Ancora oggi quando mi capita di sedermi su quella panchina e ripenso al culo di Michelle Unziker il cazzo mi ritorna duro.

 

 

 

 

 
 

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