INCONSCE 
PERVERSIONI

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

         Quando Margherita raggiunse il palazzo di assoluto pregio architettonico situato in pieno centro cittadino, indicatole dall'uomo con cui aveva preso contatto dopo avere letto l’annuncio comparso su una pagina web di un forum erotico, si sorprese nel costatare la folla di persone che occupava lo scalone che conduceva al primo piano dell'edificio signorile. 
   Donne di ogni età ed estrazione sociale occupavano il pianerottolo dinnanzi alla porta d'ingresso di una delle tre abitazioni. La stessa dove avrebbe dovuto mettere piede, pensò. Si fece largo fra la calca che occupava i gradini dello scalone e, aiutandosi con il corrimano, raggiunse a fatica il pianerottolo. Rivolse la sua attenzione verso un paio ragazze punk, equipaggiate con spille da balia utilizzate come orecchini e catene al collo con tanto di lucchetto per chiudere le estremità, e si fece avanti.
   - Anche voi siete qui per l'annuncio di Pierre?
   - Sì. - risposero all'unisono senza mostrare alcun imbarazzo.
   - Sapete indicarmi qual è l'ordine con cui le pretendenti vengono chiamate?
   - Pare che Pierre abbia assegnato a ognuna un numero. Gliene avrà destinato uno anche lei, vero?
   - Sì. - disse Margherita avendo bene presente il numero che le aveva affibbiato l'uomo al momento del contatto in chat.
   - Io ho il numero 18. - disse una donna dai capelli cotonati, tinti biondi, un po' su di età, ma ancora sufficientemente seducente per svolgere il ruolo per cui era stata chiamata a sostenere il colloquio.
   - Credo di avere il 26. - rispose Margherita.
   - Allora si metta il cuore in pace perché passerà un bel po' di tempo prima che giunga il suo turno e sia chiamata. - disse una delle ragazze punk che ostentava un grosso piercing su un lato del labbro inferiore.
   - A che numero siamo arrivate adesso?
   - La donna con il numero 5 è entrata nell'appartamento circa dieci minuti fa.
   - Ah.
   - Ci vuole pazienza, ma ne vale la pena, non crede?
   - Sì. - disse Margherita allontanandosi dal pianerottolo per andare a sedersi su uno dei gradini della scalinata che conduceva ai piani superiori del palazzo.
   Da quel punto di osservazione si mise a guardare la pletora di donne in attesa di essere chiamate, scrutandole da capo a piedi una a una. Nella debole luce che le illuminava a Margherita apparivano come figure dall'aspetto grottesco e carnevalesco. Tutte andate lì per realizzare un sogno proibito e d'improvviso si sentì persa.
   Quando aveva chattato con l'uomo che le si era proposto con il nome di Pierre aveva concordato il giorno e l'ora del colloquio di lavoro. Sapeva bene che non sarebbe stata l'unica donna a essere convocata quel pomeriggio, ma non aveva preso in considerazione l'idea di ritrovarsi in competizione con una simile pletora di donne, stante la particolarità della prestazione sessuale che la selezionata sarebbe stata chiamata a svolgere in cambio di una ingente somma di denaro.
   Tutte le donne in attesa dovevano avere un gran pelo sullo stomaco se come lei erano decise a soddisfare la morbosa fantasia sessuale di quell'uomo. Infatti, non si sarebbe fatta scrupolo nel soddisfarlo, se questo fosse servito a farle guadagnare i 20.000 Euro con cui Pierre avrebbe ricompensato la prescelta; perlomeno questo era ciò che aveva pensato quando aveva preso la decisione di esporsi presentandosi all'appuntamento.
   Margherita viveva la propria sessualità in maniera libera e serena, cosciente che alcuni suoi comportamenti o pulsioni erotiche si erano evolute, soprattutto con il progredire delle conoscenze in fatto di sesso. Difatti aveva preso coscienza che non c'era alcuna differenza fra quelle che le persone comuni indicavano come perversioni soft, che rientravano tra le pratiche sessuali cosiddette alternative, e quelle hard che invece per la maggioranza delle persone rasentavano la parafilia, ma che per la sua cultura erano ormai diventate del tutto normali poiché quello che gli altri sentenziavano come atti di perversione per lei erano soltanto la massima tensione di un godimento puro.

   Trascorsero un paio d'ore prima che l'uomo con cui aveva appuntamento si affacciasse sulla porta dell'appartamento e nominasse il numero 26. Sino a quel momento Margherita aveva assistito al movimento animato delle donne entrate e presto uscite dall'appartamento trattenendosi all'interno soltanto pochi minuti. Prima di allontanarsi avevano raccontato la medesima storia. Tutte erano state invitate a denudarsi. Alcune, le più giovani e carine soprattutto, avevano subito una sorta di esplorazione rettale o vaginale da parte dell'uomo. Quest'ultimo, una volta estratto il dito, si era limitato a gustare il sapore di cui era pregno, leccandolo e succhiandolo, assaporando il prelibato secreto frutto dell’esplorazione.
   Nel momento in cui Margherita mise piede nell'appartamento il cuore le pulsava come il martello di un maglio. L'uomo, un piccoletto calvo, dall'aspetto insignificante, mostrava d'avere suppergiù una quarantina di anni. La precedette verso il salotto, dopodiché, una volta dentro la stanza si sedette sul divano e si rivolse a lei.
   - Spogliati. - ordinò in modo perentorio.
   Le donne che l'avevano preceduta avevano ricevuto il medesimo ordine, spogliandosi nei diversi ambienti dell'appartamento, soprattutto nella stanza da bagno, ed era questo che immaginava le accadesse, così rimase delusa quando l'uomo le disse di spogliarsi nel salotto.
   - Togliti anche le mutandine e il reggiseno. - disse l'uomo quando la vide esitante, indecisa se togliersi o meno il tanga e l'esigua stoffa che sottraeva la vista dei capezzoli.
   Margherita sfilò le mutandine e le fece scivolare lentamente lungo le cosce, fino a raggiungere le caviglie, dopodiché guardò fisso l'uomo negli occhi. Sganciò il reggiseno e lo lasciò cadere in avanti mostrando nella sua interezza la bellezza dei seni, non troppo grossi ma con i capezzoli ritti come piramidi.
   - Siediti lì. - disse l'uomo indicandole la poltrona di pelle che gli stava davanti.
   Margherita, nuda, con indosso le sole scarpe con tacco 12, raggiunse la poltrona e si sedette sopra.
   - Adesso mettiti comoda e allarga per bene le cosce.
   Lei si sedette sulla poltrona, premurandosi di accomodarsi col culo in avanti, e allargò per bene le cosce come lui le aveva ordinato di fare.
   - Uhm... ce l'hai bagnata, eh.
   - Non lo so, non me ne sono accorta. - mentì sperando che notasse il clito che pulsava di un piacere lento, turgido e gonfio come una clava all'apice delle piccole labbra. 
   - Ti eccita parecchio il trovarti qui, eh?
   - Non più di tanto.
   - Non sei una professionista, vero?
   - No, affatto! Ma perché mi dice questo? Ne ho forse l'aspetto?
   - Trovo che sei abbastanza disinvolta nonostante la giovane età. Sei preparata a soddisfare la mia fantasia? Hai capito bene di cosa ritratta? - concluse accavallando le gambe.
   - Sono una donna a cui piace sperimentare a tutto tondo, letteralmente. Faccio male?
   - No, anzi. Sono d'accordo con te.
   - Non penso che ci debba per forza essere amore e nemmeno una fortissima attrazione per giocare a fare del sesso in modo estremo.
   - Per te è solo un gioco quello che ti ho proposto?
   - Non lo so, anzi sì. Comunque adoro le situazioni fetish. Questo le può bastare?
   - A proposito della pioggia dorata, tu cosa ne pensi?
   - E' una pratica sessuale abbastanza diffusa nel chi pratica il BDSM. Urinare sul corpo o nella bocca del partner è eccitante e dà piacere a entrambi, non trova?
   - A te piace più stare dalla parte del soggetto dominante che emette l'urina o da chi invece è sottomesso e la ingerisce? 
   - E' comunque un piacere erotico in entrambi i casi, non trova? Se la pratica è consensuale non c'è nessuna umiliazione da parte di chi beve la piscia. 
   - Raccontami della tua prima esperienza di pissing se l'hai avuta, come credo sia accaduto, vero?
   - La prima volta mi è accaduto di farlo con Marco. Avevo poco più di sedici anni e lui a quel tempo era il mio ragazzo.
   - Dai, raccontami tutto... mi piace ascoltare queste verità rivelate.
   - Si eccita?
   - Uhm... un po'.
   - E' stata una cosa inaspettata anche per me. E' accaduto mentre me la leccava. Eravamo di ritorno da una cena e, presi da un raptus, abbiamo fatto sesso sulle scale, davanti la porta casa sua. Avevo la pancia piena e una gran voglia di fare una pisciata colossale. Ho fatto di tutto per trattenermi dal pisciare, ma prima che raggiungessi l'orgasmo mi è scappato di fare la pipì. Gli ho centrato dritto la bocca con uno spruzzo e me ne sono vergognata tantissimo. Lui invece si è eccitato molto, più del normale, e mi ha chiesto di rifarlo. Così mi sono lasciata andare e l'ho rifatto inondandolo di urina sul viso e il corpo.
   - Ah.
   - Quello che ho provato in quella occasione è stato molto più che eccitante, una sensazione travolgente perché per la prima volta mi sono sentita complice di un erotismo allo stato estremo, mi spiego?
   - Vai avanti...
   - Subito dopo ho voluto provare anch'io ed è stato fantastico ricevere lo spruzzo caldo di piscia sulla pelle e vederselo recapitare nella bocca.
   - Dopo quella prima volta cos'altro è accaduto?
   - Nei due anni in cui Marco e io siamo stati insieme ci è capitato più volte di fare l'amore in quel modo, entrambi trovavamo la cosa eccitantissima.
   - Cacca invece?
   - Beh, quella sino a oggi non l'ho mai mangiata, anche se conosco tutto ciò che riguarda la coprofagia.
   - Adesso ti metto alla prova.
   - Va bene.
   - Dimmi cos'è il Cleveland Steamer.
   - Consiste nel defecare sul petto del partner.
   - Lo hai mai fatto?
   - Sì, un paio di volte. Qualcuno dei miei partner mi ha persino chiesto di andare avanti indietro col culo imitando i movimenti del rullo compressore di uno schiacciasassi dopo che sulla strada è stato sparso del bitume.
   - Il Dirty Sanchez lo sai cos'è?
   - Ci provo a risponderle, ma vado un po' a naso. Penso che sia una variante di chi pratica il sesso anale con la fuoriuscita del cazzo sporco di cacca e il successivo strofinamento della cappella sul viso della donna. Sbaglio?
   - Lo hai mai fatto?
   - No. Ritengo che sia un gioco stupido.
   - Hai mai praticato il Public Shitting?
   - Secondo lei avrei potuto non farlo? E' una delle pratiche sessuali che più mi eccita. Defecare in un luogo pubblico, specie in un parco, consapevole che qualcuno sta a guardarmi, è davvero eccitante.
   - Qualcuno ti ha chiesto di praticare il Panty Poopping? 
   - Cagarmi addosso rimanendo vestita non mi piace. La mia nonna lo faceva spesso, ma inconsapevolmente... poveretta.
   - Va bene, adesso puoi rivesti.
   - Abbiamo finito?
   - Sì. Allora posso andare.
   - Ti farò sapere la mia decisione. - disse l'uomo mentre Margherita usciva dalla stanza per lasciare il posto a un'altra ragazza. 

   Mentre si allontanava dalla residenza signorile, dove aveva fatto conoscenza con Pierre, era abbastanza fiduciosa, convinta com'era di essergli piaciuta, invece col passare dei giorni, intuendo che non sarebbe stata chiamata, comprese che la scelta dell'uomo era caduta su un'altra donna. Dopotutto non se ne rammaricò anche se quei 20.000 Euro le avrebbero fatto comodo.

   Margherita non si considerava una pervertita, persuasa com'era che le sue pulsioni erotiche, solo all'apparenza perverse, fossero di fatto controllate tramite il gioco in cui lei e i suoi occasionali partner simulavano situazioni più o meno realistiche, convinta che ci sarebbe stata perversione soltanto nel caso in cui gli atteggiamenti dei suoi partner fossero stati rivolti esclusivamente a farle del male, trovandosi in una condizione di superiorità, approfittando della sua debolezza perché donna, per infliggerle delle umiliazioni e farla soffrire, dimenticando che è considerato perverso anche chi, trovandosi nelle condizioni di debolezza ed essendo oggetto di umiliazioni e violenza, ne gode. E a lei, seppure inconsciamente, era ciò che accadeva. 

 

 
 

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