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SCAMBISTI
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Io
e Slvia avevamo in comune una singolare
fantasia: realizzare uno scambio di
coppie. Reputavamo appetibile
questa fantasia erotica persuasi che
fare sesso con partner diversi ci
avrebbe schiuso dei preziosi orizzonti
di piacere. In virtù di questa fantasia
cominciammo a investire
parte del nostro tempo libero consultando
gli annunci di scambisti.
La sera, prima di
addormentarci, ci mettemmo a consultare
le inserzioni pubblicate sui tabloid a
distribuzione gratuita reperibili in
qualsiasi supermarket, bar e latteria.
Pur avendo superato
entrambi,
seppure di poco, i quarant'anni, avevamo
una gran voglia di tuffarci in nuove
esperienze di sesso. Leggere gli
annunci di scambi di coppie ci restituì
la voglia che pareva oramai sopita di
trasgredire, ma nonostante i nostri
sforzi non ci sentivamo abbastanza maturi per
infrangere il patto di fedeltà che,
anni addietro, avevamo stipulato davanti
all'altare.
Praticare lo scambio di
coppia con emeriti sconosciuti, magari
incontrati in un club privé, oppure
attraverso un annuncio, lo consideravamo
un azzardo. Cosicché non abiurammo il
progetto, ma lo accantonammo facendo
assegnamento su circostanze più
favorevoli per mettere in atto la nostra
fantasia.
Prima di conoscere mia
moglie avevo avuto una esperienza simile
a quella che volevamo intraprendere.
Intervenendo a una festa di compleanno,
oltre ad avere ecceduto nel bere, avevo assunto
una certa quantità di sostanze
stupefacenti al pari delle
persone presenti.
Senza averne alcuna
cognizione mi ero ritrovato a essere
protagonista di un'orgia con la
combriccola di amici e amiche che
avevano preso parte alla serata. Di
quella esperienza mi portavo appresso il
ricordo dei corpi ammassati, della puzza
di pelle sudata, e dello sperma che
impiastrava i corpi delle ragazze, ma
soprattutto del cazzo che qualcuno, mio
malgrado, aveva cercato d'infilarmi nel
culo senza riuscirci.
Recarmi in un club privé, alla
ricerca di una coppia con cui scopare,
lo consideravo alla stregua dell'andare
a puttane, almeno questa era l'idea che
mi ero fatto. E poi non trovavo
soddisfacente che qualcuno considerasse
mia moglie al pari di una qualsiasi
donna disponibile a offrire la figa a
chicchessia. Avrei preferito che lo
scambio avvenisse con una coppia di
persone fidate, magari di nostra
conoscenza insomma. Fu in questa
direzione che rivolgemmo
le nostre attenzioni.
Durante l'inverno
esaminammo pregi e difetti delle coppie
che orbitavano intorno a noi,
soffermandoci nel prendere in
considerazione l'aspetto fisico dei
partner con cui avremmo potuto mettere
in pratica lo scambio. Dopo tanto
discutere non trovammo nessun accordo
sulla scelta che avremmo potuto
compiere. Nel momento in cui mia moglie
manifestava un qualsiasi interesse per
uno dei nostri amici, io facevo di tutto
per denigrare la sua compagna,
sollevando dubbi sulla fattibilità
dello scambio. Lei, di contrappunto, si
comportava allo stesso modo
ogniqualvolta mostravo interesse verso
una comune amica. Infine giungemmo alla
conclusione che se volevamo mettere in
pratica lo scambio di coppia la
soluzione migliore era di farlo con
degli emeriti sconosciuti.
*
* *
Era agosto e come ogni anno avevamo
programmato le ferie estive in una
località di montagna. L'albergo in cui
prendemmo alloggio si trovava nelle
vicinanze di un lago alpino, sulla
strada che da Innsbruck conduce a
Garmisch Partenkirchen, in territorio
tedesco.
I giorni della
villeggiatura erano trascorsi pressoché
uguali nel silenzio di una natura
apparentemente incontaminata fintanto
che, nella giornata che precedette la
nostra partenza per l'Italia, giunse
nell'albergo in cui eravamo ospiti una
coppia di coniugi romani. Esuberanti più
del normale ci rovesciarono addosso una
fiumana di parole, ma non solo quelle.
Io e mia moglie eravamo
sdraiati sull'erba, impegnati a prendere il
sole insieme a un gruppo di altri
villeggianti, ospiti nel medesimo
albergo, quando la coppia di romani,
accortasi che eravamo italiani, si
avvicinò a noi.
- Mi fa piacere incontrare
degli italiani in queste montagne di
crucchi. - dichiarò l'uomo. - Disperavo
di trovare persone con cui fare quattro
chiacchiere. Mi chiamo Pietro e questa
è mia moglie Augusta. - disse indicando
la donna in bikini al suo fianco.
Sorpresi dalla loquacità
del nuovo arrivato ci alzammo in piedi
in segno di cortesia. Nell'attimo in cui
l'uomo mi strinse la mano mi accorsi che
l'aveva enorme, simile a quella di un
boxeur. La cosa mi stupì perché non mi
era mai capitato di stringerne una di
simile grandezza.
- Purtroppo non saremo in
grado di tenervi compagnia molto a
lungo. Domani faremo ritorno in Italia.
- dissi.
- E' un vero peccato. –
rispose, dispiaciuta, la compagna
dell'uomo.
Grazie a dio non ero dello
stesso parere perché non avrei
resistito a lungo in loro compagnia. Ho
sempre detestato i romani per la loro
esuberanza ed entrambi non facevano
eccezione.
- Possiamo accomodarci
vicino a voi a prendere il sole?
- Sì, certo, non c'è
problema. - disse mia moglie prevenendo
la mia risposta.
Stesero sull'erba gli
stuoini su cui appoggiarono le sacche
che si portavano appresso. L'uomo, un
tipo aitante, sui trent'anni, cominciò
a decantare le bellezze del luogo,
rallegrandosi di essersi lasciato alle
spalle una città caotica come Roma.
- Per gente abituata a
vivere nella capitale questo posto vi
sembrerà un paradiso. - dissi.
- Lo può ben dire,
s'immagini che per recarmi al posto di
lavoro impiego circa un'ora di macchina.
Altrettanto la sera per fare ritorno a
casa. Sono dirigente di una importante
società di assicurazioni e rimango in
ufficio tutto il giorno. Lei invece? -
disse ostentando un'aria di superiorità.
- Lavoro come tecnico di
laboratorio nella struttura ospedaliere
della mia città.
- Accidenti, un lavoro che
non farei nemmeno se mi pagassero un
milione di euro al mese. Ho ripugnanza
per il sangue e i materiali organici,
io.
La moglie levò dalla borsa
un flacone di ambra solare. Si liberò
del reggiseno e rimase con addosso un
minuscolo tanga nero che a malapena le
copriva il triangolo del pube. Prese a
cospargersi il latte idratante sulle
tette e in un secondo tempo sul resto
del corpo. Sul torace non notai nessuna
striscia di pelle chiara intorno alle
tette. Segno evidente che non era abituata a
indossare la parte superiore del costume
quando si esponeva ai raggi del sole.
Anche il perizoma indossato a protezione
del pube sembrava superfluo, talmente
era minuto.
Augusta possedeva un corpo
bellissimo e m'incantai a guardarla.
Accortasi che la stavo osservando si
rivolse a me.
- Ne vuole un po'? - chiese
indicando il tubetto di crema solare che
stringeva nella mano.
Non mi lasciò il tempo di
risponderle. Si sporse in avanti e lasciò
cadere alcune gocce di ambra solare sul
mio petto.
Supino sopra lo stuoino mi
trovai addosso le sue mani che mi
carezzavano il petto. Cosparse la crema
con cura su tutto il torace e ne depose
dell'altra sulle mie cosce dilungandosi
a spalmarla sino alla radice dei piedi.
Condusse a termine il movimento delle
mani sotto gli occhi vigili di mia
moglie, incapace di articolare una sola
parola, ma indispettita dai modi
dell'intrusa.
L'insistente contatto delle
mani unte di crema sulla pelle mi provocò
una incontrollabile erezione. La donna
dovette accorgersene perché s'incantò
a guardare la tumefazione che sporgeva
dal tessuto degli slip. Dissimulai
l'imbarazzo girandomi a pancia sotto,
poi lasciai che mi distribuisse
l'unguento sulla schiena.
Mentre spandeva la crema
solare sul mio corpo il marito prese
spunto dai titoli in prima pagina del
Corriere della Sera, il giornale che
stavo leggendo prima del loro arrivo,
per parlare di economia e politica,
sperticandosi in lodi sull'operato del
Premier Berlusconi che, a suo dire,
stava mettendo l'Italia sottosopra da
quando si era insediato a Palazzo Chigi.
- Ce ne vorrebbero di
politici come lui! - affermò
rammentandomi un criminale fascista
dalla testa pelata di antica memoria.
- E' sotto gli occhi di
tutti che da quando governa c'è
stato un notevole impoverimento delle
classi sociali meno abbienti, non crede?
- Tutta propaganda della
sinistra. La colpa è dell'introduzione
dell'euro voluta da Prodi.
- Eppure l'euro non ha
portato sconvolgimenti negli altri stati
d'Europa. Sarebbe bastato che il nostro
governo tenesse sotto controllo i
prezzi, invece produttori e commercianti
hanno approfittato del cambio della
moneta per raddoppiarli. L'oggetto che
un tempo costava mille lire ora costa un
euro: il doppio insomma!
- Ma è anche vero che la
gente guadagna più denaro e ha più
soldi da spendere, ora.
- Nondimeno i lavoratori a
stipendio fisso hanno difficoltà ad
arrivare alla fine del mese, glielo
posso assicurare.
- La nostra è una società
in continua evoluzione. L'imprenditoria
non può fare affidamento sugli
interventi statali. Ricorda cosa
succedeva alla Fiat quando collocavano
in cassa integrazione fino a
quarantamila dipendenti per volta a
spese di tutta la collettività?
- E gli operai che fine
faranno ora?
- La classe operaia non
esiste più. E' andata scomparendo da
molti anni a questa parte. La maggior
parte dei nuovi posti di lavoro sono nel
terziario. I giovani lo hanno capito già
da tempo, sono gli anziani che credono
ancora in principi superati come la
solidarietà sociale.
- Non penso che siano
principi superati come sostiene lei.
- Lo sono... lo sono. Oggi
guadagna chi lavora di più. Non si può
pretendere di lavorare solamente 36 ore
alla settimana e avere gli stessi
benefici sociali di un tempo. Se così
fosse il paese andrebbe molto presto in
malora.
- I lavoratori del
terziario sono i più sfruttati e i meno
tutelati di tutti gli altri perché
mancano di sindacalizzazione.
- E' il sindacato la rovina
dell'Italia! Glielo dico io.
- Mah! Ho i miei dubbi. I
lavoratori sono costretti a fare un gran
numero di ore straordinarie perché con
il loro magro stipendio non possono fare
fronte alle normali esigenze che la vita
c'impone. E come se non bastasse siamo
bombardati da messaggi che ci invitano a
consumare. Si lavora per consumare e
basta, come se la vita fosse imperniata
solo sul consumismo.
- Consumare è necessario
per l'economia, senza aumentare i
consumi si va incontro alla recessione
economica.
- Allora i lavoratori
tutti, specie quelli pubblici come me,
dovrebbero lavorare notte e giorno per
consumare?
- I lavoratori, in modo
particolare quelli del pubblico impiego,
devono rendersi conto che la pacchia è
finita. Devono lavorare come tutti gli
altri. Bisogna mettere la parola fine ai
privilegi e alle pensioni baby.
- In questi ultimi anni
stiamo assistendo alla privatizzazione
di molti servizi pubblici. Nell'ospedale
in cui lavoro stanno già attuando
questo processo. Hanno appaltato alle
cooperative i lavori di pulizia dei
reparti, della lavanderia e del
guardaroba. A giorni sarà la volta del
servizio di cucina e subito dopo dei
servizi amministrativi. Sennonché la
qualità dei servizi, da quando sono
stati privatizzati, è notevolmente
scaduta. Ma allora non è vero che il
privato è meglio del pubblico come si
dice in giro?
- E' meglio, è meglio,
glielo assicuro io.
- Magari sarà vero in
termini di risparmio di denaro, ma non
per quanto riguarda la qualità dei
servizi erogati.
- Mi permetta, ma lei sta
sbagliando. Lo stato non è più in
grado di sopportare certi oneri sociali,
occorre cambiare l'organizzazione del
lavoro. Le grosse aziende per non uscire
dal mercato, sono costrette a produrre
beni e oggetti là dove la mano d'opera
e i costi della materia prima sono
minori e c'è maggiore guadagno,
lasciando che le fabbriche in Italia
vadano in malora.
- Ma lei crede che i
sindacati non contrasteranno questo
progetto?
- Non ne hanno più la
forza. Un tempo operai e impiegati erano
sindacalizzati e avevano un grosso
potere contrattuale, oggi non più.
Smisi d'ascoltare le parole
che a getto continuo l'uomo riversava su
di me, distratto dalla moglie che
muoveva con garbo e abilità le mani sul
mio corpo, tenuta d'occhio dalla mia
compagna.
- Vi spiace se mia moglie e
io ci mettiamo nudi a prendere il sole?
- disse il nostro ospite. - Da queste
parti c'è un gran numero di naturalisti
ed è abbastanza normale togliersi gli
abiti di dosso, ma se la cosa vi dà
fastidio ci rinunciamo.
Scambiai uno sguardo con
mia moglie e ancora una volta fu lei a
togliermi dall'imbarazzo.
- No, fate pure, siamo
abituati alla compagnia di chi pratica
il nudismo. - mentì.
- Ah, bene, allora mi
libero degli slip. Mi piace avere una
abbronzatura integrale su tutto il corpo.
L’arnese di pelle che
mise in mostra levando i pantaloncini
era di notevoli dimensioni. Mia moglie
deglutì quel poco di saliva che le
stagnava in gola per l'emozione.
Imbarazzata si mise prona sullo stuoino
dove stava coricata prima che giungesse
Pietro con la moglie. Anch'io rimasi
sconcertato dalla presenza ingombrante
che esibiva fra le cosce. Rapportato al
mio cazzo il suo mi faceva sfigurare.
L'uomo sembrò non fare caso
all'imbarazzo mio e di mia moglie,
proseguì a parlare di politica ed
economia come se nulla fosse accaduto.
Mia moglie, che raramente
prende il sole nuda, si liberò della parte
superiore del costume e rimase a petto
nudo con il solo slip addosso.
Del corpo della mia
compagna ne andavo orgoglioso, specie
delle tette minute a forma di calice e
dei capezzoli sporgenti che davano
l'impressione di volere trapassare il
tessuto della camicetta o del maglione
quando era vestita.
Le tette che Augusta
esibiva erano esuberanti come il resto
del corpo, seppure con una leggera piega
nella parte inferiore della massa
globosa. Divaricai le gambe augurandomi
che la donna spruzzasse dell'altro latte
idratante sulla mia pelle.
- Vuole che la massaggi?
Sono brava.
Messo a disagio dalla
proposta guardai in direzione di mia
moglie che m'incoraggiò ad approfittare
dell'occasione.
- Ma sì, dai, prova. Cosa
ti costa? Eh.
La donna mi fece mettere
supino. Subito dopo incominciò a
massaggiarmi i muscoli del collo
sfoderando dei movimenti delicati,
inducendomi un completo stato di
rilassamento. Le carezze si fecero più
sfrontate. Risalì con le mani lungo le
cosce, si avvicinò all'inguine
sfiorandomi più volte il cazzo in piena
erezione. Avevo la sensazione che la
cappella stesse per uscirmi dal bordo
superiore degli slip. Tenevo gli occhi
chiusi e non osavo guardare nessuna
delle tre persone che avevo intorno,
certo che stavano osservando la
protuberanza che s'innalzava fra le mie
cosce.
Il torace prese a
sollevarsi in maniera esagerata
sottolineando il mio stato d'animo. Mi
liberai dell'abbraccio della donna e,
scusandomi con lei e il marito, andai a
tuffarmi nelle acque gelide del lago.
Tornai a riva dopo una
decina di minuti intirizzito dal freddo
e con l'uccello avvizzito. Mia moglie
stava discutendo con Pietro e tutt'e due
si davano del tu.
- Stavo raccontando a tua
moglie che una delle prerogative degli
esseri umani è la curiosità. Da non
intendersi come interesse verso i fatti
altrui, ma come desiderio di sapere,
indagare e conoscere tutto ciò che c'è
di nuovo e di strano nel mondo che ci
circonda. Tutti, in maniera più o meno
consapevole, ci portiamo appresso la
voglia di trasgredire. Ma per riuscire a
farlo occorre che ci capiti l'occasione
giusta. Tu che ne pensi?
Afferrai la salvietta di
spugna collocata per terra, accanto allo
stuoino, e cominciai ad asciugarmi.
- Infrangere le regole è
un prerogativa degli esseri umani, basta
pensare a Adamo e Eva.
- Voi due, come coppia,
avete mai trasgredito?
- In che senso? - dissi
guardandomi intorno alla ricerca dello
sguardo di mia moglie.
- Avete mai tradito il
vostro partner?
- Per quanto mi riguarda
no, ma se lo avessi fatto di sicuro non
andrei a rivelarlo a mia moglie e
lo stesso penso farebbe lei.
- Non è detto. Augusta e
io, tanto per fare un esempio, troviamo
eccitante accoppiarci con altri partner.
Pronunciò la frase con
molta naturalezza senza tradire nessuna
emozione. Augusta e mia moglie
sembrarono interessate al discorso
dell'uomo sedute sugli stuoini ad
ascoltare con interesse le sue parole.
- Vi considerate degli
antesignani di un certo modo di vivere?
- No, affatto, lo troviamo
molto naturale.
- Ma non vi crea problemi
di coppia? - disse mia moglie.
- Per niente. - ribatté
Augusta. - al contrario! Scopare con
altri ci ha aperto nuovi orizzonti di
piacere.
- Ma ciascuno di voi è
consapevole dei tradimenti dell'altro? -
dissi rivolto alla donna.
- Certamente! Perché noi
siamo infedeli simultaneamente.
- In che senso? - dissi.
- Beh, noi pratichiamo lo
scambio di coppia. Ne avrete sentito
parlare, no?
Stordito dalla affermazione
rimasi qualche istante in silenzio senza
risponderle. Mia moglie fu lesta a
togliermi d'impaccio dandole risposta.
- Anche noi abbiamo fatto
visita a un club privé. - mentì. - ma
non abbiamo mai condotto a termine
nessuna delle occasioni che ci
offrivano. Forse perché non abbiamo
trovato la coppia giusta con cui
scambiare il partner.
- E' importante trovare il
partner giusto. - suggerì Pietro,
rivolto a mia moglie, lasciando cadere
lo sguardo sul siluro di carne che
teneva fra le cosce.
- Sì è vero. E' vero. -
balbettò mia moglie collocandosi supina
sullo stuoino.
Rimasi col fiato sospeso
lasciando che il mio stato di
eccitazione sbollisse poco per volta.
Inforcai gli occhiali da sole e, prima
di riprendere la lettura del romanzo che
avevo messo da parte, vicino allo
zainetto, mi guardai d'intorno sottratto
alla vista degli altri dalle spesse
lenti nere.
- Non vi piacerebbe
provare? - concluse Pietro.
Quella sera stessa, durante
la cena, formalizzammo con Pietro e
Augusta lo scambio dei partner. Lui
sarebbe venuto a fare visita a mia
moglie nella camera che occupavamo. Io
sarei andato nella loro stanza dove ad
attendermi avrei trovato Augusta.
Abbandonai la camera che
occupavo con mia moglie verso le 10.00.
Prima di recarmi nella stanza da letto
di Augusta andai a cercare conforto al
bar dell'albergo dove ordinai uno scotch
con ghiaccio. Poco dopo mi raggiunse
Pietro che ordinò una grappa. Non
scambiammo una sola parola, vuotammo i
bicchieri e ci accomiatammo salutandoci
con un cenno del capo.
Separandomi da mia moglie
abdicai, di fatto, al senso di possesso
che aveva caratterizzato il nostro
rapporto fino a quel momento. Lo stesso
accadde a lei. Non ero mai stato geloso
e nemmeno diffidente nei confronti di
mia moglie, anche perché non mi aveva
dato motivo per esserlo.
Prima di lasciare la camera
c'eravamo salutati scambiandoci un lungo
bacio. In quell'istante avrei desiderato
rimanere con lei per fare l'amore
un'ultima volta prima di accoppiarmi con
un'altra donna, ma avevo preferito
astenermi dal farlo per non sciupare
troppe energie dal momento che avrei
dovuto congiungermi con una nuova
partner e non volevo fare brutta
figura arrivandoci scarico.
Appena misi piede nella
stanza occupata dalla coppia di sposi
romani Augusta mi spinse contro una
parete e mi fu addosso. Reagii
baciandola con violenza piegandole il
capo all'indietro. Aveva la bocca umida
come quella di una figa in calore. Mi
fece scivolare la lingua in bocca ed io
contraccambiai il gesto deliziandola con
la mia. Mi guardò con i suoi occhi
scuri, poi mi prese una mano e la
condusse attraverso la cinghia dei jeans
dentro le mutandine, e mi fece gustare
la silhouette della figa. Era bagnata
fradicia. Cazzo se lo era bagnata! E di
ciò mi meravigliai non poco. I baci si
fecero più appassionati. Seguitammo a
barattarci la lingua dentro le bocche
rimanendo in piedi, vicino alla porta
d'ingresso della camera, fintanto che
Augusta s'inginocchiò davanti a me.
Cominciò a togliermi le
scarpe, poi in breve successione si
diede cura di togliermi pantaloni e
mutande lasciandomi nudo con il cazzo in
erezione. Aveva una dannata voglia di
fare del sesso orale perché cominciò a
leccarmi la cappella, poi lo prese tutto
in bocca dandosi da fare nel succhiarmi
il cazzo per intero.
Augusta aveva le labbra
calde e morbide, ma intanto che mi
succhiava il cazzo non riuscivo a
pensare ad altro che al suo didietro
ampio e spazioso, e smaniavo dalla
voglia di poterla sodomizzare.
Si liberò dei jeans e di
tutto il resto mostrandosi nuda come
l'avevo vista in riva al lago. Stavolta
non indossava il tanga e metteva in
mostra un ciuffo di peli scuri intorno
alla vagina. Avvertii il peso dei suoi
seni contro il mio petto. Ne presi uno
nella mano e cominciai a succhiarlo
avidamente fintanto che sentii il
capezzolo inturgidirsi fra le labbra.
Calai una mano sulla figa e cominciai a
sfiorarla delicatamente. Infilai due
dita nella fessura che cominciò ad
aprirsi. Il clitoride spuntò fuori dal
suo involucro di carne e ne presi cura
carezzandolo delicatamente.
Augusta si mise carponi sul
tappeto ed io la montai da dietro
ficcandole il cazzo nel buco del culo.
Diedi dei colpi arrabbiati facendola
strillare dal dolore. Augusta si mise a
gemere, senza troppo scomporsi,
lasciandosi scopare come desideravo.
Alla fine venni e mi accasciai sopra di
lei che si distese sul tappeto.
Trascorremmo una nottata di
passione. Il cazzo sembrò non volerne
sapere di ammosciarsi ritornando a
essere duro dopo ogni coito. Seguitai a
scoparla a lungo, in tutti i modo che
conoscevamo, poi ci addormentammo.
La mattina seguente ci
ritrovammo tutti e quattro a consumare
la colazione attorno a un tavolo.
Nessuno parlò della notte trascorsa in
compagnia dell'altro partner. Pietro mi
consegnò un biglietto da visita con
l'indirizzo e il numero di telefono. Mia
moglie scrisse su un foglio di carta un
numero di telefono e glielo diede. Ma
non era il nostro di casa, era
volutamente sbagliato. Non feci cenno
del fatto e lasciai che Pietro mettesse
il biglietto nel portafoglio.
Qualche ora più tardi
salutammo i due amici prima di salire
sull'automobile e abbandonare il luogo
di villeggiatura. Mentre attraversavamo
la strada principale di un piccolo paese
nel Sud Tirolo, distante qualche decina
di chilometri dalla frontiera con
l'Italia, arrestai l'auto davanti a un
negozio di fiori e acquistai un regalo
per mia moglie. Sul grembo le posi un
mazzo di rose rosse. Per tutta la durata
del viaggio non le chiesi niente di
quanto aveva fatto in camera con Pietro.
Lei fece lo stesso con me. L'unica cosa
che la sentii dire, come a scusarsi, fu:
- Dopotutto scopare con un
uomo superdotato non è poi così
importante.
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