SAMANTHA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
  
    Samantha l’ho conosciuta un paio di anni fa. E' stato un colpo di fulmine quello che si è abbattuto su di me, infatti, ci siamo scoperte innamorate una dell'altra dopo un paio di volte che abbiamo fatto l'amore.
   Per un anno intero mi sono nutrita del suo corpo e lei del mio, ma la nostra relazione si è interrotta quando ha scoperto che oltre ad amarla facevo del sesso con gli uomini. Che ci posso fare? Sono fatta così. Non voglio appartenere a nessuno e chi mi sta accanto, se davvero mi ama, deve accettarmi per quella che sono, oppure lasciarmi nel letamaio in cui mi ha scovata.
   Ieri, a distanza di mesi, ho incrociato di nuovo il suo sguardo. E' accaduto mentre camminavo lungo uno dei viali dell'ospedale. Quando si è accorta della mia presenza ha girato il capo di lato, fingendo di non vedermi, tirando avanti per la sua strada.
   Mi sarebbe piaciuto incassare un sorriso. Nel caso me lo avesse offerto mi sarei lasciata trascinare via senza opporre alcuna resistenza. Avremmo potuto fare di nuovo l'amore, magari a casa sua, sopra il soffice materasso di piume d'oca del suo letto, come eravamo solite fare tempo addietro, oppure cercare rifugio in una qualsiasi stanza d'albergo a lei gradita.
   L'avrei lasciate libera di fare del mio corpo ciò che voleva, senza opporre la benché minima resistenza. Sarei rimasta in silenzio, lasciando che si nutrisse della mia carne. Mi sarei fatta sbattere in tutti i modi, donandomi tutta a lei, come ho sempre fatto quando stavamo insieme. Invece ha proseguito nel suo cammino, ignorandomi, senza degnarmi di un saluto, la stronza.
   L'inizio della nostra conoscenza risale a un paio di estati fa quando mi capitò di fare la sua conoscenza in piscina. Me ne stavo sdraiata su un lettino, intenta ad arrostirmi al sole, quando, per stanchezza, mi addormentai.
   Tutt'a un tratto alcune gocce d'acqua, precipitate sul mio corpo, mi svegliarono dal torpore in cui ero precipitata. Aprendo gli occhi scoprii di fianco al mio lettino un paio di gambe ben tornite. Alzai lo sguardo e quello che vidi furono dei seni di straordinaria bellezza. Un paio di bocce a stento contenute all'interno di sottili triangoli di stoffa che a malapena celavano l'areola dei capezzoli.
   Samantha era appena uscita dalla vasca da nuoto e il suo corpo spandeva un turbinio di gocce d'acqua attorno a sé. Avvedutasi del fastidio che stava arrecandomi si era prontamente scusata, dopodiché aveva preso posto sul lettino prendisole accanto al mio, stendendosi supina, con lo sguardo rivolto nella mia direzione.
   I nostri occhi si incrociarono più volte e dalle sue labbra vidi affiorare un amichevole sorriso accompagnato da un ripetuto battito di ciglia.
   Dopo un po' che ci fronteggiavamo, scambiandoci delle occhiate, mi rivolse la parola, dopodiché seguitammo a conversare sedotte una dell'altra. Da coricate, posizione che conservammo a lungo, seguitammo a parlare, poi ci mettemmo sedute entrambi sul bordo di legno dei rispettivi lettini e finimmo per trovarci una di fronte all'altra.
   Quel giorno rimasi affascinata dalla bellezza del viso e dalle forme burrose del corpo, ma soprattutto dal colore dalle sfumature rosa della pelle particolarmente seducenti.
   I capezzoli non troppo larghi, ma appuntiti, trapassavano l'esile tessuto del costume da bagno ed erano un indizio piuttosto evidente dello stato di eccitazione.
   Una vampata improvvisa, provocata dal desiderio di scoparla, mi fece tremare tutta. Avrei voluto lasciare cadere le labbra sulle sue tette e mettermi a succhiare i capezzoli. Ma soprattutto avrei voluto accarezzarla nell'incavo fra le cosce, là dove la pelle è più morbida, invece non feci niente di quanto avrei ambito mettere in atto.
   Samantha non si era accorta del mio stato di eccitazione, perlomeno non lo diede a vedere, e aveva proseguito a parlare di cose che neanche ascoltavo perduta com'ero nel divorare, seppure con gli occhi, ogni ammiccamento delle pieghe del suo viso.
   Durante quel pomeriggio di luglio, trascorso in sua compagnia ai bordi della vasca, c'eravamo scoperte amiche, anche se l'unica cosa che avevamo in comune era che tutt'e due desideravamo fare del sesso con l'altra.
   Il lampo di desiderio che mi era capitato di scorgere ripetutamente nel suo sguardo, mentre conversavamo in piscina, lo ritrovai quella sera stessa nel ristorante dove mi invitò a cena.
   Per tutta la notte scopammo nel letto della sua abitazione dove rimasi a tenerle compagnia sino all'alba. Al risveglio riprendemmo a fare l'amore giurando che non ci saremmo mai separate, invece.

   Con Samantha ho trascorso uno dei periodi più belli della mia vita. Averla rivista mi ha fatto tornare alla mente molte delle cose che mi sono appartenute del suo corpo.
   Lei ha finto di non vedermi, ma non mi ha dimenticata: ne sono certa. Sarebbe sufficiente che tornassimo di nuovo a sfiorarci, toccarci, per ricominciare tutto da capo. E prima o poi spero che accada.

 

 

 

 
 

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