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RISCHIOSE
ABITUDINI
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
D ietro
la grata del confessionale, sottratto
alla vista dei parrocchiani, presto
orecchio alle loro ammissioni di colpa.
Mi piace fare conoscenza dei loro
segreti più intimi e mostrarmi
magnanimo nel concedergli l'assoluzione
per i loro peccati. Mi fermerò nel
confessionale ancora per mezzora, fino
alle undici, ora in cui salirò
sull'altare per celebrare la S. Messa
come ogni domenica.
A confessarsi sono soltanto donne anziane angosciate dalla
paura della morte. Ormai sono lontani i tempi
in cui le giovani spose mi raccontavano
delle loro esperienze coniugali,
rivelandomi dei piaceri della carne,
delle infedeltà e persino degli atti di
sodomia cui i mariti le sottoponevano.
C'è stato un tempo in cui
mi consumavo dalla voglia di conoscere
il modo in cui ragazze e ragazzi si
procuravano un solitario piacere
sessuale. Mi arrogavo il diritto di
sapere come lo facevano, se da soli o in
compagnia, ma soprattutto ero
interessato a conoscere il numero delle
volte che si masturbavano. Non avevo
freni inibitori nel farmi descrivere i
particolari delle loro pulsioni
erotiche.
Le confessioni dei miei
parrocchiani erano un toccasana per la
mia sessualità soffocata. Mi masturbavo
nella penombra del confessionale senza
che nessuno dei miei fedeli si
accorgesse del gesto che ponevo in atto
al riparo della grata.
Da sacerdote ho fatto il
voto di castità, ma non sono mai
riuscito ad annullare completamente la
sessualità che alberga in me. Sono
soggetto alle pulsioni sessuali come
tutti gli uomini e mi riesce difficile
difendermi dai piaceri della carne. Mi
piace la figa e faccio sesso ogni volta
che ne ho l'occasione.
Sono trascorsi trent'anni
dal giorno in cui ho messo piede per la
prima volta nella parrocchia del Sacro
Cuore. Durante tutto questo tempo ho
intrapreso più di una relazione con
donne della parrocchia e di questo non
me ne sono mai vergognato, perché
dovrei?
Non appartengo alla razza
bastarda di quei sacerdoti che hanno
finto di meravigliarsi nell'apprendere
che l'Abbé Pierre, testimone vivente
del cristianesimo solidale al servizio
dei poveri, ha ammesso in un libro
autobiografico di avere ceduto, in
gioventù, alla passione per alcune
donne. Sono un prete progressista però
non voglio dare lezioni a nessuno su
come si fa il prete.
Seduto sulla panca del
confessionale, nascosto dalla grata,
tengo d'occhio l'orologio mentre do
ascolto alla confessione della signora
Iolanda, una donna di
ottant'anni che ogni domenica, poco
prima della S. Messa, è solita
avvicinarsi al confessionale per
confidarmi i suoi peccati.
- Cosa ne pensa padre?
- Eh?
- Le ho chiesto se devo
impedire a mio figlio di incontrarsi con
la sua ex moglie.
- Beh, penso che non
dovrebbe osteggiare il figlio se c'è la
possibilità di una riconciliazione fra
lui e la moglie. Mario non è più un
bambino ha cinquant'anni!
- Quella donna è una poco
di buono. Lo sanno tutti che faceva
becco mio figlio.
- Se si sono separati
avranno avuto le loro buone ragioni, non
sta a noi entrare nel merito della
separazione. Quello che possiamo
augurarci è che riprendano a stare
insieme per amore dei figli, non crede?
- Sì, certo, ma...
- Non c'è altro che deve
confessare?
- No, padre.
- Allora l'assolvo dai suoi
peccati nel nome del Padre del Figliolo
e dello Spirito Santo. Per punizione mi
reciterà tre Ave, Padre e Gloria.
Adesso vada in pace.
Mentre la signora Iolanda
si allontana dal confessionale rivolgo
lo sguardo alla grata alla mia sinistra.
Apro lo sportello di legno che la tiene
tappata e mi rivolgo a chi sta oltre i
fori della grata.
- Il Signore sia con te.
- Ciao!
Attraverso i fori della
grata colgo lo sguardo di Veronica.
- Buongiorno. - rispondo.
- Come va?
- Bene.
- Ieri sera ti aspettavo a
casa mia, invece non ti sei fatto
vedere. Sei un bastardo, ecco quello che
sei.
- Ho avuto degli impegni
del tutto imprevisti e non ho trovato il
tempo per venire da te.
- Quando vieni, eh?
- Non lo so, ma perché mi
fai queste domande? Non è il luogo
adatto questo. Telefonami sul cellulare
dopo che ho officiato la messa e non venire più qua, la
gente potrebbe sospettare qualcosa.
- Vengo qua perché al
cellulare continui a negarti.
- Non è vero, può
capitare che sia affaccendato in cose
importanti, oppure in presenza di altre
persone. Mica posso risponderti, lo
capisci o no?
- Ho voglia di te, e del
tuo cazzo.
- Smettila, non è il luogo
adatto per queste cose, te l'ho già
detto.
- Altrimenti cosa fai, eh?
- Chiudo lo sportello.
- Ma dai, non fare lo
stronzo. Lo so che ti ecciti quando ti
parlo di sesso da dietro la grata, non
è vero? Sei un porco, ecco quello che
sei! Dannato di un prete.
- Veronica, smettila di
fare la sciocchina!
Stiro con l'indice il
collare della pettorina, mentre il cazzo
spinge contro la patta dei pantaloni.
- Ce l'hai duro, eh.
Confessalo, sporcaccione! Se me lo
confermi vado via e ti lascio in pace.
- No, non ce l'ho duro, va
bene?
- Stai mentendo, lo so che
menti, sei uno stronzo. Ecco quello che
sei.
- Hai ragione, sono uno
stronzo, adesso però vattene da lì.
- Soltanto se prometti che
verrai a farmi visita nei prossimi
giorni. Mio marito sarà assente
l'intera settimana per motivi di lavoro.
Sarò sola dentro casa, se ti va puoi
trascorrere le notti nel mio letto. Ti
prometto che mi lascerò inculare, se
vuoi.
- Non te lo assicuro, ma
farò il possibile per venire a farti
visita almeno una delle prossime notti.
- Non esiste la parola
impossibile, lo sai.
- C'è gente in attesa di
confessarsi. Mi resta poco tempo, fra
poco andrò a celebrare la Messa.
- Ho voglia di
succhiartelo, adesso, davanti a tutti.
- Ti sei ammattita?
- Sì, lo so, sono pazza di
te e del tuo cazzo.
- Adesso devi andare via.
- Vado, ma non pensare di
cavartela così a buon mercato. Ti
aspetto domani sera a casa mia,
d'accordo?
- Sì.
Serro lo sportello della
grata alle spalle di Veronica mentre si
allontana dal confessionale. E' una gran
porca, una ninfomane che non si ferma
dinanzi a niente e fa di tutto per
eccitarmi. Ma non so fare a meno di lei,
della sua bocca e dell'apertura che ha
fra le cosce, ma soprattutto del suo
buco del culo.
Aggiusto il collare del
clergyman e lo stiro verso il basso, poi
riassesto il cazzo scrollandolo con le
dita. Apro lo sportello dalla parte
opposta e attraverso i fori della grata
scorgo il volto di una giovane donna.
Non la conosco, deve essere la prima
volta che si avvicina al confessionale.
Mostra d'avere poco meno di vent'anni,
ha occhi castani e una bocca piccola. Le
labbra sono carnose. I capelli di un
colore rosso cupo, tirati all'indietro,
le conferiscono un aspetto seducente più
del normale.
- La pace sia con te.
- Buongiorno padre.
- Dimmi tutto figliola.
- Ho peccato padre.
- Ah! E quali sono i tuoi
peccati.
- Sono incinta di due mesi.
- Ogni creatura è un dono
del Signore per questo è la benvenuta
sulla terra.
- Non lo desidero per
niente questo figlio.
- Ah!
- Vorrei disfarmene,
abortire.
- Ma che ti salta in mente!
Come puoi pensare a una cosa del genere.
E' un crimine, un omicidio, non lo puoi
fare.
- Allora cosa dovrei fare
secondo lei, tenerlo?
- Sì, certo e che altro.
- No, non posso.
- E il padre del nascituro
la pensa come te?
- Il mio ragazzo non è a
conoscenza dello stato in cui mi trovo.
- Ah!
- Nemmeno voglio farglielo
sapere.
- E perché mai?
- Mi mollerebbe, ecco perché
non voglio dirglielo.
- Sbagli, dovresti
confidati con lui, ti aiuterà ad amare
la creatura che ha contribuito a
concepire.
- Anche lei padre farebbe
lo stesso?
- Che centro io, non ho
nessuna esperienza di queste cose, sono
un sacerdote.
- Eppure molti anni fa ha
consigliato una donna che si trovava
nelle mie condizioni di
abortire. Lo ricorda questo?
Confuso da questa sua
affermazione rimango per qualche istante
senza biascicare una sola parola.
- Ma cosa le salta in
mente. Come si permette!
- Perché non è forse
vero?
- Certo che no! Come fa ad
affermare una simile bruttura?
- Io sono il frutto
dell'embrione a cui lei voleva togliere
la vita. E' accaduto molti anni fa. Si
ricorda di Lauretta? No? E' mia madre.
Fisso lo sguardo sul volto
della ragazza. Ha i capelli rossi
identici ai miei e nell'espressione del
viso mi pare di riconoscere una certa
rassomiglianza con una studentessa
universitaria con cui ho avuto una
storia più di vent'anni fa. Una
ragazza che si è dileguata dopo avermi
comunicato di essere incinta. Trovarmi
con davanti sua figlia mi lascia
disorientato.
- Mi cogli di sorpresa,
impreparato. Ma davvero sei incinta?
- No, non la sono, ti
spiace? Ti sarebbe piaciuto diventare
nonno?
La parola nonno mi mette
paura. Non ho mai preso in
considerazione una simile
eventualità. Ma nemmeno quella di
essere padre.
- Non mi hai detto cosa
vuoi da me, soldi?
- Niente, volevo solo
conoscerti e ora so perché mia madre ha
preferito allontanarsi da te.
- Perché dici questo?
- Perché sei un vigliacco,
ecco quello che sei.
- Sono un sacerdote.
- Appunto.
- Che altro avrei dovuto
fare?
- Perché hai rinunciato ad
avere una famiglia?
- Ero già sposato con la
chiesa.
- E allora resta quello che
sei.
Mentre sto per risponderle
la ragazza si allontana. Scosto la tenda
del confessionale e la vedo dirigersi
verso l'uscita della chiesa. Lascio
cadere la stola sul sedile del
confessionale e rincorro mia figlia. Sto
per raggiungerla quando m'imbatto nelle
sorelle Mantegari, due bisbetiche
zitelle piazzate davanti alla porta
d'uscita della chiesa, che arrestano la
mia rincorsa.
Me ne libero lasciandole di
stucco. Passo di traverso ai loro corpi,
ma quando sono sul sagrato la ragazza è
sparita.
Il piazzale antistante la
chiesa è avvolto da una fitta nebbia,
la prima della stagione autunnale.
Microscopiche goccioline di vapore
acqueo sono sospese nell'aria e riducono
la visibilità a una decina di metri.
Osservo l'orologio al polso. Le lancette
segnano le undici e due minuti. Esito,
sono indeciso sul da farsi. Potrei
rincorrere la ragazza, cercarla in tutte
le strade attorno alla chiesa,
inseguendo la speranza di trovarla,
invece giro le spalle alla piazza e vado
in canonica. Poco dopo sono sull'abside
per celebrare l'eucaristia.
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