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REPORTER
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Matilde
avvicinò lo strofinaccio ai vetri della
finestra, dopodiché si adoperò a rimuovere
le tracce di
vapore acqueo che impedivano di scorgere
la piazza del paese confinante con le
mura della
trattoria. Una fitta nebbia ristagnava
sulla pianura conferendo al paesaggio una immobilità
assoluta, celando la vista dell'argine
maestro del fiume
distante meno di un centinaio di metri.
Squadre dei Vigili del
Fuoco, coadiuvate dai volontari della
Protezione Civile e dagli abitanti del
paese, avevano lavorato tutto il giorno
innalzato sull'argine del fiume
sbarramenti con sacchetti di sabbia,
mantenendo sotto controllo il livello
delle acque in procinto di tracimare da
un momento all'altro.
Le piogge
torrenziali stavano mettendo a dura
prova gli argini del Po nei territori della Bassa Parmense. Gli abitanti dei
paesi attraversati dal fiume erano in
apprensione per il continuo crescere
delle acque, persuasi che i terrapieni
non avrebbero retto all'urto della
piena.
La coltre di nebbia
ristagnava sulla pianura dal primo
pomeriggio. La caligine era così densa
da essere affettata con la lama di un coltello.
Nemmeno gli occhi di Matilde, assuefatti alle ovattate nebbie
autunnali, riuscivano a vedere oltre le
volte del porticato su cui si
affacciavano le finestre della trattoria.
La Trattoria della Merla,
questo il nome della locanda, era
ubicata nella piazza principale del
paese, poco lontano dalla rotonda
stradale che gli operai del Comune erano
soliti ornare con piante fiorite, anche
nella stagione autunnale, abbozzando lo
stemma del Comune.
Dopo la chiusura del Bar
dello Storione la Trattoria della Merla
era l'unico commerciale, del suo
genere, rimasto aperto
nel paese. Ai piani superiori della
locanda trovavano posto una decina di
camere da letto, provviste di bagno, che si riempivano
solo il sabato sera
quando le coppiette andavano a occuparle
per farci l'amore.
Un gruppo di anziani,
impegnati nel giocare alle carte e bere
lambrusco, erano raccolti attorno ai
tavoli e parevano non preoccuparsi di
quanto stava succedendo sugli argini del Po.
Interruppero quello che consideravano il
loro passatempo preferito nell'istante
in cui sulla porta del locale si affacciò
un forestiero.
L'uomo, un tipo piuttosto
alto, dall'aspetto elegante, con i
capelli brizzolati sulle tempie, aveva
il bavero del trench leggermente
sollevato sul collo e la cintura stretta
sui fianchi. Nella mano reggeva la
maniglia di una borsa da viaggio, ed era
solo. Gli avventori scrutarono con
malcelata curiosità il nuovo arrivato,
persuasi che da lì a poco, sarebbe
comparsa la sua compagna di viaggio,
come succedeva il sabato sera quando le
camere della locanda si riempivano di
coppie clandestine venute lì per
scopare.
- Buonasera. - disse lo
straniero dirigendo lo sguardo sul
gruppo di anziani che avevano mantenuto
il capo torto nella sua direzione.
Nessuno contraccambiò il
saluto. Gli anziani ripresero a giocare
alle carte, delusi dalla mancata
apparizione della donna che speravano di
vedere comparire sulla soglia della
trattoria.
- Benvenuto! - diede
risposta Matilde da dietro il bancone,
interrompendo la lettura del romanzo che
stringeva fra le dita. - Posso esserle
utile?
- Sì, certo. - disse
l'uomo avvicinandosi al bancone della
mescita. - Avrei bisogno di una camera
per la notte. E' possibile anche cenare?
- Per la cena ci sarà
d'aspettare. Serviamo in tavola non
prima delle otto. Mentre per quanto
riguarda la camera gliela mostro subito,
se vuole.
- Va bene.
Matilde uscì da dietro il
bancone e invitò il forestiero a
seguirla al piano superiore. Percorsero
un lungo tratto di corridoio passando
davanti alla sala da pranzo, locale
non molto ampio che poteva ospitare una
trentina di coperti, non di più.
- Ha intenzione di fermarsi
a lungo?
Matilde scandì la domanda
con malcelato interesse precedendo
l'ospite lungo la scalinata di legno
che, sotto la pressione dei piedi, emise
qualche scricchiolio.
- Non l'ho ancora deciso.
Forse qualche giorno, dipende... - disse
senza perdere di vista il rotondo culo
di Matilde che gli ballonzolava sotto
gli occhi mentre saliva i gradini.
- E' qui per lavoro? -
chiese Matilde.
- Diciamo di sì. - disse
l'uomo quando raggiunsero la camera che
l'avrebbe ospitato.
La stanza, per quanto
modesta, era pulita e bene ordinata. Un
bagno di dimensioni ristrette accoglieva
un box per la doccia, il water, il bidet
e un lavandino con specchiera.
- Soddisfatto? - domandò
Matilde.
- Penso che starò bene
qui.
- La stanza non è
paragonabile a quella di un Grand Hotel,
ma è pulita.
- Le assicuro che ho
simpatia per luoghi come questo.
- Non ne dubito. Ora però
la lascio, ha tutto il tempo necessario
per riassestarsi prima di scendere da
basso per la cena.
- Sì grazie. - disse
l'uomo accompagnandola alla porta.
Matilde stava per uscire
dalla stanza quando si ricordò di
chiedere all'ospite un documento per la
registrazione dei dati anagrafici.
L'uomo tolse da uno scomparto del
portafogli la carta d'identità e gliela
porse.
- Arnaldo Bergamaschi. -
ripeté Matilde dopo avere letto i dati
anagrafici sul documento. - E' lombardo
lei?
- Da cosa l'ha capito?
- Intuito di donna. Ma non
mi ha detto cosa è venuto fare da
queste parti?
- E' un segreto.
Arnaldo socchiuse la porta
alle spalle di Matilde lasciando in
sospeso la risposta accrescendo la curiosità della donna.
Matilde gestiva la locanda
insieme a Corrado, suo fratello. A
occuparsi della cucina e preparazione
dei pasti spettava a lui, mentre servire
ai tavoli e al bancone del bar competeva
a lei. Il massimo dell'impegno Matilde
lo metteva nel riordino delle camere,
detestava il disordine e la pulizia
dell'ambiente la considerava la cosa più
importante per una attività commerciale
come la sua; serviva a dare prestigio
alla locanda.
Era tornata ad occupare il suo posto,
dietro il bancone, quando l'uomo che
poc'anzi aveva accompagnato nella camera
si fece vivo.
- Ho difficoltà a ricevere
il segnale col cellulare. Mi chiedevo se
la zona è coperta da ripetitori.
- Sì certo, ma con la
caligine ogni cosa diventa difficile da
queste parti, anche telefonare con il
cellulare.
- Ho urgente bisogno
d'effettuare una telefonata di lavoro,
è possibile farla con un apparecchio
fisso?
- Sì, c'è un apparecchio
pubblico nel corridoio vicino alla
toilette. L'accompagno.
Matilde fece strada al
cliente e gli indicò la parete dove era
collocato il telefono pubblico.
- Piuttosto, ha con sé una
scheda telefonica?
- Uhm... accidenti, no!
- Non si preoccupi gliene
procuro una da cinque euro.
- Grazie.
Matilde ritirò dalla cassa
del bar la tessera telefonica e gliela
porse, poi si allontanò, ma non troppo.
Sottraendosi alla vista dell'uomo entrò
nel locale che fungeva da magazzino e
rimase ad ascoltare la conversazione.
La voce le giungeva chiara
all'orecchio pur se il tono era
sommesso. Dalle parole che l'uomo
scambiava con la persona all'altro capo
del telefono le fu subito chiaro quale
fosse la professione del cliente. L'uomo
non era capitato lì per caso come dava a intendere: era un
reporter! Probabilmente uno di quei
giornalisti abituati ad andare in giro
per trattorie e ristoranti a stilare
giudizi e attribuire stelle di merito
per conto di qualche guida turistica,
pensò Matilde. Magari della Michelin!
A dire il vero una certa
somiglianza con William Hurt,
protagonista del film “Turista per
caso”, l'uomo l'aveva. Perlomeno di
questo sembrò convincersi Matilde che
non stava più nella pelle dopo quella
scoperta.
L'indirizzo della trattoria
non compariva in nessuna guida
gastronomica. Da poco tempo il locale
era stato inserito fra i ristoranti che
facevano capo all'itinerario turistico
delle Terre Verdiane. Eppure non
mancavano i clienti che, specie nei fine
settimana, riempivano i tavoli per
gustare le prelibatezze gastronomiche a
base di piatti con pesce di fiume:
anguilla, pesce gatto, storione e rane
fritte.
Matilde smise d'ascoltare
la conversazione. Si precipitò in
cucina dal fratello e lo informò di
quanto stava succedendo. Corrado era uno
chef di prima qualità, non a caso era
uscito dalla scuola alberghiera di
Salsomaggiore. Trascorreva le giornate
in piedi davanti ai fornelli ed era
bravo a cucinare i piatti tipici di
quella terra.
- Non possiamo lasciarlo
indifferente, dobbiamo scioccarlo
facendogli assaggiare qualcosa di
speciale. - disse al fratello occupato
ad affettare cipolle per il condimento
di un sugo.
- Cerca di non perdere la
testa, eh! Seguitiamo a fare il nostro
lavoro come sempre.
- Ma sei scemo? Ti rendi
conto che un'occasione simile non ci
capiterà mai più nella vita?
- E allora?
- E allora cosa?
- Lascia fare a me e stai
calma.
- Calma? Ma sono già in
confusione. Ecchecazzo! Che lista gli
presentiamo? In frigorifero abbiamo solo
gli avanzi di pesce dei giorni scorsi.
- Uffa! Vedrai che qualcosa
gli daremo da mangiare.
- Che dici, vado a
cambiarmi d'abito per la cena?
- Se ci tieni.
- Uno stronzo di fratello
frocio come te doveva proprio capitarmi!
- protestò mentre infilava la porta
d'uscita della cucina. - Dai una
occhiata al bar mentre vado in camera a
cambiarmi d'abito, capito!
Matilde non era più
giovanissima, ma i suoi trentasette anni
li portava bene. Non aveva un compagno
fisso, scopava con chi le capitava fra
le cosce. Il più delle volte si
trattava di uomini sposati. Ma nei
periodi di magra sapeva arrangiarsi ed
essere autosufficiente.
Nel comodino, accanto al
letto, teneva a portata di mano un dildo
argentato con cui si masturbava.
D'inverno, quando le giornate volgevano
al bigio, lo adoperava più volte al
giorno. Penetrarsi la passera col dildo
le toglieva l'ansia che si portava
addosso, anche se non riusciva mai a
trovare pace.
Il getto d'acqua calda uscì
dal bulbo della doccia e le intiepidì
tutto il
corpo. Prima di entrare nel box aveva
provveduto a coprirsi il capo con una
cuffia di gomma per non bagnarsi i
capelli, in questo modo non avrebbe
avuto difficoltà ad accogliere l'acqua
e il sapone sul viso.
Lasciò che la saponetta
scorresse sul corpo impregnando la pelle
di un gradevole profumo di lavanda. Non
smise per un solo istante di pensare
all'ospite che occupava la stanza
distante solo pochi metri dalla propria,
scervellandosi nell'immaginare cosa
avrebbero potuto fare lei e il fratello
per fare colpo su di lui. Questi
pensieri le provocarono una
irrefrenabile voglia di masturbarsi.
Addossata al muro di
mattonelle, con le gambe lievemente
divaricate, cominciò a strofinare le
dita sulla passera evitando che il getto
d'acqua le giungesse sulla pelle e le
bolle di sapone scivolasse via. Le
piaceva masturbarsi sotto la doccia,
aveva cominciato a farlo da adolescente
quando ancora non conosceva la
consistenza del pene di un uomo.
Le dita scivolarono nella
fessura fra le cosce. Accarezzò il
clitoride e andò avanti a toccarsi con
due dita decisa a raggiungere al più
presto l'orgasmo. Con la mano libera
prese a sfiorarsi le tette stirando i
capezzoli fino ad avvertire un certo
dolore.
Toccarsi, toccarsi, e
ancora toccarsi questo solo contava per
lei.
Matilde sottopose a
verifica più di un capo d'intimo
davanti alla specchiera. La scelta cadde
su un perizoma e un reggiseno viola con
i bordi ricamati. Li aveva tenuti in un
cassetto del comò per molto tempo,
intenzionata a indossarli in una
occasione speciale e quella la era.
Soppesò con le mani le
tette ripetendo il gesto più volte. In
effetti non erano più sode come un tempo, ma facevano ancora
bella figura, anche se non avrebbero
potuto competere con quelle di una
qualsiasi diciottenne. I fianchi larghi
non erano più quelli sottili di una
volta, ma i compagni di letto con cui
era solita congiungersi erano ben felici
di stringerle le natiche mentre la
scopavano.
Indossò un tailleur blu
che le giungeva fino a mezza coscia e
una camicetta bianca scollata sul
davanti. Non impiegò molto tempo a
imbellettarsi il viso, trascorse invece
parecchi minuti a riordinare i capelli
arricciati.
La sala da pranzo era occupata
da un paio di coppie e dal reporter.
Quest'ultimo era andato a sedersi a un
tavolo ad angolo con le spalle addossate
al muro.
- Carina questa sala da
pranzo, complimenti! Avete conservato
intatto il mobilio di un tempo e questo
conferisce all'ambiente un'aria paesana
e godereccia.
- Merito di mio padre. Mi
ha lasciato il locale come l'aveva
ricevuto dal nonno. Io e mio fratello vorremmo calcare le loro impronte.
- Le foto appese alle
pareti sono molto belle. Le scene di
spettacoli di opere liriche sono pregne
di queste terre dove la gente ama questo
genere di spettacoli.
- Beh, in queste cosiddette
Terre Verdiane non potevano mancare foto
e stampe di artisti lirici appese alle
pareti. A mio padre piaceva l'opera
lirica, io invece preferisco assistere
ai concerti di Vasco Rossi e Ligabue. A
lei invece cosa piace? - disse
sporgendosi in avanti con le tette bene
esposte.
- A me piace tutto, anche
la musica operistica.
- Bene... bene. A proposito
cosa gradisce per cena?
- Lei cosa mi consiglia?
- Di cose buone ne abbiamo
in abbondanza.
- Vedo, vedo... - disse
strabuzzando gli occhi sulle tette.
- Eh?
- Niente, pensavo a voce
alta
- Come primo piatto le
consiglio dei tortellini d'erbetta.
- Altrimenti?
- Tagliatelle emiliane con
sugo di pomodoro.
- Preferisco i tortelli
d'erbetta.
- E per secondo cosa le
porto?
- Uhm...
- Abbiamo della spalla
cotta calda che è davvero una favola.
- Vado sul sicuro?
- Certamente! E' un salume
con qualità incredibili. Ha una lunga
stagionatura e un sapore fine ma deciso.
- Diversamente?
- Culatello! E' il salume
più raffinato che si produce in queste
terre.
- Da bere cosa mi porta?
- Fortana del Taro, è un
rosso frizzante dei vigneti che si
trovano a ridosso delle sponde del
nostro fiume.
- Vada per la Fortana
allora.
- Se
invece preferisce qualche piatto con
pesce di fiume.
-
No, preferisco assaggiare il salume,
sono curioso di gustare le primizie
della vostra terra.
-
Le assicuro che non ne resterà deluso
-
Ci conto.
La
serata filò via liscia senza intoppi.
L'uomo assaporò ogni piatto che Matilde
gli mise davanti dandole l'impressione
di sapere gustare ogni portata, in
particolare gli spicchi di Parmigiano
Reggiano a lunga stagionatura su cui
Corrado aveva spruzzato poche gocce di
aceto balsamico. A fine pasto Matilde
gli servì una porzione di spongata
preparata qualche giorno addietro.
-
Contento della cena, oppure ha bisogno
di qualcosa altro? Un caffè?
-
No, grazie, va bene così.
L'uomo
si alzò da tavola ma non si trasferì
in camera, andò a sedersi a un tavolo del bar. Matilde lo vide togliere dalla
tasca un libricino e prendere appunti.
Nonostante
l'ora tarda un gruppo di anziani
occupava uno dei tavoli e giocava alle
carte. Matilde non stava più nella
pelle per l'eccitazione, avrebbe pagato
qualsiasi prezzo per sapere cosa stava
scrivendo su quei fogli, e con questa
intenzione andò a sedersi al tavolo
accanto a lui.
-
Brutta faccenda la piena che sta
arrivando. - disse rivolgendosi all'uomo
che subito chiuse il libricino degli
appunti.
-
Sì, direi di sì.
-
L'ondata di piena è prevista per la
tarda mattinata di domani.
-
Non ha paura delle conseguenze che
potrebbero esserci per lei e il paese se
l'acqua tracimasse inondando queste
terre?
-
La gente della Bassa è abituata a
convivere con questa paura. Li vede
quelli. - disse indicando il gruppo di
anziani che giocavano alle carte. -
Sembrano infischiarsene delle
conseguenze di una inondazione, intenti
come sono a giocare, ma è solo un modo
come un altro per vincere il terrore che
si portano appresso.
-
E se il fiume rompesse gli argini?
-
Sarebbe un grosso guaio per tutti, anche
per lei. A proposito, ha l'automobile
posteggiata fuori?
-
Ho una Stilo Station Wagon.
-
Nel 1951 il fiume ruppe l'argine in più
punti e le terre qui attorno si
allagarono tutte. Gli anziani ricordano
quell'evento con sgomento.
-
Non ha paura a dormire da sola nel suo
letto in una notte come questa?
-
Cosa ne sa lei che sono sola.
-
Non ha infilato nessuna vera al dito.
-
Potrei non portarla per comodità.
-
Non ci credo.
-
E con ciò? Forse che occorre essere
sposata per andare a letto con un uomo?
-
No.
-
E allora?
-
Questa è una di quelle notti in cui
sarebbe meglio rimanere sotto le coperte
con qualcuno accanto, non crede?
-
Forse...
A mezzanotte i forzati del
gioco delle carte se n'erano andati
tutti via. Corrado si era ritirato nella
sua stanza una volta riordinata la
cucina. Nell'angusto esercizio pubblico
c'erano rimasti solo Matilde e il
reporter.
- E' l'ora d'andare a
letto? - chiese l'uomo rivolto a
Matilde.
- Direi proprio di sì.
Matilde spense le luci del
locale e precedette l'uomo su per le
scale fino davanti alla stanza che
l'avrebbe ospitato.
- Buonanotte. - disse
soffermandosi davanti alla porta
dell'ospite senza decidersi ad andare
via. L'uomo le cinse un braccio attorno
alla vita e l'attirò a sé, poi la baciò
sulla bocca.
- Dormi con me stanotte?
Matilde non diede risposta,
si lasciò condurre a rimorchio nella
camera e chiuse la porta dietro sé.
Quella notte l'uomo le
prese il culo. Lei non ebbe difficoltà
a concederglielo lasciando che la
sodomizzasse. Raramente consentiva a un
uomo di penetrarla in quel modo, specie
quando ci andava a letto da poco tempo,
ma Arnaldo le era parso diverso da tutti
gli uomini con cui aveva fatto del
sesso. Aveva intuito che era speciale
nel momento in cui si era affacciato
sulla porta della trattoria e non si era
sbagliata.
Fecero l'amore tutta la
notte, fino allo sfinimento, travolti da
una travolgente passione, poi si
addormentarono ognuno nelle braccia
dell'altro.
Matilde si alzò la mattina
di buonora lasciando il compagno che
dormiva sotto le coperte. Scese da basso
e si occupò di sollevare la saracinesca
posta davanti la porta d'ingresso al locale. Corrado, nel frattempo,
aveva già provveduto a rivoltare le
sedie sopra i tavoli per fare le
pulizie.
La nebbia aveva fatto
spazio alla luce del sole. Matilde mise
sotto pressione la macchina del caffè e
si impegnò a fare le pulizie del locale
prima che giungessero i clienti per
consumare la colazione.
Dalla strada giungeva
insistente il rumore degli automezzi
della Protezione Civile. Dietro
segnalazione della gente i volontari
accorrevano dove erano segnalati dei
fontanazzi e sussisteva il pericolo di
cedimenti dell'argine maestro. Matilde,
stando sulla porta della locanda, scorse
un gran numero di uomini e donne
affaccendati sull'argine del fiume a
erigere barriere con sacchi di sabbia.
Abbassò la saracinesca e, indossati gli
stivali di gomma, accorse in aiuto ai
volontari che da ore erano impegnati
sugli argini.
L'ondata di piena raggiunse
il culmine verso mezzogiorno come era
stato previsto dalla Protezione Civile. La quantità d'acqua
spinta verso il mare fu superiore a
quella del lontano 1951. Allora provocò
l'alluvione delle terre della Bassa
Parmense, ma stavolta le difese
approntate sopportarono la forza delle
acque.
Verso sera Matilde fece
ritorno alla locanda. Non trovò Arnaldo
ad aspettarla, se n'era partito nel
primo pomeriggio pagando il conto a
Corrado senza lasciarle un saluto.
*
* *
- Matilde sei sul giornale!
Otello Barigazzi pronunciò
la frase mostrandole le pagine del
Corriere della Sera che teneva piegato
nella mano tesa verso l'alto.
- Cos'è questa novità? -
chiese Matilde sporgendosi dal bancone
del bar.
- Dicevo che c'è un
articolo sulla piena del Po e parla
anche di te.
- Fammi leggere.
Si fece consegnare il
giornale, saltò le pagine di politica e
sfogliò quelle della cronaca nazionale.
Una intera pagina era dedicata alla
piena del Po. Otello le indicò
l'articolo che parlava di lei. Il
giornalista prendeva spunto dal legame
d'amore e odio della gente che abitava
le terre a ridosso del fiume,
descrivendo il modo di vivere, le
abitudini, i piatti della cucina,
citando una eccellente trattoria in cui
aveva dimorato per una notte durante il
reportage. La firma in calce
all'articolo era di Arnaldo Bergamaschi.
Matilde trovò buffa la
cosa e le venne da sorridere leggendo
l'articolo. La recensione l'aveva avuta
per davvero, ma non le avrebbe portato
nessuna stella di merito su di una guida
turistica. Nei giorni successivi, in
paese, tutti parlarono di lei e della
trattoria. Qualche settimana più tardi
Arnaldo capitò di nuovo da quelle parti
e soggiornò nel letto di Matilde. La
loro relazione andò avanti a lungo
confermando il concetto che una storia
di sesso può diventare una storia
d'amore, ma che il contrario succede
assai raramente.
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