REPLAY
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

      Il cielo, prossimo all'imbrunire, si mostrava ostile per l'improvviso temporale estivo che stava scaricando sulla città una grande quantità di pioggia. Nel caotico traffico di autovetture che procedevano sulla tangenziale, nella direzione di Reggio Emilia, guidavo con prudenza per non andare a sbattere contro uno dei veicoli che mi precedevano.
   Le spazzole dei tergicristalli del Bmw faticavano a rimuovere le particelle d'acqua che rimbalzavano come proiettili sul vetro del parabrezza, ciononostante la macchina filava via liscia, senza scuotimenti, a dispetto delle pozzanghere che ricoprivano la sede stradale per lo straripamento dei canali di scolo lungo la carreggiata.
   Seduta al mio fianco c'era Virginia, una delle impiegate dell'ufficio marketing dell'azienda per cui lavoro. Poco prima, mentre stavo per usciere dallo stabilimento per fare ritorno a casa, avevo intravisto la sua figura alla fermata del bus. Manteneva l'ombrello aperto sotto la pioggia battente, così mi ero sentito in obbligo d'invitarla a salire sulla mia automobile e darle un passaggio.
   A Virginia stavo facendo il filo da un po' di tempo. In un paio di occasioni l'avevo invitata a cena ricevendo in cambio soltanto dei sorrisi e tante promesse, ciononostante non mi ero perso d'animo e rimanevo in attesa di cogliere il momento propizio per scoparla.
   Nell'infernale mescolanza di pioggia e calore umido, sprigionato dal temporale, mi prese una dannata voglia di tastare le forme burrose del suo corpo. Mentre conversavamo lasciai cadere una mano sopra una delle sue cosce, mantenute accavallate, e provai a infilarmi con le dita nello spazio ristretto sotto la gonna.
   Per niente turbata dalle mie avance non oppose alcuna resistenza, permettendomi di cogliere il delicato calore della pelle umida priva di calze.
   Sorpreso dall'insperata arrendevolezza di Virginia seguitai a carezzarla con maggiore insistenza facendo scorrere le dita fra le cosce mantenute accavallate. Tutt'a un tratto, forse perché eccitata dalle mie attenzioni, volse lo sguardo nella mia direzione e sorrise, incoraggiandomi, di fatto, a proseguire nella mia opera di seduzione. A riprova della sua disponibilità dischiuse le cosce dandomi licenza di carezzarla sotto la gonna fino a raggiungere il bordo delle mutandine.
   - Davvero hai così tanta voglia di scopare? - chiese dispensandomi un sorriso più che malizioso.
   Stavo per risponderle in modo affermativo quando Virginia, anticipando la mia risposta, si liberò della cintura di sicurezza che le fasciava il petto, autentica restrizione dal punto di vista sessuale quando si viaggia in automobile, e accennò a leccarsi il bordo delle labbra con la punta della lingua.
   Ripeté il medesimo gesto un paio di volte, dopodiché si mise per traverso sul sedile e girò il capo nella mia direzione, infine divaricò le cosce offrendo ospitalità alla mia mano nelle parti intime del suo corpo.
   Infilai le dita sotto l'esile tessuto delle mutandine, dopodiché insistetti a lungo a carezzarle i peli del pube mentre l'eccitazione montava sotto la patta dei miei pantaloni. Seguitai a carezzarle i peli senza sfiorarle le labbra della figa, persuaso che in questo modo sarei riuscito ad accrescere la sua eccitazione.
   Soltanto quando incominciò a mugolare di piacere e volse con insistenza gli occhi nella mia direzione, quasi a supplicarmi di sfiorarle le labbra della figa, mi soffermai a tastarle l'escrescenza del clitoride. Virginia serrò le cosce attorno alla mano, si lasciò cadere all'indietro sul sedile, e chiuse gli occhi.
   Le insegne luminose delle aziende artigianali, i cui fabbricati occupavano i terreni ai margini della tangenziale, mi venivano incontro con degli strani giochi cromatici, soprattutto per effetto delle luci al neon, e mi distraevano nella guida. 
   Impossibilitato ad abbandonare la tangenziale, come invece avrei desiderato fare al più presto, proseguimmo il viaggio nella direzione di Reggio Emilia.
   Mentre guidavo il Bmw stringevo il volante con una mano sola. L'altra la mantenevo seppellita fra le cosce di Virginia. Lei conservava il volto girato nella mia direzione e mi guardava con insistenza, mentre seguitavo a sfiorarle il clitoride, divenuto grosso come un cece, sollecitato dall'estremità delle dita.
   - Sì, penso che ne hai proprio voglia, vero? - disse insistendo a pormi la domanda a cui in precedenza non avevo voluto dare risposta.
   Ero eccitato, terribilmente eccitato, e con addosso una gran voglia di seppellirle il cazzo fra le cosce. Sennonché mica potevo arrestare l'automobile nel caos di macchine che occupavano per intero le tre corsie della tangenziale, altrimenti lo avrei fatto senza tergiversare. Avrei potuto indurla a farmi un pompino mentre viaggiavamo e magari l'avrei fatta contenta, ne ero certo, ma più di tutto mi premeva scoparla. 
   Virginia sembrò leggermi nel pensiero. Tutt'a un tratto si diede da fare con tutt'e due le mani attorno alla patta dei pantaloni. A fatica riuscì a estrarmi l'uccello, duro come un birillo, contenuto a stento nelle mutande. Lo strinse nel palmo della mano e cominciò a masturbarmi, delicatamente, senza fretta. La imitai coccolando con le dita le morbide labbra della figa senza curarmi dei camionisti e dei conducenti delle autovetture che avrebbero potuto vederci mentre ci toccavamo.
   - Là... - disse Virginia, indicando le insegne luminose di una stazione di servizio per carburanti distante un centinaio di metri davanti a noi. - Fermiamoci in quello spiazzo!
   Maltrattati dalla pioggia che cadeva insistente sulle nostre teste girai lo sguardo nella direzione indicatami dalla compagna di viaggio. La stazione di servizio si rivelò una prospettiva assai seducente, del tutto adeguata per sottrarci alla vista dei camionisti che avevamo d'intorno.
   Superato l'ennesimo cavalcavia proseguimmo nella direzione dell'aeroporto. Attivai la freccia che indicava la svolta a destra, segnalando alle vetture che ci seguivano dappresso l'intenzione di accedere all'area di servizio.
   Sotto il fungo di cemento che ospitava le pompe del carburante non c'erano autovetture. A presidiare l'impianto di autolavaggio, causa la pioggia insistente, non c'era nessuno degli addetti. Pilotai il muso del Bmw fino all'ingresso del tunnel sbalordendo non poco la mia compagna di viaggio che, con lo sguardo smarrito, sembrò volermi chiedere quali fossero le mie intenzioni.
   Frugai nelle tasche dei pantaloni alla ricerca delle monete necessarie per mettere in funzione l'impianto automatico dell'autolavaggio. Una volta trovato il denaro abbassai il finestrino della vettura e introdussi in tutta fretta le monete, tre da 2 euro, nella feritoia del dispositivo Self-Service dell'autolavaggio, dopodiché calcai il pulsante di avviamento dell'impianto mentre le gocce di pioggia entravano nell'abitacolo attraverso il finestrino lasciato aperto bagnandomi pantaloni e camicia.
   Agganciato dal nastro trasportatore il Bmw fu trainato poco per volta nel tunnel del Car Wash. I getti d'acqua ad alta pressione che d'improvviso uscirono dai polverizzatori delle pompe, sistemate ai lati del tunnel, mischiati a un composto di sapone, oscurarono i vetri della autovettura. Un vortice schiumoso avvolse lo scheletro del Bmw mentre le spazzole dei rulli incominciarono a sbattere sul muso e ai lati della vettura con una azione assordante.
   Virginia, eccitata dalla strana situazione in cui l'avevo costretta, si liberò in tutta fretta delle mutandine e del reggiseno. Me la ritrovai nuda, al mio fianco, distesa sullo schienale, in attesa che la scopassi. Non indugiai oltre, le allargai le cosce e ci adagiai sopra le guance, lambendole con l'estremità della lingua il clitoride.
   La vagina era fradicia di umore e non vedevo l'ora di saziarmene gustando quella sostanza prelibata. Seguitai a leccarle il clitoride svuotandole la bocca di gemiti. Risalii con la lingua muovendomi dal pube verso l'addome schioccandole baci in ogni tratto di pelle, dopodiché mi attardai a succhiarle un capezzolo che si allungò fra le mie labbra come fosse di gomma. Virginia, per contro, non smise un solo istante di masturbarmi lasciando uscire dalla bocca uno sciame di gemiti di piacere.
   Mentre le fibre consumate dei rulli dell'autolavaggio seguitavano a trascinarsi sopra le nostre teste e alle portiere del Bmw, provocando un vortice schiumoso di bolle di sapone, tutt'a un tratto il tunnel incominciò a rumoreggiare in modo strano, come se fosse in atto un terremoto.
   - Voglio che mi scopi. - disse Virginia precorrendo i tempi, o forse no.
   Abbassai i pantaloni fino sotto le ginocchia e mi stesi sopra il corpo di Virginia. Lei allargò le cosce spalancandomi la porta del paradiso, dopodiché prese ad ansimare mentre con la cappella le sfioravo il pube pieno di odori. Le sollevai le natiche e spinsi la cappella in profondità, fra le cosce, ripetendo il gesto più volte.
   I nostri corpi presero a rullare in pieno accordo mentre il rumore prodotto dell'intera struttura del tunnel, specie quello sulle nostre teste, si era fatto minaccioso senza una ragione precisa.
   Stesi il palmo delle mani sulle tette, sufficientemente compatte, seppure non troppo grosse, e seguitai a scoparla mentre una sequela di gemiti uscivano dalle nostre bocche mascherati dal fragore dei rulli e dagli schizzi d'acqua innestati dalle pompe dell'autolavaggio.
   Desideravo venire al più presto, prima che le sequenze di lavaggio dell'impianto terminassero il ciclo. Non volevo uscire dal tunnel senza essere venuto, ma desideravo che anche Virginia raggiungesse l'apice del piacere anche se il tempo che avevamo a disposizione era davvero molto poco.
   Mi feci largo con le dita fra le sue cosce e andai col medio, umido di saliva, alla ricerca dell'ano della mia compagna. Quando le infilai il dito nel buco del culo percepii in modo chiaro, attraverso la sottile parete dell'intestino, l'asta del mio uccello che scorreva nella vagina.
   Seguitai a scoparla in quella insolita postura, eccitato dallo spessore del dito che dentro il culo mi sfiorava l'uccello. Virginia raggiunse l'orgasmo arricciandosi su se stessa. Le urla rimasero soffocate dal rumore dei rulli di riscaldamento che intanto avevano incominciato a scorrere sul tetto della carrozzeria del Bmw dopo il risciacquo.
   Virginia mi fece venire nella sua bocca mentre il Bmw stava per uscire dal tunnel dell'autolavaggio. Durante il silenzioso sgocciolare dell'acqua dalle spazzole di nailon lo sperma precipitò nella sua bocca e lo ingerì fino all'ultima goccia.
   Quando il semaforo, sistemato all'uscita del tunnel, passò al verde Virginia incominciò a vestirsi. Accesi il motore del Bmw, guardai oltre il vetro del parabrezza, e rimasi incantato dal panorama che si aprì ai miei occhi. 
   Un manto bianco ricopriva il terreno circostante il Car Wash. Accesi le luci anabbaglianti della vettura e solo allora mi fu chiara la ragione di quello strano chiarore.
   Chicchi di ghiaccio dalle dimensioni spropositate, anche di tre centimetri di diametro, ricoprivano l'asfalto della stazione di servizio. Un certo numero di autovetture erano uscite dalla tangenziale e avevano trovato rifugio sotto il fungo di cemento della stazione di servizio, quello che ospitava le colonnine con le pompe di carburante, sottraendosi ai chicchi di ghiaccio.
   La grandinata si era abbattuta sulla città mentre io e Virginia eravamo bloccati nel tunnel dell'autolavaggio. La maggioranza delle autovetture, ferme sotto il fungo di cemento, mostravano tracce di ammaccature sulla carrozzeria, alcune avevano persino il parabrezza sfondato. 
   Sulla tangenziale il traffico era in tilt in entrambi i sensi di marcia, con le auto bloccate dalla pioggia battente.
   - Hai monete? - chiesi a Virginia.
   - Non so, forse. - disse, sorpresa.
   Rovistò nella borsetta e ne trasse il portamonete, dopodiché mi rovesciò sul palmo della mano qualche euro e delle monete da venti e dieci centesimi.
   - Quanto ti serve?
   - Sei euro in monete da uno o due euro.
   - Tieni. - disse porgendomi le monete.

   Un forte vento e la pioggia battente accompagnarono ancora una volta l'ingresso del Bmw nel Car Wash. Inserii le monete nella feritoia del dispositivo che comandava l'impianto Self-Service dell'autolavaggio e premetti il pulsante di avvio, poi chiusi il finestrino della vettura.
   Agganciato dal nastro trasportatore il Bmw fu trainato nel tunnel e circondato dalle spazzole di nailon dei rulli. Stavolta l'avrei inculata Virginia, pensai, certo anche lei lo desiderasse. E' ciò che accadde da lì a poco.

 

 
 

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