RACCONTO ROSA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

     La tua lontananza è durata a lungo, anzi troppo, quasi due anni. Ora sei qui, accanto a me, nel nostro letto, accucciata su un fianco, addormentata, con i raggi del sole che rendono luminoso il tuo splendido corpo nudo.
   Le luci del mattino attraversano la rete a maglia che incornicia i muri della finestra. L'ho appiccicata lì un po' di tempo fa per tenere lontano le zanzare e ogni specie d'insetto molesto.
   Dalla finestra intravedo le cime dei pioppi che s'innalzano nell'area golenale oltre l'argine del fiume. Il clima in questo lembo di pianura è umido come la tua fica, forse è questa la ragione per cui mi sono affezionato a te.
   Due anni senza fare l'amore non è cosa da poco, specie alla mia età. Eppure ho saputo attenderti, sapevo che prima o poi saresti tornata. Avrei potuto cercare la compagnia di un'altra donna, ma non l'ho fatto. Sai perché? Perché ti amo! Nessun'altra donna avrebbe potuto occupare il tuo posto nel mio cuore.
   Le mie parole potrebbero sembrarti banali, lo so, ma è la sacrosanta verità. Te lo giuro! Mi sono cresciuti i calli alle dita delle mani a forza di masturbarmi. Se è accaduto è perché durante tutto questo tempo non ho mai cessato di guardare le immagini, presenti nella memoria del computer, della tua fica.
   Le avevamo registrate per scherzo, anzi, per tuo capriccio. Ricordi? Sì, perché tu sei una donna egocentrica ed esibizionista. Ti è sempre piaciuto rimirarti e farti ammirare. Ci divertivamo a registrare dei filmini con i nostri amplessi. A te piaceva mostrarti nuda mentre ti masturbavi ed io chino su di te a sbaciucchiarti i piedi, a me invece è sempre piaciuto dilettarmi nel fare il cameraman.
   
Seguivo le tue direttive inquadrandoti mentre ti masturbavi oppure mi succhiavi il cazzo, ma il più delle volte sistemavo la telecamera sul treppiede e facevo partire la registrazione, dopodiché lasciavo che il congegno elettronico riprendesse la scena dei nostri amplessi. Ma questo appartiene al passato, ora sei qui e il callo voglio fartelo venire alle labbra della vagina.
   Addormentata sembri non ascoltare le mie parole, probabilmente non sei consapevole di quanto sia stato importante ritornare a fare l'amore con te. Finalmente sono uscito dall'inferno in cui ero sprofondato dal giorno che ti sei allontanata. Oggi, dopo tanto tempo, sono tornato a godere dei piaceri del tuo corpo e ne sono felice.
   Ho eiaculato dentro di te nel modo che sai e tanto mi piace fare. Ti ho sistemata carponi sul letto, con il mento poggiato sul guanciale. Il culo era proteso verso l'alto, dopodiché mi sono piazzato dietro di te. Non ho urlato di piacere nel momento in cui sono venuto nella tua fica umida e accogliente, ma è come se lo avessi fatto, te lo assicuro.
   Ho tremato quando ho eiaculato. I muscoli dello scheletro si sono contratti e ho iniziato a sussultare per alcuni interminabili secondi quando mi sono accovacciato sulla tua schiena.
   Il cuore sembrava uscirmi dal petto e il respiro ha gonfiato a dismisura il mio petto, ormai non sono più abituato ad avere scosse di questo tipo. Dopo il coito mi sono lasciato cadere al tuo fianco e sono rimasto lì, muto, senza spiaccicare una sola parola, fintanto che ti sei addormentata.

   Ieri sera è stato sufficiente un timido bacio, scambiato sul portico di casa, per attirarti nell'androne e portarti nella stanza da letto, probabilmente desideravi farlo da tanto tempo e io ingenuo non l'avevo capito. Le volte in cui transitavi in bicicletta dinanzi alla nostra abitazione non avevo mai avuto sufficiente coraggio per fermarti, stasera l'ho fatto e sei venuta da me.
   Le nostre labbra si sono incrociate. Da prima in maniera fuggevole, poi in modo definitivo. Le lingue hanno attraversato le bocche riversandosi nelle cavità. Ti ho supplicato di continuare a farlo, ma tu hai risposto:
   - Ho perso l'abitudine di baciare. E' da molto tempo che non lo faccio più.
   In verità non hai mai saputo baciare, io t'indicavo cosa fare per godere dei miei baci. Tu, invece, hai sempre preferito essere oggetto di sopraffazione, limitando la tua intraprendenza.
   In camera ti ho presa così com'eri, vestita di tutto punto. Non ho avuto difficoltà a rimuovere il perizoma in pizzo nero che avevi indosso. L'ho fatto scivolare fra le tue cosce e ti ho penetrata.
   Mentre ti baciavo gemevi. Cazzo, se gemevi! Hai persino alzato il gomito e interposto un braccio fra il tuo viso e le mie labbra. Hai avvicinato il dorso della mano alla mia bocca lasciando che mi accanissi su quel tratto di pelle mordendoti.
   Solo ora ripensando a quella scena ho compreso il significato del tuo gesto. Non lo avevi mai fatto prima. Non avevi bisogno di farlo. Sono certo che adotti questo tipo di difesa quando ti congiungi con qualche occasionale partner nelle serate che trascorri insieme alle amiche nei locali da ballo della provincia, ma stasera l'hai fatto anche con me. Forse perché mi consideri uguale a tutti loro; un compagno di scopata e niente più.
   Avremmo potuto ricominciare una vita insieme e invece ho sbagliato ad avere fiducia in te. Stai girata sul fianco, nuda, con la schiena rivolta verso di me. Osservo i fili d'oro dei tuoi capelli e la sagoma dell'anca che sporge verso la finestra. Pensavo fosse un nuovo inizio, ma stavolta è davvero la fine.

 

 
 

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