QUANTE VOLTE 
SEI VENUTA?

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 


    -
Ogni volta che abbiamo finito di scopare sai cosa fa Lorenzo? Beh, si accende una sigaretta e, soddisfatto, mi chiede: “Quante volte sei venuta?”. - disse Rossella volgendo lo sguardo verso Nicoletta, l’amica con cui stava camminando negli ampi spazi del centro commerciale Ariosto dove si erano recate per fare shopping.
    - E allora, che c’è di strano? - disse Nicoletta mostrandosi perplessa.
    - E me lo chiedi?
    - Sì.
    - Noi donne non siamo tutte uguali nel mostrare la nostra soddisfazione sessuale, soprattutto nei momenti in cui veniamo. Io ho i miei modi. Cazzo! Dovresti conoscermi… no? 
    - E lui, Lorenzo, ancora non ha imparato a conoscerti come ti conosco io?
    - Non lo sopporto quando mi fa quel tipo di domanda.
    - Perché?
    - E’ come se stesse per chiedermi: “Ti è piaciuto?”. Cazzo! E’ una domanda da fare a una donna?
   - Però non mi hai detto cosa gli rispondi quando vuole sapere le volte che sei venuta.
   - Secondo te?
   - Non ne ho idea.
   - Appunto.
    - Comunque la domanda di Lorenzo non la trovo disgustosa come invece tendi a considerarla. Se però la cosa t'infastidisce allora non devi fare altro che diglielo. Se però decidi di rispondergli allora devi farlo assumendo un tono scherzoso, magari con una frase che gli possa fare capire che non gradisci quel genere di domande. E non arrabbiarti! Se te lo chiede è perché ci tiene che tu abbia la tua parte di godimento e non per glorificare il proprio ego.
    - Ma è squallido. Cazzo! Dovrebbe accorgersene da solo se mi è piaciuto scopare con lui oppure no. Io non sarei mai capace di fingere il tipo di contrazioni all'utero che ho quando godo. Certo, potrei provare a contrarre di mio, ma mica alla velocità di quando c'ho un orgasmo. Mica sono Wonder Woman! 
    - Beh, in effetti, se non è un beota dovrebbe accorgersene da solo quando vieni, ma probabilmente vuole sentirselo dire da te, non credi?
    - Può darsi. - disse Rossella distratta dalla presenza di un tizio dal fisico palestrato che, seduto a un tavolo della caffetteria Tartaruga in compagnia di uno schianto di ragazza dalla pelle ambrata, la stava fissando con una certa insistenza.
    - Tu prova a rispondergli con questa frase: “Ma come, davvero non te ne sei accorto?". E poi gli mostri un bel sorriso allusivo. Comunque tieni presente che sono molte le ragazze che tendono a mentire ai loro ragazzi dicendogli che sono venute anche quando non è vero. Il motivo per cui si comportano in questo modo è perché non vogliono mortificare il loro ragazzo, diversamente lui si sentirebbe non all'altezza.
    - Dici?
    - Se poi non gli basta sentirsi dire quelle parole allora la prossima volta prova a dirgli una bugia, magari confermandogli che sei venuta tre o quattro volte, così si sentirà appagato e fiero si sé. E’ un modo un po’ volgare, privo di sottintesi, ma è pur sempre carino e sono certa che parlandogli in questo modo lo farai felice.
    - Che poi è la verità perché nel corso di una normale scopata vengo anche quattro o cinque volte. Ma per me l'appagamento sessuale è una cosa silenziosa, circoscritta ai momenti dell’atto. E poi non voglio deludere Lorenzo tradendo le sue aspettative, ma a volte mi chiedo perché non ci prova  lui a non deludermi evitando di farmi queste domande.
    - Beata te! Se davvero vieni almeno più di una volta io t’invidio.
    - Ma dai, lo trovi strano? Non ci credo.
    - Ho delle amiche che tendono a mentire ai loro ragazzi dicendogli che hanno raggiunto l'orgasmo anche quando non è vero. Lo fanno per non mortificarli e in questo modo evitano che possano avvilirsi e sentirsi dei maschi mediocri, oppure molto più verosimilmente soltanto perché si vergognano di non riuscire a venire.
    - Non capisco…
    - Ti assicuro che ho ascoltato dalla viva voce di alcune mie amiche frasi in cui si vantavano di essere riuscite a ingannare i ragazzi con cui avevano scopato, seppure occasionalmente, facendogli credere che erano venute. Sennonché, ne sparlavano pronunciando frasi del tipo: “Ha creduto che fossi prossima all’orgasmo, ma io simulavo per non mortificarlo. Ma a scopare si è rivelato una frana!”. Capito?
    - Ma no, dai, dopo tutto una donna riesce sempre a venire. L’importante è che il maschio con cui sta facendo l’amore sia capace di coinvolgerla sessualmente, magari carezzandole le tette mentre le stimola il clitoride con le dita o glielo succhia con le labbra. Io ho delle contrazioni all’utero così violente che sarebbe impossibile per chiunque non accorgersi che sto venendo. - disse Rossella guardando di sbieco l’amica.
    - Io invece sono convinta che molte ragazze non sanno nemmeno cosa sia l’orgasmo. E sai perché? Il motivo è che in vita loro non si sono mai toccate tette e passera, quindi non sanno cosa possono aspettarsi da una scopata. Hai in mente Rosita, la mia amica che frequenta la classe IV C? Ebbene mi ha raccontato che con il suo primo ragazzo non era mai riuscita a venire, e sai perché? Perché ancora non conosceva a pieno il proprio corpo. Aveva una sorta di tabù nel conoscersi sotto quell’aspetto, poi col tempo ha cominciato a toccarsi e a conoscersi meglio, cosicché anche il suo modo di rapportarsi con i maschi si è evoluto. Ma c’é chi non lo fa e seguita a fingere col proprio ragazzo di avere degli orgasmi.
    - Mi sembra impossibile che un maschio non si accorga se una ragazza sta recitando la parte di chi ha avuto l’orgasmo.
    - Per una donna fingere un orgasmo è un po’ come tirarsi la zappa sui piedi, perché in questo modo l'uomo continua ad avere i suoi orgasmi e non s’impegna per niente a migliorarsi, convinto che il loro rapporto sia già perfetto. Mentre quello in cui migliorano le ragazze è soltanto nella recitazione ed è probabile che possano rimanere insoddisfatte per tutta la vita. - concluse Nicoletta.
    - Penso che gli orgasmi siano anche una spia della intesa sessuale che c'è fra due persone, ma anche delle loro affinità. Prima di conoscere Lorenzo ho fatto sesso con diversi ragazzi, e che non facevano al caso mio lo capivo dal fatto che non riuscivo a raggiungere l'orgasmo entro un paio di settimane che facevamo l'amore.
    - Mi domando come fa il tuo ragazzo a non accorgersene. Io quando sto per venire sento un piacere intenso, un vortice crescente di voluttà che arriva sino a un picco e poi lentamente scompare. Divento tutta rossa in viso e la vagina mi palpita da fare paura!
    - Anche a me succede la stessa cosa. - disse Rossella.
    - Io vengo più facilmente se lui mi stimola il clitoride con la bocca oppure le dita, piuttosto che con la penetrazione, ma se ci sto inchiodata sopra, nella postura dello smorzacandela, allora vengo di brutto. - rispose Nicoletta.
    - Non so se può dipende da me, ma adesso che ci penso sono molti i ragazzi con cui, dopo avere scopato,  mi hanno domandato se ero venuta. Boh, probabilmente non lo do a intendere a sufficienza! 
    - L’uomo cerca sempre il proprio piacere. E il suo godimento aumenta se la donna con cui fa l’amore gli confessa che ha goduto come una porca. E sai perché? E' molto semplice. La cosa lo inorgoglisce e dà lustro alla sua supposta virilità.
    - Hai ragione…
    - Diverso è il caso di una lesbica oppure di una etero che fa sesso con un’altra donna perché a differenza del maschio noi siamo capaci di mettere davanti al nostro piacere quello della donna con cui facciamo del sesso. Per noi donne fare l’amore è sinonimo di donarsi e donare. E’ stupendo godere del piacere altrui, non trovi che sia così? - disse Nicoletta.
    - In effetti il principale obiettivo per noi donne è quello di stimolare l’orgasmo nella partner, che poi diventa anche il nostro e amplifica il piacere per essere riuscite a donare forti sensazioni all’amata insieme all’amore che si prova per lei. Sei d'accordo?
   - Sì. - rispose Rossella prendendo per la mano Nicoletta e stringendola forte.

    Salirono al primo piano del centro commerciale servendosi della scala mobile. Si trattennero davanti a un negozio di lingeria femminile e si misero a guardare i capi di biancheria intima esposti nella vetrina. Reggiseno push-up e guèpière, coppe F e tanga, culottes e slip leziosi facevano bella mostra di sé allettando in entrambi la voglia di entrare nel negozio per fare degli acquisti. Tutt’a un tratto Rossella tirò un lungo respiro che pareva di sollievo, e con un sorriso malizioso si rivolse a Nicoletta.
    - Ho bisogno di fare la pipì… mi accompagni in bagno?
    - Sì. - disse Nicoletta eccitata da tutto quel parlare di orgasmi. 
    Rossella mise piede per prima nell’antibagno riservato a uso esclusivo delle donne. Le tre porte dei gabinetti erano tutte spalancate. Scelse di ficcarsi in quella più vicina al lavandino e Nicoletta la seguì dappresso serrando con il chiavistello la porta alle loro spalle.
    Non ebbero bisogno di scambiare nessuna parola. Rossella accostò la schiena a una parete e quando Nicoletta le si mise davanti fu lesta a prenderla per la vita e attirarla a sé.
    Seno contro seno, bocca contro bocca, avvicinarono le lebbra e si baciarono mentre con le braccia avvolsero i loro corpi e si strinsero forte. Le lingue titillarono a lungo una contro l’altra e finirono per mordersi le labbra reciprocamente. 
    Il piacere aumentò a dismisura quando cominciarono a toccarsi le tette, stirando e torcendo le punte dei capezzoli mugolando di piacere come cagne in calore.
    Tutt’a un tratto Nicoletta s'inginocchiò sul pavimento e fece l’atto di spingere verso l’alto la gonna a Rossella che si premurò di tenerla sollevata. Solo allora Nicoletta le abbassò lo slip e si premurò di trascinarlo sino al pavimento. Incuneò le guance fra le cosce dell’amica, sollecitandola ad allargare le gambe, e cominciò a leccarle le grandi labbra insinuandosi con la punta della lingua verso l’interno della vagina. La leccò a lungo dando più di un morso a piccole e grandi labbra, dopodiché si dedicò a succhiarle il clitoride. Lo fece a labbra chiuse consapevole di quanto è piacevole, per una donna, godere della pressione sul clito di una bocca tenuta opportunamente serrata mentre viene succhiata con dolcezza.
    Rossella gemeva di piacere, con il clito gonfio all’inverosimile per l’eccitazione. Nicoletta si premurò di baciare la pelle tutt’attorno la piccola escrescenza erettile trascinando l’amica in un vortice di piacere. Rossella si mise a spingere avanti e indietro il bacino sempre più forte stimolata dalla lingua dell'amica. 
    Tutt'a un tratto Nicoletta sollevò le braccia che sino allora aveva mantenute avvolte sulle natiche dell'amica, in modo da mantenere la figa ancorata a sé, e abbrancò con le mani le tette. Le carezzò ripetutamente mentre Rossella incominciò a gridare di piacere sedotta da quelle attenzioni. 
    - Godo… Godo… - disse più volte Rossella mentre le gambe le tremavano e fra le cosce avvertiva un immenso calore provocato da un irrefrenabile sbatacchiamento ormonale.
    Rossella non resistette a lungo a farsi succhiare la figa in quel modo. Spinse via il capo di Nicoletta, serrò le cosce, e trascinò la bocca dell’amica alla sua finendo per stringerle il corpo forte a sé.
    - Mi hai fatto godere. - disse Rossella all’amica.
    - Quante volte sei venuta? - domandò Nicoletta abbozzando un sorriso. 
    - Cretina… 

 

 

 
 

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