QUANDO LA MORTE DIVENTA
 SPETTACOLO

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

       E' morto Lucio Dalla. E' morto a Montreaux dove si trovava in tourneè. E' morto stroncato da un infarto. I media hanno messo in atto diversi modi per ricordarlo. Ra1 ha persino interrotto le trasmissioni e ha effettuato una edizione straordinaria del telegiornale per darne la notizia. Le emittenti televisive hanno fatto a gara a mandare in onda, per una intera settimana, immagini di repertorio con Dalla protagonista, cavalcando la notizia sino in fondo, anzi oltre il fondo, accompagnando l'evento con tutti i trucchi a loro disposizione, specie quelli che servivano a rendere l'evento maggiormente melò. Forse nel dare le notizie c'è un confine etico che non andrebbe mai superato. 
   Lucio Dalla lo ricordo come cantante, ma anche come un omosessuale che non ha mai voluto dichiarare di esserlo. Nascondeva come poteva la sua calvizie (berretto o parrucca), però non riusciva a nascondere il tremore che da un po' di tempo lo affliggeva e c'é chi ipotizza fosse affetto dal Morbo di Parkinson. 
   Troppo spettacolo, troppa curiosità. Un terribile angosciante reality quello che è andato in onda sulle tivù. I media cavalcano notizie come questa della morte di un famoso artista per fare odiens. Era già accaduto in un recente passato in occasione della scomparsa di importanti personaggi dello spettacolo quali Mike Bongiorno, Sandra Mondaini e Vianello, ma la gente sembra non farci caso. 
   Enorme rispetto per la persona, ma a me come cantante Dalla non piaceva. Infatti, non possiedo nessun suo CD nella mia piccola collezione. A lui ho sempre preferito altri cantautori, suoi coetanei, come De Andrè, De Gregori, Jannaci, Bertoli, Battisti, Endrigo, Tenco, Vasco R
ossi, e Curreri degli Stadio.
.
   Io c'ho una fissa per la morte, forse dipenderà dal mestiere che pratico: l'infermiera. Ma sapere che anche i personaggi famosi muoiono è consolatorio. E poi come scrisse Totò in una famosa poesia: - 'A morte 'o ssaje ched'è?... E' una livella. - perché ci rende tutti uguali aggiungo io.
   La morte ci lascia increduli, stupiti, dispiaciuti, come se l'evento fosse speciale, ma non è così. Prima o poi tutti dobbiamo morire; è nel nostro dna. Quello che faccio fatica a capire è perché quando la bara di qualche personaggio famoso esce dalla chiesa, una volta terminata la cerimonia funebre, la gente si mette ad applaudire. Basta che una sola persona cominci a battere le mani e tutti gli altri si adeguano. Perché una scena così tragica suscita uno scrosciante battimano? Io lo trovo vergognoso. Davanti alla morte ci dovrebbe essere solo il silenzio, perché ciò che l'anima e la lingua non riescono a esprimere, converrebbe tacerlo.

   Quando sarò morta vorrei che sulla mia tomba comparisse, oltre al mio nome, anche una iscrizione funebre. Un epitaffio che rimanga impresso e faccia pensare e parlare di me a chi lo andrà a leggere. 
  I versi dovrebbero fare trasparire quanto mi sono spesa tutta la vita come infermiera prendendomi cura delle persone malate, ma anche quanto sono stata generosa spalancando le cosce a tutti gli uomini e le donne che la mia figa l'hanno posseduta. Prima o poi quei versi li scriverò. Intanto vivo, amo, e perché no... godo.

 

 
 

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