1° MAGGIO
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.
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     La banda musicale Giuseppe Verdi, composta perlopiù da strumenti a fiato, ha preso posto a fianco della chiesa di Santa Croce, all'inizio del corteo. Al triplice fischio del capobanda gli orchestrali intonano l'Inno del Lavoratori. 
   Il sindaco incartato nella fascia tricolore è in prima fila congiuntamente ai rappresentanti sindacali dei lavoratori. Due ali di folla festante, assiepata ai lati della strada, è in fremente in attesa del sopraggiungere del corteo.
    Insieme ai miei compagni sfilo per strada D'Azeglio reggendo sulla spalla l'asta della bandiera rossa. La gente ci saluta e applaude al nostro passaggio. L'itinerario del corteo è immutato dal giorno della Liberazione. E' una strada antica quella che stiamo percorrendo, la più importante del quartiere Oltretorrente, la stessa che nell’agosto del 1921 vide scatenarsi il terrorismo squadrista ai danni della popolazione di Parma. Ma in quell'occasione, per la prima volta nella sua storia, il fascismo si trovò a fare fronte a un nemico agguerrito, deciso a resistere alle loro violenze. 
   Il popolo innalzò barricate e trincee. I combattimenti furono aspri, sanguinosi, violentissimi. Ogni volta che i fascisti assaltavano le postazioni dei patrioti parmigiani furono costretti a retrocedere lasciando sul selciato morti e feriti. Infine Italo Balbo e i suoi camerati furono costretti ad abbandonare la città, sconfitti e umiliati.
   La gente che abita l'Oltretorrente è figlia degli Arditi del Popolo. Erede di quegli uomini e delle donne che si opposero con coraggio ai fascisti, e possiede intatti gli stessi sentimenti di libertà che hanno animato la vita dei loro progenitori. Fra quegli arditi c’era anche Sante Vincenzi, formatosi in Borgo Benabei, fratello di mio nonno, Medaglia d’Oro al Valor Partigiano, catturato, torturato e ucciso, dai fascisti a Bologna, il 23 aprile 1945, mentre portava a compimento l'ordine d'insurrezione generale dei partigiani e delle forze popolari bolognesi, in sincronia con l'offensiva delle truppe alleate.
   Quando ero bambino mi accomodavo insieme a mia madre sui gradini dell’Ospedale Vecchio e lì mi perdevo a guardare, con una certa ammirazione, il passaggio festante del corteo del 1° Maggio. Per la gente dell'Oltretorrente, ma soprattutto per noi bambini, era uno degli avvenimenti più importanti da festeggiare nel quartiere. 
   Oggi non siamo in molti convenuti qui a manifestare. 
   Il corteo si avvicina all'Ospedale Vecchio. Mi guardo attorno e osservo le persone affacciate ai davanzali delle finestre impegnate a sorvegliare il nostro passaggio, quando in lontananza scorgo la figura di Elena. Sono trascorsi molti anni da quando, adolescente, ho vissuto una storia con lei. Se ne sta con i gomiti appoggiati al davanzale della propria abitazione e sembra volerci salutare a modo suo.
   Il corteo rallenta la marcia per qualche istante. Resto a guardare i volti delle persone che fanno ressa sui marciapiedi. Sono perlopiù volti di gente anziana quelli che agitano fra le dita un garofano rosso.
   Il corteo riparte. A passo lento mi avvicino al punto in cui Elena è affacciata alla finestra. Quando sono a pochi metri dalla sua abitazione sono in grado di osservarla meglio. Mantiene le mani aggrappate al margine del davanzale con le tette che straripano dall’ampio decolleté. Il resto del corpo è reclinato all'indietro. Alle sue spalle intravedo la figura di un uomo. Ha il petto nudo e la pelle è colore del tabacco. L'uomo tiene le braccia ancorate ai fianchi di Elena e si muove avanti e indietro. La sta scopando, ne sono certo.
   Il corteo interrompe ancora una volta la marcia. Osservo il volto della donna. E' marcato dagli anni e da una vita dissoluta. Non si accorge della mia presenza, si adopera nello svolgere al meglio il suo mestiere di prostituta e sorride, celebrando a suo modo la Festa del Lavoro.
   Il corteo riparte e in pochi minuti raggiungiamo Piazza Garibaldi. 
   Dal palco risuona la voce di un sindacalista, la gente si disperde in tanti piccoli capannelli. L'appuntamento è per il prossimo anno, chissà in quanti ci ritroveremo ancora qui. 

 

 
 

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