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PRIMA
DI ANDARE A CENA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Al
riparo dalla pioggia, sotto i portici
dell'Ospedale Vecchio, sono in attesa
che Giorgio mi conduca a cena. A
quest'ora della sera, da poco sono
passate le otto, le botteghe che si
affacciano su Strada D'Azeglio hanno
spento le luci e abbassato le
saracinesche. Soltanto alcune
caffetterie, affollate durante il giorno
da studenti universitari della Facoltà
di Lettere che si affaccia sulla strada,
sono aperte e lo resteranno sino a notte
fonda.
Infreddolita dal vento
gelido che soffia insistente dal primo
pomeriggio, mi procuro un po' di calore
camminando avanti e indietro sotto i
portici dell'Ospedale Vecchio, fra le costruzioni di
maggior pregio dell'Oltretorrente, il
quartiere che mi ospita da quando cinque
anni fa sono approdata a Parma per
frequentare l'Università.
Stasera, tanto per
cambiare, ho gli ormoni in tumulto e più
che stare a pensare dove andremo a cena una sola idea mi frulla nella
testa: scopare.
Ho voglio di succhiare,
leccare e soprattutto mordere. Non so se
riuscirò a controllarmi sino a dopo che
avremo consumato la cena. Sarebbe bello
se consumassimo una sveltina prima,
magari qui, sotto i portici, di fronte
alla gradinata che conduce all'Archivio
di Stato dove il colonnato si interrompe
per fare posto a un tratto in muratura
che ci potrebbe nascondere alla vista
della gente.
Da quando io Giorgio stiamo
insieme, circa due anni, abbiamo scopato
nei posti più strani, anche allo
stadio. E' accaduto lo scorso anno in
Curva Nord, quella dei Boys, mentre lui
guardava la partita. Mi sono messa
seduta sulle sue ginocchia, con le gambe
bene divaricate, nella posizione dello
smorzacandela, volgendo le spalle al
campo di gioco, e l'ho cavalcato. Lo
abbiamo fatto nascondendo l'atto
sessuale dietro una gonna abbondante,
mentre tutt'intorno i Boys urlavano il
loro tifo accrescendo soprattutto il mio
piacere perché quella della
smorzacandela è la posizione che
prediligo quando faccio l'amore.
Ho la figa bagnata che sta
facendo le capriole. Negli ultimi mesi
mi sta succedendo sempre più spesso di
avere la figa in calore e non so spiegarmene
la ragione. Ho sempre voglia di fare
sesso, sono insaziabile e lo farei in
continuazione, mica sarò ninfomane? A
questo penso mentre l'autobus della
linea tre arresta la corsa alla fermata,
poco distante da dove sono in attesa. Le
porte a soffietto del mezzo pubblico si
aprono. Da quella di uscita scorgo la
figura di Giorgio che si appresta a
scendere sul marciapiede.
Mentre si avvicina ci
scambiamo un saluto veloce con gli
occhi. Il contatto delle mie labbra con
la sua bocca calda fa da preludio a un
lungo bacio. Trascino Giorgio sino alla
gradinata che conduce all'Archivio di
Stato, slaccio i bottoni del mio e del
suo cappotto e mi stringo forte a lui.
Subito avverto i battiti accelerati del
suo cuore. Struscio le tette contro il
suo petto certa di fargli piacere.
Seguitiamo a nutrirci di baci, affamati
una dell'altro, stimolandoci con la
punta della lingua con cui ci lecchiamo
a vicenda crogiolandoci in un profluvio
di saliva.
- Scopami. - è tutto
quanto mi viene da dirgli.
Giorgio non accenna a
soddisfare la voglia che ho di
accogliere il suo cazzo fra le cosce.
L'unica cosa che desidera, anche se non
ne fa cenno, è di andare a cena e
basta; oramai lo conosco bene. Io invece
non mi arrendo. Gli afferro una mano e
poi anche l'altra e le trascino sotto il
mio maglione. A contatto della pelle le
dita fanno dei ghirigori attorno
l'ombelico solleticandomelo, dopodiché
salgono verso l'alto senza incontrare
l'ostacolo del reggiseno che stasera non
indosso. Nello spazio di breve tempo mi
ritrovo con i seni gonfi e le dita di
Giorgio che mi torcono i capezzoli,
ispessiti e pronunciati, accrescendo il
mio piacere.
Toccarmi le tette, specie
nel periodo che precede il mestruo,
quando le ho gonfie e maggiormente
sensibili, a Giorgio piace tantissimo e
a me ancora di più. Seguita a
toccarmele, crogiolandosi a inglobarle
nel palmo delle mani, fintanto che mi
solleva il maglione e si tuffa con il
capo nello spazio angusto che le separa.
Prima che incominci a
tettarmi i capezzoli gli sgancio la
cintura dei pantaloni e con la mano
arrivo a lambirgli i peli del pube. Mi ritrovo con il cazzo duro e
osceno stretto nella mano, là dove ha
voluto che arrivassi, perché gli piace
quando sono io a prendere l'iniziativa e
mi metto d'impegno a masturbarlo.
Ogni tanto apro gli occhi e
mi guardo attorno, accorta, perché non
voglio che nessuno ci veda, anche se di
persone che camminano avanti e indietro sul
marciapiede alle nostre spalle ce ne
sono davvero poche, anzi quasi nessuna.
Giorgio seguita a
succhiarmi le tette mentre mi
intestardisco a masturbarlo. Mi piace
stringergli il cazzo nella mano,
impegnandomi a farla scorrere
lentamente, avanti e indietro,
procurandogli piacere senza però farlo
venire. Lui lo sa bene e mi lascia fare.
Lavorarglielo con la mano
mi trasmette una sensazione di potere
verso Giorgio che invece non ho mai
negli altri momenti della nostra vita di
relazione. E poi mi piace un sacco
sentire il cazzo pulsare fra le mie
dita.
A Giorgio invece piace
succhiarmi le punte dei capezzoli,
specie quando li ho turgidi come in
questo momento. Li tiene prigionieri fra
le labbra, li stuzzica con i denti, li
succhia uno per volta, tettando come un
bambino affamato e mai sazio.
Sto considerando l'idea di
accucciarmi ai suo piedi e fargli un
pompino, ma vengo
spinta con violenza contro il muro.
Avverto il calore di una mano che da
sotto la gonna risale fra le cosce.
Giorgio afferra l'elastico delle
mutandine con la punta delle dita e le
trascina verso il basso sino alle
caviglie. Le sfilo e lascio che
finiscano al suolo. Con la punta di un
piede e il ginocchio mi obbliga a
divaricare le gambe.
Rotta dall'emozione che mi
sopravviene ogniqualvolta è lui che
prende l'iniziativa, mi ritrovo con la
passera nuda e le sue dita affaccendate
a dischiuderla. Ci accarezziamo il sesso
a vicenda, guancia contro guancia,
gemendo di piacere nell'orecchio
dell'altro.
Ascolto i rantoli che
gli escono dalle labbra e non vedo l'ora
di essere montata. Giorgio mi abbranca
le natiche, dà un colpo d'anca e cerca
un varco fra le mie cosce, infine
m'impala il cazzo dritto nella passera
spalancata. Mi solleva il culo e io mi
premuro di attorcigliagli le gambe
intorno ai fianchi mantenendo la schiena
puntellata contro il muro.
Giorgio spinge duro la
cappella dentro di me. Sbuffa fiato
caldo sul mio collo, ma non so se è per
la fatica che sta facendo nel mantenermi
il culo sollevato da terra, oppure se è
a causa del piacere che sta provando.
Mantengo le braccia bene
strette attorno il suo collo, i calcagni
premuti contro le natiche, e accompagno
il movimento del cazzo che mi penetra.
Non faccio caso al mondo che ci gira
intorno, penso soltanto a godere e
raggiungere l'orgasmo al più presto,
confidando che Giorgio si trattenga e
non decida di sborrare prima.
Oramai mi sta montando da
una manciata di minuti come un animale
in calore. Con rabbia e ferocia affonda
la cappella nella passera, fradicia
d'umore, mentre contraggo l'utero
attorno il cazzo imprigionato fra le mie
cosce sino alla radice.
- Vengo! - mi urla addosso
cogliendomi impreparata.
Mi stacco da Giorgio e mi
metto in ginocchio davanti a lui.
Soddisfo la sete e la fame ingoiando
sino all'ultima goccia lo sperma che
esce copioso dall'uretra, sperando che
qualcosa di questo seme germogli prima o
poi nel mio ventre. Infine mi rilasso
con il respiro rotto dall'emozione prima
d'andare a cena.
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