G ianluca
aveva trascorso gran parte della mattina a preparare
le pietanze che avrebbe consumato al
pranzo di Natale. Cucinare era una delle
occupazioni domestiche che prediligeva,
mentre detestava fare il bucato,
stirare, affaccendarsi nelle pulizie e
spolverare i mobili.
Sopra la striscia sottile
di pasta all'uovo,
stesa con la macchina della pasta, aveva
collocato i grumi di un composto a base
di spinaci, ricotta, e formaggio
parmigiano con cui aveva preparato
all'incirca sessanta tortelli d'erbetta
che avrebbe gustato durante i giorni
di festa.
Pochi minuti prima dell'una
versò nella pentola, dove l'acqua aveva
iniziato a bollire, venti tortelli
d'erbetta. Mentre cuocevano stese sulla
tavola del soggiorno la tovaglia linda
di bucato, dopodiché apparecchiò per
due persone stando bene attento a
disporre i tondi, le stoviglie e i
bicchieri nella loro esatta
collocazione.
Gianluca era un abile cuoco
abituato com'era a prepararsi ogni
giorno pranzo e cena. Levò dal
frigorifero il piatto con una anguilla
marinata e l'appoggiò sul tavolo
accanto ai formaggi francesi. Fece
ritorno in cucina e rimescolò ancora
una volta i tortelli nella pentola, poi
ne assaggiò uno. Accertato il grado di
cottura versò i tortelli nello
scolapasta. Li distribuì a strati
all'interno di un tegame, dopodiché ci
sparse sopra del burro fuso e del
formaggio parmigiano grattugiato. A
questo punto si liberò del grembiule e
depositò sulla tavola il prelibato piatto
ancora fumante.
Andò a sedersi al posto
che era solito occupare nei giorni di
festa, di fronte a una vecchia credenza.
Una grande specchiera sormontava il
mobile offrendogli l'opportunità di
guardarsi allo specchio, e avere
l'impressione di non essere solo a
consumare il pranzo di Natale.
Occupare il tempo accudendo
la casa, leggendo giornali e riviste,
gli permetteva di tenere la mente
occupata. Vanessa, la sua donna, gli
mancava. Da una intera settimana non
aveva più sue notizie. L'ultima volta
che aveva avuto occasione di assaporare
il gusto mielato delle labbra della sua
donna era accaduto nell'albergo dove
entrambi lavoravano, dopodiché non
l'aveva più incontrata né udito la
voce per telefono.
La loro storia era iniziata
qualche giorno dopo che Vanessa aveva
preso servizio come inserviente
nell'Hotel in cui lui era concierge, e
considerato una figura importante nella
ricezione turistica. Lei lo aveva
tempestato di sorrisi ammiccanti e frasi
allusive. Lui era crollato ai suoi piedi
come un frutto maturo, divenendone
l'amante, cedendo alle lusinghe di una
donna vogliosa di essere posseduta.
Da un anno a questa parte
scopavano quasi ogni giorno. Si
appartavano in una qualsiasi delle
stanze dell'albergo, approfittando dei
momenti in cui Vanessa riordinava i
letti occupati dai clienti durante la
notte.
I loro coiti erano sempre
di breve durata, il più delle volte
duravano una manciata di minuti. Il
tempo necessario per godere del corpo
dell'altro e fuggire via. Se ne avevano
l'opportunità scopavano anche più
volte durante il giorno, approfittando
dei momenti di libertà che sapevano
concedersi nelle pause del lavoro.
- Nessun uomo ha saputo
farmi godere come te.
Questa frase Vanessa gliela
ripeteva ogni volta che facevano
l'amore, specie dopo che lei raggiungeva
l'orgasmo, cosa che a suo dire le
riusciva rare volte col marito. In quei
momenti di grande intimità si lasciava
andare a quel genere di confidenza
convinta di fare cosa gradita a
Gianluca, ma quei paragoni lo facevano
soltanto soffrire.
Vanessa, oltre a
concedergli la fica, non aveva mai
pronunciato la frase "Ti amo",
mai. Lui, al contrario, in più di
un'occasione aveva manifestato i propri
sentimenti d'affetto per lei.
Il tempo era sempre tiranno
per loro due. Vivevano nella paura di
essere scoperti, ma questo stato di cose
aveva contribuito a farsi desiderare.
Concedevano poco tempo ai preliminari,
desiderosi com'erano di pervenire al più
presto all'orgasmo. Fare l'amore in una
delle stanze dell'albergo era quanto di
meglio potesse capitare a entrambi.
Era trascorsa una settimana
dall'ultima volta che avevano fatto
l'amore. In quella occasione avevano
scopato al terzo piano dell'albergo,
nella camera n°22, la loro preferita.
Per raggiungerla si era mosso con
prudenza nell'albergo saturo di clienti.
Quando era entrato nella
camera Vanessa stava finendo di
riordinarla. Accostato l'uscio alle proprie
spalle aveva lasciato la chiave inserita
nella serratura impedendo, di fatto, a
chiunque, anche provvisto di passpartout
di mettere il naso nella stanza.
Sotto la vestaglia da
lavoro Vanessa non indossava né
mutandine né reggiseno. La prima volta
che avevano fatto l'amore si era
meravigliato nel trovarla priva di
biancheria intima sulla pelle, poi ci
aveva fatto il callo.
Vanessa lo aveva attirato fra le
lenzuola fresche di bucato che lei aveva provveduto a stendere sul
materasso. Gianluca solito
abbandonarsi alle smanie voluttuose
dell'amante, senza opporre alcuna
resistenza, assoggettandosi ai suoi
voleri, appagandola in tutto.
Non si sarebbero visti per
una decina di giorni, tanto era lungo il
periodo di ferie che si era presa
Vanessa. Quando era entrato nella stanza
lei lo aveva provocato rivelandogli che
era sua intenzione spremergli il cazzo e
farlo godere, fino a farlo stare male,
in modo che il ricordo di quella scopata
non lo abbandonasse per tutto il tempo
in cui sarebbero stati lontani.
Vanessa si era coricata
sopra Gianluca dopo averlo obbligato a
stendersi bocconi sul letto. Gli aveva
cinto le braccia attorno il costato e
fatto scorrere le tette contro la
schiena, dopodiché aveva cominciato a
mordergli il collo. Sentire il petto
dell'amante accostato alle proprie
spalle lo aveva eccitato a dismisura.
Vanessa aveva mantenuto a lungo le
braccia incrociate attorno il torace
insistendo nel pizzicargli i capezzoli,
provocandogli un effervescente
solletico. Dopo un po' che lo
accarezzava lo aveva obbligato a
mettersi sul dorso, e fatto cadere le
guance fra le cosce finendo per
succhiargli il cazzo senza farlo venire.
Gianluca si era lasciato
trascinare da Vanessa giù dal letto ed
era venuto a trovarsi in ginocchio
davanti a lei. Uno di fronte all'altra si
erano trovati indifesi ai toccamenti a cui ciascuno faceva
ricorso per
saccheggiare il corpo altrui. Avevano
goduto, accalorandosi nell'accarezzarsi,
fintanto che lei si era messa carponi.
Col capo chino e il bacino
sollevato rispetto a tutto il resto del
corpo, Vanessa l'aveva supplicato di
scoparla nel culo. Lui aveva inumidito
le dita di saliva e le aveva deterso
l'orifizio dell'ano. Usando molta
delicatezza aveva inserito un dito,
dilatando lo sfintere, poi si era messo
in piedi, aveva flesso le ginocchia, e
guidato con la mano la cappella nel culo.
Vanessa lo aveva aiutato spingendo il
ventre come se stesse per andare di
corpo dilatando il retto quanto più
poteva, mitigando il dolore che le
produceva il cazzo mentre risaliva
l'intestino.
L'aveva inculata cercando
di trarne il maggior godimento,
consapevole che non l'avrebbe rivista
per almeno dieci giorni. E per tutto
quel tempo avrebbe dovuto provvedere al
proprio piacere arrangiandosi da solo...
con la propria mano. Inculandola le
aveva dato fuoco al culo con continui
spostamenti della cappella dentro e
fuori l'ano, penetrandola ripetutamente,
provocandole dolore, infine scaricandole
nell'intestino molto dello sperma che
custodiva dentro di sé. A Vanessa era
venuto a mancare l'acme del godimento,
ma era rimasta comunque appagata nel
sentire Gianluca soddisfatto.
Si erano lasciati
scambiandosi un lungo bacio,
carezzandosi il viso, dandosi
appuntamento alla volta successiva.
Prima di uscire dalla stanza Luca aveva
tolto dalla tasca un piccolo involucro e
lo aveva deposto nelle mani di Vanessa.
- Per me? - chiese lei
mentre provvedeva a indossare la
vestaglia da lavoro.
- Sì.
- Posso sapere cos'è.
- Una sorpresa.
- Lo apro ora?
- No, preferisco di no.
Si erano salutati fiduciosi
di ritrovarsi dopo le festività di
Natale.
Un paio d'ore prima di terminare
il turno di lavoro si erano incontrati
di nuovo per le scale. Insieme erano
scesi a piano terra utilizzando
l'ascensore. Lei lo aveva ringraziato
per il regalo con un tenero bacio.
- Grazie per la collana di
perle. - disse - Anche se non so come
potrò giustificarla con mio marito.
- Digli che è bigiotteria,
che ne sa lui.
*
* *
Gianluca terminò di pranzare verso le
due del pomeriggio. Sparecchiò la
tavola, poi andò in cucina. Lavare
piatti, pentole e posate, era un lavoro che detestava. Avrebbe
trascorso il pomeriggio nella solitudine
delle mura domestiche, ormai c'era
abituato. Accese la tivù e in breve
successione cambiò una quindicina di
canali, poi si soffermò a guardare uno
spettacolo circense.
Mentre le immagini
scorrevano sullo schermo prese a leggere
le pagine della Gazzetta Padana, il
quotidiano della sua città. Diede una
rapida scorsa alla pagina degli
spettacoli soffermandosi a esaminare le
locandine dei film in programmazione nei
cinematografi cittadini. Una immagine
attirò la sua attenzione. Il film era
"La nona porta" un
thriller/horror con la regia di Roman
Polanski. Giusto quello di cui aveva
bisogno per sottrarsi alla malinconia
che lo accompagnava dalla mattina.
Una moltitudine di persone
cingeva d'assedio la biglietteria della
multisala dove veniva proiettato il
film. Si mise in fila e, armato di
pazienza, aspettò che giungesse il
proprio turno per staccare il biglietto
d'ingresso.
Prese posto a metà sala,
accanto a una coppia intenta a cibarsi
di pop corn e bere Coca-Cola da un'unica
bottiglietta da cui alternativamente
aspiravano la bevanda attraverso una
sola cannuccia. La cosa lo innervosì,
gli pareva inverosimile che a poche ore
di distanza dal pranzo di Natale
qualcuno si cibasse con simili
porcherie.
La luce in sala si attenuò
gradatamente mentre la gente seguitava a
riempire la sala. Sullo schermo presero
a scorrere i trailer dei film di
prossima programmazione. Nella fila
davanti a lui gli occupanti delle
poltroncine si alzarono in piedi per
fare spazio a una coppia che stava
sopraggiungendo. Quando i due furono a
pochi passi dalla sua postazione
riconobbe Vanessa. L'uomo che
l'accompagnava era il marito.
Stentò a credere che il
caso li avesse portati lì tutti e tre.
Marito e moglie, senza accorgersi della
sua presenza, occuparono le poltrone
dinanzi a lui. Nella penombra Vanessa
gli apparve diversa dalla donna con cui
era entrato in intimità. Appena seduta
cinse un braccio sulla spalla del marito
e gli farfugliò qualcosa all'orecchio,
poi abbozzò un sorriso. L'intimità che
esisteva fra i due era fatta di sorrisi,
brevi parole, e ammiccamenti.
D'improvviso il mondo sembrò crollargli
addosso. Le luci si spensero nella sala,
sullo schermo apparvero i titoli di
testa della "Nona porta".
Vanessa distese il capo sulla spalla del
marito e si concentrò sulle immagini
del film. Gianluca si alzò dalla
poltroncina e scappò in strada.
Fuori era già buio.
Girovagò a lungo per le strade senza
una meta precisa. Avrebbe voluto
scacciare l'immagine di Vanessa dalla
sua mente, ma non gli riuscì. Si
allontanò dal centro storico e, senza
rendersene conto, si trovò in Via dei
Prati; la via delle puttane.
Una mora, dal viso
pesantemente truccato stava affacciata
sulla porta di casa.
- Cinquanta col guanto. -
disse quando Luca le passò davanti.
Arrestò il passo, fissò lo sguardo
sulla donna e la seguì dentro casa.
All'improvviso tutto gli fu
chiaro.
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