PORCILE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento,
  perché  rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e
 stetti  zitto perché  mi  stavano  antipatici.  Poi vennero  a
 prendere  gli  omosessuali e fui sollevato perché mi  erano
 fastidiosi.  Poi vennero a prendere i comunisti ed  io non 
dissi niente perché non ero comunista. Un  giorno  vennero
  a  prendere  me e  non c’era rimasto nessuno a protestare. 
 (Bertold Brecht)  

 

        I medici che da qualche mese mi hanno in cura sostengono che potrei tirare le cuoia da un giorno all'altro. Sono in tanti ad avvalorare la tesi che quando sei prossimo a morire ti scorrono nella mente le immagini dei momenti più importanti della vita. A me non sta succedendo.
    Ho paura della morte, questo sì, ma non sono disperato, anche se, avendo appreso per tempo che sono prossimo a lasciarci le cuoia, il venirne a conoscenza mi ha tolto la gioia di vivere. Quello di cui avverto il bisogno è di consumare il resto dei giorni e delle ore che mi restano da vivere, prima di tornare a essere polvere, in modo intenso, senza privarmi di tutto ciò che può darmi piacere.

    Ogni notte, quando il buio incupisce le strade di Parma, tutto diventa nero ed eccessivo e la vita delle persone si trasforma miracolosamente in un varietà. Stanotte, come ogni notte, in giro per la città c'è una mescolanza disordinata di uomini e donne che hanno tutta l'apparenza di essere ubriachi.  La mia vita è un gran casino, soffocante, opprimente, mortale. A questo penso mentre mi muovo come un automa, al volante del Bmw, per le strade della città senza una meta precisa. Tutt'a un tratto, mentre percorro Viale Toschi, sul Lungoparma, scorgo sul marciapiede un uomo intento a dirigere un getto di piscio contro la carrozzeria di una autovettura ferma all'incrocio con Ponte Verdi.
    Illuminato dai fari del Bmw si gira nella mia direzione e mette in mostra il cazzo come si trattasse di un trofeo. Mentre lo supero mi torna alla mente che la settimana scorsa, nel medesimo incrocio, avevo intravisto un uomo nudo impegnato a dirigere il traffico.

    Questa notte, diversamente dal solito, non ho bevuto alcunché, però mi sono fatto un po’ di quella roba che mi terrà il cazzo duro sino all'alba. Ho voglia di fare tante cose porche stanotte e sono certo che accadrà a breve. 
    Mentre svolto per il Ponte di Mezzo, là dove ha inizio il quartiere dell'Oltretorrente, autentico paradiso del vizio e al di fuori di tutte le regole, penso che in quella parte della città, in cui convivono diverse etnie, c'è la vita, quella vera, ed è più visibile che in qualunque altro posto della città.
    Andando in giro per l'Oltretorrente si può trovare di tutto: vampiri, papponi, pedofili, ma anche più semplicemente gente che soffre d'insonnia e vaga senza una meta precisa per le strade del quartiere. Qui c'è la meglio figa della città. Donne gialle, nere, e bianche disposte a vendersi per poche decine di euro. In una qualsiasi di queste case è possibile fare conoscenza con più di una ragazza vergine che si fa leccare la figa per soli 20 euro, oppure per 40 euro trovi un paio di ragazze, assolutamente vergini, che, mentre una ti fa una pompa l'altra lascia che le lecchi la figa.
    Anche stanotte per le strade dell'Oltretorrente c’è un flusso costante di uomini che vagano inquieti con una grande voglia scopare, e io sono come loro. Da quando ho scoperto di essere un malato terminale sono precipitato in una china senza ritorno perché ho assaporato e goduto dei pericoli della trasgressione. Oramai sono privo di qualsiasi inibizione e non sono mai sazio di figa.
      Soltanto le cosce spalancate di una donna possono placare l'ansia che mi porto addosso. Ho il culo indolenzito e mi brucia il cazzo, ma non è colpa dell'alcol o delle piattole, e nemmeno delle righe di coca che mi sono fatto.

    La notte è fredda. Da poco ha smesso di piovere. Un vento gelido spira nei borghi dell’Oltretorrente con estrema violenza. Scavalcato il Ponte di Mezzo compio un intero giro intorno alla rotonda del monumento a Corridoni, dopodiché dirigo il muso del Bmw verso Via Bixio. Trovo da parcheggiare senza sforzo eccessivo, contrariamente a quanto mi succede a quest'ora della notte, davanti alla saracinesca abbassata di una gelateria.
    Il "Porcile" dove sono diretto si trova a un solo isolato. Prima di scendere dall'auto mi sparo un'altra riga di coca. 
    Come la maggior parte dei privé disseminati nel quartiere, prodigo di botteghe artigianali ormai in disuso, il "Porcile" apre i battenti al tramonto e li chiude all'alba. Mentre mi avvicino all’ingresso del locale, inseguito dalla mia ombra riflessa sull'asfalto umido di pioggia, l'unica cosa che ho per la testa è di ficcare il cazzo nel culo a una donna, preferibilmente in quello di qualche lesbica. Stasera mi piacerebbe essere spettatore di uno spettacolo con due donne che si esibiscono in un rapporto saffico, questo perché le lesbiche stimolano come nessuna altra donna la mia fantasia e mi eccitano quanto la omosessualità maschile invece mi ammutolisce.

    Il portone d'ingresso del "Porcile", un fabbricato apparentemente in stato di abbandono, già adibito a deposito di una fonderia, è presidiato da due bodyguard che fungono da addetti alla vigilanza. Quando sono a pochi metri dal fabbricato mi riconoscono. Con uno di loro, il più basso e tarchiato dei due, ci scambiamo il segno del cinque, dopodiché mi fa cenno di superare il portone.
    Uno stomachevole odore di resina bruciata mi si infila nelle narici appena varco la soglia del "Porcile". Il chiasso di una musica punk-rock, tutt'altro che narcotica, mi fa da tampone alle orecchie. Scendo l'angusta scala male illuminata che conduce alle cantine. Avanzo per un lungo corridoio avendo a fianco delle grosse tubazioni di metallo appiccicate alle pareti.
    Ogni volta che metto piede nel "Porcile" ho l'impressione di essermi infilato nella pancia di un sottomarino. Le luci rosse delle plafoniere pulsano e accompagnano il mio avanzare. Non faccio caso alle scritte, realizzate con vernici fosforescenti, che riempiono le pareti dagli intonaci scrostati. Alla mia destra e anche alla sinistra a spezzare le tubature trovano posto degli alloggiamenti. In ognuno intravedo figure di donne e uomini che si danno piacere. L'odore di intimità, il miasma di scorie dei loro corpi, al pari della pulsione fisica si fanno più insistenti e mi introducono ai misteri dei sensi.

    Da quando ho appreso che mi è rimasto poco tempo da vivere ho abbandonato qualsiasi precauzione nel fare sesso. Cavalco a pelo! Insomma pratico il barebacking e ho rapporti sessuali senza alcuna protezione. E' una scelta consapevole quella che ho fatto, uno stile di vita legato a doppio filo con la possibilità di contrarre e trasmettere malattie di tipo sessuale.
    Non voglio più mettere il preservativo. L'ho fatto per tropp o tempo perché avevo paura di contrarre malattie, ma nelle mie condizioni seguitare a farlo non ha senso. Fare sesso con un involucro di gomma rovinerebbe la qualità delle mie erezioni riducendo le sensazioni di piacere mentre faccio sesso.
    Se non avessi così poco tempo da vivere non sarei così incosciente da mettere a repentaglio la mia salute e quella degli altri per provare l'ebbrezza del rischio. E' che non ho più rispetto per la vita perché è la vita che ha tradito me. Sono consapevole che questo mio modo di agire potrebbe rendere più facile la diffusione di malattie trasmesse con il sesso, sembra quasi, seppure inconsciamente, che abbia voglia di infettarmi con l'Aids o la Sifilide, ma non è così. Io ho solo voglia di vivere.

    Ho 35 anni e un paio di mesi fa mi è stato diagnosticato un cancro delle ghiandole linfatiche. Un male incurabile, di quelli che non lasciano scampo. La prima cosa che ho fatto, appena lo specialista medico mi ha informato della gravità della malattia, è stato di volere sapere tutto. Il tumore non è stato una mia scelta, è stato lui a scegliere me.
    Quando ho avuto i primi segni della malattia ho ritenuto il tutto una semplice influenza, invece chissà da quanto tempo il male stava lavorando nelle mie viscere. Di preavvisi ne avevo ricevuti più di uno, in particolare febbricole, linfonodi ingrossati e herpes alle labbra, ma non ci avevo fatto troppo caso. Forse se lo avessi preso in tempo... 
    Ho scoperto di essere malato di cancro quando una infezione da un fungo abbastanza diffuso, la Candida, presente principalmente nella vagina delle donne, mi ha provocato una candidosi orofaringea. Un sistema immunitario sano avrebbe mantenuto il fungo sotto controllo, altrimenti chissà quanti uomini leccando una figa si ammalerebbero. Il mio sistema immunitario, debilitato dalla malattia, non ce l'ha fatta. Il non riuscire a deglutire, impedendomi di nutrirmi, causa l'infezione alla gola, mi ha fatto dimagrire di 10 chili in un solo mese spingendomi a fare ricorso alle cure mediche.
    Un linfoma con proliferazioni maligne del tessuto linfatico ti lascia sbigottito. Infatti, è quello che è successo a me. Quando mi è stato comunicato l'esito delle indagini a cui sono stato sottoposto non ho saputo fare altro che scena muta, invece avrei voluto piangere. Ho avuto bisogno non di un solo giorno ma di qualche settimana per riprendermi dallo stupore, incredulo per il fatto che una malattia così crudele avesse colpito proprio me.
    Chi mi sta intorno dice che sono un uomo forte, ma è solo apparenza, uno scudo che ho messo in atto per proteggermi dalla curiosità degli altri, invece sono disperato. A volte, quando sono solo e la paura si impadronisce di me, cerco di allontanare le idee negative che mi frullano per la mente perché ho ancora tanta voglia di vivere.
    Dopo che mi è stato diagnosticato il cancro mi sono rifiutato di fare la chemioterapia. Non ho voluto dare ascolto alle parole dei medici del centro oncologico che mi hanno consigliato di farla.
    Non ho più paura di morire, voglio continuare a vivere i giorni che mi restano affaccendandomi nelle cose di sempre, come quando stavo bene e non avevo l'ansia della morte. Non so nemmeno dove sto trovando la forza per seguitare a fare delle cose mentre sono in attesa di morire. Quello che è certo è che non voglio arrendermi e mollare tutto.

      Seguito a curiosare negli stambugi a destra e sinistra del "Porcile" alla ricerca di qualche situazione eroticamente interessante in cui infilarmi. La luce nei corridoi e nelle stanze è debole. Il miasma dei corpi si è fatto più intenso. In uno stanzino, illuminato da una decina di ceri posti su dei candelabri, scorgo una impalcatura funebre con steso sopra il corpo di una donna. E' avvolta da bende che la fanno assomigliare a una mummia. Arresto il passo incuriosito dalla scena. A farle da guardia a lato del tavolaccio intravedo un paio di donne nude che mi fanno cenno d’entrare nello stanzino.
    - Vieni... – mi invita a entrare una bionda dai seni siliconati e dalla figa glabra, indicandomi con uno sguardo eloquente la mummia stesa sul tavolaccio.
    Se il corpo incartato come un cioccolatino è pari alla bellezza delle due donne che le stanno attorno, su cui non ho dubbi sul fatto che sono lesbiche, allora vale la pena che accetti l'invito e mi trattenga a dare una occhiata alla mummia per costatare che tipo di piacere può riservarmi.
    Accondiscendo a quietare le avance della donna. Mi avvicino al tavolaccio smanioso di scartare il corpo avvolto dalle bende se è questo che vogliono che io faccia. 
    L'omosessualità femminile mi ha sempre eccitato. Trovarmi da unico uomo insieme a tre donne mi ha scatenato la libido. Il cuore ha cominciato a pulsarmi in modo accelerato e l'adrenalina mi sta salendo in circolo. Il sangue mi pulsa sotto gli slip e scorre copioso anche nelle mie guance facendomi tremare per l’eccitazione.
    - Tieni. - la donna che delle due fino ad ora è rimasta muta, una bionda alta e magra con le tette sporgenti come proiettili, mi consegna una forbice. - Fai di lei quello che vuoi. - e associa l'invito con uno sguardo torbido. Spogliarla è proprio quello che ho voglia di fare.
    Cedo al vizio e alla inquietudine che mi porto addosso e mi accingo a liberare dalle bende il corpo della donna che ho davanti. Mi occupo di liberarle le caviglie tagliando le strisce di tela bianca, aiutato in questo da entrambe le donne sistemate a fianco del catafalco.
    Spogliarla mi scatena qualcosa che trascende da qualsiasi frenesia sessuale. E' una gran bella scossa di adrenalina quella che mi provoca una palpitante emozione. In breve successione libero le gambe e poi le cosce della donna, infine mi appare la figa glabra.
    Le grandi labbra luccicano e mandano dei bagliori, umide come sono di umore. Sono in affanno. Non vedo l'ora di privarla di tutte le bende per scoprire qual è il suo volto. Sto per farlo, dopo averle liberato il petto e le braccia dalle bende, quando vengo bloccato da una delle donne che mi hanno aiutato a denudarla.
    Entrambe si avvicinano a me e mi spogliano dei vestiti che ho addosso. In breve tempo mi ritrovo nudo di fronte alle cosce spalancate della donna stesa sul tavolo davanti a me.
    In piedi, davanti all'impalcatura funebre, con la vagina che si apre invitante davanti ai miei occhi, attiro il corpo della donna verso il bordo del tavolaccio e mi concedo il prelibato frutto custodito fra le sue cosce. Abbranco le natiche della donna e non fatico ad attirarla a me. Affondo la cappella nelle morbide pareti della vagina e vado avanti a penetrarla nella cedevole mucosa.
    Non posso vedere il volto di chi sto scopando e non mi importa granché, penso soltanto ad accrescere il piacere che il corpo di questa donna sa trasmettermi mentre seguito ad andare avanti e indietro con il cazzo nella vagina stretta come il buco di un culo.

    Sto scopando da una decina di minuti, chino in avanti, con il corpPo imperlato di sudore, quando sento qualcosa che spinge contro il mio culo. Giro il capo e alle mie spalle scorgo una delle due donne, quella bionda e alta, che ha cinto al pube uno strap-on colore della carne. Lascio che la sua compagna mi ammorbidisca il buco del culo depositandoci della saliva, e resto in attesa che l'altra mi penetri.
    Digrigno i denti quando il fallo di plastica mi penetra nel culo e risale rapido per l'intestino lacerandomi le pareti. L'altra donna adesso sta provvedendo a svolgere le bende dal volto della mummia. Finalmente scorgo il suo volto. E mentre godo del piacere dello scopare ed essere scopato non posso che pensare ad altro che le cose che possiedi alla fine ti possiedono.

 

 
 

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