PICCOLO OGGETTO A MOLLA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

      Su ciascuno dei capezzoli ho collocato una molletta da bucato. Non l'avevo mai fatto prima di stasera. Fingo che stai a pizzicarmi i capezzoli per sentirmi meno solo mentre sei insieme a lui, nel suo letto, e accarezzi il suo corpo esplorando ogni recesso.
   Seduto davanti il computer tengo gli occhi fissi sul monitor. Mi sforzo di digitare queste mie parole. Mi sento strano. Pantaloni e mutande giacciono sul parquet. Nudo davanti alla tastiera ho il cazzo in piena erezione. Il dolore che mi provocano le mollette da bucato, utili in altri momenti per assicurare gli indumenti stesi al sole ad asciugare, è intenso. Appena li ho applicati sui capezzoli sono stato oggetto di una inusitata erezione che non è ancora cessata.
   Sto godendo!
   Cazzo, se sto godendo! 
   Non puoi immaginare in che misura questo surrogato delle tue dita mi sta dando piacere. Provo anche dolore, sì, è vero, ma è sopportabile. Mentre scrivo queste parole non ho iniziato a masturbarmi, ma lo farò. Il cuore bussa con insistenza contro la gabbia toracica e sembra uscirmi dal petto. 
    Mi ritrovo con il fiato grosso. 
    Sono a disagio. 
    Per superare l'insicurezza di questi momenti ruoto di continuo il culo sulla sedia. Le mollette vibrano provocandomi una sensazione di gradevole dolore ai capezzoli. Ogni movimento che eseguo con lo scheletro, anche il più minuscolo, genera una piacevole sensazione di benessere. Sono eccitato, molto eccitato.
   Sfioro la cappella con le dita di una mano. Un tremore percorre da capo a piedi il mio corpo. Insisto nel toccarmi. Le dita mi tremano. L'esercizio stimola tutti i miei sensi. 
    Scuoto il costato e le mollette oscillano senza staccarsi dai capezzoli.
    Smetto di scrivere e arrotolo le dita tutt'attorno il cazzo e incomincio a masturbarmi facendo scorrere la mano avanti e indietro lentamente.
   Mi hai visto farlo infinite volte mentre ti toccavi il clitoride in mia presenza. La tua mano o quella di chiunque altra donna non saprebbe trasmettermi le stesse emozioni di cui sono capaci le mie dita. Ma il piacere che sai trasmettermi nel blandirmi i capezzoli, specie quando li succhi e li mordi, solo tu sai offrirmelo.
   Ho il cuore in gola. Lo scuotimento delle mollette, provocato dal movimento del braccio con cui mi masturbo, suscita in me la voglia di eiaculare. Sfioro con le dita la superficie della cappella ed esercito una leggera pressione sull'esile pelle.
   Godo! Godo nello strofinarla in questo modo. 
   Ho l'acquolina in bocca. Potrei restare qui, godendo all'infinito, toccandomi, senza mai venire. Ma stasera non ho voglia di prolungare questo piacere. Afferro la molletta applicata a un capezzolo e inizio a muoverla stirando la carne su cui è salda. Con l'altra mano esercito una maggiore pressione sul cazzo e proseguo a masturbarmi.
   Sono accaldato e madido di sudore. L'orgasmo tarda a venire. Lo scroto è gonfio all'inverosimile. Le natiche mi si rapprendono. Ho le gambe che tremano. 
   Sto per venire. 
   Vengo!!!
   Lo sperma fuoriesce a spruzzi dall'uretra riversandosi sull'addome. Il liquido lattiginoso tracima dalle dita rasenti la cappella, unica barriera al seme che defluisce sui peli del pube. Resto immobile sulla sedia con la schiena piegata all'indietro. Cessano anche gli ultimi spasmi del cazzo. Chiudo gli occhi e riprendo a respirare.
   Sul monitor è scomparso il testo della lettera che stavo scrivendoti. Al suo posto sono apparsi i pesciolini dello screen-saver. Forse è destino che questa e-mail non debba giungerti mai. 
   Levo le mollette dai capezzoli e spengo il computer. Domani è un altro giorno, chissà se sarai ancora qui con me. 

 

 

 
 

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