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PAURA
D'AMARE
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Le
macchine per la produzione della pasta
lavoravano a pieno regime giorno e
notte. Nello stabilimento il fracasso
prodotto dalle presse e dalle celle per
l'essiccazione dell'impasto era
assordante. Loris ci aveva fatto il
callo al rumore provocato dal
martellamento di quei meccanismi,
nemmeno ci faceva più caso.
Il suo compito consisteva
nel sorvegliare una delle macchine per
la produzione della pasta il cui
processo produttivo era continuo. I
dispositivi non avevano bisogno
dell'ausilio di mano d'opera per
funzionare, salvo le periodiche
operazioni di pulizia da farsi alla fine
di ogni ciclo produttivo, ed eseguite
con poche e semplici manovre da parte
degli operai.
La direzione dell'Antico
Pastificio Parmense, in spregio agli
accordi sindacali, prediligeva che gli
operai si adoperassero a fare diverse
ore di lavoro straordinario, magari
rinunciando ai giorni di riposo
settimanali, anziché assumere nuovo
personale, costringendoli a turni
massacranti che ne indebolivano le
condizioni psicofisiche.
Loris aveva preso servizio
poco prima delle otto di sera. Sarebbe
uscito dallo stabilimento l'indomani
mattina, alle quattro, sempre che il
capo reparto non lo avesse costretto a
effettuare del lavoro straordinario, cosa
che gli succedeva abbastanza spesso quando i
colleghi non si presentavano sul posto di
lavoro al cambio turno.
Guardò l'orologio al polso
e si lasciò sfuggire una smorfia.
Mancavano due ore al cambio turno,
dopodiché avrebbe fatto ritorno a casa
anche se non aveva la certezza di trovare Rita, sua moglie, ad
aspettarlo.
Una sigaretta, una dannata
sigaretta, ecco ciò di cui aveva
bisogno. Gli sarebbe servita per placare
l'ansia che si portava addosso.
Durante la notte si era
assentato una sola volta dalla
postazione che occupava alla macchina
per la produzione della pasta. Lo aveva
fatto per recarsi in bagno a pisciare.
Nel cesso aveva fumato una sigaretta,
l'unica dell'intera nottata. Adesso però
avvertiva di nuovo il bisogno di fumare
una sigaretta e aspettava con ansia la fine
del turno di lavoro per farlo.
Lavorava alle dipendenze
dell'Antico Pastificio Parmense da
diciannove anni, troppi. Durante tutto
questo tempo era stato testimone dei
profondi mutamenti accorsi nei processi
produttivi della lavorazione della pasta
che, nonostante l'introduzione delle
moderne tecnologie, avevano mantenuto
intatte le caratteristiche
organolettiche della pasta fatta in
casa.
Fra gli addetti al
controllo della linea di produzione era
quello con maggiore esperienza, ma
lavorare di notte lo stancava di uno
sfinimento che andava oltre la fatica
fisica determinata dalle alte
temperature e dall'umidità
dell'ambiente. E poi gli si era fatto
largo nella mente il pensiero che nelle
notti in cui era assente da casa sua
moglie lo tradisse. Il sospetto lo aveva
tormentato negli ultimi mesi fino a
sfinirlo. Lui però si era sempre
rifiutato di vedere ciò che gli
accadeva sotto il naso. La conferma
l'aveva avuta quella sera stessa durante
il viaggio in auto che l'aveva condotto
allo stabilimento.
Rita lo aveva rintracciato
sul cellulare per confessargli ciò che
Loris sospettava da tempo, ma di cui non
aveva avuto sufficiente coraggio di
chiederle conferma per paura di
perderla, perché, nonostante tutto,
aveva bisogno della presenza di sua moglie
accanto a sé.
- Ho bisogno di parlarti. -
gli aveva detto Rita.
- Dimmi pure, sto per
entrare nello stabilimento.
- Ti lascio, Loris.
- Ma cosa stai dicendo? Sei
impazzita?
- Hai capito bene, ti
lascio.
- Cosa è successo? Perché
dici queste parole? C'è un altro?
- Sì.
- Da quanto va avanti la
vostra storia?
- Ha importanza?
- Sì, certo che ce l'ha,
lo voglio sapere.
- Da molto tempo.
- Da quando fai l'amore con
lui?
- Basta, non farmi queste
domande, ti prego.
- E io cosa dovrei fare?
Farmi da parte?
- Non tu, io.
- Ti piace fare l'amore con
lui? Ti fa godere?
- Finiscila!
- Godi più che a scopare
con me?
- Sì.
- E adesso che ne sarà di
noi?
- Me ne vado via, ti lascio
la casa.
- Quando?
- Tornando a casa non mi
troverai, sarò già andata via.
- E' questo che vuoi?
- Sì.
La strada bagnata dalla
pioggia luccicava a causa della luce
prodotta dai fari delle auto che a
quell'ora della notte continuavano a
muoversi per i viali della
circonvallazione attorno alla città.
Loris lasciò lo stabilimento poco dopo
le quattro, stavolta senza fare delle
ore di lavoro straordinario.
Alla guida della propria
autovettura, una Fiat Punto, prese la
direzione di casa senza trovare il
coraggio per farci ritorno, sapendo bene che
non avrebbe trovato nessuno ad
attenderlo.
Arrestò la vettura poco
lontano dal Picchio Giallo, uno dei
pochi bar aperti in città durante la
notte.
Si sentiva puzza di marcio
nel locale quando ci mise piede. Una
densa nube di fumo aleggiava a mezz'aria
e rendeva l'atmosfera irrespirabile.
Qualche donna, nonostante l'ora tarda,
occupava i tavoli in attesa di clienti.
Loris non fece troppo caso alle puttane,
chiuse la porta alle proprie spalle e
andò dritto verso il bancone.
Gli sgabelli a trampolo
disposti attorno al bancone della
mescita erano tutti occupati. Una
puttana alzò il culo dal posto che
occupava e se ne andò via in compagnia
di un uomo che per l'età poteva esserle
padre del padre.
- Dammi una birra. - disse
dopo avere occupato uno degli sgabelli
lasciati liberi dalla ragazza e dal
cliente. Prima che il barista gli
servisse da bere Loris si guardò
d'intorno e accese una sigaretta. Alcuni
clienti, poco lontano dal tappeto verde
del biliardo, erano occupati
nell'infilare monete nelle fessure delle
slot machine lorde di sudiciume.
- Hai una faccia strana
stasera. - disse il barista.
- Vorrei vedere te al mio
posto.
- Problemi?
- Tanti.
- Il lavoro?
- No, mia moglie.
- Avete litigato?
- Peggio! Mi ha lasciato!
- Non puoi farci niente?
- Non credo.
Il barista si allontanò e
andò a servire un altro cliente
lasciando solo Loris con i suoi pensieri e
la
birra. La ragazza a cui aveva sottratto
il posto, sedendosi sullo sgabello, fece
ritorno dopo una decina di minuti. Andò
a sedersi accanto a lui e ordinò un
caffè. Loris si girò nella direzione
della nuova venuta e la guardò con
attenzione in viso. Quasi certamente era
una tossica, pensò. Dimostrava poco più
di vent'anni, e poteva essergli figlia
stante l'età.
- Hai bisogno di compagnia?
- disse la ragazza.
- Eh?
- Ti ho chiesto se ti va di
stare con me.
- Può darsi.
- Cinquanta euro col
guanto.
- Eh?
- Ma si può sapere cos'hai?
- Ho paura di sparire nel
buio.
- L'importante nella vita
è essere amati.
- Tu ce l'hai qualcuno che
ti ama?
- Io concedo amore a basso
prezzo a chi ne ha bisogno.
- E io secondo te ne ho
bisogno?
- Credo proprio di sì.
- Dove andiamo?
- Hai la macchina?
Loris fermò la Fiat
Punto nell'area di parcheggio di viale
Mentana, lontano da sguardi indiscreti.
Una volta abbassati i ribaltabili la
ragazza gli consegnò un preservativo,
dopodiché tirò su la sottana. Sotto
non portava le mutande.
- Come ti chiami? - le
chiese dopo un po' che scopavano.
- Che differenza fa?
- Nessuna. - Ansimò Loris
cercando di controllare l'orgasmo che
gli montava, ma che raggiunse in breve
tempo.
Quando arrivò dinanzi a
casa aveva iniziato a nevicare. Sistemò
la macchina nel garage e a piedi salì i
tre piani che lo separavano dalla sua
abitazione senza più illusioni.
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