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8°
NON DIRE
FALSA TESTIMONIANZA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
Nuda
davanti allo specchio dell'armadio Silvia
si
ostinava
a
sfiorare con le dita le minuscole
sporgenze dei seni. Tutt'a un tratto la madre si
affacciò sulla porta della camera.
- Non hai perso il vizio di
massaggiarti le tette con quelle
porcherie di creme rassodanti. Ma è una
fissazione la tua.
- Mamma! Ti prego, non
farmi arrabbiare!
Eleonora si avvicinò alla
figlia, accostò le mani sulle spalle
ossute della ragazza, e si soffermò a
guardarle il corpo riflesso nello
specchio.
Silvia aveva compiuto da
poco quindici anni. Era alta un metro e
sessantotto centimetri e pesava
quarantasei chili. Possedeva fianchi
stretti, culo piccolo, gambe lunghe e
sottili, e seni minuti con le areole dei
capezzoli sporgenti, dal colore rosato,
che conferiva al resto del corpo un
aspetto fine e aggraziato, come quello
di una mannequin.
- Silvia! - disse la madre,
mentre le accarezzava i lunghi capelli
biondi. - Non devi crucciarti per le
dimensioni delle tette, vedrai che
aumenteranno di volume. Anch'io alla tua
età le avevo piccole, ma quando rimasi
incinta di te si ingrossarono a
dismisura e tali sono rimaste.
- Mamma! Smettila di dire
stronzate. Per chi mi hai preso? Per una
bambina?
Eleonora era conscia di
avere mentito alla figlia, ma era una
bugia detta a fine di bene, niente di più.
Era stanca di vedere il volto
malinconico della ragazza impegnata a
esaminare i seni davanti allo specchio.
Nemmeno sopportava che la ragazza
indossasse grossolane imbottiture per
aumentarne il volume. Osservò il corpo
della figlia riflesso nello specchio e
si domandò se la causa di tanta
gracilità fosse da imputare a lei e al
suo ex marito.
Avrebbe voluto scacciare
quel pensiero dalla mente, ma non le
riuscì di farlo. Non poteva dimenticare
che durante il periodo dell'allattamento
gran parte del latte che le sue mammelle
producevano era finite nella bocca di
Adolfo, il suo ex marito. Infatti, aveva
preteso di succhiarle il latte dalle
tette sottraendolo alla figlia e lei non
si era opposta.
- Cosa vuoi fare?
Compiangerti? - le disse. - oppure vuoi
affrontare la vita com'è?
Silvia si girò verso la
madre, le cinse le braccia al collo e
iniziò a piangere.
- Tu sei la cosa più
importante della mia vita. Quando sarai
grande e avrai una famiglia capirai
quanto è puerile il tuo atteggiamento.
- Sì, però i ragazzi
preferiscono fare il filo alle tettone
piuttosto che alle ragazze con tette
piatte come le mie.
- Ma dai, non fare la
sciocchina. Gli uomini cercano ragazze
intelligenti e belle. Tu possiedi
entrambe queste qualità.
- Dici? Non avresti
preferito che fossi nata maschio?
Eleonora fu colpita da un
fremito. Quella domanda le aprì una
piaga che pensava rimarginata dagli
anni. Un figlio maschio lei lo aveva
messo al mondo. Era nato due anni dopo
Silvia ed era morto un mese dopo la
nascita.
Nelle ore immediatamente
successive il parto aveva avuto la
montata di latte, e tutto sembrava
procedere nel verso giusto, ma una volta
dimessa dall'ospedale suo marito aveva
preteso ancora una volta di succhiarle
il latte dalle mammelle lasciando al
piccolo nascituro ben poco di cui
nutrirsi. Un mese dopo la nascita il
neonato era stato ricoverato in
ospedale, nel reparto di puericultura,
per malnutrizione. Pesava appena tre
chili e ottocento. Pochi grammi in più
rispetto al momento in cui era venuto
alla luce. Medici e infermiere si erano
prodigati nella cura del corpicino,
cercando in tutti i modi di strapparlo
alla morte, ma il bimbo era morto per
complicanze.
Nessuno dei medici era
stato in grado di diagnosticare la causa
di quella morte tanto precoce. Lei e suo
marito non svelarono a nessuno il loro
segreto. Durante il breve ricovero in
ospedale i medici le avevano chiesto più
volte se il neonato aveva incontrato
difficoltà nella poppata, lei aveva
risposto di no nascondendo a tutti la
verità. Probabilmente la malnutrizione
non era stata la sola causa che ne aveva
provocato la morte, ma Eleonora ne era
rimasta sconvolta e in seguito a
quell'avvenimento si era separata dal
marito.
- Non ti scambierei con
nessun altra. Te l'ho detto tu sei la
mia bambina.
- Credi che io possa
piacere a Giovanni?
- Giovanni chi?
- Ma si dai, quel mio
compagno di scuola che ogni tanto mi
telefona e mi riaccompagna a casa con lo
scooter.
- Stai parlando di quel
ragazzetto con tutti quei riccioli sulla
testa che non indossa mai il casco?
- Sì, proprio lui.
- Carino direi. Mi piace
proprio.
Il volto di Silvia
s'illuminò. Le lacrime che fino a pochi
istanti prima le rigavano il viso fecero
posto a un timido sorriso. La ragazza si
allontanò dalla madre, andò dinanzi
alla specchiera, e stette a rimirare
l'immagine del suo giovane corpo
riflesso nello specchio.
- Sarà il caso che inizi a
pensare a un piccolo intervento per
inserire due protesi di silicone?
- Ma dai, sono sicura che
cresceranno. E questa volta non le mentì.
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