NON DIRE 
FALSA TESTIMONIANZA

di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
  
N
uda davanti allo specchio dell'armadio Silvia si ostinava a sfiorare con le dita le minuscole sporgenze dei seni. Tutt'a un tratto la madre si affacciò sulla porta della camera.
   - Non hai perso il vizio di massaggiarti le tette con quelle porcherie di creme rassodanti. Ma è una fissazione la tua.
   - Mamma! Ti prego, non farmi arrabbiare!
   Eleonora si avvicinò alla figlia, accostò le mani sulle spalle ossute della ragazza, e si soffermò a guardarle il corpo riflesso nello specchio. 
   Silvia aveva compiuto da poco quindici anni. Era alta un metro e sessantotto centimetri e pesava quarantasei chili. Possedeva fianchi stretti, culo piccolo, gambe lunghe e sottili, e seni minuti con le areole dei capezzoli sporgenti, dal colore rosato, che conferiva al resto del corpo un aspetto fine e aggraziato, come quello di una mannequin.
   - Silvia! - disse la madre, mentre le accarezzava i lunghi capelli biondi. - Non devi crucciarti per le dimensioni delle tette, vedrai che aumenteranno di volume. Anch'io alla tua età le avevo piccole, ma quando rimasi incinta di te si ingrossarono a dismisura e tali sono rimaste.
   - Mamma! Smettila di dire stronzate. Per chi mi hai preso? Per una bambina?
   Eleonora era conscia di avere mentito alla figlia, ma era una bugia detta a fine di bene, niente di più. Era stanca di vedere il volto malinconico della ragazza impegnata a esaminare i seni davanti allo specchio. Nemmeno sopportava che la ragazza indossasse grossolane imbottiture per aumentarne il volume. Osservò il corpo della figlia riflesso nello specchio e si domandò se la causa di tanta gracilità fosse da imputare a lei e al suo ex marito.
   Avrebbe voluto scacciare quel pensiero dalla mente, ma non le riuscì di farlo. Non poteva dimenticare che durante il periodo dell'allattamento gran parte del latte che le sue mammelle producevano era finite nella bocca di Adolfo, il suo ex marito. Infatti, aveva preteso di succhiarle il latte dalle tette sottraendolo alla figlia e lei non si era opposta. 
   - Cosa vuoi fare? Compiangerti? - le disse. - oppure vuoi affrontare la vita com'è?
   Silvia si girò verso la madre, le cinse le braccia al collo e iniziò a piangere. 
   - Tu sei la cosa più importante della mia vita. Quando sarai grande e avrai una famiglia capirai quanto è puerile il tuo atteggiamento.
   - Sì, però i ragazzi preferiscono fare il filo alle tettone piuttosto che alle ragazze con tette piatte come le mie.
   - Ma dai, non fare la sciocchina. Gli uomini cercano ragazze intelligenti e belle. Tu possiedi entrambe queste qualità.
   - Dici? Non avresti preferito che fossi nata maschio?
   Eleonora fu colpita da un fremito. Quella domanda le aprì una piaga che pensava rimarginata dagli anni. Un figlio maschio lei lo aveva messo al mondo. Era nato due anni dopo Silvia ed era morto un mese dopo la nascita.
   Nelle ore immediatamente successive il parto aveva avuto la montata di latte, e tutto sembrava procedere nel verso giusto, ma una volta dimessa dall'ospedale suo marito aveva preteso ancora una volta di succhiarle il latte dalle mammelle lasciando al piccolo nascituro ben poco di cui nutrirsi. Un mese dopo la nascita il neonato era stato ricoverato in ospedale, nel reparto di puericultura, per malnutrizione. Pesava appena tre chili e ottocento. Pochi grammi in più rispetto al momento in cui era venuto alla luce. Medici e infermiere si erano prodigati nella cura del corpicino, cercando in tutti i modi di strapparlo alla morte, ma il bimbo era morto per complicanze.
   Nessuno dei medici era stato in grado di diagnosticare la causa di quella morte tanto precoce. Lei e suo marito non svelarono a nessuno il loro segreto. Durante il breve ricovero in ospedale i medici le avevano chiesto più volte se il neonato aveva incontrato difficoltà nella poppata, lei aveva risposto di no nascondendo a tutti la verità. Probabilmente la malnutrizione non era stata la sola causa che ne aveva provocato la morte, ma Eleonora ne era rimasta sconvolta e in seguito a quell'avvenimento si era separata dal marito.
   - Non ti scambierei con nessun altra. Te l'ho detto tu sei la mia bambina.
   - Credi che io possa piacere a Giovanni?
   - Giovanni chi?
   - Ma si dai, quel mio compagno di scuola che ogni tanto mi telefona e mi riaccompagna a casa con lo scooter.
   - Stai parlando di quel ragazzetto con tutti quei riccioli sulla testa che non indossa mai il casco?
   - Sì, proprio lui.
   - Carino direi. Mi piace proprio.
   Il volto di Silvia s'illuminò. Le lacrime che fino a pochi istanti prima le rigavano il viso fecero posto a un timido sorriso. La ragazza si allontanò dalla madre, andò dinanzi alla specchiera, e stette a rimirare l'immagine del suo giovane corpo riflesso nello specchio.
   - Sarà il caso che inizi a pensare a un piccolo intervento per inserire due protesi di silicone?
   - Ma dai, sono sicura che cresceranno. E questa volta non le mentì.

 

 

 
 

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