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ERBA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
Emma
era persuasa che la parola amore
soddisfacesse il bisogno fisiologico di
uomini e donne di fare sesso. Ma non
aveva cognizione di quali altre
sfaccettature nascondesse quella parola.
Quando lo scoprì ne rimase sconcertata,
ma ne fu felice.
Prima di fidanzarsi con
Sergio, uno spilungone dotato di piedi
simili a delle pinne, era stata in intimità
con altri uomini; non molti in verità.
Lei e Sergio facevano coppia fissa da un
paio di anni e soltanto da un po' di
tempo avevano iniziato a parlare di
matrimonio. Il loro legame sembrava
indissolubile e tale era rimasto fino al
giorno in cui nella sua vita comparve
Vittorio, il nuovo vicino di
pianerottolo.
Conseguita la laurea in
biologia Emma era stata immediatamente
assunta da una importante azienda
farmaceutica. L'impiego le aveva
permesso di rendersi autonoma dalla
famiglia, motivo che l'aveva spinta a
prendere in affitto un piccolo
appartamento dove viveva da sola.
La storia con Vittorio era
iniziata una sera in cui sentì suonare
il campanello della propria abitazione.
Prima di aprire la porta si premurò di
guardare attraverso lo spioncino.
Dall'altra parte vide un uomo di mezza
età fermo nel pianerottolo. Indecisa
sul da farsi inserì il gancio di
sicurezza e con prudenza scostò
l'uscio.
- Desidera? - disse in modo
cordiale, rivolgendosi all'uomo, pronta
a chiudere l'uscio in caso di necessità.
- Mi scusi se la importuno.
Sono il nuovo vicino. Purtroppo durante
il trasloco ho smarrito l'accendigas. Ha
per caso un accendino o dei fiammiferi
da prestarmi?
- Penso di sì.
Si allontanò dalla porta
mantenendo il gancio di sicurezza
inserito. Raccolse da uno scompartimento
della borsetta un accendino e lo fece
passare nello spazio che separava
l'uscio dallo stipite.
- Grazie, domani glielo
restituirò.
- Non importa lo tenga
pure, ne ho altri disseminati in giro
per l'appartamento.
- Beh, allora buonanotte!
- Anche a lei.
Il giorno seguente, di
prima mattina, lasciò l'appartamento
per recarsi al lavoro. Sul pianerottolo
si soffermò un breve istante dinanzi
alla porta del nuovo inquilino. Sopra il
pulsante del campanello trovò un
biglietto da visita con su scritto:
Dott. Vittorio Bianchi.
Leggendo la scritta pensò
che l'inquilino fosse uno dei tanti
manager che periodicamente occupavano
gli appartamenti ammobiliati dello
stabile e non se ne preoccupò. La sera
stessa, di ritorno dal lavoro, mentre
stava conversando al telefono con il
fidanzato, sentì trillare il campanello
della porta.
- Mi suonano alla porta,
devo lasciarti, ciao! Ci sentiamo più
tardi. Ti telefono io.
Si avvicinò alla porta,
premurandosi, prima d'aprirla, di
guardare attraverso lo spioncino come
era sua abitudine.
L'uomo sul pianerottolo era
lo stesso a cui la sera precedente aveva
dato a prestito l'accendino. Questa
volta non inserì il gancio di
sicurezza. Stava per salutarlo quando fu
interrotta dalla voce dell'uomo.
- Le ho riportato
l'accendino. - disse l'uomo spendendosi
in un sorriso accattivante.
- Non doveva disturbarsi.
L'unico oggetto che non manca nel mio
appartamento, oltre alle sigarette, sono
gli accendini.
- A proposito non ci siamo
ancora presentati. Il mio nome è
Vittorio e il suo?
- Emma.
- Posso invitarla a
prendere un caffè nel mio appartamento?
Ho la moka sul fornello!
Sorpresa dall'invito
avrebbe voluto rifiutarlo, ma non era
sua intenzione apparire scortese agli
occhi dell'uomo. Da quando aveva preso
alloggio nel condominio non aveva
intrattenuto rapporti con nessuno degli
inquilini. Stavolta accettò l'invito e
lo seguì nell'appartamento.
L'alloggio era arredato in
maniera moderna. Sulle pareti del
salotto facevano bella mostra alcuni
quadri in stile Op Art di notevole
fattura.
- Belli questi quadri.
Hanno dei colori stupendi.
- Le piacciono? Li ho
dipinti io. E' il mio hobby preferito
quello di dipingere.
- Anche quel nudo è opera
sua?
- Sì, quella ritratta è
la mia ex moglie. Il quadro risale a
vent'anni fa. C'è stato un tempo in cui
le piaceva farmi da modella, ma questa
è l'unica cosa che rimpiango della mia
vita insieme a lei. - soggiunse
sarcastico, cambiando subito discorso. -
Da qualche parte dovrei avere dei
gianduiotti. Posso offrirgliene?
- No, grazie! La cioccolata
è una delle cose che evito di
consumare. Fa male alla linea. - disse
declinando l'offerta con un sorriso.
Discussero d'arte e di
cinema durante tutta la sera, consumando
un paio di caffè. Verso le undici, Emma
si accomiatò.
- Si è fatto tardi. Domani
devo alzarmi di buon ora se voglio
andare a lavorare, quindi è meglio che
vada a dormire.
Si avvicinò alla porta
d'uscita e fece per salutarlo.
- E' stato un piacere
averla come ospite. Magari ci potremmo
vedere ancora. Potrei proporle di fare
da modella per un quadro. Che ne dice?
- Non lo credo possibile. -
rispose Emma lasciando che le guance si
colorassero di un intenso colore rosso.
- Per fare la modella ci vuole il fisico
adatto, come quello della sua ex moglie,
io non ce l'ho.
- Su questo si sbaglia. Lei
è bellissima.
Si lasciarono sul
pianerottolo con quella frase lasciata
in sospeso. Emma, in effetti, con i suoi
venticinque anni, era una donna piacente. Quando passeggiava per strada
non passava inosservata agli occhi degli
uomini. Schiva, mite di carattere,
rifuggiva ogni occasione per mettersi in
mostra. Rare erano le circostanze in cui
indossava abiti appariscenti. Aveva il
complesso delle tette abbondanti, un
cruccio che si portava dietro da quando
era adolescente e seguitava ad
affliggerla anche ora che aveva
raggiunto la maggiore età. Per
sottrarre le tette alla vista degli
uomini era solita indossare maglioni di
misura abbondante.
Raramente indossava la
gonna, preferiva i pantaloni anche se le
gambe, lunghe e affusolate, avrebbero
meritato ben altra considerazione da
parte sua. L'unica cosa che non poteva
nascondere era il viso. I capelli,
lunghi e stirati, biondo platino, le
scendevano fino alle spalle, messi in
dovuto risalto dal tessuto dei maglioni,
quasi sempre di colore nero che era
solita indossare.
Gli occhi cerulei si
coniugavano con l'estremità del naso,
leggermente all'insù, che le conferiva
un aspetto finemente signorile. Anche le
labbra, seppure non troppo carnose,
contribuivano a fare risaltare la sua
persona.
Dopo essere stata ospite
nell'appartamento del vicino di casa
seguitò a frequentarlo sempre più
spesso. Si trovava a proprio agio a
chiacchierare con lui piuttosto che con
uomini della propria età con cui
intratteneva rapporti di amicizia e
lavoro. Con l'andare del tempo si
instaurò fra loro un rapporto molto
intenso e non le sembrò strano che una
sera, mentre erano seduti sul divano a
conversare, Vittorio le spiattellasse
ancora una volta la proposta di farle un
ritratto.
- Che ne pensi se ti prendo
a modella per un ritratto?
- Dipende dal tipo di
ritratto. - rispose Emma sorniona.
- Un nudo, naturalmente.
- Ma che sei pazzo? Se lo
viene a sapere il mio fidanzato che poso
nuda per un quadro mi lascia subito.
Pronunciò la frase senza
troppa convinzione. Dalla prima sera che
aveva messo piede in quell'appartamento
era rimasta stregata dal quadro che
ritraeva l'ex moglie dell’uomo. Non
desiderava altro che posare per un
quadro, ma non voleva cedere alla
richiesta senza farsi desiderare.
- Non verrà mai a saperlo.
Sarà il ricordo che avrai di me quando
tornerò a Roma.
- Non resterai a Parma per
molto tempo?
- Terminato il lavoro di
consulenza per Parmamilk farò ritorno a
Roma.
- Ma come! Hai appena
traslocato e già ti prepari a
ripartire.
- Non senza averti regalato
un ritratto realizzato da me.
- Ci penserò. - diede
risposta, lasciandosi sfuggire un
sorriso impertinente.
La proposta che le aveva
fatto Vittorio l'aveva parecchio
lusingata, ma non voleva darglielo a
intendere. Gli avrebbe risposto
affermativamente soltanto qualche giorno
più tardi.
La sera in cui Vittorio
iniziò a ritrarla era molto emozionata.
Mise piede nell'appartamento dell'amico
con un certo disagio, pentita di avere
accettato la proposta.
In un angolo del salotto
Vittorio aveva preparato tutto
l'occorrente per dipingere. Una tela
bianca dalle medie dimensioni era
appoggiata sopra lo stativo di un
treppiede.
- Togli la camicetta e il
reggiseno. - disse perentorio Vittorio.
Emma si liberò della
camicia e la depose sul divano, poi
sganciò il reggiseno e lo fece
scivolare in avanti. Le mammelle,
scarcerate dall'involucro che le teneva
imprigionate, si mostrarono a Vittorio
nella loro giunonica bellezza. Emma
mostrò le tette con una certa
spavalderia nonostante fosse riottosa
nel mostrare quella parte del proprio
corpo. Anche in estate quando si recava
al mare era solita indossare il costume
intero evitando il due pezzi.
Quella sera, contrariamente
alle sue abitudini, non provò alcun
imbarazzo nel mostrarsi nuda a
mezzobusto. Aveva i seni gonfi e tesi
come le succedeva nei giorni che
precedono le mestruazioni. L'areola dei
capezzoli si caratterizzava per il
colore rosa. L'apice era appuntito e
turgido. Inarcò il busto all'indietro e
protese il mento nella direzione di
Vittorio.
- Vado bene così?
- Sei stupenda.
Vittorio si avvicinò a
Emma. Ruotò il busto della donna in
modo che la figura gli apparisse di
trequarti, poi si avvicinò alla tela.
- Prima d'iniziare a
dipingere farò alcuni schizzi col
carboncino dopodiché mi dedicherò alla
pittura. Devi promettermi che non
cercherai in alcun modo di guardare la
tela prima che sia ultimata. Promesso?
- Promesso! - disse Emma
mostrandosi soddisfatta.
Quando aveva accettato di
posare nuda non poteva immaginare che
sarebbe stato molto impegnativo rimanere
ferma per lungo tempo davanti a chi la
dipingeva. Vittorio, conscio delle
difficoltà che Emma stava incontrando
nel rimanere immobile, interruppe più
volte il lavoro permettendole di
sgranchirsi e fumare qualche sigaretta.
Emma avrebbe voluto
scrutare il procedere del lavoro, ma
dalla sua posizione le era precluso
guardare Vittorio mentre faceva scorrere
i pennelli sulla tela. L'unica cosa che
le era permesso era di vedere la
tavolozza dei colori a olio su cui
l'uomo intingeva i pennelli.
Verso mezzanotte Vittorio
prese un drappo e lo mise sopra la tela,
dopodiché invitò Emma a rivestirsi.
Fecero appena in tempo a scambiarsi
alcune brevi impressioni prima d'andare
a dormire.
Quando Emma si trovò nel
suo appartamento una doccia
rigeneratrice le tolse tutta la
stanchezza di dosso. Era soddisfatta
della sua performance, abituata com'era
a sostenere ritmi di vita accelerati si
meravigliò d'essere rimasta immobile
per tanto tempo davanti a Vittorio senza
lamentarsi.
Quell'uomo era riuscito a
trasmetterle una tranquillità interiore
fino allora inespressa. Lo stesso
accadde nelle sere successive quando
tornò a posare per lui. Le braccia di
Vittorio, massicce e pelose, guidavano
con maestria i pennelli e la cosa la
sorprese. Durante le ore di posa Emma si
perse a guardare le linee del viso
dell'uomo che cambiavano d'espressione
ogni volta che intingeva i pennelli nel
colore. Per un'intera settimana posò
nuda dinanzi alla tela. Ogni sera, per
quietare le insistenze del fidanzato che
le chiedeva di uscire con lui, escogitò
una infinità di scuse pur di non
mancare all'appuntamento col
ritrattista. Quando ormai la pazienza
sembrò abbandonarla Vittorio le comunicò
che il dipinto era prossimo a essere
terminato.
- Domani sera vorrei
festeggiare con te la fine del quadro.
Che ne dici se ceniamo insieme?
Lusingata dalle attenzioni
di Vittorio accettò la proposta. La
sera successiva prese posizione sul
divano, nuda dalla cintola in su,
sorpresa dal profumo delicato e intenso
che aleggiava nella stanza.
- Posso sapere cos'è
quest'odore?
- E' una sorpresa che ho
preparato apposta per te. - disse
Vittorio lasciandosi sfuggire un sorriso
intrigante. Diede alcune pennellate
sulla tela, poi si rivolse a Emma.
- Fine! Il ritratto è
terminato. Se ti fa piacere puoi venire
a vederlo.
Emma era curiosa di
esaminare il quadro ultimato. Si alzò
dal divano e, seminuda, si avvicinò
alla tela. Il dipinto che la ritraeva
appariva di una bellezza straordinaria.
L'eleganza dell'espressione del viso
erano rese in bell'evidenza dalla
semplicità del tratteggio. Anche i
contorni del corpo, caratterizzati da
un'ineguagliabile finezza del disegno,
lasciavano emergere una sensualità vera
e palpitante.
La tela tracimava di una
significativa carica erotica che nemmeno
lei sapeva di possedere. Senza troppo
rifletterci abbracciò Vittorio e gli
diede un bacio sulla guancia. Lui la
strinse a sé e incollò le labbra sopra
alle sue. Emma non rimase sorpresa da
quel gesto, infatti, non oppose
resistenza e lasciò che la baciasse.
Quando Vittorio la penetrò con la
lingua l'accolse nella bocca con immenso
piacere.
Furono baci appassionati
quelli che si scambiarono. Le lingue
s'incrociarono plasmandosi l'una con
l'altra. Emma godette nel sentirsi
desiderata da quell'uomo. Ma quello che
più la sorprese fu la determinazione e
la furia che Vittorio mise nella sua
azione. Non era abituata a fare sesso in
quel modo. Sergio, il suo fidanzato,
l'aveva sempre trattata con tenerezza e
affettuosa passione, mai con brutalità.
Vittorio, invece, sembrava trovare
piacere nel morderla sul collo e sulle
labbra.
Impaurita da quell'irruenza
provò a ritrarsi, ma lui ancora più
eccitato l'attirò a sé impedendole di
fuggire. Mentre Vittorio la baciava sentì
le labbra dell'uomo tremare per
l'eccitazione. Anche lei, sollecitata
dalle attenzioni dell'uomo, iniziò a
provare piacere da quello che
considerava un insolito modo di fare
l'amore.
Vittorio iniziò a sfilarle
i pantaloni e subito dopo le tolse le
mutandine, infine si denudò pure lui.
Sul petto villoso dell'uomo facevano
bella mostra i pettorali compatti e
massicci come lo erano i tricipiti delle
cosce. Se all'inizio era rimasta
infastidita dalla ruvidezza di Vittorio
dopo si trovò a sottostare con piacere
al dolore che le infondevano i morsi
dell'uomo sulla pelle.
Contagiata
dall'atteggiamento di Vittorio gli
affondò le unghie nel dorso della
schiena e gli penetrò la carne.
Vittorio lanciò un urlo di piacere,
inarcò la schiena e le afferrò il
collo premendo con i pollici attorno
all'epiglottide. Il respiro mancò a
Emma per alcuni istanti per ritornare
normale nell'attimo in cui Vittorio
scostò le mani.
I loro corpi erano fradici
di sudore. Ciascuno avrebbe potuto
specchiarsi nel corpo lucido dell'altro.
Il desiderio di scopare era forte in
entrambi. Una sensazione che ciascuno
percepiva molto bene negli occhi del
partner.
Emma, pur eccitata dalla
strana situazione in cui si era venuta a
trovare, era impaurita per le
conseguenze di quella avventura. I modi
brutali di Vittorio e la sofferenza
fisica cui l'aveva sottoposta l'avevano
fatta godere, ma nel contempo aveva
paura di quell'uomo.
Aveva la figa bagna
fradicia e da quello che aveva potuto
osservare anche il cazzo di Vittorio non
era da meno.
- Ho una sorpresa per te. -
disse l'uomo guardandola dritta negli
occhi.
- Sì?
- In previsione di questa
serata ho preparato un letto speciale,
tutto per te!
La sollevò di peso e,
tenendola fra le braccia, la trasportò
nella stanza da letto. Sullo stipite
della porta si fermò. L'abat-jour,
posta sopra il comodino, diffondeva una
luce soffusa che a malapena illuminava
la stanza.
Emma scostò il viso dal
collo dell'uomo e posò lo sguardo
d’intorno. Sul letto vide una miriade
di petali di rose. Vittorio appoggiò le
natiche della donna sul bordo del letto.
S'inginocchiò davanti a lei e iniziò a
leccarle i piedi.
Emma rimase sorpresa da
quel gesto. Nessuno glieli aveva mai
accarezzati e neppure baciati. Il
solletico che le stava procurando la
lingua dell'uomo, mentre s'insinuava
negli interstizi fra un dito e l'altro,
era pari al piacere che le dava lo
scorrere delle proprie dita nella figa
quando si masturbava.
Seduta sul bordo del letto,
sollecitata da un comando di Vittorio,
divaricò le gambe. Lui risalì con la
lingua lungo le cosce fino a raggiungere
l'inguine. Lo scorrere della striscia di
carne sulla pelle la fece trasalire
ancora una volta, facendola godere di un
piacere fuori dall'usuale. Vittorio si
rialzò e da quella posizione le avvicinò
il cazzo al viso. Emma, senza alcuna
esitazione, lo infilò nella bocca,
golosa di ingoiare quella prelibatezza.
Iniziò a succhiare con un impeto per
lei inusuale.
La cappella, di colore
viola, le giunse a più riprese fino in
gola facendole mancare il respiro.
Allora cominciò a guidare il cazzo con
la mano avanti e indietro nella bocca.
L'uomo prese ad accompagnare i movimenti
delle labbra di Emma con le anche, ma
dopo un po' arrestò la sua azione.
- La sorpresa non è tutta
qui, ne ho un'altra per te. Coricati sul
letto. - le ordinò.
Emma non vedeva l'ora
d'appoggiare il proprio corpo sul manto
di petali di rosa che foderavano il
letto. Sollecitata dall'uomo alzò il
bacino e si buttò sopra i petali di
rosa.
Un dolore acuto la fece
trasalire. Vittorio le fu addosso e le
impedì di muoversi. Numerose spine dei
rami di rosa, confuse sotto i petali
delle rose, le si erano conficcate nella
pelle come aghi acuminati. Il dolore era
così intenso che adoperò tutta la
forza che aveva in corpo per allontanare
Vittorio da sé. Lui, ancora più
eccitato dalla resistenza di Emma, si
ostinò a tenerla ferma. Le allargò con
forza le gambe eccitato nell'impari
lotta, poi le infilò il cazzo nella
figa.
Emma trasalì. A ogni
affondo dell'uomo il suo corpo fu
attraversato da fremiti di dolore e
piacere. Uno strano impulso animalesco
s'impadronì di lei. Godeva! Godeva di
un piacere assoluto. Quello strano
connubio le stava svelando un universo
di piacere a lei sconosciuto che si
accingeva a esplorare.
Iniziò a scuotere il corpo
avvinghiandosi con le gambe ed i
calcagni al bacino dell'uomo. Vittorio
proseguì ad affondare il cazzo nella
figa senza farsi impietosire dalle grida
di Emma. La cappella scorreva rapida
aiutata dalla presenza dell'umore che
stagnava copioso nella vagina. Emma
abbrancò il capo di Vittorio e attirò
le labbra dell'uomo contro le proprie.
Teneva le mammelle così gonfie che
parevano scoppiarle nel petto. Anche il
respiro le si era fatto affannoso. La
testa le doleva e le pareti
dell'appartamento le giravano d'intorno.
L'orgasmo arrivò
impetuoso. Un turbine di calore le salì
dal basso ventre verso il capo e le
scoppiò nel cervello. Urlò con tutta
la forza che teneva in gola. Urlò di
piacere. E per la prima volta ebbe un
vero orgasmo.
Vittorio, insaziabile,
seguitò a scoparla con una foga
inaudita conducendola ad avere altri
orgasmi. Adesso toccava a lui venire.
Emma rimase a osservare il
viso del compagno mentre si accaniva su
di lei. Dopo una spinta più intensa,
tirò fuori il cazzo dalla figa e le
sborrò sull'addome. Il tremore si
protrasse per alcuni secondi percorrendo
lo scheletro da capo a piedi.
Emma, sorpresa da quelle
contrazioni, ebbe paura. Vittorio si
accasciò su di lei rimanendovi per un
tempo che le sembrò interminabile. Con
cautela si alzarono dal letto attenti a
non rimuovere le spine che entrambi
avevano conficcate nella pelle. Vittorio
accese la luce nella stanza e invitò
Emma a recarsi dinanzi alla specchiera
posta in un angolo della stanza.
Quando si trovò davanti
allo specchio e vide la schiena
macchiata da rivoli di sangue che
scendevano fino alle caviglie prese
paura. Vittorio l'aiutò a togliere le
spine conficcate nella pelle, poi dopo
averle tolto l'ultimo pungiglione
accompagnò Emma in bagno.
.
La loro storia d'amore,
iniziata quella sera, sconvolse la vita
di Emma. Smise di frequentare il
fidanzato, d'altronde con le ferite che
si era procurata sul corpo le fu
difficile nascondergli la verità.
Lei e Vittorio seguitarono
a vedersi e fare l'amore nei modi più
disparati. Ma con l'approssimarsi
dell'inverno si avvicinò anche il
giorno in cui Vittorio l'avrebbe
lasciata per fare ritorno a Roma.
- Ho una sorpresa per te. -
le telefonò Vittorio. - Preparati a
vivere una serata eccezionale.
Il loro letto aveva
conosciuto ogni sorta di perversione,
niente avrebbe potuto stupirla, quindi
rimase delusa nel vedere sopra le
lenzuola un sottile strato di foglie
verdi. A pranzo Vittorio le aveva
accennato una sorpresa. Ciò che invece
le aveva preparato pareva una lettiera
d'erba e nulla più. Prima di
coricarcisi sopra Emma andò in bagno
dove la raggiunse Vittorio.
- Tutta qui la sorpresa? -
disse Emma.
- Ma allora non hai fiducia
in me.
- Mi hai abituata troppo
bene.
Vittorio le si avvicinò e
le diede un bacio sulle labbra, poi le
tolse di dosso accappatoio e mutandine.
La sollevò di peso e, dopo averla presa
in grembo, la trascinò sul letto. Col
trascorrere dei minuti un intenso
prurito accompagnò il loro amplesso.
Soltanto quando si acquietarono, dopo
avere raggiunto l'orgasmo, Emma ebbe la
percezione di ciò che le stava
accadendo. Esasperata dal prurito iniziò
a grattarsi in tutto il corpo. Si alzò
dal letto e andò a guardarsi nello
specchio. La parte posteriore del corpo
e in minima parte quella anteriore,
erano arrossate e coperte di piccole
vesciche. Vittorio, seppure in misura
minore, aveva le medesime irritazioni.
- Si può sapere che cazzo
di foglie sono quelle?
- Ortiche! Sono ortiche!
.
I medici del Pronto
Soccorso, constatate le drammatiche
condizioni di Emma e del compagno, li
trasferirono d'urgenza in Clinica
Dermosifilopatica.
Dal momento in cui erano
entrati a contatto con la fastidiosa
pianta erbacea erano trascorse poche ore
e i loro corpi erano ricoperti da una
infinità di vescicole. La terapia a cui
furono sottoposti, a base di
antistaminici e cortisone, risolse in
pochi giorni l'ingrata affezione.
Vittorio rimase in ospedale
solo pochi giorni. Emma, stante la
maggiore estensione delle vesciche,
prolungò il soggiorno in clinica per un
periodo più lungo. Poco prima di essere
dimessa Vittorio andò a trovarla e le
confermò che il giorno dopo sarebbe
partito per Roma, difficilmente avrebbe
fatto ritorno a Parma.
Durante il soggiorno in
clinica Emma fece amicizia con un
giovane infermiere e grazie a lui scoprì
quanto era gradevole farsi forare i
glutei dagli acuminati aghi delle
siringhe.
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