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LA
VERITA'
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
-Davvero
vuoi conoscere la verità?
- Sì.
- La verità può fare
male, molto male, lo sai?
- Non importa.
- Beh, la verità è che
quando tua moglie operava nella agenzia
della Cassa di Risparmio di cui ero il
direttore ce la siamo scopata un po'
tutti.
- Non ti credo. - disse
Sergio risentito per le parole
pronunciate dall'amico.
- Lo so che è difficile da
credere, ma è così. - confermò
Fausto.
- E' impossibile! E'
impossibile!
I tavoli del Rosso &
Nero, un american bar ubicato in pieno
centro cittadino, brulicavano di strani
personaggi in cerca di compagnia. Sergio
e Fausto avevano camminato a lungo per
le strade del centro, dopodiché erano
entrati nell'esercizio pubblico,
complice la pioggia, e si erano
accomodati a un tavolo per consumare
l'aperitivo prima di recarsi a cena.
- Quello che ti ho rivelato
è la verità, ed è bene che tu lo
sappia.
- La verità? Quale verità?
Quella che a Luisa piace scopare? Oppure
sei dell'idea che debba considerarla al
pari di una qualsiasi puttana soltanto
perché ha scopato con molti di voi?
- Beh.
- E' questo che pensi?
- Sia chiaro che stavo
riferendomi al periodo in cui tu e lei
ancora non vi frequentavate.
- Lo spero bene. Ma non
credo che offrisse il proprio corpo a
cani e porci.
- E' così, te lo assicuro.
- E scopava con tutti?
- Gli è sempre piaciuto il
cazzo, te ne sarai accorto, no?
- Sì, è vero, e allora?
- Beh, qui in ufficio
l'abbiamo scopata in molti, anzi quasi tutti,
poi sei arrivato tu e non ha più voluto
saperne di fare sesso con nessun altro.
- Mah!
- E' così.
- Non capisco qual è lo
scopo che persegui spacciandomi queste
tue cattiverie.
- Non ho secondi fini,
perché dovrei averne?
- E allora perché mi
racconti tutto questo?
- Perché ti sono amico.
Sei stato proprio tu a chiedermi se
sapevo con chi scopava prima di
conoscerti. Mi hai chiesto se aveva
intrattenuto relazioni sul posto di
lavoro e io te l’ho detto, ma quello
che non capisco è perché mi hai posto
questa domanda soltanto adesso, dopo un
anno che siete sposati.
Sergio non rispose. A
nessuno avrebbe potuto rivelare cosa
nascondeva agli altri di sua moglie.
Avvicinò il bordo del bicchiere alle
labbra e sorseggiò l'aperitivo,
dopodiché lo ripose sul tavolo.
- Sarebbe troppo difficile
spiegartelo, ma sappi che non m'importa
se ha scopato con tutti voi. Se lo ha
fatto è perché le dava piacere, non
credi? Anch'io mi sarei scopato molte
delle donne con cui ho lavorato nelle
agenzie della banca dove sono stato
prima di lavorare da voi, ma purtroppo
non ho potuto farlo. Lei invece sì.
- Tua moglie ha fatto bene
a chiedere il trasferimento in un'altra agenzia. Sarebbe
stato imbarazzante per te saperla
circondata da uomini con cui è andata a
letto.
- Stento a credere che
Luisa si sentirebbe in imbarazzo in
mezzo a voi, la conosco troppo bene. Ha
chiesto il trasferimento soltanto perché
non desidera trascorrere anche il tempo
del lavoro con me vicino. Tutto qui.
- E non sei geloso sapendo
che nell'agenzia dove lavora adesso è
circondata da uomini che faranno di
tutto per scoparsela? Luisa non è il
tipo da passare inosservata, te ne sarai
accorto, no?
- Ti assicuro che è
gratificante sapere che la propria
moglie piace agli altri uomini.
- Mah! Contento te.
Sergio si alzò dal tavolo
e Fausto lo seguì dappresso verso
l'uscita del locale. La strada era
occupata da una fiumana di gente, per lo
più adolescenti impegnati a effettuare la
vasca per le vie del centro. Aveva
smesso di piovere e si misero in cammino
prendendo la direzione di Piazza
Garibaldi. Percorsero il breve tratto di
strada affiancati l'uno all'altro senza
scambiare una sola parola, attenti a
scansare le persone che gli si facevano
incontro. Infine si salutarono dandosi
appuntamento l'indomani in ufficio.
Quando Sergio attraversò
il Ponte di Mezzo volse lo sguardo al
palazzo dove abitava. Una delle finestre
del proprio appartamento aveva le luci
accese ed era quella della stanza da
letto.
Le insistenti piogge
avevano ingrossato le acque del
torrente, uscito dall'alveo naturale, ma
contenuto dentro gli argini. Il fragore
delle acque era assordante e copriva i
rumori della strada. Distratto nei suoi
pensieri si accorse soltanto all'ultimo
istante della presenza di Giovanna che
gli veniva incontro sullo stesso
marciapiede.
- Ehi! Non mi saluti?
- Oh! Ciao, scusa ma ero
soprappensiero. Come stai?
- Bene... bene. Luisa? E'
un pezzo che non la vedo.
- E' a casa, credo. - disse
volgendo lo sguardo verso le finestre
del proprio appartamento.
- Salutamela, eh! Mi
raccomando. Adesso ti lascio perché ho
fretta, ma dille che mi farò viva,
prima o poi.
- Va bene non mancherò di
riferirglielo. - disse mentre l'amica si
allontanava, dopodiché si soffermò a
guardarle il culo che dimenava con moto
circolare sotto il tessuto del cappotto.
Tutt'a un tratto gli venne
spontaneo chiedersi se anche Giovanna se
l'era scopata sua moglie, consapevole
che a Luisa piaceva fare sesso con le
donne; specie quelle dai corpi morbidi e
cedevoli. Glielo aveva confidato lei
stessa all'inizio della loro relazione.
Subito non aveva dato credito a
quell'affermazione, convinto che si
trattasse di una spiritosaggine, invece
era tutto vero e la cosa non gli riuscì
sgradita, anzi, ne fu compiaciuto.
Quando si trovò ai piedi
del monumento a Filippo Corridoni, al
centro di Piazza della Rocchetta, diede
una occhiata al quadrante dell'orologio
al polso: le lancette segnavano le
18.50. Guardò nella direzione delle
finestre del suo appartamento e costatò
che le luci delle abat-jour illuminavano
la camera da letto.
Conscio che non avrebbe
potuto fare ritorno a casa fintanto che
le luci della stanza erano accese prese
la direzione di Via Bixio. Avrebbe
camminato per un po' di tempo, dopodiché
avrebbe fatto ritorno a casa.
Ormai ci aveva fatto
l'abitudine alla presenza
di donne che tenevano compagnia alla
moglie nel suo letto. La cosa lo eccitava e gli
accresceva il desiderio di scoparla,
cosa che avrebbe fatto appena giunto a
casa trovando la fica di Luisa ancora
calda e umida di umori.
Dopo avere camminato per
una buona mezzora si avvicinò al
portone della propria abitazione. Stava
per fare il suo ingresso nell'edificio
quando incrociò la figura di una donna
che si affrettava a uscire. Per un breve
istante si trovarono di fronte, tutt'e
due esitanti nel lasciare il passo
all'altro. Si scostò e lasciò il passo
alla donna inseguendola con lo sguardo,
rapito dalla bellezza del corpo. Lei gli
sorrise e proseguì verso il Ponte di
Mezzo.
Doveva trattarsi della
donna che si era intrattenuta in camera
con Luisa, ne era certo, anche se era la
prima volta che la vedeva. Una nuova
conquista, pensò mentre saliva le scale
del condominio privo di ascensore. Il
cazzo gli era divenuto duro per
l'eccitazione e lo infastidiva nei
movimenti. Salì i gradini fino al terzo
piano animato dalla voglia di scopare.
Trovò Luisa in cucina,
davanti al lavandino, intenta a mondare
dell'insalata per la cena. Indosso aveva
solo un grembiule, le mutande, il
reggiseno e ai piedi le ciabatte.
L'avvicinò da dietro, le strinse le
braccia intorno ai fianchi, e la baciò
sul collo.
- Ciao! Tutto bene? - le
chiese.
- Sì.
- L'ho vista, sai.
- Ah.
- E' bella davvero.
- Sì, è vero, è bella.
- E non dici nient'altro? -
disse Sergio stringendola forte a sé
facendo scorrere il cazzo sul culo della
moglie.
- Cosa vuoi sapere, eh?
Curiosone!
- Ti ha fatto godere?
- Sì.
- Molto?
- Uhm... abbastanza.
- Più di quanto so fare io
scopandoti?
- Sono cose diverse, lo
sai, te l'ho spiegato una infinità di
volte.
- Spiegamele ancora, dai.
Che godo nel sentirmele dire.
Sergio pronunciò le parole
depositando il palmo delle mani
sull'addome di Luisa. Discese con le
dita il bordo delle mutande di pizzo e
giunse a lambirle i peli del pube.
S'intrufolò nella selva di peluria
arricciata e raggiunse le labbra della
fica ancora umida.
- Beh, mi piace toccare ed
essere toccata da mani femminili. E' una
sensazione difficile da descrivere. Le
donne fanno uso di maggiore delicatezza
rispetto a voi uomini, dovresti saperlo.
- Ah. Sì?
- Non fare lo stupido, sì
che lo sai. - rispose Luisa indaffarata
a lavare delle foglie d'insalata.
- E il mio cazzo com'è.
- Duro.
- E che effetto ti fa?
- Diverso da quello di una
fica.
- E cosa preferisci? Il
cazzo o la fica?
- Dipende.
- Da cosa?
- Da quello che ho
sottomano. - rispose accostando la mano
bagnata alla patta dei pantaloni di
Sergio. Abbassò la lampo e a fatica
distese il cazzo fuori dalla cerniera,
poi cominciò a menarlo.
- Ti piace toccarlo?
- Sì, molto.
- E dove lo vuoi?
- Dove preferisci tu.
Sergio le abbassò le
mutande e le fece scorrere
verso le cosce, poi la costrinse ad
abbassare l'addome sul lavandino.
Avvicinò la cappella alla fessura della
vagina e cominciò a strusciarsi contro.
- E' qui che vuoi che lo
infili?
- Non lo so. A te cosa
piace?
- A me piace tutto di te,
lo sai. Ma adoro la tua fica. La tua
fica... - disse mentre seppelliva la
cappella nella fessura umida poco sotto
il buco del culo.
Quando cominciò a mettere
in movimento il cazzo Luisa accompagnò
il gesto spingendo le anche all'indietro
accrescendo in entrambi il proprio
piacere. Seguitarono a scopare in quella
posizione, in perfetta sincronia di
movimenti, ansimando, fintanto che Luisa
iniziò a gemere di piacere. Sergio le
abbrancò le tette da sotto il grembiule
e le coccolò i capezzoli prima di
sentirla urlare mentre raggiungeva
l'orgasmo. Accelerò i movimenti del
cazzo e le venne nella vagina
accovacciandosi sulla schiena della
compagna.
A cena parlarono di tutto e
di altro, ma soprattutto di quanto era
accaduto durante la giornata nei
rispettivi luoghi di lavoro, molto
simili a entrambi. Sergio accennò
all'incontro con Fausto e le raccontò
cosa gli aveva confidato a proposito
delle scopate con i colleghi di lavoro.
- Quello che ti ha
raccontato è tutto vero, ma lo sapevi
già.
- Sì, lo so, ma ho dovuto
dargli a intendere che non ne sapevo
niente.
- A volte mi domando se siamo persone normali.
- No, sono loro a essere
strani. - disse Sergio toccandosi
l'uccello che gli era diventato duro
nell'ascoltare le parole di sua moglie a
proposito della loro presunta diversità.
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