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IL
CULO
QUESTO SCONOSCIUTO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Carponi
sul letto, tette sospese all'ingiù,
capezzoli a sfiorare il lenzuolo,
spingevo il culo all'indietro e verso
l'alto, nella posizione impostami da
Leonardo, determinato a incunearsi fra
le morbide pareti delle mie natiche.
Trattenevo il fiato, mentre
la paura mi consumava le viscere, senza
peraltro ritrarmi. Mantenevo il viso
premuto sul cuscino, stringendo fra i
denti un lembo di stoffa della federa,
terrorizzata dalle vibrazioni irregolari del
cuore. Leonardo, per niente turbato, era
alle mie spalle determinato a portare a
compimento il suo progetto.
A tutt'oggi porto scolpiti
nella mente in maniera indelebile quei
momenti. Gemiti, urla, batter di ciglia
che mi tornano dalla memoria ogni volta
che qualcuno mi scopa nel culo.
Nessun altro uomo, prima di
Leonardo, era riuscito a convincermi a
dare ospitalità fra le mie natiche a
qualsiasi cazzo, nemmeno a uno
posticcio. Leonardo fu bravo ad
approfittare del potere che esercitava
su di me, e dell'amore che provavo per
lui, per costringermi a subire le
sevizie che hanno marchiato il mio culo.
- Deciditi a farti scopare
anche nel culo, altrimenti sarò
costretto a cercare un'altra ragazza
disposta a farlo e fra noi sarà tutto
finito. - disse mettendomi alle strette.
Accondiscesi a farmi
sodomizzare per amore suo, seppure con
riluttanza. Il timore di ritrovarmi
senza un uomo accanto mi convinse ad
accettare.
Prima di affondare il cazzo
nelle viscere si premurò di
ammorbidirmi l'orifizio leccandolo a
lungo, tutt'intorno, provocandomi una
gradevole sensazione di benessere
indotta dallo sfregamento della lingua
sulla pelle increspata attorno l'ano.
Lasciò cadere una
minuscola quantità di vaselina
sull'orifizio spremendola da un tubetto
che si era premurato di portarsi
appresso. Disperse l'unguento
all’imbocco dell'ano, poi fece breccia
nella stretta apertura con un dito,
dilatando il lembo terminale
dell'orifizio. Lo ruotò più volte
nella cavità senza provocarmi alcuna
sofferenza fisica. Soltanto un lieve e
gradevole prurito, poi inserì un
secondo dito. Quando li tolse entrambi
qualcosa di molto più consistente si
accostò ai miei glutei e ne ebbi
timore.
- Non ti farò male.
Furono le parole che
Leonardo pronunciò prima di calcare la
cappella nelle mie viscere.
- Spingi fuori il culo!
Spingi fuori, dai! Fallo come se stessi
per andare di corpo. - gridò.
Urlai anch'io, ma per il
dolore che mi provocò la cappella
mentre risaliva l'ano distendendo la
parete della cavità. Spaventata per il
dolore e per l'umiliazione cagionatami
da quello che consideravo un corpo
estraneo che risaliva nelle budella,
ruotai il bacino da un lato e la
cappella scivolò fuori dal buco del
culo liberandomi da un peso ingombrante.
- Ehi, che c'è, cucciola?
- E' che ho sentito un gran
male. Poco cane! E' un dolore tremendo,
insopportabile.
Mi sentivo in soggezione e
vittima della vergogna per ciò che mi
stava accadendo. Rimasi raggomitolata su
me stessa, sul fianco, con le ginocchia
flesse e il capo curvo sulle tette.
- Dai, Francesca non fare
la stronza, riproviamo.
- No, non voglio. Sento
troppo male. Non puoi obbligarmi a
sopportare un dolore così intenso.
- Allora tentiamo un altro
metodo, che ne dici?
Mi ordinò di collocarmi
distesa sul letto con le ginocchia
sollevate tenute in sede dalle mie
braccia e i piedi all'indietro fino a
sfiorarmi le spalle. Si mise in
ginocchio davanti a me e accompagnò con
la mano il cazzo verso l'ano,
premurandosi di sollevarmi le natiche,
allargandole prima d'incularmi.
- Non devi contrarre i muscoli e
irrigidirti, lasciati andare quando
senti che sto per penetrarti, rilassati
dai. Hai capito?
Rimasi immobile fintanto
che puntò la cappella contro l'ano per
incularmi. Presi fiato e sospinsi con
tutta la forza che avevo in corpo
l'anello dell'ano all'esterno,
facilitando la penetrazione della
cappella nel retto.
Il cazzo sembrò lacerarmi
i tessuti tanta fu la forza con cui
risalì nelle viscere. Urlai a gran voce
liberando tutta la rabbia che serbavo in
corpo. Avevo le tette gonfie per
l'eccitazione e i capezzoli turgidi, ma
più di tutto avvertii un grande dolore
al culo.
Essere penetrata nell'ano
si confermò diverso dall'essere scopata
nella figa. Molto diverso. La sensazione
che provai fu di ritrovarmi nelle viscere un
oggetto estraneo che risaliva
l'intestino arrecandomi solo dolore.
Dolore e niente di più.
Faticai a mantenere quella
postura, infatti, poco alla volta
incominciai a flettere le ginocchia e
incurvare le gambe. Quello che percepii
dal movimento del suo cazzo fu un
indefinibile prurito, mischiato alla
sofferenza fisica che mi procuravano le
frequenti spinte della cappella che
martoriava le mie viscere. Rimasi per
lungo tempo con gli occhi chiusi senza
guardare il volto di Leonardo occupato a
scoparmi nel culo.
Ansimai, mugolando a ogni
affondo, specie quando il dolore fu
sostituito poco per volta dal piacere.
Il clitoride tornò ad
assumere una propria vitalità. Avrei
voluto accarezzarlo mentre Leonardo
sospingeva il cazzo dentro di me, ma
occupata com'ero a sostenere le gambe
all'indietro fui impossibilitata a
farlo. Non avevo cognizione di quella
postura, abituata com'ero a essere
scopata nella fessura attigua a quella
dove Leonardo stava affondando la
cappella.
Dopo l'iniziale
disorientamento e le grida di dolore
cominciai a sbuffare come fa una
giumenta quando è cavalcata dallo
stallone.
- Stai godendo? - chiese
guardandomi fisso in volto.
- E tu sei soddisfatto? -
farfugliai confusa.
Non diede riposta alla mia
domanda. Chiusi gli occhi e iniziai a
ondeggiare con il corpo facendo piccoli
movimenti. Leonardo se ne accorse, posò
le mani sui miei seni e cominciò ad
accarezzarli, soffermandosi a pizzicare
i capezzoli, poi prese a spingere con
maggiore violenza la cappella dentro il
culo per raggiungere l'orgasmo a lungo
coltivato.
Ogni spinta esasperava il
dolore che mi procurava la presenza del
cazzo mentre dilatava le pareti
elastiche dello sfintere.
Una violenta scarica di
energia attraversò per intero il mio scheletro
provocandomi un dolore acuto al pube.
Morsicai le labbra trattenendomi
dall'urlare come avrei desiderato.
Leonardo, per niente preoccupato delle
mie sofferenze, proseguì nello scoparmi
fintanto che venne eiaculando dentro di
me.
Quando si staccò,
estraendo del tutto la cappella, lasciai
cadere le gambe su letto. Lui rovesciò
la bocca sulla vagina e cominciò a
leccarmela, abusando nuovamente di me.
Tormentata dal fitto dolore
al culo riuscii a godere del delicato
piacere che sapeva trasmettermi la sua
lingua. Scappucciato il clitoride
incominciò a leccarlo trattenendolo
nella bocca, facendomi raggiungere più
di un orgasmo e proseguì a ciucciarmelo
fino all'ultimo respiro.
Da quella posizione, con le
gambe mantenute spalancate, mi scopò
nella figa.
- Ti è piaciuto? - chiese
quando raggiunsi l'orgasmo.
Non diedi risposta alla sua
domanda. Lo circondai con un abbraccio e
piansi per la vergogna.
Quel giorno fui violata per
la seconda volta dopo che qualcun altro,
prima di lui, si era portato via la mia
verginità. Fu come se il mio corpo non
mi appartenesse più.
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