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PRONTA
A TUTTO?
NO, GRAZIE!
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Proposte
indecenti, da uomini e donne, ne
ho ricevute a bizzeffe, ma le ho sempre
respinte con garbo. Ma quelle che non
sopporto sono le molestie sessuali,
specie sul posto di lavoro, quando sono
messe in atto da persone con cui
quotidianamente vengo a contatto.
L'ultima delle molestie di
cui sono stata fatta oggetto, in ordine
di tempo, me l'ha rivolta il
responsabile dell'ufficio progetti
dell'azienda di cui sono alle
dipendenze, uno dei poche persone dello
stabilimento a essere a conoscenza del
mio numero di cellulare.
Purtroppo sono stata io a
farglielo conoscere, dietro sua
sollecitazione, con la scusa di
agevolare il nostro rapporto di lavoro.
Sennonché, abusando del suo ruolo e
della mia ingenuità, ha cominciato a
scrivermi degli SMS il cui contenuto non
aveva niente a che fare con il lavoro,
sommergendomi di apprezzamenti
lusinghieri e in un secondo tempo
impuntandosi nel chiedermi di andare a
cena con lui.
Ho cercato in tutti i modi
di rigettare gli inviti, sdrammatizzando
le battute e i discorsi di cattivo gusto
che, giorno dopo giorno, erano diventati
sempre più volgari, ma quando si è
accorto che non lo cagavo allora non ha
perso tempo a rendere esplicita una
proposta a dire poco indecente. Lo
stronzo, attraverso un SMS, mi ha
offerto 1000 euro per rendermi
disponibile a trascorrere una intera
notte in una camera d'albergo insieme a lui.
Quando sullo schermo a
cristalli liquidi del cellulare ho preso
visione del messaggio ho tremato per la
rabbia, sentendomi umiliata da
quell'assurda proposta. Nessuno prima di
lui aveva osato tanto. Essere
considerata al pari di una qualsiasi
puttana mi ha fatto andare imbestialire.
Superato l'iniziale smarrimento ho
digitato sulla tastiera del cellulare un
SMS in risposta alla sua proposta,
premurandomi di comunicargli che se si
fosse azzardato a richiamarmi, anche
solo per salutarmi o peggio ancora
sciorinando delle proposte indecenti,
come quella registrata nella memoria del
mio cellulare, avrei fatto partire una
denuncia al più vicino posto di polizia
accusandolo di molestie sessuali.
Lo stronzo ha afferrato al
volo che non sono il tipo di donna da
prendere sottogamba, tanto è vero che
ha rinunciato a infastidirmi. Quando
gli capita di imbattersi nella mia
figura volge il capo da un'altra parte
per non incrociare il mio sguardo, ma
non posso fidarmi della sua apparente
arrendevolezza perché dopo quanto gli
ho negato vorrà di sicuro vendicarsi e
farmi del male.
.
So bene, per averlo
costatato di persona, che non tutte le
mie colleghe di lavoro hanno sufficiente
coraggio per ribellarsi alle prepotenze
degli uomini, specie di quelli che nella scala gerarchica
dell'azienda
occupano posti da dirigente. La
paura di perdere il posto di lavoro,
oppure più semplicemente di essere
sollevate dai loro incarichi ed
emarginate, ha prodotto in molte delle
mie colleghe degli atteggiamenti di
cedevolezza che non ho mai condiviso.
Da quando mi sono tuffata
nel mondo del lavoro, subito dopo
essermi diplomata al liceo, mi sono
sempre rifiutata di cedere alle
prepotenze degli uomini, specie di
quelli con cui ho condiviso il posto di
lavoro, respingendo ogni avance, senza
mai lasciarmi trascinare in inutili
crisi di nervi o sfoghi di pianto
improvvisi. E' per il mio istintivo
rifiuto alla sottomissione che, sempre
più spesso, vengo trasferita da un
ufficio all'altro nell'azienda di cui
sono alle dipendenze. Se succede è
perché non voglio essere al pari di quelle colleghe che
quotidianamente subiscono molestie e
soffrono in silenzio senza reagire.
La prima proposta indecente
di cui sono stata fatta oggetto nel
corso della mia vita risale a quando ero
una timida liceale. Dovevo avere sedici
anni o forse anche meno, boh! Quello che
ho bene impresso nella memoria è che a
farmela è stato un pittore
cinquantenne, amico di mio padre. Ne
rimasi shockata perché non mi aspettavo
di ricevere da un uomo maturo come lui
quel genere di proposta. In quella
circostanza, con molto garbo, mi chiese
di posare nuda per un suo quadro. Lì
per lì la cosa mi fece abbastanza
piacere, ignara com'ero di quanto mi
avrebbe chiesto in un secondo tempo. A
quell'età avevo un corpo che era
un bijou, fornito di tette piccole e
sode come quelle di Paolina Bonaparte
scolpite nel marmo dal Canova.
Una volta esplicitata la
proposta mi fece capire che non avrei
dovuto soltanto posare nuda. In cambio
del ritratto avrei dovuto
corrispondergli una cortesia: fargli un
POMPINO!!! Naturalmente mi rifiutai di
prenderglielo in bocca, e con la
rinuncia si dissolse la possibilità di
fargli da modella. Se da un lato mi
sarebbe piaciuto essere ritratta nuda da
un artista famoso come lui, dall'altro
non avevo nessuna intenzione di
soddisfare le voglie di un vecchio
porco.
.
Una linea di confine
piuttosto sfumata, difficile da
stabilire, differenzia le molestie
sessuali dagli spontanei complimenti. E'
su questo equivoco che i maschi giocano
le loro carte quando importunano noi
donne, specie sul posto di lavoro, e lo
dico perché di esperienze personali a
tale proposito ne ho avute parecchie.
L'impressione che ne
ricevo, tutte le volte che sono fatta
segno di molestie da parte di colleghi
di lavoro, specie da parte di coloro che
occupano posti di potere nella scala
gerarchica dell'azienda, è che costoro
mi considerano una entità a loro
disposizione al pari di un qualsiasi
oggetto che dà piacere sessuale, come
quelli facilmente reperibili nei sexy
shop. Probabilmente quel tipo di uomini
pensa che noi donne dovremmo sentirci
obbligate a soddisfare ogni loro
richiesta, e piene di gratitudine per il
solo fatto di essere state preferite ad
altre nostre colleghe.
A diciotto anni, una volta
conseguito il diploma liceale, mi sono
affacciata nel mondo del lavoro. Per
mantenermi agli studi universitari,
stante le difficoltà economiche della
mia famiglia (in casa lavorava solo mio
padre che di professione fa tuttora il
netturbino), ho svolto i lavori più
umili: bracciante agricola, lavapiatti,
cameriera e infine barista. Occupazione
quest'ultima che mi ha permesso di
venire a contatto con molti clienti,
soprattutto uomini, e ricevere più di
una proposta indecente.
Nei tre anni in cui ho
lavorato come barista dietro il bancone
di una caffetteria ho sempre evitato di
dare eccessiva confidenza ai clienti,
badando soprattutto a mantenere le cosce
ben strette, scansando gli inviti e le
facili avventure.
Troppo spesso, nel ricevere
proposte indecenti, sono caduta
nell'errore di sentirmi responsabile,
perlomeno in parte, di quanto mi stava
accadendo. Mi sono persino sentita in
colpa per la bellezza sensuale e
straripante del mio corpo, per il tipo
di abbigliamento e il trucco. Sono
persino arrivata ad accusarmi, una volta
respinte le loro avance, di mantenere a
mia insaputa un contegno provocatorio
così da eccitare gli uomini a
dismisura. Invece col passare degli anni
sono giunta alla conclusione che alla
stragrande maggioranza dei maschi, più
di ogni altra cosa, interessa esercitare
su noi donne il proprio potere. Sono
convinti che tutto gli sia dovuto,
specie se occupano posti di comando,
perché hanno un bisogno instancabile di
essere guardati da noi donne con
ammirazione.
Gli uomini in carriera si
danno arie di uomini speciali soltanto
perché occupano posti di responsabilità,
invece sono soltanto dei maschi
insoddisfatti, frustrati e arroganti,
che hanno bisogno di molestare noi donne
per nutrire la propria sicurezza di
esistere.
A proposito di uomini
speciali mi torna in mente un figlio di
papà, dall'aspetto distinto, sempre
abbronzato per effetto delle lampade
UVA, con addosso un
cattivo odore
di selvatico
che
ogni mattina, sul tardi, era solito fare
colazione nella caffetteria della
signora Norma dove ho prestato servizio
come barista prima di essere assunta
nella azienda per cui lavoro
attualmente, mettendo finalmente a
frutto la laurea conseguita con tanti
sacrifici.
Una mattina, dopo avere
consumato la colazione stando in piedi davanti
al bancone come era sua abitudine, mi ha
guardata bene in viso e mi ha allungato
un biglietto da visita, poi tutto
gentile mi ha spiccicato una proposta:
- Sono certo che a te, come
del resto a tutte le donne, piacciono le
auto sportive, quindi se uno di questi
giorni ti va di salire sulla mia Ferrari,
(una Testarossa rossa fiammante
parcheggiata fuori dalla
caffetteria), e mettere alla prova il
sottoscritto, telefonami. Ti porto a
fare un giro a Forte dei Marmi, e là andiamo a consumare la
cena nel migliore ristorante della
Versilia. Se ti va potremmo fare l'alba
in qualche camera d'albergo, e quando
sei stanca ti riaccompagno a casa. Sei
libera di accettare o meno il mio
invito, ma ricorda che per una bella
ragazza come te sono sempre disponibile.
- Ma tu sei bene
attrezzato? - gli ho chiesto.
- In che senso?
- C'hai un bel cazzo?
- Cosa?
- Ti sto chiedendo se ce
l'hai bello grosso.
- Beh, non mi posso
lamentare.
- Quant'è lungo? 20 centimetri?
- Se devo essere sincero
non l'ho mai misurato, ma nessuna donna
se n'è mai lamentata.
- Ti piacerebbe scopare la
mia patonza, vero?
- Beh, sì, certo.
Non ha fatto in tempo a
chiudere la bocca che gli ho fatto
rimangiare il suo smagliante sorriso a
trentadue denti.
- Sai cosa devi fare col
tuo cazzo? Metterlo nel culo a tua
madre!
- Mah, come ti permetti!
- E se vuoi assaggiare una
sberla ben assestata sul tuo brutto muso, prova a farmi di nuovo la
medesima proposta e vedi se non lo
faccio.
L'ho lasciato di stucco. E'
fuggito via risentito senza spiaccicare
una sola parola, probabilmente il figlio
di papà non era abituato a ricevere un
rifiuto, soprattutto nel modo in cui
l’ho fatto.
Nel corso della mia attività
di barista mi è capitato in più di una
occasione di subire molestie sessuali
dai clienti anziani; senz'altro i più
schifosi. Ricordo un uomo sulla
cinquantina, basso di statura,
tarchiato, con occhialetti tondi da
miope e qualche raro filo di capelli
sulla crapa che, il primo giorno in cui
ho preso servizio nella caffetteria
gestita dalla signora Norma, mi ha preso
da parte e, rivolgendosi a me in modo più
che naturale, mi ha detto:
- Ti va di trascorrere il
fine settimana a Parigi in mia
compagnia? Prendiamo l'aereo il venerdì
sera e siamo di ritorno alla domenica.
Un week-end tutto spesato, ovviamente!
Non ho fatto passare troppo
tempo prima di spiaccicargli sul muso la
mia risposta:
- Ti va di andare 'fanculo?
Gratis, ovviamente!!!
E' fuggito via incalzato
dallo sguardo minaccioso della signora
Norma che non si è data cura di
rimproverarmi per la risposta che avevo
rifilato al cliente, anzi mi era venuta
accanto e messo una mano sulla spalla.
E' grazie a donne come lei che sono
diventata quella che sono oggi.
Il mondo è pieno di
deficienti. Molti maschi sono convinti
che si possa comperare tutto, anche
l'anima delle persone, soltanto perché
hanno le tasche piene di denaro, e si
fanno forti del proprio potere, specie
con chi gli è subalterno, convinti che
molestare una donna sia una cosa del
tutto normale perché secondo loro non
abbiamo il diritto di lamentarci. Ma se
la maggioranza delle mie colleghe
sopporta in silenzio le molestie, anche
solo verbali dei nostri superiori, per
paura di essere licenziate io non sono
dotata di questa forza di sopportazione.
Una volta terminati gli
studi universitari, stufa di lavorare
part-time come barista, mi sono messa
alla ricerca di un impiego più consono
alla mia fresca laurea in economia.
Scorrendo le proposte di lavoro sulle
pagine di diversi giornali sono
incappata in un annuncio relativo a una
importante azienda alimentare della mia
città. E' con il responsabile
dell'ufficio personale che ho avuto un
colloquio telefonico. Senza usare tante
mezze parole, dopo essersi informato
sulla mia età e gli studi di laurea, mi
ha chiesto se ero disponibile.
- Disponibile a fare
che? - gli ho risposto. - Disponibile in
quel senso... - ha proseguito senza
scomporsi. - Molte ragazze accettano di
farlo per ottenere un posto di
lavoro. - ha detto giustificandosi. -
Non sei interessata a un periodo di
prova nella nostra azienda?
- Grazie, ma alle sue
condizioni non sono interessata a nessun
tipo di lavoro. - gli ho riposto e mi
sono tenuta stretto il posto da barista.
Cristo! Manco mi ha visto
di persona, essendosi il colloquio
svolto per telefono, e si è sentito
autorizzato a parlarmi da porco. Questo
sta a dimostrare che basta essere donna,
brutta o bella non importa, per ricevere
comunque delle proposte indecenti.
Scegliere di fare finta di
niente, sopportando le molestie verbali
e i contatti fisici indesiderati, non fa
al mio caso. Alle molestie degli uomini
ho sempre reagito senza mostrare alcuna
incertezza, questo per non dare credito
a chi mi importuna che la mia passività
possa essere scambiata per compiacenza o
peggio ancora per un segno di debolezza,
cosa che potrebbe invogliare i
molestatori a seguitare a importunarmi.
Al momento, contrariamente a quanto è
accaduto in passato, ho smesso di
pensare di essere in qualche modo
responsabile delle molestie che ricevo.
So bene che reagendo metto ogni volta a
rischio il posto di lavoro, ma non
voglio essere come la maggioranza delle
mie colleghe che per paura di essere
licenziate non reagiscono alle molestie,
e vivono come se fossero anestetizzate,
tollerando gli atteggiamenti persecutori
nella speranza che prima o poi si
esauriscano.
Anch'io ho una collega di
lavoro a cui faccio il filo. Ha la mia
stessa età, ventinove anni, e le sue
sembianze sono quelle di una donna che
ha vinto un concorso di bellezza. Mi
intriga tantissimo, da mandarmi in
liquefazione la patonza tutte le volte
che mi trovo a parlare con lei.
Probabilmente non sono la sola donna
della azienda a cui piacerebbe
scoparsela, comunque le ho fatto capire
in tutti i modi che sono lesbica. Forse
dovrei dichiarami in maniera più
esplicita, magari facendole una proposta
indecente, per vedere come reagisce.
Prima o poi giuro che lo farò.
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