UN CUORE IN TRASFERTA
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

        

    Seduta sul divano era concentrata nello sfogliare le pagine di "Sesso di mano". Il tabloid, uno dei numerosi periodici a distribuzione gratuita presenti in città, ospitava annunci di relazioni sociali e messaggi personali. Immersa nella lettura non si avvide della comparsa sullo schermo del televisore delle immagini di Beautiful, la sua soap-opera preferita. Quando se ne avvide mise da parte il tabloid e prese a seguire le conversazioni dei protagonisti del serial americano, senza distrarsi, stregata dalle parole che si scambiavano gli interpreti della soap-opera.
   Gli affari di cuore di cui il serial televisivo era permeato concorrevano a restituirle un po' di gioia, attutendo il grigiore delle giornate che trascorrevano tutte uguali e prive di qualsiasi novità.
   Alice aveva trascorso la giovinezza immedesimandosi di volta in volta in molti dei personaggi femminili della soap-opera americana, gongolando per i loro amori, esaltandosi alle infedeltà e agli inganni dei protagonisti. A uno dei personaggi del serial televisivo si sentiva particolarmente legata: Sally Spectra. Fra le donne del cast era quella che più le assomigliava maggiormente e aveva l'audacia d’identificarsi.
  Da poco tempo aveva compiuto trent'anni. La gente la considerava una donna gentile, garbata, simpatica, ma ciò che la rendeva diversa dalla maggioranza delle donne che le gravitavano d'intorno era la mole del corpo. Lo strato adiposo che le ricopriva lo scheletro la faceva assomigliare a una balenottera. Il suo peso si aggirava intorno ai centodieci chili e la mole le era d’impedimento nello sviluppo di una normale vita di relazione sociale.
   Da bambina le succedeva spesso di essere derisa dai coetanei che, prendendo a pretesto le forme del corpo, si burlavano di lei. Conseguita la licenza di scuola media la madre aveva preferito trattenerla a casa, accanto a sé, anziché farle proseguire gli studi, insegnandole l'arte del cucito e del ricamo, facendola diventare un'abile tessitrice del lavoro a maglia.

   Le immagini del serial televisivo scorrevano sullo schermo del televisore intervallate da una serie interminabile di spot pubblicitari. Rapita dalle vicende di cui era permeato lo sceneggiato non distolse per un solo istante lo sguardo dal monoscopio, intingendo con avidità le dita nel vaso di crema di nocciola che teneva stretto al petto.
   - Mamma! Mamma! - strillò nel momento in cui il serial fu interrotto dall’ennesima interruzione pubblicitaria.
   - Sì, tesoro, hai bisogno? - rispose l'anziana madre affacciandosi sulla porta del salotto.
   - Ti spiace portarmi un altro vaso di Nutella?
   - Alice! Siamo alla prima interruzione pubblicitaria e già te ne sei divorata un barattolo! Tesoro, non credi di esagerare?
   - Uffa! Dai, mamma, fai presto! Mica posso perdere la scena in cui Ridge si riconcilia con Brooke.
   Nell'istante in cui le immagini del serial ricomparvero sullo schermo la madre fece ritorno nella stanza. Alice afferrò il vasetto di Nutella, intinse con rinnovata avidità le dita nel recipiente di vetro, e proseguì nella visione del filmato.
   La sigla di chiusura di Beautiful mise fine alla puntata. Alice sfilò dall'incavo delle mammelle un fazzoletto di cotone e asciugò le lacrime che copiose stavano facendo capolino dalle palpebre degli occhi.
   - Passerottino, cosa hai da piangere? - sussurrò la madre.
   - Ridge è uno stronzo! Ma chi si crede d'essere? Perché fa soffrire così tanto Brooke? Pagherà cara questa ostinata insensibilità.
   - Gli uomini sono tutti uguali! Prima ti seducono, inzuppano il biscottino, e dopo non si fanno più vedere. Proprio come ha fatto tuo padre con me, quel porco.
   - Siamo alle solite mamma. Ogni volta che parliamo di uomini tiri in ballo papà. Basta! Lo sai che rompi.
   - Certe cose le capirai soltanto quando t'innamorerai.
   Alice lasciò che la madre terminasse di parlare, dopodiché asportò con la lingua le residue tracce di crema di nocciola che le impiastricciavano le dita. Ultimata la pulizia prese dal tavolo il tabloid "Sesso di mano" e iniziò a leggere gli annunci.

   Alice era vergine. Nessun uomo l'aveva mai posseduta. Le uniche esperienze di sesso le aveva avute da bambina. Protagonisti erano stati i coetanei di gioco. A quell'età era solita barattare la vista della passera e qualche timido bacio in cambio di dolci e caramelle. Dopo di allora non aveva più avuto contatti con l'altro sesso. Forse era questa la ragione per cui aveva preso la decisione di scrivere una inserzione su "Sesso di mano".
   Sfogliò le pagine del periodico e si concentrò sull'intestazione delle varie rubriche, infine trovò "Le pagine del cuore". A fatica riuscì a contenere l'ansia che si portava addosso. L'indice della mano indugiò sui titoli in grassetto, infine si soffermò a leggere un annuncio: il suo.
   Rilesse più volte l'inserzione compiacendosi della singolarità del messaggio, firmato con lo pseudonimo di Petra, dopodiché diede una scorsa alla locandina che si trovava a piè pagina: 
  


LASCIATE UN MESSAGGIO VOCALE

Vi risponderà una segreteria computerizzata attiva 24 ore.
Seguite le istruzioni e digitate il numero di casella vocale
che contraddistingue l'annuncio a cui volete rispondere.
Dopo tocca a voi. Dettate il vostro messaggio, ricordandovi 
di lasciare un recapito al quale farvi contattare. Il messaggio
è ascoltato solo dall'inserzionista.

 

  IIl messaggio compariva da circa due mesi sulle pagine del tabloid, ma nessuno aveva mai risposto all'annuncio. Sulla tastiera del cellulare digitò il numero della segreteria telefonica di "Sesso di mano" per verificare la presenza di messaggi. La voce di un uomo, preceduta dal segnale acustico di attivazione della segreteria, le giunse inaspettata.
   - Ciao! Sono Giancarlo. Ho letto con interesse il tuo annuncio. Molto, particolare direi. Se sei d'accordo potremmo vederci sabato pomeriggio, alle quattro, davanti alla fermata della métro di Piazza Castello. Dalla descrizione che hai fatto di te stessa penso che non avrò difficoltà a individuarti. Se la mia proposta non ti è gradita puoi lasciare un SMS al mio cellulare. Il numero è: 348.XXX.XXX.
   Sbalordita dai modi spicci dello sconosciuto, digitò una seconda volta il numero della segreteria di "Sesso di mano". Dopo alcuni interminabili secondi, in cui il cuore sembrò uscirle dal petto, il silenzio fu interrotto dalla voce d'uomo che spiaccicò il medesimo messaggio.
   Per il resto della giornata, fino a poco prima d'addormentarsi, ripeté infinite volte il medesimo numero di telefono prestando attenzione al timbro di voce dell'uomo che sembrava appartenere a un adulto, ma ciò che la rese appagata fu la disponibilità dello sconosciuto nel volere soddisfare la particolare fantasia erotica a cui aveva fatto cenno nell'annuncio.
   La settimana che precedette l'appuntamento trascorse tranquilla. Infine giunse il giorno dell'incontro. Alice iniziò i preparativi dal primo mattino prendendosi cura del proprio corpo. Indecisa sul tipo di look tolse dall'armadio una decina di vestiti e li distese sul letto. Dopo avere effettuato un'infinità di prove ne scelse uno di raso, di colore bianco, con stampigliati dei fiorellini dai disegni vivaci.
   Osservò la sua immagine riflessa nello specchio e si compiacque della scelta dell'abito. Nelle sue intenzioni avrebbe dovuto conferirle un aspetto da adolescente, perché così si sentiva. Dal cassetto del comò tirò fuori un intimo di seta, che lei stessa aveva cucito e lo depose sul copriletto, prendendosi cura di separare i mutandoni dal reggiseno, dopodiché entrò nel box della doccia. Regolò il flusso dell'acqua calda e lasciò che il liquido le accarezzasse il corpo ammorbidendo i pori della pelle.
   Il box della doccia era diverso da quelli in commercio. Infatti, era stato modificato appositamente per lei, adeguandolo nel corso degli anni alle dimensioni del corpo.
   Il sapone neutro le scivolò fra le pieghe della pelle togliendole di dosso le tracce di sudore. Sollevò una delle mammelle, piuttosto flaccide in verità, avvicinò il capezzolo alle labbra e lo succhiò. Non paga di tanto diletto, ripeté il medesimo gesto con l'altra mammella. Proseguì a toccarsi ancora per pochi minuti, sufficienti a donarle attimi di piacere.
   Quando uscì dal bagno infilò l'intimo di seta e andò a sedersi dinanzi alla specchiera. Scrutò l'immagine del viso riflessa nello specchio e si mise alla ricerca di eventuali punti neri o altre imperfezioni della cute. Deterse un batuffolo di cotone in un vasetto di olio vegetale e ripulì la pelle con il prezioso liquido dando inizio all'operazione di maquillage.
   L'iintervento di ritocco la impegnò per una buona mezz'ora. L'ultimo atto la vide prendersi cura dei capelli, molto folti e arricciati, di cui andava particolarmente fiera. Alle due del pomeriggio, dopo essersi spruzzata diverse gocce di profumo nell'incavo fra le mammelle e dietro i lobi delle orecchie, uscì di casa.

   Il tragitto che la separava dalla fermata della metropolitana era breve. Davanti alla macchinetta di convalida dei ticket inserì il tagliando, poi si mise per traverso in corrispondenza del tornello che faceva da barriera d'accesso in modo da facilitare il transito del proprio corpo.
   Ormai c'era abituata a superare con difficoltà le barriere architettoniche che si frapponeva fra lei e il normale vivere quotidiano. Talune restavano insormontabili come le moderne poltrone che arredano i cinematografi. L'ultima volta che aveva messo piede in un cinema era accaduto da bambina. A quei tempi frequentava la sala cinematografica dell'oratorio. Lì non c'erano poltroncine, ma solo comode panche.  
   La carrozza del convoglio su cui prese posto la condusse fino a Piazza Castello. All'appuntamento giunse con un anticipo di quindici minuti rispetto all’ora concordata. Impiegò il tempo che le rimaneva a guardare le vetrine dei negozi che si affacciavano in Via Dante. Alle quattro in punto prese posizione dinanzi alla scaletta che conduceva alla metropolitana.
   - Petra?
   - Si? - rispose girandosi verso l'uomo che le aveva rivolto la domanda.
   - Ciao! Sono Giancarlo. Quello dell'appuntamento.
   - Ah! Ciao! Piacere di conoscerti.
   Alice pronunciò la frase senza scomporsi, porgendo la mano allo sconosciuto. Lui gliela strinse e si lasciò sfuggire un timido sorriso che a lei parve di gradimento.
   - Andiamo a prenderci un caffè al bar qui all'angolo?
   - Sì, certo, mi sta bene.

   La caffetteria era arredata in stile bohemien al pari di molte altre del centro storico della città. Presero posto dietro un séparé. Quando la cameriera si avvicinò l'uomo ordinò due caffè.
   - Bella giornata. - esclamò lui, togliendola dall'imbarazzo.
   - Sì, direi proprio di sì.
   - A proposito… bello il tuo nome.
   - Sì certo, Petra è un nome che adoro. E' una delle poche cose belle che ho. - mentì. - Anche il tuo mi piace. Ha il fascino dell'antico.
   Mentre pronunciava queste parole scrutò con attenzione i lineamenti del viso dell'uomo che le stava di fronte, conscia che la loro conoscenza si sarebbe limitata alla fantasia sessuale che avrebbero consumato da lì a poco.
   Giancarlo mostrava d'avere una quarantina d'anni. Vestiva un completo in lino di colore nocciola e, nonostante la calura, indossava una graziosa cravatta a strisce giallo blu. I capelli, leggermente brizzolati, con la riga da un lato, gli conferivano un aspetto distinto.
   - Allora sei decisa?
   - Sì, credo di sì.
   - Ho un piccolo appartamento al terzo piano di uno degli edifici che circondano la piazza, ti spiace se andiamo lì?
   - No, mi sta bene.
   Avrebbe desiderato soffermarsi ancora qualche istante per conoscere meglio l'uomo che le stava dinanzi, ma quando Giancarlo si alzò dal tavolo lo seguì senza indugiare.

   Attraversarono la strada in silenzio, l'una di fianco all'altro, senza scambiarsi alcuna parola. Giunti dinanzi a un elegante edificio in stile liberty Giancarlo tolse dalla tasca una chiave e la mise nella toppa, poi sospinse il portone in avanti.
   Un largo androne, arredato con fioriere, immetteva a due rampe di scale nobili. L'uomo la precedette incamminandosi alla loro destra.
   - Vuoi che prendiamo l'ascensore?
   - Magari!
   - Aspetta. Ora lo chiamo.
   L'uomo pigiò il bottone di chiamata. Dopo pochi istanti la cabina mobile si fermò dinanzi a loro. Lo scompartimento si aprì. A fatica Alice ci s'infilò dentro.
   - Forse è meglio che io salga a piedi. Non credo ci sia posto per entrambi.
   - Sì, credo che tu abbia ragione. - rispose Alice imbarazzata.
   - Premi il pulsante del terzo piano. Ti raggiungo lì.
   Giancarlo salì di corsa la rampa della scala aiutandosi con il corrimano. Quando Alice uscì dal vano dell'ascensore l'uomo la stava ad aspettarla nel pianerottolo.
   - Vieni, accomodati. - le sussurrò con voce trafelata, indicando la porta di’ingresso di un elegante appartamento.
   Disorientata si avvicinò all'uscio. La porta dell'abitazione era priva di una qualsiasi targa o insegna che attestasse l'identità dell'inquilino che la occupava e ciò la mise in apprensione. Nell'attimo in cui l'uomo infilò la chiave nella serratura Alice fu colta dal panico. Le gambe incominciarono a tremarle. Anche la voce sembrò non volerle uscire dalle labbra.
   Era il momento della verità. L'occasione che aspettava da tanto tempo. Quella che le avrebbe permesso di realizzare la sua fantasia erotica.
   L'uomo, con un gesto della mano, la rassicurò e le fece cenno di entrare. Quando ebbero varcato la soglia la porta si chiuse alle loro spalle.


   Alice uscì dall'appartamento due ore più tardi. Le lancette dell'orologio che indossava al polso segnavano le 18.00. Il traffico a quell'ora della sera era caotico. Attraversò la strada sulle strisce pedonali e si avvicinò alla fermata della metropolitana.
   Una folla di persone era accalcata dinanzi alla biglietteria. Inserì alcune monete in uno dei distributori automatici e ritirò il tagliando. Prima di dirigersi alle rampe della stazione di partenza dei convogli raccolse da un contenitore di riviste gratuite l'ultimo numero di "Sesso di mano" e lo mise sotto l'ascella. Obliterò il biglietto nella macchina per la convalida, si pose col corpo di traverso, e superò la barriera metallica del tornello. Quando nella stazione giunse la motrice, con al seguito le carrozze, trovò posto a sedere occupando un paio di seggiolini. Iniziò a sfogliare le pagine del tabloid e si mise a leggere le inserzioni presenti nelle "Pagine del cuore". Dopo tanto cercare trovò il suo annuncio.
   Tolse dalla borsetta il cellulare e digitò il numero della segreteria telefonica di "Sesso di mano", poi rimase in attesa.
   Stavolta non era presente nessun messaggio. Appoggiò la testa all'indietro, sul sedile della carrozza, e socchiuse gli occhi.
  

 

 

 

 
 

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