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CARLOS
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
Un
uomo giace nudo nel mio letto. La pelle
solare, dai toni caldi e ambrati, è umida di
sudore. Il viso, scostato dal mio, ha
una espressione infantile. I capelli
lunghi e neri sono sparpagliati su
cuscino. La bocca lucida, ben modellata,
mette in evidenza, nel labbro superiore, una piega
sbarazzina.
Un timido raggio di sole fa
capolino attraverso le imposte della
finestra e illumina il corpo nudo
intiepidendogli la pelle. Sollevo la
schiena, mi giro sul fianco, e mi soffermo a contemplare la figura
sdraiata accanto a me.
Carlos, questo è il suo
nome, è un transessuale. L'ho
conosciuto il mese scorso. E' accaduto
quando, aggredito e fatto segno di percosse, è stato ricoverato nella
clinica dove presto servizio come
infermiera.
Alcuni giovani, dopo aver
pattuito una prestazione sessuale,
l'avevano fatto salire su una
autovettura e, dopo essersi appartati
con lui, lo avevano riempito di botte
lasciandolo tramortito sulla strada.
Carlos ha ventidue
anni ed è originario di San Paolo del Brasile.
Soltanto da pochi mesi risiede in
Italia, prima aveva soggiornato a lungo a
Madrid. Lì alcuni transessuali di strada
l'avevano informato che in Italia
c'erano maggiori possibilità di
guadagno. Senza pensarci troppo era
salito sul primo aereo in partenza per
Milano. Sbarcato all'aeroporto di
Malpensa, come un qualsiasi turista, era rimasto a
vivere da clandestino in Italia,
sorprendendosi nel costatare che i
clienti, a differenza di quanto gli era
accaduto a Rio e Madrid, gli chiedevano
soprattutto di essere attivo,
pretendendo di succhiargli l'uccello
oppure di essere sodomizzati. Cosa che
faceva mal volentieri preferendo la
parte passiva a quella attiva, essendo
quest'ultima di gran lunga più
dispendiosa.
Nonostante il mestiere che
Carlos praticava, prostituendosi per la strada,
non era portatore di malattie da
contagio sessuale. Lo avevo appurato
esaminando la cartella clinica durante
il suo periodo di degenza in ospedale.
Dopo l'aggressione aveva
trascorso un paio di giorni in
clinica. Dimesso era tornato a
battere i marciapiedi nella zona a nord
della città. Stanotte, mentre facevo
ritorno a casa, dopo la serata trascorsa
insieme a delle amiche, l'ho di nuovo incontrato
e ora sta qui, nel mio letto.
.
Alla guida della mia
Opel Tigra, stavo percorrendo la strada
che dai mercati generali conduce verso
la città quando ho scorto una figura femminile
che mi veniva incontro agitando le braccia alzate,
indicandomi di arrestare la corsa.
Nella figura femminile ho
subito riconosciuto quella di Carlos.
Addosso aveva una pelliccia leopardata sbottonata sul
davanti. Il corpo nudo lasciava
intravedere soltanto un sottile
perizoma. Si è avvicinato alla portiera
dell'autovettura e mi ha implorato di
farlo salire.
- Ti prego portami via da
qui. La polizia sta facendo una retata.
Aiutami per favore!
Ho aperto la portiera dell'Opel
Tigra e gli ho fatto cenno di salire.
Soltanto quando ha preso posto
nell'autovettura mi ha riconosciuta.
- Dai, Erika,
andiamo via. Se i
poliziotti mi sorprendono mi rimandano
dritta in Brasile!
Non me lo sono fatto
ripetere una seconda volta. Ho premuto
il pedale dell'acceleratore e preso la
direzione del centro città.
- Dove vuoi che ti lasci?
- Non lo so.
- Dimmi dove vuoi che ti
accompagni e ti ci porto.
Carlos ha lasciato
trascorrere alcuni secondi in cui ha
potuto rifletterci sopra.
- Senti, ci ho ripensato,
è meglio che non torni a casa, ho uno
strano presentimento. Perché non mi
ospiti a casa tua? Solo per stanotte,
eh.
Sorpresa dall'inaspettata
richiesta sono rimasta muta. Non sapendo
cosa rispondergli.
- Non ti sarò
di disturbo, ma non so dove trovare
rifugio. Ti prego, aiutami.
- Va bene, dai, ma dovrai
accontentarti di dormire nel mio letto.
Non ho stanze per gli ospiti, il mio è
un appartamento piccolo.
- Ti ringrazio, se vuoi
dormo anche sul divano.
- Non ce n'è bisogno.
Appena abbiamo messo piede
nel mio appartamento ha voluto che gli
indicassi la stanza da bagno.
Mentre
s'intratteneva sotto la doccia sono
entrata nella stanza da letto e ho indossato il
pigiama. Quando ho fatto ritorno in
salotto ho trovato Carlos fermo in mezzo
alla stanza con un asciugamano avvolto attorno
ai fianchi. Il viso non era più
marcatamente truccato come l'avevo visto
quando era salito in macchina.
- Potrei offrirti un mio
pigiama, ma penso che la misura non sia
propriamente adatta alle dimensioni del
tuo corpo.
- Non ti preoccupare sono
abituata a dormire nuda. Se a te non
dispiace lo farò anche nel tuo letto.
Carlos mi ha
seguita
dappresso e ci siamo accomodati in
camera. Si è liberato dell'asciugamano
e si è seduto sul bordo del letto.
In passato mi era già
capitato di vederlo nudo. Era accaduto
durante il ricovero in ospedale, ma ieri
sera le ambigue forme del corpo,
illuminate dalla luce delle abat-jour,
mi sono parse di una straordinaria
bellezza.
I seni tondi, perfettamente
simmetrici, da fare invidia a una
mannequin, gli conferivano un aspetto
femminile. Se non fosse stato per la
sporgenza del cazzo, fin troppo
sviluppato che gli pendeva fra le cosce,
l'avrei scambiato per una donna, o
meglio per una gran fica.
- Di solito dormo dalla
parte destra del letto. Ti sta bene? -
l'ho informato.
- Non ti preoccupare mi
adatto a dormire dappertutto.
Si è premurato di
sollevare il lenzuolo e ha preso posto
sul materasso. Prima di coricarmi mi
sono ritirata in bagno, dopodiché ho
fatto ritorno in camera.
Carlos era sveglio e
guardava nella mia direzione.
- Non so come ringraziarti
per la gentilezza che hai avuto
nell'ospitarmi nel tuo letto. Poche
persone lo avrebbero fatto, te ne sarò
grata per sempre.
- Non preoccuparti. Se non
ci aiutiamo fra noi femmine.
Ha avvicinato il suo viso
al mio e ha calato un bacio sulle mie
labbra.
- Buonanotte! - gli ho
detto mentre mi affrettavo a spegnere la
luce dell'abat-jour.
Sdraiata sul letto sono
attraversata dal fascio di luce che
filtra attraverso le imposte della
finestra. Vicino a me, nell'altra metà
del letto, giace Carlos. E' nudo, privo
della copertura del lenzuolo. Da alcuni
minuti lo contemplo con curiosità. Gli
osservo i seni che in questa postura
sembrano indeformabili. I capezzoli
puntano dritto verso l'alto. Ha il cazzo
turgido e tutto di lui è provocante,
anzi, è di una bellezza sconvolgente,
davvero fuori dal
comune.
Un irrefrenabile desiderio
di toccarlo s'impadronisce di me. Più
gli osservo il cazzo e più aumenta la
voglia che ho di possederlo. Sono
eccitata, terribilmente eccitata. Mi
rimetto supina e giro lo sguardo verso
il soffitto.
Voglio rimuovere dalla
mente l'insano desiderio che mi rode, ma
non ne sono capace. Ruoto il capo e mi
ritrovo a osservare ancora una volta il
cazzo turgido.
Ho la fica bagnata e il
clitoride che pulsa. Non voglio
svegliare Carlos mentre sto affondando
le dita fra le labbra della passera e mi
masturbo.
Intingo le dita nella
bocca, dopodiché le faccio scivolare
sul clitoride. Mi piace masturbarmi, lo
trovo rilassante. Mi tocco lentamente
per trarre maggiore piacere dallo
strofinamento delle dita sulla carne.
Le pareti della fica si
contraggono. Sollevo più volte le
natiche dal letto mentre il respiro mi
si è fatto affannoso. Vado avanti a
toccarmi per una decina di minuti
fintanto che decido di accelerare il
movimento delle dita.
- Godo! Cazzo se godo! -
biascico sotto voce.
La fica fradicia gronda
umore in grande quantità. L'orgasmo si
accompagna a un lieve fremito delle
gambe. Una vampata di calore mi sale al
cervello e mi lascia per alcuni istanti
la vista annebbiata, del tutto incapace
di cogliere ciò che mi circonda.
Dopo essermi piacevolmente
masturbata mi ritrovo a essere ancora più
eccitata. Mi giro sul fianco e appoggio
un gomito sul letto. Resto a osservare
il viso di Carlos che, per niente
turbato da quanto ho portato a termine,
dorme saporosamente.
L'attrazione che provo per
il suo cazzo è qualcosa d'indicibile.
Non riesco a dominarmi. Gli sfioro
l'incavo di una coscia con la mano e
giungo sino alla radice del cazzo. Una
contrazione della gamba è la prima
reazione provocata dal contatto delle mie dita.
Lo scroto, scuro,
all'apparenza flessuoso, è solcato da
piccole arricciature della pelle.
Intorno alla radice del cazzo la quantità
di peli è assente, segno che a Carlos
piace depilarsi per contenerlo al meglio
nel perizoma che gli ho visto addosso, o
più semplicemente per piacere ai
clienti.
Con la mano gli sfioro il
cazzo e piano piano inizio ad accarezzarglielo.
I movimenti delle dita,
lievi e delicati, accrescono il mio
stato d'eccitazione. Lo intuisco dalla
quantità di saliva che mi riempie la
bocca e mi ritrovo a deglutire.
Gli afferro per
intero il cazzo e
inumidisco la cappella lasciandoci
cadere un po' di
saliva. Assopito com'è Carlos non si è
accorto di nulla. Faccio scorrere le
dita sul cazzo con maggiore decisione e
allora Carlos si sveglia.
- Ehi! Dico, posso sapere
cosa stai combinando?
- E' l'unico modo che
hai per sdebitarti con me dopo che hai
pernottato nel mio letto. Ti prego
lasciami fare!
Ora che Carlos è sveglio
posso muovermi più liberamente. Inizio
a menargli il cazzo con maggior foga. La
percezione che ho nello stringere un
cazzo fra le dita è qualcosa
d'indefinibile. Ho le tette gonfie e
godo del piacere che sanno darmi questi
attimi.
Mentre con una mano lo masturbo
con l'altra mi accarezzo i capezzoli
diventati turgidi al pari del mio clitoride.
Ho perso il lume della
ragione. Più di un rantolo di piacere
esce dalle mie labbra come fossi una
asmatica. Di
tanto in tanto inumidisco il cazzo con
la saliva per fare scorrere meglio le
dita. Carlos assiste passivamente alla
mia performance. Sono fuori di testa e
non mi accorgo che lui sta per venire.
Lo intuisco tardi, dallo sperma che
fuoriesce di getto dall'uretra e che per
poco non mi colpisce in viso.
Lascio che sia lui a
ripulirsi con un lembo del lenzuolo.
Abbandono il letto e vado in bagno per
riassestarmi. In fin dei conti Carlos è
pur sempre un viados e ogni precauzione
è lecita.
Tolgo da un cassetto un
sapone antisettico e mi accomodo sul bidè.
Lascio che l'acqua tiepida scorra sulle
labbra della fica e la detergo di sapone.
Il calore delle dita con
cui strofino la fica mi riaccende il
desiderio, non completamente sopito, di
venire anch'io. Con l'aiuto del sapone
inizio a sfregare le dita sul clitoride
cullandomi in questo dolce piacere.
Dopo avere tenuto fra le
mani il cazzo di Carlos desidero essere
penetrata per davvero. Smetto di
carezzarmi e infilo due dita nella fica,
ma non è sufficiente ad appagare i miei
sensi. Ho bisogno di qualcosa di più
voluminoso per godere. Mi alzo, apro
l'armadietto dei profumi e vi guardo
dentro.
L'unica cosa adatta al mio
scopo è il tubetto dello shampoo. Lo
afferro e mi chino di nuovo sul bidè,
insapono la parte tonda del coperchio,
poi infilo il tubetto nella fica.
L'oggetto sembra adattarsi
alla mucosa della fica. Dopo pochi
spostamenti ho la sensazione di un
gradevole piacere. Chiudo gli occhi e
sincronizzo le carezze al clitoride con
il movimento dell'oggetto che scivola
nella cavità. Quella che mi coglie è
una sensazione strana, un orgasmo
primitivo.
Devo essere pazza per
comportarmi così, ma più sto a pensare
a queste cose, più le mie mani
accelerano il movimento. Ho un altro
orgasmo più profondo del precedente. Mi
accascio con la fronte contro la parete
del bidè mentre le gambe mi tremano.
Quando ritorno nella camera
Carlos è riverso sul letto e ha ripreso
a dormire. Fuori dalla finestra un
timido sole ha fatto breccia fra le
nuvole. Gocce di pioggia iniziano a
infrangersi sui vetri preludio a un
nuovo giorno di lavoro in ospedale.
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