LA NOTTE DELLE DELIZIE
di Farfallina

AVVERTENZA

Il linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto possa offenderti sei invitato a
uscire.

 

  
 
-L
a stella luminosa in coda alla costellazione dell'Orsa Minore è la Stella Polare.
    - Ne sei certo?
    - Che fai? Mi prendi in giro?
    - Ma no, dai, sto scherzando.
    - Piuttosto, hai individuato qual è l'Orsa Minore?
    - Uffa!... sì.
    Osservo il firmamento stupita dalla sua straordinaria bellezza. Prima di stasera non mi era mai accaduto di trovarmi sdraiata sull'erba di un prato, insieme a un uomo, coinvolta nello scrutare la volta celeste. Quella che sta per iniziare è la notte di San Lorenzo, la notte in cui le stelle cadenti compaiono in gran numero nel cielo e gli innamorati, all'apparire di una meteora, esprimono un desiderio con la speranza che si avveri.
    Quello che provo, al cospetto dell'universo stellato, è una sensazione di nullità. Guardo il cielo e ho l'esatta misura di quanto è insignificante la mia esistenza. Tutt'a un tratto sono percorsa da brividi di freddo che mi gelano il corpo. Andrea mi riporta alla vita con delle considerazioni sulle costellazioni celesti. Ascolto le sue parole e metto da parte le malinconiche riflessioni sul mistero dell'universo.
    - Le galassie sono insiemi di stelle. La nostra Galassia è la stessa del Sole, ma nell'universo ce ne sono infinite altre. Alcune si materializzano in una enorme concentrazione di stelle, una di queste è la Via Lattea. Vedi quell'ammasso di astri che si estende lassù?
    Andrea indica con l'indice della mano una scia luminosa, formata da milioni di stelle, sopra le nostre teste e la guardo con molto interesse.
    - Sì, certo. - dico.
    - Ebbene, quella è la Via Lattea.
    Osservo il cielo stellato impaurita per effetto delle considerazioni che ho appena fatto sulla inconsistenza della mia esistenza terrena. Mi aggrappo con tutt'e due le mani a un braccio di Andrea e glielo cingo d'intorno.
    - Tu non hai bisogno di me, ma io di te sì.
    - Ehi, sciocchina, che ti prende stasera?
    - Niente, è che mi va così.
    - Vieni qua, dai, fatti più vicina.
    L'oscurità notturna è pressoché completa. Accuccio il capo sulla sua spalla e resto a guardare le ombre tracciate dalla luna sul suo viso. Subito dopo mi perdo a osservare lo spettacolo notturno della Pianura Padana che si estende sotto di noi ed è altrettanto affascinante.
    Le città e i paesi sono facilmente identificabili per la concentrazione luminosa dei plessi abitati. L'autostrada del Sole, la Via Emilia, e molte altre strade di comunicazione extraurbana, sono facilmente riconoscibili per le scie luminose tracciate dai fari delle automobili. Parma è sotto di noi, mentre pochi chilometri più in là, alla nostra destra, c'è Reggio Emilia, ancora più lontano Modena. Oltre il Po, alla mia sinistra, c'è Mantova e poi Cremona.
    Sono grata a Andrea per avermi condotta qui. Se non lo avesse fatto avrei trascorso la serata, seduta intorno a un tavolo di Piazza Garibaldi, ad ascoltare i discorsi di chi non sa fare altro che dissertare di vacanze, bere lattine di birra e fumare canne. Stasera sto bene qui, a guardare le stelle.
    - A proposito, sai di che materia è fatta una stella cadente? - mi chiede con un tono di voce che tanto assomiglia a quello di un insegnante di liceo.
    - No, prova a dirmelo tu che sei così intelligente.
    - Sono degli aggregati di rocce e ghiaccio.
    - Questo non spiega il perché della scia luminosa che si trascinano dietro.
    - Le tracce incandescenti che vediamo derivano dalla penetrazione dei meteoriti che si disgregano dopo una combustione di pochi secondi quando entrano negli strati densi dell'atmosfera terrestre.
    - Ecco spiegato il perché della breve durata della scia luminosa. Non ti facevo così preparato su questo argomento.
    - Stamani ho letto un lungo articolo sulle pagine di Repubblica che trattava questa materia, tutto qui.
    - E le comete invece cosa sono?
    - Le comete sono un'altra cosa. Ricordi la cometa di Halley tanto reclamizzata qualche anno fa? Le comete sono oggetti celesti che descrivono un movimento orbitale attorno al sole e ricompaiono ciclicamente alla vista di chi come noi sta sulla terra. 
    - E la scia luminosa a cosa è dovuta?
    - Quando transitano in vicinanza del Sole si forma una chioma di gas generata dall'evaporazione della superficie del nucleo che si distende in una coda di parecchie centinaia di chilometri e la rende visibile a noi terrestri.
    - Non so spiegarti il perché ma già da ragazza ho sempre pensato alle comete come a un simbolo fallico.
    - Ma dai...
    - Non scherzo, affatto, te lo giuro.
    - La verità è che sei patita di sesso e vedi cazzi dappertutto.
    - Uffa! Con te non posso mai parlare seriamente.
    - Dai, vieni qua, stupidina.
    Con la forza delle braccia mi attira a sé e mi stringe forte al petto. Il plaid di lana a colori vivaci che Andrea ha steso sopra un cumulo d'erba, essiccata e pronta per essere imballata, funge da soffice materasso. La serata è calda, un sottile strato di rugiada bagna il terreno. Nell'aria non si avverte alcun rumore. La natura sembra acquietata.
    - Guarda! Una lucciola! - grido meravigliata dall'inconsueta scoperta.
   
- Là... Là... ce n'è un'altra. Anche più in là ce ne sono tante altre. - mi fa segno Andrea.
    - Ma allora non è vero che i diserbanti hanno soppresso queste forme di vita.
    - Non lo so. - risponde, dopo avere effettuato un profondo respiro.  - E' strana la natura, riesce sempre a stupirci. Senti questo rumore? Sono grilli oppure è una cicala?
    - Boh! Non sono capace di distinguerli, in vita mia non ho mai visto da vicino nessuno di questi animaletti.
    Sono davvero ignorante, cazzo! Ho trent'anni e conosco ben poco della natura che mi circonda. E' strana la vita, trascorro gran parte delle giornate in una corsia d'ospedale, prendendomi cura dei corpi di persone malate, ma vita e morte continuano a essere un grande mistero per me.
    Il lavoro occupa gran parte della mia giornata, detesto oziare, preferisco tenermi occupata, perché se sono attiva non penso. Mi piace essere piacente e considerata dagli altri, e quello che guadagno lo sperpero acquistando abiti e oggetti alla moda. E' questa una delle ragioni per cui sono sempre disponibile a fare del lavoro straordinario.
    Stasera mi ritrovo qui, coricata sopra un prato, immersa nella natura, e non so nemmeno distinguere il rumore generato da un grillo e quello di una cicala. Sono davvero una frana!
    L'universo stellato è immobile sopra le nostre teste nella sua infinita bellezza. Tutt'a un tratto ho la sensazione che, allungando una mano, potrei cogliere un miliardo di stelle e portarmele via, ma è solo immaginazione la mia, infatti, non ho nessuna cognizione dello spazio e del tempo, non so da dove provengo né mi è dato sapere quello che il destino mi riserva. L'unica mia certezza è che esisto.
    - Stringimi forte. Ho voglia di fare l'amore, subito, adesso. - sussurro all'orecchio di Andrea.
    - Ehi, Farfallina. Cos'hai? 
    - Te l'ho detto, ho voglia di fare l'amore. Ora, sotto le stelle.
    Andrea è molto delicato nei suoi modi. Non ha bisogno né di frustarmi né di seviziarmi per farmi godere, quello che sa darmi, più di ogni altro uomo, è l'affetto. E' una persona speciale e io non merito tutte le sue premure. Lui sa tutto di me e dei miei trascorsi, conosce le mie vicissitudine, e ha saputo accettarmi per quella che sono, con i miei difetti e i pregi se mai ne possiedo qualcuno. Stiamo insieme soltanto da alcuni mesi; il tempo necessario per capire che non avrei potuto trovare compagno migliore di lui.
    Le sue dita mi esplorano le tette e sfiorano con insistenza l'apice dei capezzoli. Adoro essere toccata lì, è un punto del corpo in cui sono particolarmente sensibile alle sollecitazioni tattili. Lo strofinare delle dita sulla sporgenza carnosa che si eleva sui miei seni mi provocano degli spasmi di piacere. Espando il torace in maniera irregolare e accompagno il movimento con dei brevi sussulti della bocca. Stasera non indosso il reggiseno e questo permette a Andrea di toccarmi le tette senza impedimenti. Scuote più volte i capezzoli dilettandosi a gingillare le punte con le dita. Sto crogiolandomi di piacere, assoggettata alle stimolazioni tattili delle sue mani, ma non glielo dico.
    Un impulso improvviso lo porta ad afferrarmi i margini della canotta che indosso. La fa passare sopra il capo e me la sfila. Posa le labbra sopra un capezzolo, lo stringe fra le labbra, e lo succhia. Gli accarezzo il capo e lascio che seguiti a tettare.
    Mugolo di piacere incalzata dai movimenti della sua bocca che mi succhia il capezzolo. Ripete il gesto più volte, su entrambi i seni, soffermandosi maggiormente su quello di destra, più sensibile dell'altro a questo genere di attenzioni, e lui lo sa bene.
    Andrea è in balia di uno straordinario stato di eccitazione. Delizia il mio corpo di baci e seducenti carezze. Resto a fissare il cielo stellato e mi abbandono alle sue effusioni. Provo piacere nell'essere coccolata, specie in una notte come questa. Nel cielo non c'è traccia di stelle cadenti, ma spero che non tardino ad arrivare.
    Felicità, godimento, incanto. Sono sensazioni che fino a stasera non avevo mai provato tutt'insieme. Le sto provando ora, con Andrea. Vorrei dirglielo, farlo partecipe della mia felicità, ma ho paura di apparirgli banale ed essere considerata sciocca o peggio ancora sprovveduta.

    Una scia incandescente solca il cielo per una frazione di secondo e scompare nel nulla.
    - Eccola, l'ho vista! E' una stella filante! - urlo cercando di divincolarmi dalle braccia che mi cingono d'intorno. Provo a mettermi seduta, ma Andrea mi sospinge la schiena sul terreno.
    - Sì... sì, ti credo. - farfuglia, mentre con la mano mi scosta la gonna jeans che porto addosso.
    - Dai, tiratela via.
    Mi libero della gonna e lascio che sia Andrea a togliermi le mutandine, dopodiché anche lui si leva gli abiti. Restiamo nudi sul pagliericcio e ci abbracciamo.
    - Ti amo. - sussurra al mio orecchio.
    Il modo delicato con cui ha pronunciato la frase mi lascia sorpresa. Da quando ci conosciamo non hai mai pronunciato questa parola.
    - Cosa hai detto? - rispondo.
    - Ti amo!
    - Anch'io ti amo, tanto.
    Vorrei piangere, ma non ne sono capace. Sono felice. Allargo le gambe. La cappella mi sfiora il monte di Venere. Andrea s'inarca con la schiena e mi penetra.
    - Sì... sì, ti voglio. - soggiunge, mentre affonda il cazzo dentro di me.
    Alzo le gambe e congiungo i calcagni dietro le natiche di Andrea. Sospingo il corpo del mio compagno verso di me e accompagno i miei movimenti con i suoi. Il cazzo mi scivola nella vagina dilatandola a dismisura.
    L'umore che in maniera così indecente produco è così copioso che potrei raccoglierlo in un cucchiaio. Congiunti nell'amplesso andiamo cogliendo quanto di meglio la notte ci riserva.
    Il corpo di Andrea è madido di sudore, il mio lo è ancora di più. Il piacere che sto provando è ineguagliabile. Accompagno i movimenti del cazzo dentro il mio corpo accarezzandomi i capezzoli, poi inizio a toccarmi il clitoride gonfio come un cece.
    E' piacevole abbandonarsi all'estasi di questi sfregamenti.

    Andrea mi mette cavallo sopra di sé, nella posizione dello smorzacandela, e il cazzo raggiunge il fondo della fica. Distendo le braccia e con le mani raggiungo il petto del mio compagno, poi mi lascio dondolare. Fra le possibili posizioni che conosciamo questa è senz'altro la mia preferita.
    - Ti piace eh! - mi sussurra all'orecchio.
    - Sì... sì... continua così.
    Dimeno il culo e le spalle mentre seguito a inarcare la schiena e affondare le unghie nella carne del suo torace. Mi mordo le labbra per non urlare, ma non so trattenere il grido di piacere che tutt'a un tratto esce dalla mia bocca.
    - Vengo... - mi rende partecipe Andrea.
    - Ti prego no... aspetta... aspetta. - lo supplico.
    Andrea rallenta la sua azione. Tremo mentre l'orgasmo mi sale dal basso verso il cervello. Ormai ho perso il lume della ragione, l'unica cosa che sento è il cazzo che stringo fra le cosce. Raggiungiamo l'orgasmo tutt'e due a breve distanza una dall'altro. Mentre vengo socchiudo gli occhi e scopro che esiste un altro mondo pieno di stelle: è quello che ho nella testa.
    Andrea eiacula dentro di me. Il seme defluisce dalla vagina e mi bagna l'ano. Restiamo avvinghiati una all'altro per un tempo che vorrei durasse per sempre, poi ci scambiamo un lungo bacio.
    - Ti amo. - gli dico.
    - Anch'io.
    Stanotte avrei voluto dirglielo un'infinità di volte, ma è come se lo avessi fatto.

    Le stelle cadenti tracciano nel firmamento numerose scie luminose. E' una notte fantastica, restiamo abbracciati e aspettiamo l'alba riparati da un tetto di stelle.
    Verso mattina una stella filante, più luminosa delle altre, compare nel cielo. Stringo la mano di Andrea mentre la scia luminosa svanisce nelle tenebre ed esprimo un desiderio.
 

 

 

 
 

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