P atrizia
l’ho conosciuta, in maniera del tutto
casuale, al bancone di un american bar.
In quella occasione, seduti su una sedia a
trampolo, insistette a lungo, tra una bevuta e
l'altra di
birra, a parlarmi
dei suoi guai, soprattutto del moroso
che la tradiva.
Non fu difficile rimorchiarla. All'una
di notte ci trasferimmo a casa sua.
Davanti alla porta dell'appartamento,
mentre si attardava a isolare dal mazzo
delle chiavi quella che le sarebbe
servita ad aprire la serratura, le cinsi
le braccia intorno ai fianchi. La
strinsi forte a me e la baciai sul
collo. Lei non si divincolò
dall’abbraccio mentre le alitavo il
fiato caldo sul collo e ansimavo di
piacere. Mi lasciò fare accostando il
petto e il resto del corpo contro il
legno della porta, senza decidersi ad
aprirla, eccitata dalla consistenza del
cazzo che le mantenevo calcato contro il
fondoschiena.
Superata la soglia di casa si
sciolse dal mio abbraccio. Chiuse la
porta alle nostre spalle e si girò
verso di me.
- Sei impaziente, eh! Ci
scommetto che hai voglia di scoparmi,
vero? - disse sorprendendomi non poco
per la sua schiettezza. - Prima però
dovrai fare il bagno, ti va?
La cosa, detta così, mi infastidì
parecchio, anche perché non avevo
cattivo odore addosso e nemmeno
coscienza della necessità di fare un
bagno. Formulata la richiesta si premurò
di togliersi il vestito e rimase con
solo le mutandine e il reggiseno sulla
pelle. Lasciai che mi prendesse per mano
e mi conducesse nella stanza del bagno,
imbarazzato dalla strana situazione in
cui mi ero venuto a trovare.
Mentre l'acqua usciva a fiotti
dai rubinetti Patrizia si occupò di
versare dei sali profumati nella vasca
da bagno, poi, senza che glielo
chiedessi si liberò del reggiseno e
delle mutandine. Rimasi a guardarla
sorpreso dal colore paglierino dei peli
del pube, completamente diversi dalla
tinta dei capelli castani.
Nuda era bellissima. Possedeva fianchi
stretti, culo sodo, tette non ingombranti, e le areole dei capezzoli erano
rosa con le punte sporgenti più del
normale.
- Beh, che aspetti a toglierti
gli abiti? - disse guardandomi con aria
per niente stupita.
Sollecitato dalle sue parole mi
liberai dei jeans e subito dopo della
t-shirt, infine dei boxer. Nudo ostentai
un certo imbarazzo nel mostrarle il
cazzo che si ergeva dritto come un
birillo fra le mie gambe.
- Dio bono! Che bell'arnese che
c'hai! Complimenti!
Furono le parole che uscirono
dalle sue labbra quando adocchiò il
rotolo di carne che troneggiava fra le
mie cosce. Messo da parte l'adorabile
broncio che albergava sul suo viso
concluse la frase con un sorriso.
La vasca da bagno non era colma
d’acqua quando bucò con la punta del
piede lo strato di bolle di sapone che
galleggiavano sulla superficie. Si
immerse dentro con il resto del corpo,
dopodiché si rivolse a me.
- Beh, che aspetti? - disse.
L'acqua calda seguitò a uscire
dal rubinetto mischiata a quella fredda
mentre Patrizia agitava nervosamente i
piedi nella vasca. Incalzato dalle sue
parole la seguii dappresso collocandomi
sul lato opposto della vasca, semiseduto
di fronte a lei.
Dietro suo suggerimento mi
premurai di mantenere le gambe
divaricate dando modo ai suoi piedi di
incunearsi fra le mie cosce ed entrare a
contatto con il cazzo. Patrizia si diede
subito da fare utilizzando i piedi come
le ganasce di una morsa, dopodiché li
fece scorrere lentamente, masturbandomi
fino a farmi venire di un piacere
inusitato.
Soddisfatto della sega che
Patrizia portò a termine con gli alluci
dei piedi, rimasi in ammollo nella vasca
insieme a lei, con le traccia di sperma
che galleggiavano a fior d'acqua, mentre
insisteva a parlarmi dei suoi problemi.
Finsi d'ascoltarla, ma ciò che
desideravo fare al più presto era di
seppellirglielo nel culo, il cazzo.
Alle due di notte, con la pelle
bollita per essere rimasto a lungo in
ammollo nell'acqua calda, mi ritrovai a
giacere nel suo letto. Lì ci adoperammo
a fare l'amore.
* * *
L'appartamento di Patrizia, tre
stanze, un bagno e la cucina, si trovava
al quinto piano di un vecchio palazzo
privo di ascensore, poco distante dalla
Facoltà di Lettere dell'Università.
Ero andato a farle visita smanioso di
trascorrere la nottata nel suo letto.
Avrei lasciato la sua compagnia soltanto
l'indomani, all'alba, come era accaduto in altre
occasioni, senza nessun rimpianto, ma
con le palle svuotate.
Era un martedì imbronciato, di
quelli destinati a finire peggio.
Patrizia comparve sulla porta di casa
con addosso un pigiama rosa a fiori
bianchi. Per niente sexy, con i capelli
scompigliati, il viso privo di trucco,
gli occhi semichiusi, mostrava una
espressione stanca. Il fidanzato se
n'era andato da poco e non avrebbe fatto
ritorno sino all'indomani. Avevano fatto
l'amore, ne ero certo, ma la cosa aveva
poca importanza per me, anzi, avrei
trovato il letto ancora caldo dei loro
corpi e la cosa mi eccitava parecchio.
Addosso avevo una dannata voglia
d'incularla al più presto, solo questo
m'importava. Lei lo sapeva bene perché
al telefono glielo avevo fatto capire
quando mi aveva richiamato, dopo che
l'avevo cercata, per dirmi che il moroso
se n'era andato e potevo farle visita.
Mi accomodai nella stanza da
letto inseguito dappresso da Patrizia
che non sembrava granché entusiasta
della mia visita. Senza troppi preamboli
mi liberai degli abiti e presi posto
sotto le lenzuola. Patrizia fece lo
stesso, imitandomi, dopo essersi
liberata del pigiama. Coricato sul
letto, con il braccio di Patrizia che mi
avvolgeva il costato, sotterrai il viso
fra le sue tette prestando orecchio alle
pulsazioni del cuore.
- Ieri notte ho fatto un sogno
strano. - disse con voce sofferente.
- Dai, parla, ti ascolto.
- Ho sognato che facevo l'amore
con un vecchio.
- Un vecchio? E hai goduto?
- Credo di sì, perché mi sono
svegliata con la figa bagnata fradicia.
E sono venuta nello stesso modo che mi
è accaduto durante il sogno, non lo
trovi strano?
- No, perché?
- Non ho mai scopato con un uomo
più anziano di me, l'ho sempre fatto
con ragazzi della mia età, a eccezione
di te. Non so se sarei capace di fare
sesso con uno che ha l'età di mio
padre, mi sentirei in imbarazzo. Tu lo
faresti con una donna di sessant'anni?
- Non lo so, dipende...
- Da cosa?
- Dall'occasione. Però un
pompino potrei farmelo fare.
- Io non lo farei mai un pompino
a un vecchio.
- Magari ti ecciteresti più di
quanto ti succede facendo l'amore con me
o con il tuo moroso.
- Non penso, e poi quando scopo
con te molte volte chiudo gli occhi e
immagino che tu sia Michael Douglas.
- Chi?
- Michael Douglas! Non te l'ho
mai detto?
- No.
- E' un complimento, cosa credi?
- Pensavo il contrario. E poi
manco gli assomiglio.
- Fisicamente no, è vero, ma
avete delle affinità che vi rendono
molto somiglianti.
- Quali?
- Beh, diciamo che con il tuo
modo di fare mi ricorda il personaggio
di un detective erotomane da lui
interpretato in un film.
- Un film è un'opera di
fantasia.
- Ma nella vita reale Michael
Douglas lo è per davvero un erotomane.
Non lo sapevi?
- No.
- Lo ha rivelato lui stesso in più
di una occasione a chi lo intervistava.
Non credo che lo abbia detto soltanto
per farsi della pubblicità gratuita.
- Ah, sì? Allora pensi che
anch'io sia un erotomane come lui?
- Che c'è di strano? Certo che
lo sei! Hai la voglia di figa stampata
sulla fronte. Si riconosce a un miglio
di distanza. Secondo me la chiedi a
tutte le donne che incontri, vero?
- Ma va. - fu l'unica parola che
mi uscì dalla bocca.
- E' inutile che fai quella
faccia da pesce lesso. Ho visto
l'espressione del tuo viso sai, anche se
lo tieni insabbiato fra le mie tette.
Sei un erotomane come lui, lo so.
- Mi fai ridere. E quale sarebbe
il film in questione?
- Basic Instinct!
- Uhm...
- Devi averlo visto per forza, ne
sono certa. E' un thriller erotico che
le televisioni commerciali trasmetto di
continuo. La protagonista femminile del
film è Sharon Stone. Hai presente la
Stone?
- Certo che lo so chi è. Vuoi
farmi credere che tu assomigli a lei?
- Ma no, che centro io, l'ho citata
per richiamarti alla memoria certe
sequenze del film che ha interpretato
insieme a Michael Douglas.
- Adesso che ci penso di quella
pellicola mi è rimasta impressa una
scena.
- Quale?
- Quella in cui Sharon Stone,
durante un interrogatorio al
commissariato, accavalla le gambe
davanti ai poliziotti e rende manifesto
il fatto che non indossa biancheria
intima sotto la gonna, sbaglio?
- No, affatto. E non ricordi
nient'altro?
- Ti riferisci ai gusti
eccentrici della protagonista a
proposito dei modi di fare sesso?
- Che erano gli stessi di Michael
Douglas, protagonista maschile della
pellicola, e anche i tuoi, perché anche
tu sei un depravato.
- E cosa te lo fa credere?
- La voglia che hai d'incularmi.
Non è forse vero? - disse tirandomi il
capo all'indietro dopo avermi afferrato
con la mano la chioma dei capelli.
Mi ritrovai col viso a poca
distanza dalla sua bocca certo che da lì
a poco mi avrebbe baciato, invece non lo
fece.
- Che c'è di strano? - dissi.
- Niente... niente.
- Credi davvero che io sia un
sadico?
- No, sono io la sadica. Pensa
che da bambina, più di una volta, ho
messo il gatto della nonna dentro il
cestello della lavatrice, dopodiché
facevo partire il programma di lavaggio
per alcuni minuti per eliminare le pulci
dal pelo, ma non sono mai riuscita a
eliminarle del tutto.
- Di sicuro non ti piacciono le
bestie, ma gli uomini sì, vero?
- A me gli uomini attraggono.
Specialmente in primavera. In quel
periodo dell'anno ho sempre voglia di
fare nuove conoscenze. E' così che ti
ho conosciuto, ricordi?
Come al solito Patrizia aveva una gran voglia di parlare, sembrava non
poterne fare a meno prima di mettersi a
cucinare il mio sesso. Rimasi zitto
mentre l'unica cosa che avevo in mente
era che da lì a poco glielo avrei
seppellito nel culo, il cazzo.
Cominciai a inumidirle i capezzoli
trascinandoci sopra la lingua. Ne
inglobai uno fra le labbra, quello dei
due che avevo individuato essere il più
sensibile. Cominciai
a succhiarlo, poi andai avanti dandogli
dei morsi stimolando la mia compagna di
letto che prese a gemere di piacere, e
finalmente cessò di parlare.
Le dita delle sue mani si incunearono
fra le pieghe dei miei capelli e mi
attirò a sé. Seguitò a accarezzarmi
il capo fintanto che abbassai le guance
fra le sue cosce e infilai la lingua fra
le pieghe della vagina. Mi spinse il
capo verso di sé e io iniziai a
leccarle il clitoride. Seguitai a
leccare e succhiare fintanto che
raggiunse uno dei suoi orgasmi a
grappolo che ogni volta la lasciavano
stremata dopo una sequela di brividi e
tremori. Subito dopo la inculai.
Nel buio della stanza respiravamo
a fatica, uno accanto all'altra, madidi
di sudore, esausti ma appagati. Tutt'a
un tratto Patrizia si mise a sedere sul
letto, accese la luce dell'abat-jour e
si rivolse a me.
- Hai paura d'invecchiare?
Mi soffermai a guardarla negli
occhi prima di risponderle. I capelli
scompigliati, le guance arrossate, le
labbra gonfie, le conferivano un aspetto
animalesco. Bella la era davvero, non
assomigliava per niente a Sharon Stone,
ma bella la era per davvero.
- Perché mi fai questa domanda?
- E' così strana?
- No, ma pensavo che fosse
attinente al discorso che abbiamo fatto
a proposito del sogno che mi hai
raccontato.
- No, non c'entra.
- E allora perché mi hai fatto
questa domanda?
- Ho paura di ritrovarmi vecchia,
con i seni cadenti, la pelle rugosa, e
la cellulite. Mi desidereresti lo stesso
se fossi così?
- Non lo so, vedremo.
- Ma a te non fa paura
invecchiare?
- A me quello che fa paura è
guardarmi indietro.
Patrizia non mi chiese il perché
di quella affermazione. Io non le diedi
nessuna spiegazione anche se avrei
voluto rivelarle ciò che mi consumava.
Seguitò a parlare fingendo di non
capire, forse.
- Sì, le paure sono tante. -
concluse.
- Le paure sono quelle che ci
mettono addosso gli altri. Ho persino
smesso di guardare il telegiornale,
stanco di ascoltare cattive notizie.
- Il nostro sbaglio è che non
capiamo quando siamo felici, smaniamo
dalla voglia d'avere sempre di più e
non sappiamo distinguere quali sono le
cose importanti della vita.
- Io ti amo. - le dissi,
mentendo.
- Non è vero, tu hai bisogno di
me per scopare e questo non è amore.
Stare con me ti è necessario per
sopravvivere, questo soltanto, il resto
non lo so.
Non le diedi risposta, socchiusi
le palpebre e mi addormentai fra le sue
braccia consapevole che avremmo vegliato
per il resto della notte una sull'altro,
dopodiché mi sarei svegliato con lei
accanto. Ancora una volta sarei tornato
a chiedermi che senso aveva la nostra
relazione, ma ero consapevole che un significato
non l'aveva.
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