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NOTTE
PARMIGIANA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
l e
luci abbaglianti della Porche Carrera illuminano i
catarifrangenti sistemati ai bordi della
carreggiata. Faccio pressione sul pedale
dell'acceleratore senza curarmi dei limiti di
velocità.
Il contachilometri, sistemato
nel quadro comandi, segna i centosessanta chilometri
all'ora nel
tratto di strada che da Salsomaggiore
conduce a Fidenza.
La serata è afosa. Gocce di sudore
mi scendono dalla fronte rigandomi il viso. Ho fatto le ore
piccole scopando e sniffando cocaina in un party
a cui nemmeno ero stato
invitato, ma non è questa la vera
ragione dei miei nervi tesi.
La voce assordante di
Marilyn Manson esce dai diffusori
posizionati nell'abitacolo della Porche
Carrera, e mi tiene compagnia durante questa
interminabile notte d'agosto. Eseguo un
sorpasso dopo l'altro nel lungo
rettilineo che da Fidenza conduce a
Parma. L'insegna luminosa del Mc Donald's,
aperto nonostante l'ora tarda, annuncia
la periferia della città.
Al party sono stato testimone di alcune scene
raccapriccianti che mi hanno lasciato
disgustato. Ho preferito abbandonare i
compagni d'orgia, nonostante i piaceri
del sesso, piuttosto che rimanere inerme
di fronte alle immagini che stavo
osservando.
Il Rolex Daytona che
indosso al polso segna l'una. E' tardi,
ma non ho nessuna voglia di fare ritorno
a casa. Ingerisco una pastiglia di Xanax
e subito dopo ne assumo una di Valium,
dopodiché proseguo nel mio vagabondare
notturno in giro per la città.
Il caldo è insopportabile.
Infilo più volte le dita fra i capelli
inumidendoli con le gocce di sudore di
cui ho imperlato la fronte. Radio
Capital, sulle cui frequenze ho
sintonizzato l'autoradio, sta
trasmettendo un brano di musica reggae
eseguita da Bob Marley. Accendo una
Marlboro Lights e aspiro alcune boccate
di fumo. In prossimità del
cimitero monumentale della Villetta
rallento la corsa e, con il muso della
Porche, mi accomodo in culo
alla colonna di autovetture che mi
precedono.
Gruppi di prostitute dalla
pelle nera stazionano nel viale contrattando
prestazioni e tariffe con gli
automobilisti che mi precedono,
mescolando il colore della pelle con il
buio delle tenebre. In prossimità di un
lampione una delle prostitute si avvicina al
finestrino della Porche che ho lasciato
abbassato. Un mini perizoma rosso le
nasconde la vista del pube ed è l'unico
indumento che ha addosso al pari della
borsetta tracolla. Il trucco argentato
attorno agli occhi brilla come un lume
nella notte buia. Le labbra spesse e
debordanti si schiudono in un sorriso e
mettono in evidenza la dentatura colore
dell'avorio.
- Bocca, culo, fica trenta
euro. Bocca, culo, fica, trenta euro.
Bocca, culo, ficaaaa...
Non faccio caso alle sue
parole. Annuso l'odore di marcio che
spande la sua pelle e la repellente
puzza dell'alito; e li trovo entrambi
disgustosi.
Le parole pronunciate
utilizzando un italiano azzoppato, ripetute all'infinito, mi indispongono.
Possibile che nessuna puttana senegalese
parli bene l'italiano? Mi chiedo mentre
sterzo il volante della Porche e provo a
infilarmi con le ruote anteriori sulla
corsia di sorpasso.
- Ma vaffanculo. Stronza! -
urlo mentre la mulatta vuole impedirmi la manovra aggrappandosi
con le mani al finestrino che ho
mantenuto abbassato.
- Trenta euro. - scandisce,
mentre mi allontano.
La voce di Jennifer Lopez
ha preso il posto di quella di Bob
Marley e mi sta facendo compagnia in
questo girovagare notturno per la città.
Conduco la Porche per i viali periferici
senza una meta precisa, fintanto che non
trovo di meglio che infilarmi nel
parcheggio del Nautilus, un locale che
va di moda, frequentato in massima parte
da gay e lesbiche, ubicato sulla Via
Emilia fra Parma e Reggio Emilia aperto tutto l'anno sino
all'alba.
A quest'ora della notte il
parcheggio è occupato da un numero
inusitato di autovetture. Infilo la
Porsche 911 fra una Ferrari Testarossa e
una Bugatti Chiron dal mitico colore blu
di Francia. Scendo dall'auto e mi
incammino verso l'entrata del locale.
Quando sono a pochi metri
dalla porta d'ingresso principale sono urtato da
due checche che si attardano a parlare
fra loro, cianciando a voce alta, mentre abbandonano il Nautilus.
- Ehi. - dico. - E' questa
la maniera?
Una delle due, che a
malapena stenta a reggersi in piedi, riesce a
biascicare alcune parole.
- Perché non vieni a farti
un giretto con noi? Dai bello, ti
facciamo un bel pompino o qualunque
altra cosa desideri.
L'altra checca trascina via
l'amica liberandomi dalla loro
ingombrante presenza. Proseguono a
bisticciare mentre metto piede nel locale. Un
buttafuori, la cui sagoma mi ricorda
Steven Seagal per l'aspetto massiccio e
i lunghi capelli brillantati, tirati
all'indietro e raccolti con un laccio,
mi guarda di sbieco ma preferisce non
chiedermi la tessera del club.
Un breve corridoio conduce
nella ampia sala dai cui altoparlanti
esce l'inconfondibile voce di Patty
Pravo che canta "Se perdo te",
L'aria condizionata mitiga
la calura della notte. Sulla pista da
ballo alcune coppie di lesbiche,
impegnate a slinguazzarsi e palparsi a
vicenda il culo, eseguono passi di danza
al ritmo della canzone.
Il bar delle consumazioni
si trova in un angolo del locale ed è
illuminato da una fila di faretti a luci
intermittenti gialle e blu. Mi avvicino al bancone e
prendo posto sopra uno sgabello a
trampolo. Quando il barman si avvicina
chiedo di servirmi una Perrier.
Il locale è stipato
all'inverosimile di gay e lesbiche. Il
rumore delle voci è coperto dalla
musica che sovrasta quello delle parole.
L'impressione che ne ricevo è che tutte
le persone presenti nel locale mostrano
d’avere un dannato bisogno di parlare
e fanno di tutto per apparire simpatici
e divertenti. Due travestiti, seduti a
un tavolo sistemato a poca distanza dal
bancone dove ho preso posto, mi
osservano con curiosità lanciandomi
allusivi cenni di richiamo che mi guardo
bene dal raccogliere.
- E' la prima volta che
metti piede in questo locale?
A pronunciare la frase è
una voce maschile dallo spiccato accento
veneto. Mi giro e quello che incontrano
i miei occhi è
lo sguardo di
un uomo, dall'apparente età di
trent'anni, la cui abbronzatura non è
certo frutto di una tintarella estiva. Una
folta capigliatura bionda gli scende a
scalare sulle orecchie. Lo guardo con
curiosità prima di rispondere alla sua
domanda. Indossa un paio di jeans
firmati Trussardi e una camicia di seta
rosa di Valentino sbottonata sul
davanti. Un pendente croce di oro
massiccio, con incastonati una serie di
brillanti, è agganciato a una catena
d'oro che gli circonda il collo.
L'oggetto si confonde con i pettorali
privi di peli.
- Sì, è la prima volta
che metto piede in questo locale. -
rispondo mentendo.
- Ti piace?
- Sì, lo trovo carino. E'
pieno di gente interessante.
- Sei alla ricerca di
qualcosa di particolare?
- No, ho solo voglia di
bere questa Perrier, poi vedrò il da
farsi.
La conversazione va avanti
per alcuni minuti soprattutto per merito
della sua perseveranza, infatti, sono più
interessato a osservare la gente che
occupa i tavoli piuttosto che
affaticarmi a scambiare parole con lui.
Stomacato dal profumo che
trasuda dalla sua figura decido che è
giunto il momento di farmi una sniffata
di cocaina. E poi la Perrier ha avuto
sui miei reni un effetto diuretico
riempiendomi a dismisura la vescica.
- Scusami, ma devo
assentarmi per andare a pisciare.
Lo lascio sorseggiare il
Johnnie Walker che tiene mezzo pieno nel
bicchiere e mi dirigo verso la porta dei
bagni.
Mentre attraverso il locale
per raggiungere la toilette ho la
sensazione di non passare inosservato.
Addosso avverto gli occhi delle persone
sedute attorno i tavoli e non ne sono affatto turbato.
Quando raggiungo il vestibolo delle
latrine mi dirigo verso uno dei tre
orinatoi incastonati alla parete opposta
alle porte dei gabinetti. Abbasso la
lampo, estraggo l'uccello, e un getto di
piscia mi
libera da ciò che m'ingombra la
vescica.
Il rumore dell'uscio che
sbatte alle mie spalle m'informa della
presenza di un'altra persona nel
vestibolo. L'ombra di un uomo cala
sull'orinatoio incastonato nel muro accanto al mio. Giro il
capo verso il nuovo entrato e mi accorgo
che è lo stesso tizio che poc'anzi
occupava il seggiolino accanto al mio al
bancone del bar.
I nostri sguardi
s'incrociano. L'uomo ammicca un sorriso,
scosta gli occhi verso il basso per
invitarmi a guardare in quella
direzione. Con sorpresa noto che la
mano, sul cui polso brilla un orologio
d'oro massiccio Boume & Mercier,
stringe un manganello di carne di tali
dimensioni da fare invidia a Rocco
Siffredi. Accenno un risolino e lascio
che le ultime gocce di piscia escano
dalla vescica. Dopo avere scrollato la
cappella un paio di volte ripongo
l'uccello nelle mutande. Faccio risalire la
lampo ed esco dalla toilette lasciando
che l'uomo si trastulli col suo magico
serpentone.
Mentre faccio ritorno al bancone
della mescita la calda voce di Mina
accompagna i miei passi. Dal portafoglio
estraggo una banconota da dieci euro e
pago la consumazione, poi esco dal
locale.
Le lancette del Rolex
Daytona che indosso al polso segnano le
quattro di mattina quando salgo in
macchina. Prendo la direzione della
campagna e mi lascio alle spalle, senza
alcun rimpianto, il Nautilus. Nel
lettore CD con memoria antishock
inserisco l'ultima incisione di Ligabue.
La voce aspra del rocker di Correggio mi
tiene compagnia in questa notte d'estate
che sembra non debba finire mai.
Imbocco la statale Asolana
e dopo qualche chilometro arresto la
Porche sulla sommità del cavalcavia che
si erge sull'Autostrada del Sole,
dopodiché spengo il motore della
autovettura. Tolgo dalla tasca della
giacca l'astuccio in cui serbo della
cocaina e sniffo una riga di polvere
bianca. Chiudo gli occhi e mentre vado
di sballo ripenso al momento in cui, a
inizio serata, stavo per lasciare
l'ufficio ed è squillato il cellulare.
- Ciao! Sono Vittorio. Hai
impegni per stasera?
- No, pensavo di fare una
capatina al bowling e poi andare a
letto.
- T'interessa venire con me
e Gino a Salsomaggiore? C'è un party
con della figa da scopare in una villa.
A dire il vero non siamo stati invitati,
ma non avremo difficoltà a ficcarci
dentro.
- Okay, vengo!
- Ci troviamo davanti
l'ingresso delle Terme Berzieri, alle
dieci. Mi raccomando, non arrivare in
ritardo come fai di solito eh! Ciao!
Dopo la telefonata ho fatto
ritorno alla mia abitazione e mi sono
infilato sotto la doccia. Ci tenevo a
fare bella figura con le fighe che avrei
trovato al party. Ho indossato un completo
grigio fumo di Valentino, camicia bianca
di cotone di Ferré e cravatta della
stessa firma. Oltre ai boxer di Calvin
Klein ho calzato un paio di mocassini di
cuoio grezzo della Prada e sono
decollato con la Porche alla volta di
Salsomaggiore.
La villa era ubicata nelle
prime colline, distante un paio di
chilometri dalla cittadina termale. Un
vigilantes stazionava davanti al
cancello d'ingresso del
parco e regolava l'accesso degli
invitati. Forse perché impressionato
dal tipo di autovetture su cui
viaggiavamo, ci ha fatto entrare senza
sollevare problemi di sorta.
L'immenso parco della
villa, ricco di alberi secolari, era
illuminato dalla luce dei
lampioni sparsi lungo i sentieri
ghiaiati. Gli invitati, perlopiù di età
giovanile, formavano dei capannelli nel
prato prospiciente la villa e
conversavano fra loro. Tutt'a un tratto
mi sono trovato a discorrere di sesso
con un paio di ragazze davanti un buffet di
piatti afrodisiaci. Mentre assaggiavamo
le diverse pietanze, scambiandoci
opinioni sugli effetti collaterali che
avrebbero avuto su di noi, ho finito con
inghiottire tartare di ostriche al
caviale e lumache in fonduta di
finocchio che a detta delle ragazze
erano i piatti maggiormente afrodisiaci
del buffet.
Senza rendermene conto mi
sono trovato sdraiato sul divano di un
salotto con la più carina delle due
ragazza, di cui nemmeno ricordo il nome,
cavalcioni sul mio uccello. Se non fosse
stato perché sono abituato a
frequentare donne di questo stampo avrei
pensato si trattasse di una ninfomane.
Tutt'a un tratto la porta
del salotto si è spalancata e sono
entrate altre due ragazze seguite
dappresso da Gino e Vittorio.
- Disturbiamo? - ha chiesto
una delle ragazze alla mia partner.
- No, fate pure, c'è posto
per tutti. - si è affrettata a
rispondere.
Una delle due nuove
arrivate si è avvicinata al televisore,
posto in un angolo del salotto, ha
pigiato un tasto del lettore di compact
disk. Sul monitor sono comparse le
immagini di un film pornografico.
Qualche istante dopo mi sono ritrovato
nudo insieme ai miei compagni d'orgia
sul tappeto impegnato a scopare, nella posizione a
smorzacandela, la ragazza che mi aveva
trascinato lì.
Poco più tardi, mentre
un'altra delle ragazze stava
succhiandomi l'uccello, quella con cui
avevo scopato in precedenza ha suggerito
all'altra amica di sostituire il CD con
un diverso tipo di filmato.
- Dai, Giorgia facci vedere
qualcosa di più eccitante. Sono stanca
dei soliti filmati hard.
La ragazza si è staccata
da Vittorio e ha fatto partire un altro
CD, poi è tornata a prendersi cura dell'uccello
del mio amico.
Le immagini comparse sullo
schermo erano confuse dall'effetto
neve, segno evidente che si trattava di
un filmato di bassa qualità oppure di
immagini datate nel tempo.
Il filmato ritraeva un
locale del tutto simile a una cantina. Una
giovane donna, dall'apparente età di
trent'anni, era legata a un palo al
centro del locale. Accanto alla lei,
seduto su di una sedia, un uomo con il
viso tumefatto aveva le mani legate
dietro la schiena. Un gruppo di persone
in divisa militare si muovevano
d'intorno ai due prigionieri. L'audio,
piuttosto confuso, lasciava intendere
che i militari parlassero una lingua
ispano-americana.
I militari si rivolgevano
ai due malcapitati con fare minaccioso.
Tutt'a un tratto uno degli uomini in
divisa ha cominciato a infierire sul
corpo della donna premendole sul petto
l'estremità di una sigaretta accesa. Il
gesto, ripetuto più volte, era
accompagnato dalle urla strazianti della
malcapitata.
Sdraiato sul tappeto
insieme ai miei compagni d'orgia ho
assistito allibito alle sequenze del
filmato. Al contrario le ragazze erano
ancora più eccitate. Non ho più fatto
caso alla ragazza, impegnata a succhiarmi
l'uccello, inorridito dalle immagini che
seguitavano a scorrere sul televisore in
un susseguirsi di inenarrabili torture.
- Ma che cazzo di roba è?
Da dove proviene questo filmato? - ho
gridato, nauseato dalle inquadrature che
riempivano lo schermo. Una delle
ragazze, impegnata a masturbare
l'uccello di Gino, si è girata nella mia
direzione e me lo ha spiegato.
- Sono filmati che
provengono da un paese dell'America
Latina. I torturatori sono dei poliziotti
che si occupavano d'infliggere sevizie
durante gli interrogatori agli
oppositori del regime. Eccitante il
filmato eh? Non trovi?
Le parole erano uscite
dalle labbra della ragazza mentre uno
dei torturatori infieriva con la lama di
un pugnale sulle mammelle della
malcapitata. Quando uno dei torturatori
ha infilato il pugnale nel ventre della
donna, squarciandole l'addome e
afferrare fra le dita l'intestino,
attorcigliandoglielo intorno al collo
sino a strangolarla, alla vista di
questa scena raccapricciante sono stato
colto da un conato di vomito. Mi sono
alzato dal tappeto, ho raccolto i
vestiti, e sono fuggito all'aria aperta.
Quello a cui ho assistito
ha dell'incredibile. Mi c'è voluto
parecchio tempo prima di riprendermi. Ho
girato a lungo per i prati del parco,
vomitando sull'erba quello che avevo
assaggiato al buffet. Sono salito sulla
Porsche Carrera e ho preso la strada per
Parma.
* * * *
In attesa del sorgere del
sole mi trovo dinanzi alla grata che
separa il cavalcavia dell'Asolana
dall'Autostrada del Sole. Sotto i miei
occhi autovetture e autoarticolati
sfrecciano veloci nelle due direzioni di
marcia. Una lunga fila di fari
abbaglianti mi viene incontro. Anch'io
ho voglia di scappare, ma non so dove.
Il telefonino che ho lasciato sul sedile
dell'autovettura squilla in
continuazione. Osservo le autovetture
che scorrono sotto di me, ma non so
ancora se avrò la forza di ricominciare
a vivere un altro giorno.
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