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NONOSTANTE
TUTTO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Dalle
imposte delle finestre, lasciate socchiuse, filtrava nella stanza
da letto la luce
di marzo. L'aria era frizzantina da fare
lacrimare gli occhi. Lei, nonostante
tutto, era arrivata puntuale insieme
alla primavera quando nessuno, nemmeno
io, sperava di vederla apparire nella
piazza del paese.
Ero intenta a sistemare la
trapunta di piume d'oca sulla balaustra
del balcone quando, un motore diesel
d'altri tempi generò una strana
vibrazione alle mie orecchie. Girai lo
sguardo verso il fondovalle incuriosita
dal rumore sordo che faceva eco fra i
monti. In lontananza, oltre il cimitero
di Rocca Lanzona, individuai la sagoma
della corriera.
Il pullman del Bibliobus,
verniciato con i colori dell'arcobaleno,
procedeva pigro lungo la strada
provinciale che dal fondovalle conduce
al paese dove abito.
La presenza del Bibliobus,
impegnato a risalire con fatica i
tornanti, era la conferma che il
servizio di prestito librario sarebbe
proseguito per tutta l'estate, a
dispetto di quanto pubblicato sulle
pagine del Gazzettino di Parma che, a più
riprese, aveva divulgato la notizia
della cessazione del servizio per
mancanza di copertura finanziaria.
Il Bibliobus aveva lasciato
la pianura di prima mattina con il suo
prezioso carico di libri. Avrebbe
sostato per un paio d'ore nella piazza
del paese, dopodiché sarebbe ripartito
per raggiungere un'altra destinazione.
Avevo poco tempo a
disposizione per cambiarmi d'abito e
rendermi presentabile. Abbandonai al
loro destino lenzuola e trapunta sul
davanzale e mi precipitai nel bagno.
Levai casacca e pantaloni della tuta
sportiva e li lasciai cadere sul
pavimento. Mi liberai del reggiseno e
delle mutandine e andai dritta nel box
della doccia. Un istante dopo un getto
d'acqua mi scivolava sulla pelle nuda.
Ero eccitata,
maledettamente eccitata, come di rado mi
succede. Non riuscivo a togliermi dalla
mente il pensiero del Bibliobus e di
chi, alla guida dell'automezzo, lo stava
conducendo verso la piazza del paese.
Cosparsi il sapone sulla pelle e mi
soffermai a carezzarmi le tette.
Le punte dei capezzoli mi
dolevano per l'eccitazione. Le pizzicai
entrambe godendo del piacere che sanno
trasmettermi quando mi adopero a
strofinarle. Allargai le cosce e aspersi
di sapone i peli del pube, poi
incominciai a detergere la sostanza
saponosa sulla figa con l'estremità
delle dita.
Alla giunzione delle
piccole labbra il clitoride incominciò
a pulsare. Mi prese una dannata voglia
di strofinare l'escrescenza, gonfia come
un cece, fino a raggiungere l'orgasmo,
ma non lo feci. Lasciai che l'acqua mi
scivolasse sulla pelle portandosi via
oltre al sapone anche il desiderio di
masturbarmi.
Una volta fuori dal box
impreziosii la pelle di essenze
profumate, raccolsi i capelli
all'indietro e li sistemai con un
laccio.
Nuda davanti allo specchio
mi affrettai a truccarmi il viso ponendo
particolare attenzione al make-up degli
occhi. Non troppo sicura sul modo di
vestirmi diedi la preferenza a un paio
di jeans e un maglione girocollo, poi
infilai il Moncler smanicato, conscia di
non avere indossato nessun capo di
biancheria intima sotto i vestiti,
dopodiché mi precipitai in strada.
Il sabato mattina, giorno
di mercato, la piazza era occupata dalle bancarelle degli
ambulanti. Il Bibliobus era parcheggiato
al solito posto, fra la farmacia e
l'ufficio della posta. Mancavano pochi
minuti alle undici quando raggiunsi la
piazza.
I bancali degli ambulanti
erano affollati di gente, salutai più
di una persona amica senza intrattenermi
a effettuare delle compere. Mi avvicinai
al Bibliobus col cuore che mi usciva dal
petto per l'emozione. Una scaletta di
alluminio, provvista di corrimano,
sporgeva dall'ingresso posteriore della
corriera. Appena misi piede sul pullman
Ulisse, l'autista del Bibliobus, mi
venne incontro e mi salutò in maniera
calorosa baciandomi sulle guance. Luisa,
la bibliotecaria, mi gettò le braccia
al collo facendomi accapponare la pelle
per l'emozione e mi tolse il respiro.
- Come stai? - disse. - E'
tanto che non ci sì vede.
- Cinque mesi.
- Così tanto?
- E' sì.
Trovarmi di fronte a Luisa,
tutt'altro che dimessa, agghindata con
un nuovo look, mi stupì non poco. I
capelli tagliati corti a spazzola,
impregnati di gel e colorati di un blu
elettrico, la facevano apparire molto più
bella di quanto l'avevo vista l'ultima
volta. Stare a guardarla con un look così
sbarazzino mi mise in crisi e
d'improvviso mi sentii vecchia con i
miei trentadue anni.
- E' tutto qui quello che hai
da dire? - disse.
- No, mi fa piacere
rivederti. Lo sai.
Luisa sembrò contenersi,
ma dal suo sguardo intuii che era felice
di ritrovarmi.
- Tuo marito sta bene?
Giulio, tuo figlio, è a scuola?
- Sì, stanno bene
entrambi. Giulio è grande. Pensa che
ogni mattina si arrangia da solo a
salire sullo scuolabus che lo conduce a
Langhirano. Adesso fa la quarta
elementare, sai.
- E tu? Tu come stai?
- Io?
- Sì, tu.
Avrei voluto dirle molte
cose, tutte affettuose. L'inverno era
stato lungo e freddo, e con poco calore
nel mio letto. Giancarlo, mio marito,
non aveva mancato di mostrarmi il suo
affetto, ma dopo quanto era accaduto fra
me e lei il resto contava davvero poco,
forse niente.
Luisa aveva lasciato una
traccia indelebile nella mia vita
mettendo a rischio il mio matrimonio, ma
soprattutto aveva messo a nudo una parte
della mia natura di donna a me del tutto
sconosciuta. Per lei avevo messo da
parte molti dei principi morali su cui
avevo basato la mia vita prima di
conoscerla, e in discussione tutta me
stessa.
Luisa mi aveva fatto dono
del suo giovane corpo e io ero rimasta
affascinata da tanta bellezza. La nostra
relazione era iniziata il giorno che
acconsentii a leggere, dietro suo
consiglio, una serie di libri a tema
omosessuale. Quando glieli riconsegnai
mi chiese se mi erano piaciuti e io
ingenuamente le risposi di sì, senza
capire, o forse no, quali fossero gli
intendimenti che l'avevano spinta a
consigliarmi quelle letture.
Il contenuto delle pagine,
dense di sfrenato erotismo, mi avevano
profondamente turbata, solleticandomi un
certo piacere, inumidendomi la figa
durante la lettura. Prima di allora non
mi ero mai accostata a quel genere di
letture, né considerato la possibilità
d'avere rapporti saffici, ma dopo avere
letto quei libri ero rimasta turbata
dall'amore fra donne così bene
descritto dalle autrici.
Conquistata dal discreto
fascino di Luisa mi ero ritrovata a
subire le sue avance senza avere la
forza di respingere il suo
corteggiamento.
Una mattina, durante la
sosta del Bibliobus in paese, espresse
il desiderio di fare visita alla mia
abitazione. Ancora non ero certa delle
sue reali intenzioni, anche se
immaginavo quali fossero.
Appena dentro casa chiuse
la porta alle nostre spalle e mi
ritrovai circondata dalle sue braccia.
Lasciai che gli eventi prendessero il
loro corso subendo le carezze, i baci, e
le amorevoli attenzioni, soccombendo
alle sue voglie, lasciando che
s'impadronisse del mio corpo senza
ribellarmi, stregata da quanto mi stava
succedendo.
Prima di fare l'amore con
Luisa non avevo mai baciato una donna,
eppure mi era parso del tutto naturale
farlo quando depose le labbra sulle mie
penetrandomi con la punta della lingua.
Nel momento in cui aveva posato le mani
sulle mie tette mi ero sciolta di
piacere. Non avevo opposto alcuna
resistenza nemmeno quando, dopo avermi
sollevato il maglione, aveva cominciato
a carezzarmi i capezzoli mordendoli
subito dopo con le labbra. Avrei voluto
urlare di piacere invece avevo lasciato
uscire dalle mie labbra soltanto dei
timidi gemiti seppure ubriaca di
desiderio per la troppa eccitazione.
Le avevo permesso che mi
spogliasse lasciandomi nuda, con la
schiena appoggiata a una parete, inerme
di fronte alla sfrontatezza della sua
bocca.
Dopo essersi inginocchiata
ai miei piedi mi aveva obbligata ad
allargare le cosce e dato inizio a
un'opera di seduzione, corteggiandomi
con la punta della lingua la figa,
leccandomela d'intorno senza mai entrare
nella cavità. Ansimavo mentre tenevo il
palmo delle mani premuto sopra il suo
capo sospingendolo verso il mio pube
mentre seguitava a
leccarmi.
Il piacere che mi aveva
trasmesso la sua bocca mentre succhiava
il clitoride non aveva pari, nessuno
prima di lei aveva saputo trasmettermi
tanto piacere. Da quella posizione,
dritta in piedi, con le gambe
divaricate, ero stata percorsa da
continui tremori.
Incapace di resistere alle
attenzioni della sua bocca, mi ero
lasciata cadere con il culo sul
pavimento e avevo divaricato le gambe
dopo essermi sdraiata sul parquet.
Per niente sorpresa dalla
mia arrendevolezza Luisa aveva
continuato a leccarmi la figa fino a
farmi raggiungere il primo di una lunga
serie di orgasmi. Avevo urlato con tanto
fiato avevo in gola per darle conto del
mio piacere.
Dopo quel primo incontro ce
n'erano stati molti altri. Avevamo
seguitato a vederci fino a tardo autunno
allorché il servizio di prestito
bibliotecario era stato sospeso.
- Sto male, e sono certa
che tu lo sai. - dissi dando risposta
alla sua domanda.
- Anche tu mi sei mancata.
- Sì?
- Giuro!
Ancora una volta desiderai
fosse lei a offrirsi. Volevo sentirmi
dire che aveva voglia di trattenersi nel
mio letto e aspettavo che me lo dicesse.
Ulisse, l'autista bibliotecario che la
coadiuvava nel lavoro, avrebbe condotto
il Bibliobus al paese successivo,
dopodiché avrebbe recuperato Luisa
sulla strada del ritorno, quando nel
tardo pomeriggio sarebbero tornati in
città, invece non accennò a questa
eventualità e cominciò a parlarmi di
libri.
- Hai deciso che libri
prendere a prestito? - disse.
- No, consigliami tu.
- Va bene, dai, lascia fare
a me.
Luisa iniziò a muoversi
per il corridoio del pullman raccattando
dagli scaffali più di un libro. Era
decisa nelle sue scelte, come se sapesse
in anticipo cosa desideravo leggere.
Sapevo che potevo fidarmi dei suoi gusti
e non accennai a nessuna protesta
lasciando che fosse lei a scegliere i
libri che avrei preso a prestito.
Sistemò i libri dentro un
sacchetto di carta sealing che mi consegnò
unitamente a un cartoncino segnalibro
con sopra stampata l'effige della
"Corriera Stravagante", perché
questo era il nome del Bibliobus.
Luisa si avvicinò al posto
di guida della corriera e raccolse da
uno scomparto un giubbotto di piumino.
Dopo averlo indossato si rivolse a me.
- Andiamo?
Rimasi a guardare i suoi
occhi grigi come la fuliggine per un
lungo istante, poi le sorrisi. Lei
afferrò dalle mie mani il sacchetto dei
libri e mi condusse verso l'uscita del
pullman.
- Ci vediamo più tardi. -
disse rivolgendosi a Ulisse. Lui sorrise
e annuì con un cenno del capo.
Sul segnalibro, inserito da
Luisa fra le pagine di uno dei libri che
avevo preso a prestito, c'era stampato
il calendario del passaggio della
corriera in paese. Il prossimo passaggio
del Bibliobus era fissato per sabato 7
aprile al solito orario, dalle 10 alle
12.
La "Corriera
Stravagante" avrebbe sostato per
tutta l'estate davanti alla farmacia.
Migliore accostamento non poteva esserci
perché un libro, come qualsiasi
farmaco, è una materia dalle virtù
terapeutiche, una droga spaventosa e
dolce nello stesso tempo, un seducente
viaggio verso l'ignoto. Luisa e io
avevamo molte cose in sospeso e la
primavera era solo all'inizio.
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