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NON
ESISTE L'AMORE:
ESISTONO SOLO PROVE D'AMORE
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico
adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il
contenuto possa offenderti sei
invitato a uscire.
I
paesi della Bassa Parmense si
assomigliano un po' tutti. Si tratta
perlopiù di piccoli centri abitati dove
ogni strada conduce verso la piazza del
paese. Anche Roccarossa ha nella piazza
il cuore
pulsante del vita del paese dove abito.
E' un immenso palcoscenico naturale che
conserva nella memoria fatti,
pettegolezzi e accadimenti che
riguardano uomini e donne e
potrebbe raccontare infinite storie
d'amore, sesso e tradimenti.
Un acciottolato di pietre e
sassi pavimenta la piazza su cui si
affaccia l'antica chiesa romanica e il
campanile, alla cui destra, vicino al
presbiterio, si trova l'edificio che
ospita il municipio. Sull'altro lato,
sotto i caratteristici portici che
cingono per intero il perimetro della
piazza, trovano posto un paio di negozi
gestiti da artigiani, la
farmacia, il macellaio, il barbiere e il
bottegaio. Lo storico Bar dello Sport,
confinante con le mura dell'ex cinema
Astoria ormai in stato di abbandono, ha
mantenuto intatto l'arredo degli anni
sessanta. In quelle mura trovano
posto la sala da biliardo, dei tavoli in
radica di noce, i vecchi specchi alle
pareti e il medesimo bancone. D'estate i
gestori del locale dispongono alcuni tavoli
all'aperto, sotto il porticato, dove i
clienti giocano alle carte, leggono il
giornale, sorseggiano il caffè, e si
accalorano in infinite discussioni
parlando d'affari, sport, e politica,
bestemmiando come ai tempi di Peppone e
don Camillo, ma sono in tanti coloro che
come il sottoscritto si distraggono guardando il culo
delle donne che transitano davanti al bar.
.
Anna era solita
attraversare la piazza, spingendo la
sedia a rotelle occupata dal marito
disabile, osservata dai clienti
seduti ai tavoli del Bar Sport,
impegnati ad ammirare le voluttuose
forme del suo fondoschiena che sculettava in maniera indecente, tanto
da indurli a pensare che lo faceva
apposta per eccitarli. Un'abitudine,
quella della passeggiata pomeridiana,
consolidata nel tempo dopo che il
marito, paraplegico in seguito a un
incidente stradale, aveva fatto ritorno
alla propria abitazione lasciandosi alle
spalle i lunghi mesi trascorsi in un
centro medico, specializzato nella
riabilitazione motoria di persone
neurolese e motulese, per migliorare la
mobilità e instaurare un nuovo rapporto
col proprio corpo.
.
Al Bar Sport, dopo il
ritorno in paese del marito di Anna,
montava la scommessa su chi l'avrebbe
scopata per primo. Tutti erano convinti
che l'astinenza sessuale a cui era stata
obbligata, stante la supposta impotenza
del marito causata dall'incidente, non
sarebbe durata a lungo. Effettivamente
non era pensabile che si sarebbe
accontentata di masturbarsi,
soddisfacendo l'appetito sessuale
trastullandosi la fica con le dita o con
l'ausilio di qualche vibratore. Invitato
a esprimere la mia opinione non avevo
preso posizione, anche se ero dell'idea
che un amante prima o poi se lo sarebbe
fatto.
Anna e il marito si erano
uniti in matrimonio soltanto un anno
prima che l’incidente stradale lo
rendesse disabile. Non avevano figli e
nemmeno avrebbero più potuto averne,
stante la presunta impotenza di lui. Ma
al Bar Sport c'era chi sosteneva che il
marito, nonostante fosse paraplegico,
avrebbe comunque potuto avere dei
rapporti sessuali.
La voglia di fare sesso,
stante la vicinanza di una donna dotata
di un fascino come quello di Anna,
doveva essere comunque pari a quella di
qualsiasi altro uomo. Ma allo stesso
tempo ero convinto che la lesione
midollare, di cui era affetto nel tratto
dorsale delle vertebre, doveva
senz'altro avergli interrotto le
connessioni nervose tra cervello e gli
organi periferici che stavano al disotto
della lesione midollare, danneggiando
anche la sfera sessuale. Praticamente
era come se fosse un eunuco, con la
differenza che gli eunuchi, uomini
castrati posti di guardia agli harem,
camminavano; lui invece era
impossibilitato a farlo. Eppure, al bar,
specie fra i clienti più disincantati,
c'era chi sosteneva che non tutti i
paraplegici sono impotenti, ma che la
possibilità di comandare una
erezione dipendeva unicamente dal
livello vertebrale della lesione
midollare e dalla sua completezza.
.
In paese correva voce che
il marito di Anna fosse afflitto da
grossi problemi alla minzione, e la sua
vita fosse condizionata dai frequenti
cateterismi vescicali a cui faceva
ricorso, più volte al giorno, per
svuotare la vescica. Pareva quindi
difficile, ma non impossibile, che
potesse avere una erezione erettile in
quelle condizioni. Di sicuro non
riusciva ad avere una eiaculazione poiché
non era nemmeno in grado di comandare la
minzione.
Probabilmente soltanto una
stimolazione manuale, praticata con le
sue stesse mani o da quelle di Anna,
avrebbe potuto provocargli una erezione,
ma non sarebbe stata in alcun modo
duratura.
La gente e anch'io davamo
per scontato che con quel tipo di
lesione non sarebbe mai stato in grado
di provare piacere, anzi se qualcuno
avesse voluto amputargli il cazzo senza
anestesia lui non avrebbe avvertito
nessun dolore.
.
La banconiera del Bar Sport,
prestando orecchio alle
nostre discussioni, a proposito del
marito di Anna, aveva sostenuto che per una donna, colpita da
una lesione midollare, sarebbe stato
più facile avere un rapporto
sessuale poiché, a suo parere, bastava
che aprisse le gambe e il resto lo
avrebbe fatto il maschio, anche se, al
pari di qualsiasi paraplegico, non
avrebbe mai provato piacere.
Nonostante la mia famiglia
e quella di Anna appartenessero a ceti sociali
differenti eravamo cresciuti
insieme dagli anni dell'asilo sino al
conseguimento della maturità liceale.
Successivamente aveva proseguito
negli studi laureandosi biologa, mentre
io, dopo essermi diplomato perito
agrario, mi ero impegnato a lavorare nell'azienda
agricola della mia famiglia.
Prima che Anna allacciasse
nuove amicizie, dandosi da fare a
scopare con i compagni dell’università,
avevamo vissuto una intensa storia
d'amore. I nostri genitori avevano paura
che potessimo cacciarci in qualche guaio,
magari assumendo sostanze allucinogene,
invece, oltre a divertirci andando a ballare, pensavamo
soltanto a fare l'amore.
A quell'età. lontano da
lei, stavo male. Se rimanevo senza
vederla, anche per un giorno, ero
tormentato dal ricordo delle ore
trascorse in sua compagnia, ma
soprattutto mi prendeva la nostalgia del giovane corpo, dell'odore della
pelle, dei seni, del pube, e
della assoluta mancanza di pudore.
Quando
mi ha mollato, preferendo alla mia
compagnia quella di un ragazzo più
maturo, conosciuto all'università, ero
caduto nella depressione e per un paio
di mesi non avevo più messo piede in paese
per non incontrarla. Dopo di me c'erano
stati altri ragazzi nella sua vita,
tanto che in paese si era persino sparsa
la voce che fosse ninfomane; cosa a cui
non avevo mai creduto, infine si era
sposata.
Dopo la delusione patita
dal suo abbandono avevo conosciuto altre
ragazze, poche in verità, infine avevo
sposato Silvia, una sgobbona lavoratrice
della terra come me, da cui ho avuto due
figli, entrambi maschi, che adesso hanno otto e dieci anni.
Con mia moglie ho condotto una vita
coniugale abbastanza felice fintanto
che...
Maledico il giorno in cui
ho fatto di nuovo l'amore con Anna. E'
accaduto lo scorso autunno, verso l'ora
di cena, mentre facevo ritorno a casa
dopo essere andato in città.
Alla guida della mia
station-wagon stavo percorrendo la
strada che da Ragazzola conduce a
Zibello, utilizzando la scorciatoia che
passa sull'argine del Po, quando i fari
della mia autovettura hanno reso
luminosa la figura di una donna a una
certa distanza. Se ne stava in piedi
accanto a un Bmw, fermo a lato della
strada, e agitava le mani nella mia
direzione. Allarmato da quella presenza
femminile, che pareva chiedere aiuto, ho
rallentato la corsa. Soltanto quando
sono stato a una decina di metri dal Bmw
ho riconosciuto in quella figura
femminile Anna. Ho arrestato la vettura
e abbassato il finestrino. Lei mi si è
avvicinata e solo allora mi ha
riconosciuto.
- E' una vera fortuna che
sei arrivato tu. - ha detto piuttosto
agitata.
- Perché?
- Ho bucato una gomma e non
so come fare a sostituirla.
- Ah.
- Mi daresti una mano?
- Va bene, dai, adesso
scendo dalla macchina e la sostituiamo.
- ho detto premurandomi di parcheggiare
la station-wagon appena dietro il Bmw,
lasciando i fari accesi in modo da
illuminare la strada.
Ho sollecitato Anna ad
aprire il vano bagagli del Bmw, dopodiché
ho tolto dal baule il pneumatico di
scorta.
Una volta sostituita la
ruota, avvitati i bulloni e stretti per
bene, ho collocato il pneumatico forato
nel baule del Bmw e per ultimo ho
raccomandato ad Anna di recarsi,
l'indomani, dal gommista per fare
aggiustare il pneumatico forato.
- Non so come fare per
ringraziarti del disturbo che ti ho
arrecato. - ha detto avvicinandosi col
viso a un palmo di naso dal mio.
- Non ti preoccupare,
magari troverai il modo per farlo. - ho
detto con distacco.
- Anche adesso se vuoi. -
ha risposto con la sua voce roca e
avvolgente, seguitando a fissarmi dritta
negli occhi.
Il suo sguardo oscenamente
sensuale mi ha riportato indietro nel
tempo, a quando eravamo adolescenti e
innamorati. Siamo rimasi a lungo a
guardarci, specchiandoci negli occhi bui
dell'altro, senza proferire una sola
parola. Forse non ce n'era
bisogno. Tutt'a un tratto mi sono
trovato con il cazzo duro che pulsava
irrequieto sotto il tessuto dei
pantaloni, e con una gran voglia di
baciarla. L'idea di avvicinare la bocca
alla sua è venuta simultaneamente anche
a lei. Mi sono ritrovato le sue braccia
annodate intorno al collo e le labbra
incollate alle mie.
L'interminabile bacio che
ci siamo scambiati mi ha scosso da capo
a piedi, facendomi vibrare le ossa delle
scheletro in maniera incontrollata,
mentre Anna affondava la lingua nella
mia bocca titillandola contro la punta
della mia lingua. Istintivamente ho
sollevato le mani e ho cercato i suoi
seni. Ho preso a carezzarli da sopra la
camicetta da cui avvertivo sporgere i
capezzoli tumidi. Nulla del suo corpo mi
era oscuro, stringerla a me è stato
come fare un tuffo nel passato. Ho
lasciato che mi prendesse per mano, e mi
trascinasse nell'erba sotto l'argine del
fiume. Mi ha spogliato della camicia,
poi ha avvicinato la lingua ai miei
capezzoli e ha cominciato a leccarli
prima uno e poi l'altro, scompigliandomi
con le mani i capelli.
Ho resistito in piedi per
poco tempo, eccitato com'ero, prima di
spingere Anna sul prato. Mi sono
ritrovato sdraiato sopra il suo corpo e
ho preso a carezzarla dappertutto
insistendo a baciarla, mordendole a più
riprese la bocca sino a provocarle una
ferita al labbro superiore, traccia
impudica dei nostri giochi amorosi. Lei
ha seguitato a gemere e tremare per il
piacere che, seppure a distanza di molto
tempo, ero ancora capace di
trasmetterle.
Tutt'a un tratto mi sono
ritrovato sdraiato di schiena sull'erba.
Anna si è messa cavalcioni sopra di me,
con le ginocchia bene allargate, dopo
essersi premurata di liberarsi delle
mutandine.
Per niente imbarazzata mi
ha stretto il cazzo nella mano, lo ha
guidato fra le sue cosce, poi ha
infilato la cappella nella vagina
bagna fradicia d'umore. Appena il cazzo
è scivolato nella cavità, spingendosi
sino sul fondo, Anna ha cominciato a
muovere le natiche, spingendole avanti e indietro,
conservando per tutto il tempo della
scopata le mani appiccicate sopra ai
miei capezzoli, stirandoli
ripetutamente, sino a farmi urlare di
piacere per il dolore.
La nostra intesa sessuale,
nonostante la prolungata lontananza, era
perfetta, con nessun'altra donna ho mai
provato lo stesso piacere che lei sapeva
trasmettermi.
Quella sera tutt'e due
avevamo una dannata fretta di fare
ritorno alle nostre abitazioni. Abbiamo
seguitato a scopare per una decina di
minuti, sino a quando sono venuto, senza
darle il tempo di raggiungere l'orgasmo.
Dopo quella notte siamo
diventati amanti. Abbiamo seguitato a
vederci con frequenza regolare almeno
una volta alla settimana. Non c'era più
amore nei nostri incontri, ma solo
sesso, tanto sesso.
Una settimana fa Anna ha
posto fine alla vita del marito
avvelenandolo con della stricnina, subito
dopo si è suicidata impiccandosi a una
trave della loro abitazione. Sul tavolo
della cucina ha lasciato un biglietto,
questo:
"Non esiste l'amore:
esistono solo prove d'amore."
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