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NON
ERA PREVISTO
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Coricata
sul letto, capo reclinato sul guanciale,
indirizzo anelli di fumo verso il
soffitto. Una debole luce filtra
attraverso le tapparelle della finestra
e disegna sulle pareti strane ombre.
Sono le tre di notte, ho la figa in
liquefazione, e non riesco a prendere
sonno. Ho fumato più di una sigaretta
riflettendo su quanto è accaduto fra me
e Claudia.
La serata era cominciata
con un cordiale invito a cena da parte
sua che non ho saputo rifiutare, forse
avrei dovuto rigettare la proposta.
Un'altra donna al mio posto lo avrebbe
fatto, intuendo cosa si celava dietro la
sua richiesta, invece ho accettato
l'invito.
- Rimani a cena? Dimmi di sì!
Però devi accontenti di mangiare quello che c'è rimasto nel frigorifero.
- Mah.
- Dai, non farti pregare.
Hai rimesso in funzione il mio computer,
e adesso mi sento obbligata a sdebitarmi
con te, non credi?
- Ho solo configurato
l'accesso al server di Libero, tutto
qui! Adesso puoi riprendere a navigare
in internet senza problemi, spero.
- Se non rimani a cena mi
offendo, dico sul serio!
- Se proprio insisti.
- Mi fa piacere, lo sai.
- Beh, allora accetto.
- Bene... bene, allora
apparecchio la tavola per due.
- Però devo avvisare mamma
che non faccio ritorno a casa per la
cena.
- Telefonale! Puoi
utilizzare il mio cellulare, sta lì sul
divano, dai.
- Mah.
- Non fare la sciocchina,
telefona.
Sollecitata dall'incalzare
delle sue parole ho digitato il numero
dell’apparecchio telefonico della mia
abitazione, due piani sotto
l'appartamento di Claudia, e la cosa mi
è sembrata piuttosto strana. Scendendo
le scale avrei potuto facilmente
comunicare a mamma qual era la mia
intenzione. Se non l'ho fatto è perché
non volevo che sapesse dell'invito di
Claudia.
- Pronto! - ha risposto
mamma.
- Ciao, stasera resto fuori
a cena.
- E con chi esci?
- Mamma! Non cominciare con
queste storie, eh!
- Va bene, non fare tardi,
lo sai che...
- Ciao!
Ho interrotto la
comunicazione senza dare ascolto alle
sue raccomandazioni. E poi non mi andava
di confessarle che mi trovavo due
piani sopra la sua testa.
- Fatto?
- Sì, fatto, cazzo! Ogni
volta mi chiede con chi esco, e dove
vado.
- E tu che fai? Glielo
dici?
- Mica sempre, le confesso
delle mezze verità, che altro potrei
fare?
- Giusto.
- E tu dici a tua madre con
chi esci?
- No, mai.
- Bella forza, non abiti più
con i tuoi genitori. Ma quando sei a
casa, a Cremona?
- Beh, lì è una rottura.
- Posso aiutarti ad
apparecchiare?
- No, stasera sei mia
ospite. Mettiti seduta, e stai buona.
Tegame colmo di lattuga, uova
sode, tonno in scatola, camembert, pane
e una bottiglia di lambrusco è tutto quanto
Claudia ha sistemato sulla tavola.
Abbiamo consumato la cena
farcendo le pietanze con aneddoti
divertenti sulle nostre disgrazie in
amore, e mi sono aperta in confidenze
che a nessun'altra donna avevo fatto.
- Hai un ragazzo fisso? -
mi ha chiesto.
- No, e tu?
- Nemmeno io, alla mia età
ho solo voglia di divertirmi. Non mi va
di instaurare rapporti che mi impegnino
troppo. E poi non credo nell'amore. Solo
nel sesso.
- Ma dai, stai scherzando,
vero?
- E perché mai?
- Non credo a una sola
parola di ciò che mi hai appena detto.
- E se dicessi che mi
piaci, ci crederesti?
Al cospetto di quelle
parole sono rimasta pietrificata. Gli
occhi di Claudia mi fissavano
coinvolgenti più di una qualsiasi
parola. Ho avuto l'impressione che
volessero rapirmi e portarmi via tanto
erano penetranti.
- Sto scherzando,
sciocchina, lo avrai capito no…
- Sì, certo. - ho risposto
imbarazzata.
In quel frangente Claudia
mi ha dato l'impressione di una donna
capace di indossare le proprie emozioni
come fosse un pagliaccio, lesta nel
cambiare d'abito in rapporto alla
convenienza e le circostanze. Il gancio
che con molta naturalezza ha operato,
sondando la mia disponibilità, non mi
ha lasciato del tutto indifferente. Ho
avuto l'impressione che mi leggesse
dentro. Le è parso chiaro che mi
sentivo un involucro vuoto, esposta ai
bisogni e desiderosa di essere riempita,
magari da una donna come lei.
- Hai studiato informatica
oppure sei autodidatta?
- Se devo essere sincera
fin da piccola ho mostrato una
predilezione per la matematica. Ho
acquistato il computer un paio di anni
fa, poi ho frequentato dei corsi di
informatica organizzati dalla Direzione
Sanitaria per i dipendenti
dall'ospedale. Ti sembrerà strano ma
anche nel mio mestiere il computer è
diventato uno strumento indispensabile.
- Io invece sono una frana,
non ci capisco un tubo. A malapena so
usare il programma di testo. Avrei
bisogno di qualche lezione, se ti va di
concedermela.
Claudia ha accompagnato la
richiesta di aiuto allungando la mano
sul tavolo, depositandola sul dorso
della mia. In quel preciso istante il
panico ha cominciato a montare dentro di
me. Claudia mi ha tolto dall'imbarazzo
levando la mano dopo avermi carezzato le
dita, sottraendosi a un eventuale
rifiuto che da parte mia non c'era
stato.
- E' facile usare Word,
occorre solo un po' d'impegno. - ho
risposto piena d'imbarazzo dopo quanto
accaduto.
- Credi nelle coincidenze?
- Non credo in niente.
- Non fare la sciocchina
con me, non ce n'è bisogno.
- Non scherzo, odio la
vita.
- E allora perché hai
scelto di fare l'infermiera?
- La vita in sé non ha uno
scopo, oramai ne sono certa. Aiutare gli
altri vale per quello che vale, però mi
fa sentire utile a qualcosa, e a me
questo basta.
- Penso che l'unico scopo
della nostra esistenza sia vivere nel
migliore dei modi.
- Lo penso anch'io.
- Il sesso, l'amicizia, e
la tenerezza sono cose importanti, non
credi?
- Sì certo, penso di sì.
- Allora cosa vuoi di più?
- Quello che vogliono
tutti, vivere la vita sino in fondo.
Essere felice.
- Uscire da una vita
scontenta e dal grigiore della routine
quotidiana non è facile, lo so bene
anch'io, l'amore e il sesso sono la
migliore medicina, non credi?
Quando Claudia ha
articolato queste parole le mie gambe
sono andate in liquefazione e la passera
ha cominciato a fare le capriole. Con
nessun'altra persona avevo avuto
occasione di parlare in quel modo.
Conversare con lei mi ha
fatto stare bene, l'ho capito quando,
senza alcun imbarazzo, ho cominciato a
guardare Claudia negli occhi senza
abbassare lo sguardo.
- Nell'espletamento del tuo
lavoro non ti è mai capitato di avere a
che fare con persone decedute per morte
orgasmica.
- Non so nemmeno di cosa
stai parlando.
- Non importa.
- Beh, forse è tempo di
fare ritorno a casa mia.
- Di già? Sono appena le
dieci, resta ancora un poco, dai.
- Domani mattina alle sei
devo prendere servizio in ospedale. Ho
bisogno di riposare se voglio svegliarmi
per tempo.
Quando ho accennato ad
alzarmi dalla sedia Claudia mi ha
preceduta. Si è avvicinata al
frigorifero dietro di me, ha appoggiato
le mani sulle mie spalle, poi ha
cominciato a carezzarmi il collo con le
dita facendole scivolare sul mio petto
con molta delicatezza. Non ho fatto
niente per dissuaderla, ma ho fatto di
tutto per nascondere quanto ero turbata.
Ho lasciato che mi accarezzasse le tette
mentre la figa seguitava a fare le capriole
per la troppa eccitazione.
- L'ameresti una ragazza
come me?
La domanda mi ha colto di
sorpresa. Ho sbattuto più volte le
ciglia e sono rimasta in silenzio
lasciando che portasse a compimento le
carezze.
- Quelle che ho amato sono
scappate tutte via, lo sai questo?
- Perché?
- Non so essere fedele a
una persona soltanto. Ecco perché.
Entrambe le mani hanno
superato il bordo del reggiseno e hanno
raggiunto i capezzoli turgidi. Quando ha
cominciato a carezzarli ho avuto un
sussulto e mi è sfuggito un profondo
sospiro. Non mi sono scostata ho
lasciato che li pizzicasse a più
riprese godendo dei palpeggiamenti.
- A differenza delle altre
donne potrei anche rimanere. Non ho
niente da perderci, lo sai. - Ho
risposto, estasiata dal movimento delle
dita che si prendevano cura del mio
corpo.
- Non durerei a lungo in
compagnia di una donna che non ha niente
da rimetterci dalla vita. Amare una
persona include anche la possibilità di
rimetterci qualcosa, non credi?
Non ho dato risposta alle
sue parole. Ho girato il capo e ho
incontrato il suo sguardo. Claudia ha
depositato le labbra sulle mie, poi mi
ha ficcato in bocca qualche centimetro
di lingua, così ho cominciato a
risucchiarla dentro di me. Ho dato
seguito al suo bacio sollevandomi sulle
punte dei piedi e mi sono venuta a
trovare faccia a faccia con lei, occhi
negli occhi, naso contro naso, tette
contro tette. Ci siamo strette una
addosso all'altra e ho ricambiato il suo
bacio gettandole anch'io la lingua in
bocca.
A letto il suo corpo ha
coperto il mio allo stesso modo di una
trapunta. Gli odori dei nostri corpi si sono confusi in un unico aroma. Il
triangolo di peli neri del suo pube mi
si è avvicinato al viso e ho visto solo
il nero dei suoi peli. Ho cominciato a
leccarle piccole e grandi labbra e
subito dopo a succhiarle il clitoride.
Ho seguitato a farlo fino allo
sfinimento delle forze, ma si è
rivelata una stanchezza dolcissima.
Claudia ha avvicinato le dita nella mia
vagina e le ho avvolte mentre mi scopava.
Sono venuta più di una volta urlandole
in faccia tutto il mio piacere. A
mezzanotte ho lasciato il suo letto e ho
fatto ritorno alla mia abitazione.
Stesa sul letto continuo a
indirizzare anelli di fumo verso il
soffitto. Il fumo mi brucia i polmoni,
ma è gradevole da sopportare il calore
ai bronchi. I led dell'orologio digitale
collocato sul comodino indicano le tre e
dieci minuti, fra due ore è l'alba e
dovrò alzami per recarmi al lavoro in
ospedale.
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