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NEL
CULO
E NELL'ANIMA
di
Farfallina
AVVERTENZA
Il
linguaggio di sesso esplicito utilizzato nel
racconto è indicato per un pubblico adulto.
Se sei minorenne o se pensi che il contenuto
possa offenderti sei invitato a uscire.
Quando
Lorenzo si svegliò volse lo sguardo
verso la finestra della camera da letto.
All'esterno, oltre i vetri, era ancora buio.
Un fascio di luce proveniente
dall'illuminazione pubblica della strada
rischiarava le pareti della camera da
letto. Era domenica e non doveva recarsi
al lavoro. Girò lo sguardo verso le
forme femminili di chi occupava l'altra
metà del letto e si soffermò a
contemplarle con curiosità.
Ilaria era raggomitolata
sul fianco come un serpente. Volgeva il
viso verso di lui e pareva addormentata.
Gli occhi di Lorenzo si adattarono poco
per volta alla penombra della stanza.
Nel volto della compagna
osservò le palpebre chiuse, il naso, e
la bocca. Afferrò il pacchetto di
Marlboro che era solito conservare sul
comodino insieme all'accendino, fece
uscire una sigaretta e l'avvicinò alle
labbra. L'accese e iniziò a fumare il
tabacco senza curarsi della cenere che sarebbe caduta sul
pavimento
A disposizione avevano una
giornata intera per stare insieme, dopodiché Ilaria
sarebbe rientrata a casa dal marito.
Avrebbero trascorso la mattinata e tutto
il pomeriggio a letto, assorbiti a
scopare, com'erano soliti fare nelle
rare occasioni in cui trascorrevano il
week-end insieme. Succedeva quando il
marito di Ilaria, che coltivava l'hobby
per il gioco degli scacchi, si
allontanava da casa per partecipare a
tornei nazionali portandosi appresso il
figlio di dieci anni appassionatosi al
medesimo gioco.
Lorenzo si mise ad
osservare i cerchi di fumo che gli
uscivano dalle labbra. Quello che stava
consumando sarebbe stato l'ultimo
week-end trascorso insieme a Ilaria, ma
lei non ne era a conoscenza.
Avrebbe cercato di
rassicurarla sostenendo che la
separazione sarebbe stata
temporanea. Le avrebbe confessato che
era esasperato dal modo in cui stavano
gestendo la loro relazione, che non
poteva più accettare di condividerla
con un altro uomo, sapendo bene che non
avrebbe mai acconsentito a lasciare il
marito per mettersi con lui. D'altronde
non poteva confessarle che stava vivendo
una storia parallela con un'altra donna.
Tutt'a un tratto il corpo
di Ilaria cominciò a scuotersi. La
donna roteò le spalle e il capo
scoprendo i glutei, privandosi del
lenzuolo che li sottraeva alla vista di
Lorenzo.
Le natiche di Ilaria
risvegliarono in Lorenzo delle fantasie
erotiche mai sopite. Accostò la
cappella contro il culo della donna e
cominciò a strofinarla contro la
mezzaluna del culo. Sarebbe stata
l'ultima volta che l'avrebbe fatto.
Ilaria aveva cominciato a
farsi sodomizzata dopo che aveva
partorito il suo unico figlio. Il
ginecologo che l'aveva assista nel parto
era stato costretto, suo malgrado, a
effettuare una profonda incisione della
pelle e dei muscoli del perineo, nella
parte posteriore della vagina. Il medico
aveva eseguito il taglio come
prevenzione, per evitare lacerazioni
maggiori, procurandole una profonda
ferita che nel rimarginarsi aveva
prodotto delle aderenze e un
restringimento del lume della vagina.
Dopo un mese dal parto
Ilaria aveva ricominciato ad avere
rapporti sessuali col marito, ma si era
trovata a soffrire a causa dei forti
dolori al ventre, specie all'introito
vaginale. Questa condizione le aveva
procurato uno stato d'ansia, impedendole
di raggiungere l’orgasmo vaginale come
invece le succedeva prima del parto. Con
l'andare del tempo era caduta in depressione rifiutando
d'avere qualsiasi rapporto sessuale, mettendo in
crisi il legame di coppia con il marito.
Lorenzo l'aveva avuta in
cura quando si era recata
nell'ambulatorio della clinica in cui
lui prestava servizio per essere
sottoposta a una visita specialistica.
Poco alla volta l'aveva aiutata ad
accettare il suo anorgasma e il dolore
che le provocava la penetrazione del
cazzo nella vagina. Ma più di tutto
l'aveva educata a godere comunque del
proprio corpo suggerendole come
alternativa di farsi penetrare nel culo.
A Lorenzo piaceva toccarle
il tratto di pelle che congiunge la
vagina all'ano. Strofinare le dita
contro la sottile striscia fibrosa lo
eccitava tantissimo. Lasciò cadere
ancora una volta la mano sul
fondoschiena d'Ilaria e s'incuneò con le
dita fra le natiche sfiorandole l'ano.
Raggiunse la fessura della figa e
cominciò a coccolarla spargendo nella
cavità dei leggeri tocchi con i
polpastrelli.
Ilaria sembrò svegliarsi,
ma non si girò verso di lui. Rimase sul
fianco, lasciando che il compagno le
strusciasse la cappella contro il
fondoschiena. Bastarono pochi tocchi
delle dita di Lorenzo per inumidirle la
figa. Ilaria lasciò trapelare dalla
bocca gemiti e sospiri di piacere.
Lorenzo la obbligò a girarsi
rovesciandole la schiena sul materasso.
Le collocò le mani sulle cosce e le
spalancò le gambe. Infine affondò la
bocca sulla vagina, sommergendola di
baci, leccandola con una passione a dire
poco molesta.
- Sì... Sì... Fammi
godere... Fammi godere... - lo supplicò
Ilaria.
Lorenzo proseguì a
leccarla, sapendo che sarebbe stata
l'ultima volta che l'avrebbe fatto. Ci
mise tutta la passione che aveva in
corpo per farla godere. Scostò le
labbra della figa con le dita,
divaricandole, poi affondò la punta
della lingua sulla vagina. La leccò a
lungo, mordendo le grandi labbra fino
allo sfinimento. Infine si prese cura
del clitoride, scappucciandolo,
leccandolo e succhiandolo fino a
provocarle una sequela di tremori in
breve successione che le squassarono il
corpo da capo a piedi.
Ilaria cercò di
allontanare da sé il viso di Lorenzo facendo forza con le braccia. Lui rimase
con le labbra appiccicate al clitoride
evitando che Ilaria si liberasse
dall'abbraccio con cui ghermiva il corpo
erettile, succhiandolo senza un attimo
di pausa.
Aveva il cazzo duro e
moriva dalla voglia di penetrarla nel
culo. Le afferrò le caviglie e spinse
le gambe all'indietro, sollevandole
verso le spalle d'Ilaria più che
poteva. Le sollevò anche cosce e
bacino, mettendole in bell'evidenza il
foro del culo.
Ilaria lo aiutò afferrando
con le mani l'incavo delle ginocchia,
richiamando le gambe verso di sé.
Lorenzo lasciò cadere qualche grumo di
saliva sul foro dell'ano. Subito dopo
introdusse un dito nella cavità e poi
un secondo, infine li manovrò entrambi
allargando il lume dell'ano. Quando la
cappella penetrò il culo Ilaria non
emise nessun lamento. Lasciò che
Lorenzo la scopasse come piaceva a lui.
Dopo qualche istante incominciò a
masturbarsi il clitoride, mentre la
cappella usciva ed entrava nella cavità
resa elastica dalle continue
penetrazioni.
Raggiunsero l'orgasmo
insieme, con soddisfazione di entrambi.
Ilaria si accucciò sul cazzo e lo
accompagnò nella bocca deglutendo i
residui di sperma che uscivano
dall'uretra.
*
* *
Quando Lorenzo le rivelò
l’intenzione di interrompere la loro
relazione Ilaria fuggì verso il bagno
con le lacrime agli occhi. Prima
d'aprire la porta girò il capo e diede
una ultima occhiata nella direzione di
Lorenzo, come se volesse dirgli
qualcosa che faceva fatica a uscirle
dalla bocca. Lui scostò il viso e guardò
da un'altra parte, fingendo di cercare
il pacchetto delle sigarette che teneva
sul comodino. Accese una bionda e si
mise seduto sul materasso.
Ce l'aveva fatta,
finalmente. Le aveva confessato che fra
loro era tutto finito. Glielo aveva
detto in malo modo, spiattellandole la
verità: confessandole che amava
un'altra.
Ilaria tornò nella camera
dopo pochi minuti. Aveva gli occhi
lucidi e il viso privo di trucco. Senza
dire una sola parola prese a vestirsi.
- Mi accompagni alla
metrò? - disse quando ebbe finito di
vestirsi.
Erano le dieci di mattina.
Avevano preventivato di trascorrere la
domenica a letto, invece si ritrovarono
per la strada. Lorenzo avrebbe voluto
dirle qualcosa. Si sentiva a disagio e
si trattenne dal parlare. Quando
giunsero a Piazza Cavalli si salutarono
con un cenno del capo. Lui riprese la
strada di casa e lei discese la
scalinata che conduceva alla stazione
della metropolitana.
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